Fultz e Ball si giocano la prima scelta
Tra i tanti prospetti spiccano le point guard. Josh Jackson insidia i due play
L’NBA Draft del prossimo 22 giugno è considerato dagli addetti ai lavori piuttosto ricco. Diversi sono i giocatori che potrebbero incidere, da qui a qualche anno, in maniera decisiva nella lega statunitense. Mettiamolo subito in chiaro, sarà una nidiata caratterizzata soprattutto dalle point guard che si trovano in tutte le salse possibili. Si differenziano infatti per tecnica, abilità, fisico ed atletismo, anche se non mancano alcuni lunghi interessanti e soprattutto intriganti. La tendenza a scegliere dei team resterà quella di puntare tutto sui freshman.
DUELLO IN CIMA.
Dicevamo dei playmaker, e infatti due si contendono la prima scelta e ben
cinque dovrebbero finire nelle prime dieci chiamate. Tutte le attenzioni sono
rivolte alla sfida tra Markelle Fultz
e Lonzo Ball, avversari quest’anno
sul parquet dato che entrambi militavano nella Pac-12 Conference. Fultz ha
guidato statisticamente Washington in punti, assist e percentuale da tre, ed ha
fatto vedere cose interessanti anche in difesa dimostrando di essere un
giocatore completo. Purtroppo per lui i compagni non corrispondevano al suo
talento e così i risultati di squadra sono stati molto deludenti. Tutto l’opposto
di Ball che ha saputo mettere al servizio di una competitiva UCLA le sue
infinite qualità. Quasi un predestinato, tecnicamente non ha rivali nonostante
una meccanica di tiro inguardabile ma efficace. La sua scarsa prestanza
atletica è una incognita da non sottovalutare, e non è un caso che quando ha
incrociato le armi con De’Aaron Fox
è stato sempre surclassato. L’unico che può infastidire Fultz e Ball come prima
scelta - ma con possibilità che man mano si affievoliscono sempre più - è Josh Jackson. L’ala uscita da Kansas ha
dimostrato di possedere skills e leadership giuste per diventare una stella in
NBA. Durante la stagione è migliorato tanto in termini di meccanica e
percentuale al tiro dalla distanza, suo grande tallone d’Achille, e si augura
di scalzare i contendenti facendo pendere su di sé la scelta degli scout.
IN PIENA LOTTERY. Fox,
che abbiamo nominato precedentemente, è un play che aspira alle primissime
chiamate. Con la casacca di Kentucky ha fatto intravedere un talento piuttosto
grezzo che da pro va decisamente indirizzato. Lo stile di gioco è molto simile
a quello di John Wall, ovvero tutta corsa, atletismo ed energia, ma fa storcere
il naso il fatto che abbia paura di tirare dall’arco a causa delle sue pessime
percentuali. Altra point guard da prendere con le pinze è Dennis Smith Jr., un tappetto con dinamismo e verticalità da far
impallidire. Non ha convinto però il suo carattere, dato che nella negativa
stagione di N.C. State è stato troppo solista e a tratti un oggetto estraneo al
gruppo. Per un posto in piena lottery non vanno dimenticati Malik Monk, realizzatore di primissima
fascia che è stato autore di prestazioni sensazionali con Kentucky; Jayson Tatum, esterno versatile che non
sembra aver fatto vedere appieno le sue capacità nella non esaltante annata di
Duke anche a causa dell’infortunio che gli ha fatto saltare la prima parte di
campionato; e infine Jonathan Isaac,
ala multidimensionale che combina abilità da esterno puro in un corpo che lo
vede essere alto 212 centimetri. Non a caso nel sistema di Florida State è
stato impiegato negli spot di 3, 4 e a volte anche da 5.
SALTO OLTREOCEANO.
