martedì 12 marzo 2024

Bortolani, quanto amore dopo tanto viaggiare

Ventitré anni, siciliano di nascita, ma cresciuto a Milano nel vivaio dell'Olimpia, sta finalmente cogliendo i frutti di un lungo lavoro

Bortolani, quanto amore dopo tanto viaggiare

Dopo sei anni in giro per l'Italia con una sfortunata puntata in Spagna, è tornato a casa entrando nel cuore dei tifosi con una serie di grandi prove nel momento più difficile dell'Armani


di Giovanni Boccciero*


Giordano Bortolani sta ripagando la fiducia dell’Olimpia. Cresciuto nel settore giovanile, è stato mandato sempre in prestito, forse troppe volte. Chi lo ha allenato ha sempre creduto in lui. Tiratore puro, bello da vedere ed efficace, rappresenta il futuro dell’Italia. Bisogna sapere aspettare. Nell’epoca del tutto e subito questa espressione ha un sapore quasi strano. Un proverbio cinese riferisce che “a chi sa attendere, il tempo apre ogni porta”, rimandando all’importanza di una virtù, ormai quasi dimenticata: quella della pazienza. Oggigiorno non si riconosce più alcun valore alla pazienza, nonostante essa sia essenziale. Magari potremmo chiedere a Giordano Bortolani se ha avuto la giusta pazienza nell’attendere il suo momento per esprimersi in casacca Olimpia Milano.

Giocoforza, volente o nolente, coach Ettore Messina l’ha buttato nella mischia e lui si è fatto trovare pronto. Ed è proprio questa un’altra virtù che spesso passa inosservata quando si discute sui giovani da lanciare, quella della prontezza. Perché è facile dire che i giovani vanno fatti giocare, ma allo stesso tempo questi devono essere pronti a cogliere l’attimo. È ovvio che l’errore è permesso, ma ciò di cui proprio non possono fare a meno è l’attitudine a reggere il campo.

FATTO QUESTO PREMABOLO, concentriamoci su Giordano Bortolani, che è di sicuro un gioiellino che non scopriamo oggi. Cresciuto nel settore giovanile della stessa Olimpia Milano, si è definito un ‘siciliano trapiantato a Milano’. All’anagrafe il suo luogo di nascita è Sant’Agata di Militello, provincia di Messina, ma il capoluogo lombardo è senz’altro la sua città. Figlio d’arte, papà Lorenzo ha giocato a Capo d’Orlando. È lì che ha conosciuto mamma Anna Maria. I genitori si sono poi trasferiti all’ombra della Madonnina. Per questo Giordano è mezzo siciliano e mezzo milanese, dove ha iniziato prima a frequentare la scuola e poi a giocare a pallacanestro al centro Schuster proprio come il papà.

La chiamata dell’Olimpia è arrivata molto presto. Nel gennaio del 2012 ha fatto un provino per l’Under 13, e quella maglia non se l’è più tolta da dosso. A quell’età Giordano non si prendeva troppo sul serio, ma come ogni bambino sognava un giorno di giocare in prima squadra. Il primo passo è stato diventare campione d’Italia con l’Under 14; sei anni dopo, nel gennaio del 2018, è arrivato l’esordio e il primo canestro in Serie A, in una partita dal sapore particolare contro Capo d’Orlando. Chissà cosa avrà provato nel segnare la tripla in step back.

L’ASCESA È STATA QUASI FULMINEA, tanto da conquistare anche l’azzurro delle giovanili. Nell’estate del 2018 arriva la prima convocazione con l’Italia per l’Europeo Under 18 disputato in Lettonia. «Ritengo che Giordano sia paragonabile ai più grandi giocatori che ho allenato - ha esordito Andrea Capobianco -, perché ha una facilità di fare canestro devastante e può segnare in mille modi diversi. Per questo è uno di quei giocatori che piacerebbe sempre allenare. L’ho sempre utilizzato come una vera guardia. Credo che sia già tra gli italiani più importanti, che può ulteriormente migliorare anche perché sta facendo un percorso formativo in un club come Milano e con un allenatore come Messina che rappresentano il meglio che si possa avere. Nessuno di noi ha la palla magica, ma credo che Giordano sarà un giocatore prezioso per il futuro dell’Italia. Lo sta dimostrando cosa è capace di fare. Poi una carriera dipende come sempre da tanti fattori».

Un infortunio gli ha costretto a saltare l’edizione del torneo di Mannheim, riconosciuto da tutti come un Mondiale giovanile per la qualità delle nazionali partecipanti, ed è stato escluso solo all’ultimo taglio per l’Europeo Under 20. «Già quando veniva in nazionale avevo delle richieste maggiori per Giordano - ha continuato Capobianco -. Questo perché, pur sembrando antipatico, avevo delle grandi aspettative e credevo fortemente in lui. Può sembrare un ragazzo dal carattere chiuso, ma in fondo è di cuore ed ha tanta voglia di fare. Ed è per questo che con lui si è spesso esigenti. Alle prime convocazioni, a 17 anni, avrei detto che doveva acquisire ancor più sicurezza nel modo di giocare. Quando un giocatore è forte deve essere anche capace di mettere in pratica questa sua forza. Penso che grazie alle esperienze fatte stia crescendo, e si vede giorno dopo giorno come stia lavorando per continuare a migliorare».

