La corsa verso la serie A vede in prima fila le due squadre campane: ogni loro confronto quest'anno varrà doppio
Napoli e Scafati, derby da serie A
Importanti investimenti, addizioni tecniche di peso, panchine prestigiose: GeVi e Givova non hanno trascurato alcun dettaglio. Pesa nella regione la nuova delusione della Juve Caserta, mentre in serie B c'è Salerno che preme per salire, Partenope e Pozzuoli che completano il quadro ampiamente positivo della Campania ed Avellino che stringe i denti per riuscire ad esserci
di Giovanni Bocciero*
Quest'anno il campionato di serie A2 parlerà molto campano. O almeno sono queste le premesse visto quanto hanno imbastito in sede di mercato la GeVi Napoli e la Givova Scafati. Le due formazioni si sono addirittura infastidite in alcune trattative, proprio perché aspiravano ad ingaggiare i migliori giocatori su piazza. Alla fine hanno costruito due roster molto competitivi, costosi e profondi. Con i giusti paragoni, fanno pensare al duello in massima categoria tra Olimpia Milano e Virtus Bologna. L’obiettivo per entrambe è quello di agguantare la promozione, a maggior ragione quest’anno che saranno due le squadre a festeggiare il salto in serie A.
Napoli
ha investito davvero tanto, per questo ci si chiede perché non abbia accettato
il ripescaggio in massima serie. «Con il
budget che abbiamo speso non si poteva fare l’A1, anche perché si sarebbe
passati al professionismo - ha esordito il presidente Federico Grassi - e quindi si raddoppiavano le tasse e tutti
gli altri corollari che vi sono intorno. Stando ai fatti non potevamo farla
solo per lottare per la salvezza perché Napoli non è piazza da bassa
classifica. Abbiamo così preferito fare un’A2 di vertice e provare a
conquistarla sul campo, provando anche a creare entusiasmo tra gli imprenditori
napoletani che potrebbero darci una mano in futuro. Adesso avremmo rischiato di
fare tre mesi di A1 e finire come tante altre società del passato - ha
ammonito il massimo dirigente - perché ci
mancano almeno 2 milioni di budget. Al contrario, abbiamo valutato tutto e
budgettizzato l’intera stagione avendo messo già a bilancio spettanze e tasse.
So che Napoli vuole l’A1, ma ci vuole tempo. Speriamo di riuscirci l’anno
prossimo, così da crescere e capire anche come strutturarci per la categoria,
perché oltre agli imprenditori dobbiamo crescere come società. Dobbiamo
arrivare in A1 per restarci - ha concluso Grassi - e non per essere delle meteore».
Nell’ottica
della crescita si è lanciato anche il progetto ‘Napoli Academy’, che vede «sei ragazzi aggregati alla prima squadra -
ha detto coach Pino Sacripanti -. Stiamo
facendo un buon lavoro sul settore giovanile, mi auguro che Napoli possa
diventare una vera scuola di basket facendo crescere giocatori importanti».
Tornando al presente, sulla carta la formazione napoletana sembra essere la
grande favorita, il che inevitabilmente accresce la pressione. «Non credo tanto a ciò che si racconta -
ha smorzato il tecnico -. Dobbiamo vedere
in campo che squadra siamo, che squadra saremo e che squadre saranno le altre.
È facile dire Napoli è la più forte, ma anche Torino, Scafati, Udine, Ravenna,
Forlì lo sono. Almeno otto o nove squadre possono ambire alle due promozioni.
Poi c’è sempre qualche sorpresa, così come chi può fallire, e sarà il campo a
dirlo. Non credo sulla pressione da testa di serie, ma se lo saremo me la
prendo volentieri perché vorrà dire che siamo forti davvero e ne sarei molto
contento. Abbiamo costruito una squadra con giocatori navigati tra A1 e A2, con
requisiti precisi: pronti per la categoria, atletici e fisici, e che sposassero
a lungo termine il progetto. Ai giocatori chiedo di essere bravi nel saper
diminuire il minutaggio ma non perdersi in efficacia, ciò che avviene quando si
va in squadre con ambizione e un roster lungo. Bisogna essere capaci di dare
tutto per il collettivo - ha concluso il tecnico - e meno per se stessi».
Jordan Parks (ex Treviso) e Josh Mayo (da Varese) per Napoli una coppia da serie A. Andrea Zerini altro colpo del ricco mercato azzurro (ufficio stampa Napoli) |
Reduce
dalla passata stagione, il play Diego Monaldi non vede l’ora di incominciare. «Quest’anno la squadra si è rinforzata e
l’augurio è che vista l’ottima qualità del mercato fatto ci siano tante persone
a seguirci e sostenerci. Le pressioni ci sono sempre, indifferentemente se si
lotta per un obiettivo o l’altro. Sappiamo cosa dobbiamo fare, quindi pensiamo partita
dopo partita e a vincerne il più possibili, e a fine anno tireremo la linea per
vedere che risultato abbiamo centrato. Il sogno è quello della promozione, ci
sono le possibilità - ha concluso Monaldi -, ma dobbiamo lavorare duro e seguire il nostro percorso».
