Il segreto della grande stagione della Germani sta anche nel miglior sesto uomo del campionato
CJ Massinburg, a Brescia one million dollars man
Grandi numeri in carriera ma poca attenzione dalla Nba «che resta il mio obiettivo. Faccio quello che il coach mi chiede, ma segnare mi piace di più»
di Giovanni Bocciero*
DALLE PORTE IN FACCIA al colpaccio da un milione di dollari. La
carriera di CJ Massinburg, guardia della Leonessa Brescia, si può sin qui
riassumere nel detto che ciò che non ti uccide ti fortifica. Temprato dalle
esperienze avute, il 26enne è senz’altro l’arma in più della Germani di coach
Alessandro Magro. Nato a Dallas, la quarta area metropolitana più popolosa
degli Stati Uniti, e nell’ultimo decennio tra le città in più rapida crescita
del paese, come qualsiasi adolescente americano «da piccolo ho anche giocato a
football americano e baseball, ma - ha raccontato Massinburg - la mia passione
e il mio amore sono sempre stati la pallacanestro». E con quella palla a
spicchi in mano c’ha sempre saputo fare. Non a caso ha lasciato la South Oak
Cliff High School come uno dei migliori giocatori della propria storia, e
nell’ultimo anno da studente ha avuto una media di 22.3 punti ad allacciata di
scarpe. La prima difficoltà sul suo percorso si presenta quando c’è da
scegliere l’università. O meglio, non si deve porre questo problema perché di
offerte di borsa di studio per la Division I della Ncaa non ne riceve neppure
una. Insomma, il suo cammino si presenta subito arduo e in salita.
SENZA FILE di scout davanti alla porta di casa, si aggrega ad una selezione
di giocatori senior nata per caso che inizia a viaggiare per gli Stati Uniti
con l’unico scopo di mettersi in mostra così da attirare l’attenzione. CJ ci
riesce, tant’è che lo staff tecnico della University at Buffalo decide di
offrirgli un posto in squadra.
Quella tra le fila dei Bulls è forse l’avventura che ne marchierà
a vita la carriera cestistica. È infatti al college che Massinburg si fa notare
a livello nazionale, acquistando quella notorietà necessaria per costruirsi il
futuro. Disputa quattro anni in crescendo, dal 2015 al 2019, sia a livello
personale che di squadra, diventando un giocatore chiave in uscita dalla
panchina. Da freshman si conquista un posto nel miglior quintetto dei novizi
grazie alle medie di 11.3 punti e 4.1 rimbalzi. Da sophomore aumenta la
produzione offensiva a 14.5 punti, mentre al terzo anno conquista il quintetto titolare
e guida la squadra alla conquista della regular season e del torneo della
Mid-American Conference, segnando 19 punti nell’incredibile successo contro
Arizona al torneo Ncaa.
Nell’ultima stagione con Buffalo dà il meglio di sé. Con 18.5
punti di media è il primo marcatore della squadra diventando uno dei migliori
cinque della storia dell’università; trascina i Bulls nella classifica top 25
della nazione per quasi tutta l’annata, risultando l’apice mai raggiunto dal
college; e viene nominato Mvp della conference e addirittura miglior giocatore
della decade dal quotidiano locale dell’area di Buffalo, che comprende ad
esempio anche un’università come St. Bonaventure. Nonostante un record da 31
vittorie in 34 partite, il torneo Ncaa s’interrompe al secondo turno contro la
Texas Tech di Davide Moretti capace di arrivare fino alla finale, poi persa
contro Virginia.
«Il college è stata una bellissima esperienza - ha ricordato CJ -,
e la March Madness mi ricorda molto la Coppa Italia». L’avventura in maglia
Bulls l’ha condivisa con Nick Perkins e Wes Clarke, giocatori visti qui in
Italia con le casacche di Brindisi, Cantù e Venezia. «Io, Wes e Nick siamo
buoni amici, e ci sentiamo ancora spesso».
ACCLAMATO ma non abbastanza per entrare dalla porta principale
della Nba. Infatti, la notte del draft 2019 nessuna delle franchigie spende una
delle 60 scelte per selezionarlo. «Sono stato triste per cinque minuti. Poi il
mio agente mi ha chiamato e mi ha detto che i Brooklyn Nets mi volevano con un
contratto da dieci giorni, e questo mi ha fatto tornare di nuovo felice».
