Joel Berry e i suoi sei traguardi
North Carolina campione Ncaa per la sesta volta con il play che ha esaudito anche l'ultimo voto
di Giovanni Bocciero*
All’University
of Phoenix Stadium di Glendale si è conclusa la stagione del college basketball
2016/17 con la vittoria di North Carolina su Gonzaga. La finalissima non è
stata scenografica come si sarebbero aspettati gli oltre 77 mila spettatori, ma
sicuramente non sono mancate le emozioni dei protagonisti. Sia quelle dei
vincitori che soprattutto dei vinti. Diciamo che entrambe le squadre hanno
preparato talmente bene la sfida tatticamente da neutralizzarsi sul parquet e far
vivere al pubblico - presente all’impianto o davanti al televisore - soltanto
degli sprazzi di bel gioco. In verità la gara è stata molto spezzettata anche
per via del discusso arbitraggio, che negli Stati Uniti è stato duramente
contestato ed è un qualcosa di inimmaginabile rispetto a quanto siamo abituati
qui in Italia.
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BRUTTA FINALE CARATTERIZZATA DALLA SEVERITA'
DEGLI ARBITRI CHE HA PENALIZZATO LO SPETTACOLO
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I TRE FISCHIETTI
CONTESTATI. Ebbene sì, gli arbitri sono finiti sul
banco degli imputati per aver fischiato 44 falli sui 73 possessi giocati avendo
di conseguenza tarpato le ali alla partita, mai salita di colpi sul serio. E le
accuse non sono state mosse perché favorita l’una o l’altra squadra,
semplicemente perché il tutto è andato a discapito dello spettacolo. Che negli
States è la cosa principale. Data la mediaticità dell’evento - seguito in tutto
il mondo da oltre 26 mila utenti - sui social si sono consumati i commenti
negativi di giornalisti e giocatori, tra i quali persino quelli di LeBron James e Dwyane Wade. Insomma la scelta arbitrale di non far passare quasi
nessun contatto per non far degenerare la partita in un incontro di pugilato
non è piaciuta proprio a nessuno. Specialmente agli allenatori ed ai giocatori
impegnati sul rettangolo di gioco che non sono riusciti minimamente ad entrare
in ritmo.
LE EMOZIONI HANNO GIOCATO
UN BRUTTO SCHERZO. Naturalmente anche l’emozione della posta
in palio ha giocato un brutto scherzo ai protagonisti della sfida. Nonostante
North Carolina fosse alla sua ventesima Final Four (record assoluto) ed all’undicesima
finale della propria storia, aveva un conto aperto con il destino a causa dello
scotto della passata stagione quando perse contro Villanova con il buzzer
beater di Kris Jenkins. Anche per
questo l’alma mater di Michael Jordan
ha preferito affrontare il match con i piedi di piombo. Per Gonzaga,
protagonista di una stagione da record, si trattava invece non solo della prima
title game della sua storia, ma addirittura della prima Final Four in assoluto.
E dunque era scontato che almeno all’inizio coach Mark Few e tutta la sua squadra un pizzico di paura potessero
accusarla. Per queste diverse motivazioni entrambe le squadre hanno dato il via
alle ostilità piuttosto contratte. E di ciò non ne ha beneficiato logicamente lo
spettacolo.
DUE TEAM AGLI ANTIPODI.
È inutile dire che entrambe le formazioni hanno meritato di raggiungere il
traguardo della finalissima. Nel corso della regular season sia i Tar Heels ma
soprattutto i Bulldogs hanno fatto vedere delle ottime trame di gioco. Se ne
volessimo fare una questione prettamente tecnica bisogna dire che si sfidavano
il migliore attacco - quello di UNC - e la miglior difesa - quella degli Zags
-. Inoltre mentre Carolina applicava un gioco molto veloce con un numero
altissimo di possessi e conclusioni soprattutto dall’arco, Gonzaga pur segnando
anch’essa tanto era più equilibrata e votata ad un gioco molto interno. Entrambe
hanno cercato di far peso sui rispettivi punti di forza per conquistare il
titolo. Alla fine sono stati i Tar Heel a trionfare per la sesta volta nella
propria storia grazie con il punteggio di 71-65, a distanza di otto anni dall’ultimo
successo targato 2009. E per coach Roy
Williams ha significato tre titoli in carriera, tutti da quando siede sulla
panchina di Carolina.