Il miglior prospetto del Vecchio Continente sembra essere il francese Frank Ntilikina, play con braccia lunghissime
e fisico ben strutturato che si è messo in luce con lo Strasburgo in patria e
con la nazionale giovanile. L’altro atleta europeo di una certa caratura è il
finlandese Lauri Markkanen che ha
già assaggiato gli States con Arizona. Lungo solido e con range di tiro, è da
tanti etichettato come l’erede naturale di Dirk Nowitzki. Esclusi questi due
che possono strappare una chiamata in lottery, gli altri europei possono
sperare soltanto in qualche scelta a fine primo giro se non al secondo, e stiamo
parlando specialmente del francese Jonathan
Jeanne che ha attirato grande attenzione alla Draft Combine di Chicago tanto
da somigliare ad un Rudy Gobert 2.0; e dei lettoni Rodions Kurucs in forza al Barcellona che però ha fatto vedere cose
eccezionali soltanto a livello giovanile, e Anzejs Pasecniks lungo di 218 centimetri in risalto con il Gran
Canaria.
OGGETTI MISTERIOSI.
Non mancano neppure i giocatori che si portano con sé dei grandi punti
interrogativi. Due su tutti. Terrance
Ferguson ha deciso di saltare il college e di militare in Australia per
iniziare da subito a guadagnare. Dato ad inizio stagione in top-ten ha visto scendere
le proprie quotazioni in virtù della sua prima esperienza da professionista in
cui non ha inciso in maniera convincente. Scelta ancor più azzardata quella di Hamidou Diallo (N.B.: successivamente alla pubblicazione ha comunicato la sua rinuncia) che potrebbe essere il
nuovo Thon Maker. La guardia infatti ha avuto l’ok per giocare solo nel secondo
semestre con Kentucky, e pur senza aver accumulato neppure un minuto di gioco
in NCAA ha deciso di dichiararsi lo stesso eleggibile già da quest’anno.
LUNGHI INTRIGANTI.
Nonostante questo Draft abbondi di esterni, specialmente playmaker, non mancano
alcuni lunghi intriganti per le abilità che posseggono. Il primo è senz’altro Zach Collins, centro dinamico e
coordinato protagonista della fantastica cavalcata di Gonzaga sino alla Final
Four. Da Texas è invece uscito quel Jarrett
Allen che ricorda un po’ quei lunghi vecchio stampo che fanno del post
basso uno stile di vita. Diametralmente opposti T.J. Leaf, ala bianca di UCLA intelligente e dal tocco morbido, e John Collins, cresciuto
esponenzialmente con Wake Forest che fa dell’atletismo e della verticalità i
suoi cavalli di battaglia. Particolare la parabola di Justin Patton, centro mobile che da autentico sconosciuto è entrato
di prepotenza in lottery dopo una incredibile prima parte di stagione con
Creighton pagando qualcosa nel finale. Occhio anche ai big man Edrice Adebayo e Ike Anigbogu. Entrambi con un fisico da corazzieri, mentre il primo
si è ritagliato il suo spazio nel roster sempre pieno zeppo di talento di
Kentucky, il secondo è stato poco utilizzato tra le fila di UCLA ma ha altezza
ed apertura di braccia stuzzicanti. Infine Ivan
Rabb da California pur non rispettando in toto quanto di buono si diceva su
di lui soltanto due anni fa è un giocatore che può far comodo a diversi team.
GRANDI SCOMMESSE. Infine non mancano ovviamente
quei giocatori sui quali bisogna prendere qualche grande rischio. Il primo
nominativo di questa lista è Harry Giles
che aveva iniziato la stagione in top-three. Tra le fila di Duke ha continuato
ad avere problemi alle ginocchia, che ha operato ben tre volte negli ultimi tre
anni. Chiunque lo sceglierà dovrà recuperarlo fisicamente e, se tutto andrà per
il verso giusto, può ritrovarsi un fenomeno. Diversa la situazione di Justin Jackson che se riuscirà ad avere
lo stesso impatto tanto in attacco quanto in difesa avuto con UNC potrà
diventare un elemento di valore anche al piano di sopra. Lo stesso dicasi di Luke Kennard che quest’anno ha
dimostrato di non essere soltanto un cecchino micidiale ma un giocatore
offensivo a tutto tondo guidando Duke nei momenti di difficoltà. Anche Donovan Mitchell di Louisville può
tornare utile a chi è in cerca di un attaccante che segni in qualsiasi maniera,
così come chi ha bisogno di un atleta che incida su entrambe le metà campo può
puntare su Semi Ojeleye o O.G. Anunoby che deve però recuperare
dall’infortunio che gli ha fatto terminare anzitempo la stagione.
* per la rivista BASKET MAGAZINE
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