Viene aggregato alla formazione della G-League di Long Island, e
la prestazione da 28 punti, 6 rimbalzi e 3 assist contro Delaware rimarrà forse
la migliore della sua carriera. Due stagioni nella lega di sviluppo, con 10.9
punti, 4.8 rimbalzi e 2.3 assist di media e qualche infortunio, sono
sufficienti per indurlo a varcare l’oceano accettando le mire di Limoges che
individua in lui il rinforzo giusto per aspirare sempre più in alto. Anche se
il sogno resta l’Nba, perché «giocare ai massimi livelli - ha detto CJ -
sarebbe fantastico», riconosce che «il basket all’estero ha dato a me e alla
mia famiglia grandi opportunità».
In Francia ci rimane una stagione, fa registrare 14.4 punti, 4.3
rimbalzi, 3.5 assist e 15.3 di valutazione, e questo basta per convincere
Brescia a fargli firmare un contratto biennale nell’estate del 2022. «I
campionati sono più simili che diversi. Una differenza è che quello italiano è
più tattico, mentre quello francese è più atletico». Prima di approdare in
quella che ai tempi dell’Antica Roma era conosciuta come Brixia, si cimenta nel
Basketball Tournament, il torneo estivo ad eliminazione diretta che elettrizza
l’America mettendo in palio un milione di dollari alla squadra vincitrice.
Gioca con la formazione Blue Collar U, che annovera ex alunni di Buffalo tra
cui anche gli ex compagni Perkins e Clarke, con i quali conquista il ricco
montepremi ricevendo anche il premio di Mvp.
SBARCA A BRESCIA con la voglia di chi vuole mangiarsi il mondo,
rispecchiando in toto l’anima della città che non a caso è denominata la
Leonessa d’Italia. La stagione precedente Brescia ha disputato un campionato
stratosferico, con Amedeo Della Valle nominato Mvp e Magro coach dell’anno. CJ è
un’aggiunta preziosa ad un roster che riprende da dove aveva lasciato, prima di
inanellare sette sconfitte consecutive da precipitare in zona retrocessione. La
società non si lascia prendere da colpi di testa, decide di proseguire con
l’allenatore e coglie un’importante successo nella Final Eight di Coppa Italia
giocata a Torino, superando l’Olimpia Milano ai quarti e la Virtus Bologna in
finale così da alzare al cielo il primo storico trofeo. «Magro è un grande
allenatore, una mente cestistica molto intelligente e, soprattutto - ha
sottolineato la guardia -, una brava persona. L’anno scorso ci disse in uno dei
momenti brutti della stagione: “finché avete fiato nei polmoni dovete
continuare a lottare”. Questo ci ha aiutato dopo le brutte sconfitte».
Per il secondo anno in maglia Germani, Massinburg ha trascorso
l’intera estate ad allenarsi duramente tra Dallas e Buffalo: «ho lavorato così
tanto da farmi venire la tendinite. Ma non volevo mancare l’occasione di
presentarmi al meglio all’avvio della nuova stagione».
DIVENTATO UN PILASTRO della squadra, «non sono stupito del nostro
rendimento particolarmente buono - ha evidenziato il numero 5 -. Quest’anno
abbiamo fatto tesoro di tutte le lezioni subite l’anno scorso per fare una
grande stagione tanto da spingerci al primo posto». Ma se gli si chiede qual è
la principale differenza di questo cambio di rotta, non esita ad indicare
«l’aggiunta di tre ragazzi chiave come Bilan, Burrell e Christon. Anche quelli
confermati stanno rispondendo molto bene, perché un anno in più insieme
significa più chimica».
Brescia ha cercato di ben figurare sin dalla Supercoppa, ospitatain casa, ma la Virtus ha impartito una dura lezione anche se poi in campionato
la musica è stata diversa. «Ogni sconfitta che abbiamo subito è stata una
lezione diversa da imparare. Ad ogni sconfitta penso che siamo migliorati come
squadra e come gruppo, anche attraverso la delusione della partita».
Poi Massinburg riflette anche sul livello delle principali favorite,
ovvero Bologna e Milano. «Sono squadre di livello Eurolega che hanno la stazza
e la fisicità per essere prepotenti. Devi essere pronto quando affronti questo
tipo di avversari. Se non sei pronto o se sei intimidito perderai. Se sei
pronto e fiducioso, puoi giocare proprio come fosse una qualsiasi altra
partita». Ed è con questa convinzione che guardando al futuro dice che: «uno
dei miei obiettivi principali è giocare in Eurolega. Mi sento pronto. Affronto ogni
giorno con l’obiettivo di migliorare sempre. L’ho fatto dall’high school al college,
l’ho fatto in G-League».