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IN UN FOGLIETTO CUSTODITO NEL PORTAFOGLI GLI OBIETTIVI
DA RAGGIUNGERE, CORONATI CON UN ANNO D'ANTICIPO
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UN PROTAGONISTA
INASPETTATO. Erano diversi i giocatori attesi per
questo match, da Justin Jackson e Jodie Meeks per UNC a Nigel Williams-Goss e Przemek Karnowski per i Bulldogs. E
invece alla fine i riflettori del palcoscenico se li è praticamente presi tutti
Joel Berry II. Williams-Goss ha
cercato grazie alle sue indubbie qualità da leader di prendersi in spalla i
compagni nel rush finale prima di alzare bandiera bianca anche a causa di un
colpo alla caviglia rimediato proprio nelle battute finali. Jackson si è dato
da fare soprattutto in difesa, dove è più efficace di quel che possa sembrare,
dato che in attacco ha praticamente litigato per tutta la sera con il ferro
chiudendo con uno scandaloso 0/9 dall’arco. Karnowski e Meeks se le sono date
di santa ragione sotto le plance annullandosi a vicenda, ed è stato un peccato
perché se fossero stati più produttivi la gara avrebbe potuto prendere una
piega diversa. Il pivot polacco, beniamino dell’ateneo di Spokane e determinate
come non mai per la stagione di Gonzaga, in attacco è stato imbrigliato dalla
batteria di lunghi dei Tar Heels mentre in difesa non è riuscito a mettere la
museruola a Isaiah Hicks avendo sin
da subito problemi di falli. Il padre che ha percorso sei mila miglia per
vederlo giocare non è stata una motivazione abbastanza forte per fargli
superare l’ennesimo ed ultimo scoglio di questa lunga quanto soddisfacente
stagione personale. Meeks invece non è riuscito a ripetere la prestazione da
record della semifinale contro Oregon che lo aveva visto segnare 25 punti e
raccogliere 14 rimbalzi. Eppure è stato decisivo con la stoppata a pochi
secondi dalla fine che ha di fatto annullato qualsivoglia velleità di vittoria
degli avversari. Come detto sul trionfo di North Carolina c’ha messo lo zampino
il playmaker Berry, l’unico della sua squadra ad aver trovato il bersaglio
dalla grande distanza seppur soltanto 4 volte rispetto ai 13 tentativi
personali. E dire che il suo Torneo NCAA è stato caratterizzato più per le notizie
di infortunio che per le prestazioni in campo. Nella sfida in Elite Eight
contro Kentucky era stato costretto ad abbandonare il match in corso d’opera
perché aveva subito un colpo alla caviglia ancora sana. E dunque ha dovuto
giocare la finale con entrambe le caviglie malconce, ma non tanto da metterlo
completamente out.
IL DESTINO SCRITTO SUL FOGLIETTO. Joel Berry c’era l’anno
scorso quando North Carolina fu sconfitta da Villanova, per questo quest’anno
era deciso a non fallire per la seconda volta consecutiva uno dei suoi
obiettivi che definiremmo sacri. E già, perché il playmaker dei Tar Heels su di
un fogliettino che porta sempre nel portafoglio ha scritto ben sei diversi
traguardi da raggiungere nella sua carriera universitaria: essere un giocatore
importante per la squadra; essere il miglior tiratore possibile; vincere un
titolo di regular season; vincere il torneo dell’ACC; andare alle Final Four;
vincere il Torneo NCAA. Berry è un atleta junior, e questo vuol dire che è
presente al campus di Chapel Hill da tre anni. Che sia un giocatore importante
per la squadra è fuori da ogni dubbio, ancor di più da questa stagione che è
diventato a tutti gli effetti il regista principe ed un leader carismatico
nello spogliatoio. Essere il miglior tiratore possibile è un altro obiettivo
che si può depennare se si pensa che proprio contro Gonzaga è stato l’unico ad
aver segnato dall’arco dei tre punti. Già l’anno scorso è riuscito a vincere
sia il titolo di regular season - conquistato anche quest’anno - che il torneo
della ACC, così come l’essere andato alla Final Four. L’ultimo obiettivo che
dunque gli mancava era vincere il Torneo NCAA, e lo ha centrato quest’anno
venendo nominato per altro Most Outstanding Player essendosi d’istinto
maggiormente nella championship game. Adesso non gli resta che diventare un
atleta professionista anche se il suo presente sono ancora i Tar Heels dato che
lo attende l’ultima stagione di università. E tra gli obiettivi da trascrivere
sul fogliettino potrebbe aggiungersi il back-to-back.
Justin Jackson, top-scorer di North Carolina, giocatore dell'anno in ACC
e protagonista anche al Torneo NCAA (nonostante lo 0/9 da tre punti nella
partita per il titolo). Sempre presente come miglior marcatore ma anche
specialista difensivo. È l’atleta con più hype in ottica NBA, ed è stato capace
di elevarsi su tutte le altre bocche da fuoco di cui poteva disporre North
Carolina. Ha beneficiato del sistema di gioco adottato da coach Roy Williams
nel quale è stato abile a mettere in mostra le sue capacità di tiratore ed
attaccante in campo aperto.
* per la rivista BASKET MAGAZINE