IL PUNTO PIU’ ALTO DELLA SUA CARRIERA, sin qui, l’ha certamente raggiunto nell’anno in cui ha giocato a Treviso. Disputando la BCL è stato premiato quale ‘Best Young Player’ della manifestazione. Un riconoscimento non casuale. «Giordano è qualcosa di abbastanza unico - ha detto Max Menetti, allenatore di quella Treviso -. È un ragazzo estremamente semplice, sincero, trasparente, e in maniera franca dice sempre quello che pensa nel bene e nel male. Dal punto di vista tecnico è un giocatore con un tiro naturale così bello ed efficace, che non ho dubbi che sia uno dei migliori tiratori d’Europa. Finalmente sta trovando spazio anche in Eurolega, e questo dà la cifra del suo talento. Gli gioverà trovare continuità nel giocare stabilmente in una squadra, perché ha cambiato troppe città e troppi allenatori in poco tempo. Gli auguro che possa rimanere a lungo a Milano, perché questo gli darà un grande vantaggio in questa fase in cui sta trovando continuità anche nel rendimento».

Incrociate le spade con Manresa, in quella stessa stagione europea, è proprio il club iberico che lo prende nell’estate del 2022. «Con Manresa, che con coach Pedro Martinez giocava una pallacanestro celestiale, credo che sia stato sfortunato - ha analizzato ancora Menetti -. Quella stagione il club rifondò completamente la squadra, fu un anno difficile tant’è che si salvarono all’ultimo cambiando circa una ventina di giocatori. Quindi, al di là dell’impatto nella pallacanestro estera che non è comunque mai semplice, credo che sia capitato nell’annata sbagliata. E da giocatore giovane, per la prima volta all’estero, ne risenti. In ottica Italbasket il ct Pozzecco saprà toccare le corde giuste anche rispetto ad una sua crescita caratteriale. So che Gianmarco lo apprezza, e credo che diventerà un atleta azzurro in pianta stabile. Sta raggiungendo adesso la sua maturazione, sta entrando ora nel suo momento migliore e auspico che avrà il suo spazio».

SI ERA TRASFERITO IN SPAGNA con la convinzione di trovare migliori fortune, come fatto in precedenza da altri due ex milanesi come Nik Melli e Simone Fontecchio. Due enfant prodige del nostro basket che oltre ad essere delle belle speranze sono dovuti emigrare per ricevere la giusta attenzione. Giordano, che non è un amante dei social, preferisce la vita reale a quella virtuale, per questo si getta a capofitto nel duro lavoro in palestra. Con chiunque si parla, è un compagno di squadra con il quale si sta bene. Questo è senz’altro un vantaggio in un ambiente dove, purtroppo, sempre più l’individualità del giocatore viene messa al centro dell’attenzione, come ha avuto modo di dire anche il saggio Valerio Bianchini.

A Milano quest’anno ci è tornato per rimanerci, convinto di potersi giocare le sue opportunità, ed ha saputo sfruttare al meglio l’infortunio di Billy Baron e qualche altra defezione del roster meneghino. Dallo scorso 2 gennaio, giorno del match di Eurolega contro l’Olympiacos, ha infilato ben cinque partite consecutive in doppia cifra tra Serie A ed Europa, trascinando il gruppo italiani dell’Olimpia. Ad esempio è stato decisivo nel successo di Trento che ha permesso la qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia. Con l’arrivo di Rodney McGruder bisognerà trovare un nuovo equilibrio, ma Giordano di sicuro non si tirerà indietro nel lottare per conquistarsi minuti importanti.

NEL FUTURO PROSSIMO c’è anche l’Italia. «Bortolani è un giocatore che ha delle caratteristiche ben precise - ha detto Charlie Recalcati, senior assistant azzurro -. Milano c’ha puntato sin da giovanissimo, blindandolo con un contratto lungo appena ha terminato il settore giovanile. È vero che poi è andato in prestito in diverse squadre, però è un giocatore sul quale l’Olimpia ha sempre creduto, e adesso sta restituendo parte di quella fiducia che il club ha riposto in lui. È una guardia dai grandi mezzi offensivi, un tiratore puro che ha la mentalità del realizzatore perché non si spaventa dopo il primo errore ma crede molto in sé stesso. Andando avanti nella sua formazione, alla pericolosità offensiva nel tiro da lontano ha aggiunto anche l’uno contro uno e lavora molto bene in penetrazione. È molto solido dal punto di vista fisico, ma deve aggiungere la stessa efficacia nell’applicazione difensiva».

Con l’Italia ha partecipato all’impresa di Caceres, dove gli azzurri hanno battuto la Spagna 68-72 nel match di qualificazione al Mondiale, per il quale poi non è stato convocato. Il prossimo obiettivo è senz’altro la partecipazione al Preolimpico di San Juan. «È un discorso prematuro. Potenzialmente sì - ha continuato Recalcati -, ma quando si costruisce una squadra nazionale bisogna tener conto di tanti fattori: la compatibilità all’interno del roster, e ciò che riesci a fare considerando la concorrenza, che qualche volta può farti preferire ed in altre circostanze no. Giordano deve vivere tutto ciò cercando di fare il meglio possibile per la propria società. Se questo lo porterà ad avere la soddisfazione di giocare per l’Italia ben venga. Ma si tratta pur sempre di un giocatore nel pieno della sua formazione, e per questo sarebbe riduttivo fare un discorso a breve termine».

PROFILO

Bortolani è nato il 2 dicembre del 2000. Dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile dell’Olimpia ha esordito in Serie A appena 17enne. Un anno in doppio tesseramento con Bernareggio in Serie B (10.2 punti di media), poi il club meneghino lo ha girato in prestito a Legnano (12.5 punti) e Biella (14.9) in Serie A2, a Brescia (6.2) e Treviso (11.8) in Serie A. Il 20 febbraio 2020 il ct Meo Sacchetti lo ha fatto debuttare con la nazionale maggiore (10 presenze totali), nell’incontro delle qualificazioni all’Europeo di Napoli contro la Russia. Lo scorso anno ha concluso la stagione a Verona (10 punti di media) in Serie A.


* per la rivista Basket Magazine