Proprio come succedeva a Buffalo, coach Magro lo utilizza in
uscita dalla panchina. E Massinburg con le sue qualità tecniche, la capacità di
spaccare la partita e l’efficacia dimostrata, riesce spesso e volentieri ed
essere decisivo. CJ è l’arma segreta della Leonessa, non è egoista e non vuole
sempre il pallone tra le mani. «È difficile dire quale sia la mia migliore
abilità, perché io scendo in campo con la mentalità di fare tutto ciò che è
necessario per la mia squadra. Se c’è bisogno che segni, segno, così come di
difendere, prendere un rimbalzo o fare un passaggio. Possiedo gli strumenti per
influenzare il gioco in diversi modi, ma se dovessi sceglierne uno prediligo
sicuramente segnare».
Con il suo fondamentale apporto, e con una delle valutazioni di
plus/minus migliori dell’intera Serie A, è stato nominato sesto uomo del mese di
novembre. E proprio contro la Virtus Bologna ha firmato i suoi massimi
stagionali con i 27 punti e il 31 di valutazione. E pensare che a Brescia di
concorrenza sugli esterni ce n’è fin troppa, tra lui, Christon, Della Valle,
Petrucelli e Cournooh. «Giocare con guardie così brave e intercambiabili rende
il gioco molto più semplice. Tutti possiamo ruotare e giochiamo in modo
altruistico con l’obiettivo comune di vincere».
Ed ha raccontato che «non mi piace fare trash talking con gli
avversari. Mi piace invece farlo con i miei compagni di squadra quando siamo in
allenamento. Ad esempio, io e John (Petrucelli, ndr) giochiamo uno contro
l’altro, e siccome è un ottimo difensore quando gli segno mi piace
punzecchiarlo perché non sono molti i giocatori che riescono a segnare contro
di lui. Tutti i miei compagni di squadra sono fantastici, e i ragazzi più
esperti sanno sempre dare il consiglio giusto».
FUORI DAL CAMPO non fa cose molto diverse da chiunque altro. «Mi
piace giocare a bowling, ascolto musica e gioco a ping pong». Prova a vivere la
città, «che è bella, con gente simpatica e tifosi appassionati». E se gli si
chiede cosa pensa di fare una volta aver smesso col basket giocato, risponde
secco che «voglio allenare, voglio avere un impatto positivo nella vita dei
giovani che crescendo riescono ad emergere».
Il giocatore al quale si ispira è «LeBron James, per la sua
longevità, la sua capacità di gestire la pressione con classe e il suo impatto
fuori dal campo», anche e soprattutto su temi sociali quali il razzismo, che
per fortuna «non ho mai sperimentato con episodi diretti». Massinburg ride alla
domanda se vede James come candidato alla presidenza degli Stati Uniti: «no,
spero che non si candidi mai alla presidenza. Viene già criticato per ogni cosa
che fa». Diverso il discorso di vederlo capitanare Team Usa alle prossime
Olimpiadi, «spero proprio di sì, sarebbe una bella cosa da vedere perché è alla
fine della sua carriera». E se lo augura anche per vedere tornare al successo
gli States dopo non aver vinto l’ultimo Mondiale. «Pensavo che gli Stati Uniti
avrebbero vinto. La mia seconda scelta era l’Australia, ma per la Germania è
stata una vittoria impressionante».
PROFILO
Christian
Jalon Massinburg, meglio conosciuto come CJ, è nato a Dallas il 14 aprile del
1997. Gioca nel ruolo di guardia ed è alto 1.96 metri per 92 kg. Cresciuto
nella città natia, ha giocato quattro anni al college con i Buffalo Bulls. Non
scelto dalla Nba al draft 2019, ha militato per due stagioni in G-League con i
Long Island Nets prima di firmare nell’estate del 2021 per Limoges. Dopo un
solo campionato in Francia, è arrivata la chiamata di Brescia che lo ha
ingaggiato con un contratto biennale. La scorsa stagione è stato gran
protagonista nella vittoria in quel di Torino della Coppa Italia, e quest’anno
ha ritoccato il suo massimo in punti: 27.
* per la rivista Basket Magazine