Il ritorno - La Serie A ha ritrovato un protagonista dopo gli anni di Cantù e Cremona e la parentesi in Francia
Jason Rich maturo e vincente
Ad Avellino sta facendo dimenticare Ragland. Leader silenzioso, è un giocatore completo, solido in difesa e produttivo in attacco
di Giovanni Bocciero*
AVELLINO.
Quando in estate la Scandone Avellino e coach Pino Sacripanti hanno perso il faro delle ultime due stagioni,
ovvero Joe Ragland, sapevano
benissimo che dovevano trovare un nuovo leader che trainasse la squadra. Dopo
aver scandagliato il mercato la dirigenza irpina ha deciso di puntare su Jason Rich, un atleta già visto in
Italia che nelle ultime stagioni ha trascinato la formazione del Paris
Levallois con prestazioni di altissimo livello. Il prodotto della Florida State
University ha girovagato per mezza Europa, e la sua prima tappa a livello
professionistico nel 2008 fu proprio la nostra penisola perché ingaggiato da
Cantù. Da allora ha militato in diversi campionati tra Israele e Francia con
qualche apparizione in Belgio e Russia. Tutte esperienze altamente formative
che hanno plasmato l’odierno atleta 31enne.
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Ultimo di nove figli ha iniziato in Italia la carriera da 'pro' per poi girare per mezza Europa (foto sportavellino.it) |
Che
sia campionato o competizione continentale Rich non fa mai mancare il suo
apporto alla squadra. Giocatore piuttosto versatile e completo, è un fattore
tanto in attacco quanto in difesa. Ma soprattutto è un grande lavoratore. Si
narra che dopo il suo primo anno di college, non avendo un’ottima percentuale
al tiro da tre - che con il tempo ha decisamente migliorato - si fosse chiuso
in palestra per un intero giorno prendendosi oltre mille tiri dall’arco.
Durezza e caparbietà, elementi che lo caratterizzano in difesa potendo
sfruttare una struttura fisica che lo rendono forte e dinamico potendo così
marcare tutti i ruoli degli esterni. Il suo gioco è molto versatile, sposando
in pieno la sua filosofia di rendersi sempre disponibile per la squadra ed i
compagni. Se c’è da difendere, difende, se c’è da passare, passa, se c’è da
tirare, tira. Ovviamente. Perché Rich è soprattutto un realizzatore, un
giocatore capace di costruirsi tiri aperti, di inventarsi canestri dal nulla,
di mettere a segno punti quando la squadra perde fiducia nei propri mezzi.
Sino
alla passata stagione la barra del timone la teneva saldamente Ragland. Adesso,
quasi a voler rappresentare una sorta di passaggio del testimone, questa
responsabilità è passata sulle spalle del nativo di Pensacola, vecchia colonia
spagnola esposta al caldo sole della Florida. Si tratta però di due giocatori
differenti non solo per il ruolo che ricoprono, ma anche per le caratteristiche
tecniche. Ragland era l’uomo copertina, il playmaker al quale spettava la
costruzione del gioco ed allo stesso tempo aveva licenza di creare per sé
stesso. Rich è un leader silenzioso dal quale ci si aspetta sempre la giocata
del campione, anche nella gara meno esaltante in cui è stato per lo più in
ombra. Ragland è stato il maggiore artefice delle ultime due stagioni della
Scandone Avellino arrivata a disputare una finale scudetto. E certamente non è
un caso se proprio con il suo arrivo in Irpinia nel dicembre del 2015 cambiò
totalmente l’andamento del club biancoverde. I lupi quest’anno partono
nuovamente nel lotto delle favorite per attaccarsi sul petto il tricolore, e
poco importa se fin qui è stato commesso qualche passo falso. Di sicuro Rich ha
brillato in più di una circostanza, anche quando non è stato continuo nell’arco
della stessa gara. Come successo nella vittoria contro Varese in cui uno tra
migliori realizzatore del nostro campionato ha segnato solo sei punti ma ha
mandato a bersaglio la tripla che di fatto ha permesso di vincere alla sua
squadra.
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Il suo modello è Kobe Bryant per classe e determinazione ma si ispira a Magic e Oscar Robertson (foto eurosport.it) |
Con
due playmaker ordinati come Bruno
Fitipaldo e Ariel Filloy, Rich
si sposta alla perfezione nel nuovo scacchiere assemblato dal direttore
sportivo Nicola Alberani. E siam
convinti che più impegni si giocheranno più si potrà apprezzare il gioco
dell’ex Cremona e Cantù. Noi abbiamo provato a conoscere l’esperto giocatore a
360°, cercando di capire cosa gli piace fare fuori dal campo, quali sono i suoi
pensieri su argomenti non prettamente sportivi, quali gli hobby e cosa vorrà
fare in futuro.
Per te un giocatore deve
essere leader non solo in campo ma anche fuori. Perché?
“Credo che sia
impossibile essere un leader in campo senza essere un professionista fuori dal
campo, e mi riferisco a tutto ciò che è richiesto ad un atleta per fare questo
lavoro, ovvero dal gestire le interviste ai rapporti con i tifosi”.
Sei una persona che ha
sempre lavorato tanto per migliorare?
“Sono decisamente una
persona che lavora duro per migliorare. Ogni giorno mi alleno per avere un progresso
continuo che porti a perfezionarmi di anno in anno”.
Dopo la pallacanestro è
vero che ti piacerebbe diventare un uomo d’affari e perché?