L’alter
ego di Napoli nel girone meridionale dell’A2 sarà Scafati, che ha rilanciato il
proprio progetto e vuol tornare a recitare il ruolo di protagonista. «Con il supporto dei soci Acanfora e Rossano
siamo riusciti a rilanciare un progetto abbastanza ambizioso - ha esordito
il patron Nello Longobardi - e che
richiami alla nostra storia dopo qualche campionato di delusione. Siamo
riusciti ad avere un buon budget grazie a tanti sponsor e partner. Sicuramente
Napoli ha speso molto ed ha un allenatore dal prestigioso curriculum come
Sacripanti. Sia noi che loro siamo due ottime squadre, ma nel nostro girone non
dimenticherei Forlì, Ravenna, Ferrara, o rivali toste come Rieti e San Severo.
Insomma ci sono diverse squadre molto competitive».
Scafati
avrebbe potuto addirittura giocare un derby nel derby se fosse stata ripescata
Salerno, che avrebbe sicuramente acceso il calore del pubblico, misure anti
Covid permettendo. «È dispiaciuto per
Salerno perché un derby con loro ci avrebbe portato molto interesse. Sta
facendo degli ottimi campionati in B e speriamo che quanto prima possa
raggiungere l’A2. Probabilmente le tempistiche hanno permesso a Lega e
Federazione - ha commentato il patron scafatese - di fare una scelta diversa da quella del buonsenso, che ci ha
costretto ad un girone da 13 visto che abbiamo perso strada facendo Caserta che
è un’altra nobile decaduta del basket nazionale e campano. Per quanto riguarda
la chiusura dei palazzetti, questo influirà molto sul nostro ambiente perché
noi contiamo su uno zoccolo duro di circa 1700 tifosi. Quando siamo stati ai
vertici abbiamo contato oltre 2500 spettatori. Giocare senza pubblico,
purtroppo, è come andare a mare senza prendere il sole. Però da questo punto di
vista dobbiamo anche seguire delle linee guida tecniche, scientifiche e
mediche. C’è l’intenzione di riaprire parzialmente le strutture sportive al
chiuso, però per capire davvero il da farsi sarà importante l’evolversi della
situazione Coronavirus delle prossime settimane - ha concluso Longobardi - così da garantire una capienza minima in
percentuale a quella che è la capienza totale delle strutture».
Con Tommaso Marino assieme a Charles Thomas, Scafati ha ricostruito il duo che lo scorso anno aveva trascinato Ravenna a dominare e che in A2 farà la differenza (ufficio stampa Scafati) |
«Scafati è stata una
delle società più pronte sul mercato - ha dichiarato Sergio -, dimostrandosi attiva nel programmare la
stagione e questo mi ha colpito. È stata la marcia in più nello sceglierla.
Accettando quest’offerta mi sono avvicinato a casa (è di Maddaloni, ndr) anche se non era una priorità. Vengo da
delle stagioni positive con bei risultati e campionati coinvolgenti. L’obiettivo
è quello di continuare su questa strada e mi auguro di poter fare altrettanto
bene qui a Scafati, dove darò tutto. Insieme a Napoli abbiamo attrezzato delle
squadre importanti, competitive, che proveranno a fare davvero bene. So che qui
il derby è una partita dal sapore particolare. L’obiettivo però sarà quello di
cercare di fare il migliore percorso e arrivare il più lontano possibile -
ha concluso l’ala - raggiungendo
traguardi ambiziosi oltre alle singole partite».
Da contraltare, per due piazze come Napoli e Scafati che si sfregano le mani in attesa di vedere le rispettive squadre scendere in campo, c’è un’altra città campana che era al nastro di partenza dell’A2 e che purtroppo ha avuto l’ennesima delusione sportiva, ovvero Caserta. Il cambio di proprietà non ha permesso allo storico club casertano di salvare il titolo, con un bilancio che presentava troppi debiti pregressi che si aggiravano intorno ai 400 mila euro. «La gestione ultimamente ha avuto un alone di mistero - ha commentato l’ex Luigi Sergio -. Quando c’è stato il passaggio di proprietà gli addetti ai lavori non l’hanno visto di buon occhio e purtroppo non è andata a finire bene. Non so di chi possano essere le responsabilità di questa situazione, so però che Caserta è città che tiene al basket e merita palcoscenici importanti. Serve creare un progetto che abbia una certa continuità e solidità».
Adesso bisognerà ripartire dal basso, di nuovo, con la Juvecaserta Academy che fungeva da serbatoio al settore giovanile bianconero e che quest’anno si è iscritta in serie C Silver. Nuova proprietà anche in questo caso, con Nando Gentile in qualità di responsabile tecnico. La società che giocherà nel vecchio palasport di viale Medaglie d’Oro ha avuto la benedizione di Gianfranco Maggiò, ma adesso bisognerà far innamorare di nuovo i tifosi che dopo l’ennesima delusione sembra non vogliano più sentir parlare di pallacanestro. La passione però è un richiamo forte, non a caso appena tre anni fa, quando la Juvecaserta fu esclusa dal campionato di serie A, per il derby di serie C tra San Nicola e Maddaloni (città limitrofe al capoluogo) si ebbero oltre 2 mila spettatori all’andata e al ritorno. Al campo, anche in questo caso, l’ardua sentenza.