“Mi interesserebbe molto
fare questo tipo di lavoro dopo aver finito la carriera da giocatore perché
essendo stato abituato a competere per tutta la mia vita, questa attività
potrebbe rappresentare un’ulteriore opportunità per conservare quello spirito
di competizione e superare determinate sfide. E poi svolgere una professione
del genere garantirebbe a me e alla mia famiglia di avere una vita di un certo
livello”.
Qual è il tuo giocatore
preferito e perché?
“Kobe Bryant è il mio giocatore preferito per la sua classe e
determinazione. In assoluto però mi piace Magic
Johnson che aveva uno stile di gioco completo e molto simile a quello di Oscar Robertson. Erano entrambi dei grandi
leader, in grado di segnare, di fare assist, di prendere rimbalzi. Amo la
leadership che avevano in campo e mi ispiro a loro”.
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Trump e le proteste degli atleti di colore: "Chi ha potere mediatico deve far sentire la sua voce e porsi d'esempio" (foto sportavellino.it) |
Cosa pensi di Donald Trump
e della protesta degli atleti di colore?
“Non sono solito
esprimere le mie opinioni politiche, ma in questo caso è doveroso fare un’eccezione.
Le proteste degli atleti di colore c’erano già da molto prima che Donald Trump
diventasse presidente degli Stati Uniti. In questo contesto sono convinto che
le persone che hanno un certo tipo di potere, che hanno la possibilità di farsi
sentire da molte persone perché magari riprese da una telecamera debbano
trasmettere messaggi positivi. Messaggi che se toccano argomenti di questo
genere non solo devono essere ascoltati negli Stati Uniti ma anche in altre
nazioni affinché ognuno riesca a dare sostegno all’altro”.
Ami la cucina di tua
mamma, ma ti piace quella italiana? Cosa in particolare?
“Sono un grande fan della
cucina di mamma perché penso che sia la miglior cuoca del mondo, ma mi piace molto
anche la cucina italiana. Non credevo che esistessero tanti modi differenti per
cucina la pasta, e mi piacciono tanto la pizza ed il gelato”.
Hai una famiglia numerosa
essendo il più giovane di nove fratelli. I tuoi genitori sono un esempio per
te?
“I miei genitori sono
senz’altro un esempio per me, ma certamente non per la questione della
numerosità. Non credo di voler avere a mia volta così tanti figli ma i miei
genitori mi hanno trasmesso l’importanza del significato e del senso di unione
che ha la famiglia. E non importa quanto essa sia numerosa, l’importante è che
ci sia amore”.
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"Collezionavo scarpe... poi mia moglie mi ha fatto capire che sarebbe stato meglio se avessi cambiato hobby" (foto corrieredellosport.it) |
È vero che collezioni
tante paia di scarpe?
“È una cosa che ero solito
fare diversi anni fa (è arrivato anche ad averne 60, ndr). Poi mia moglie mi ha consigliato di
focalizzarmi su qualche altro tipo hobby. Comunque ancora oggi ho qualche paia
di scarpe conservate”.
Cosa ti piace fare nel
tempo libero?
“Mi diverto molto a
cucinare, seguo tanti programmi e serie televisive, ma soprattutto mi piace
scoprire quelli che sono i nuovi trend e l’essere aggiornato prima di tutti gli
altri”.
Ti piacciono i social?
Quanto e quali usi?
“Non mi piacciono i
social network. Non ho né un account Twitter né un account Instagram; ho solo
un profilo Facebook che tra l’altro uso molto di rado. Diciamo che i social non
fanno proprio per me”.
La prima esperienza in
Europa fu proprio in Italia a Cantù, poi sei passato per Cremona e adesso sei
ad Avellino? Che giocatore eri e che giocatore sei diventato negli anni?
“Questa è una bella
domanda. Quando arrivai a Cantù passavo tutto il mio tempo ad immaginare che
tipo di giocatore sarei potuto diventare, e soprattutto mi concentravo a capire
lo stile del basket che si giocava qui in Europa ed in particolare in Italia.
Cercavo di trovare la mia identità e di abituarmi al nuovo ambiente in cui
vivevo. Adesso posso dire di essere un giocatore più maturo, cerco di essere
affidabile e disponibile al cento per cento per la squadra ed i miei compagni”.
Hai giocato diversi anni
in Francia. Come paragoni il campionato francese a quello italiano?
“Sono due campionati
molto differenti. Quello italiano è decisamente più tecnico, per questo
focalizzato su tanti piccoli particolari del gioco. Quello francese invece è
molto più fisico ed atletico. Nel complesso entrambi cercano di tirar fuori il
meglio da ogni giocatore e sono improntati a far crescere ed emergere i giovani
talenti”.
Ti piace l’Italia e la
città di Avellino? Perché?
“Mi piace molto l’Italia
perché è qui che sono riuscito a diventare un giocatore completo e per questo
adesso posso dire che gioco bene a pallacanestro. Mi piace Avellino poi perché
è una città con tifosi molto calorosi, che si preoccupano di come vengono
rappresentati all’estero attraverso la squadra ed il nostro gioco. Questo ovviamente
ci spinge a dare sempre il massimo e a metterci soprattutto il cuore ogni volta
che scendiamo in campo”.
Con la Scandone proverai
a vincere lo scudetto?
“Non posso ovviamente fare previsioni, ma è un
dato di fatto che Avellino negli scorsi anni è andata molto vicino a vincere il
campionato. Abbiamo molta strada da fare anche perché ci sono diversi giocatori
infortunati e alcune partite non sono andate come avremmo voluto. Il percorso è
ancora lungo ma sicuramente il titolo nazionale è tra i principali obiettivi
della società”.
* per il mensile BASKET MAGAZINE