Anche
la serie B vedrà la Campania grande protagonista. Quattro le formazioni al via,
tra queste la Virtus Arechi Salerno candidata a recitare un ruolo da
primattore. La compagine salernitana si è vista respingere la domanda di
ripescaggio per l’A2 preferendo rimanere con un organico di 27 squadre. «Nessuno ha capito la scelta di un
campionato dispari - ha esordito il ds Pino Corvo -. Abbiamo fatto il versamento nei termini ma presentato domanda di
ripescaggio in ritardo perché abbiamo saputo solo il 28 luglio che Caserta era
in difficoltà e che si sarebbe potuto liberare un posto. Una società come la
nostra, che ha un importante budget per la B e da tre anni investe tanto per
fare il salto di categoria doveva quantomeno provarci».
La
dirigenza salernitana ha costruito un roster di prim’ordine e, nonostante un
po’ di cautela, vuole l’A2. Il ritorno di Roberto Maggio e gli innesti di
categoria superiore o dalla grande esperienza come Marco Cardillo, Antonio De
Fabritiis e Massimo Rezzano certificano le ambizioni. «Pensare alla promozione è prematuro - ha continuato Corvo -, lo abbiamo assaggiato sulla nostra pelle
un paio di volte quanto sia difficile questo campionato».
La formula della B quest’anno non prevede più la Final Four ma quattro promozioni dirette alle vincitrici dei tabelloni playoff. «Sono state allestite squadre molto forti come Rieti, Matera, Taranto, Nardò, per questo il campionato - ha esordito coach Adolfo Parrillo - sarà di una competitività molto alta per le prime sei-sette posizioni. Chiaramente dobbiamo essere tra le prime in assoluto perché abbiamo costruito una squadra con giocatori di alto livello. Il presidente Nello Renzullo ha dimostrato un’altra volta quanto tenga alla pallacanestro, speriamo di toglierci qualche bella soddisfazione».
Per
Parrillo nessuna delusione per la mancata A2, ma solo tanta voglia di
dimostrare sul campo la propria forza così da far affezionare sempre più i
salernitani. «La società ha lanciato il
messaggio che se ci fosse stato bisogno noi eravamo pronti. Vediamo se
riusciamo a conquistarla sul campo. Non sarà semplice e ci aspettiamo il
massimo sostegno dai tifosi. Il palazzetto di Capriglia non è centralissimo
eppure l’affetto non è mancato. Speriamo che quanto prima si torni a giocare
col pubblico, perché - ha concluso Parrillo - gli spettatori rappresentano un forte stimolo per tutti noi».
Magari
non sarà una diretta avversaria per le prime posizioni, ma anche la Partenope
Sant’Antimo si appresta a ben figurare al suo secondo campionato cadetto. A
disposizione del confermato coach Enzo Patrizio vi saranno il veterano Biagio
Sergio protagonista già nella passata stagione, il santantimese doc Carlo
Cantone ritornato a casa dopo aver girato e vinto in tutta Italia, e diversi
atleti interessanti come il nazionale bulgaro Nikolaj Vangelov.
Più
indietro nella griglia di preseason la Virtus Pozzuoli del tecnico Mariano
Gentile, che ha allestito un gruppo molto giovane infarcito con prospetti sia
locali che provenienti dall’estero. L’obiettivo è una tranquilla salvezza, con
qualche incursione come la più classica delle guastafeste.
Infine
vi è la Scandone Avellino, al momento in cui scriviamo ancora in alto mare. La
compagine ha formalizzato regolarmente l’iscrizione al campionato, ma è in
forte ritardo per quel che riguarda la costruzione di staff e roster, con il
ruolo di coach che dovrebbe essere ancora rivestito da Gianluca De Gennaro. Se
le sensazioni per la disputa del campionato sono comunque positive, diversa è
la situazione societaria con la volontà di archiviare quanto prima le beghe
giudiziarie della casa madre Sidigas e scindersi completamente così da salvare
la storia del club. Ciò sarà possibile solo con il placet di tribunale, azienda
e creditori che, con tale scelta, si vanterebbero solo sulla parte aziendale,
ovvero Sidigas. «Con De Cesare senza
poteri decisionali per la Scandone da maggio 2019, in società si è convinti che
nell’anno si risolverà la questione giuridico-sportiva - ha commentato il
giornalista Carmine Quaglia -. Ciò
significherebbe lasciarsi alle spalle le difficoltà degli ultimi anni così da
essere ‘puri’ dal punto di vista sportivo e tornare a ragionare su una nuova
proprietà e creare le condizioni per riorganizzarsi».
* per la rivista Basket Magazine
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