Romano
ha giocare, poi allenato, infine organizzato l’attività della società che nel
1971 ha visto l’ingresso dell’imprenditore Giovanni Maggiò. Negli anni ‘70 si è
rivelato un autentico pioniere quando ha creato a Caserta anche la prima
squadra femminile. Era la Zinzi Basket, così denominata per via dello sponsor,
e partendo da zero, e dalla serie C, ha raggiunto la massima categoria in
appena cinque stagioni. Nel 1984, nel ruolo di general manager, ha ripetuto l’impresa
di raggiungere la serie A disputando il campionato con una squadra composta
interamente da juniores.
«Il mio rapporto con
Romano era intenso - ha dichiarato Teresa Antonucci, ex
giocatrice della Zinzi -, quasi familiare
per diversi intrecci anche extra cestistici. Non abbiamo mai smesso di
sentirci, ci telefonavamo regolarmente. Questo rapporto dal 1968, quando
insieme a tante bambine abbiamo iniziato il minibasket, non è mai finito.
Teneva molto al gruppo. Parecchie di noi sono state davvero cresciute da lui da
quando eravamo piccole fino all’adolescenza. Poi man mano il gruppo si è andato
sfoltendo e si sono aggiunge altre ragazze che anche grazie al suo saper fare
si sono subito inserite. Era molto abile nel coinvolgere. E poi era un
affabulatore, sapeva intrattenere con i suoi tanti racconti e aneddoti».
«Nel periodo in cui
allenava il basket femminile - ha ricordato Nando Gentile
- ha iniziato a giocare mia sorella Imma.
Lei è cresciuta grazie agli insegnamenti di Romano, e tante volte ci siamo
confrontati per capire cosa fosse meglio per la sua carriera. Per mia sorella è
stato anche un manager».
Tanti
progetti hanno portato il marchio di Romano Piccolo, che da grande appassionato
della pallacanestro seguiva qualsiasi cosa, dalla Nba alle minors, senza fare
alcuna distinzione ma sempre con l’occhio di chi vuol imparare qualcosa di
nuovo. E poi trasmetteva una passione che inesorabilmente ti contagiava.
Dopo
aver fondato la Juvecaserta, sempre insieme ai fratelli, ha dato vita alla
Little Basket, nome azzeccato visto che era la traduzione di Piccolo in
inglese. Praticamente la squadra di famiglia che ha disputato qualche
campionato di serie D e che è diventata punto di riferimento cittadino
dell’attività cestistica dopo il primo fallimento della Juvecaserta del 1998. I
figli Valerio e Gianluca hanno giocato e poi allenato, così come il nipote
Francesco che ha condiviso con lo zio Romano non solo la passione per il basket
ma anche quella per la scrittura, tanto da essere diventato un importante
scrittore e sceneggiatore vincitore del premio Strega e del David di Donatello.
Romano
è stata una persona poliedrica, ed ha vissuto l’ascesa della Juvecaserta, poi
diventata campione d’Italia nel 1991, in qualità di giornalista per la rivista
Superbasket diretta da Aldo Giordani che lo considerava “il decano dei miei collaboratori”. È stato anche dipendente e poi
proprietario di una concessionaria d’automobili, ma quello del giornalista è
stato un mestiere che ha ricoperto in maniera a dir poco perfetta. Conciliava
la conoscenza avanzata del gioco con la capacità di scrittura sopraffina. Per
questo ha scritto anche per diverse riviste e quotidiani sia locali che
nazionali. Ha inoltre pubblicato alcuni libri sulla storia della Juvecaserta
(ripubblicato in più edizioni) e soprattutto sulla città di Caserta che amava
alla follia. E per farlo ha studiato la storia, perché in qualsiasi aspetto
della vita credeva che solo conoscendo la storia si potevano affrontare i
problemi del presente.
«Romano era un
conoscitore del basket - ha commentato Nando Gentile -, e questo ha fatto sì che da giornalista
abbia scritto con dati soprattutto tecnici. Per tutta la sua vita è stato sul
campo, e la passione che aveva lo ha fatto essere innanzitutto un tifoso. E
questo gli ha permesso di svolgere il suo lavoro con grande amore».
Proprio
come una persona illuminata, Romano in qualità di dirigente ha preceduto i
tempi capendo che spesso è meglio unire le forze piuttosto che dividersi. E
così quando ha vissuto un momento di impasse con la Zinzi, allenando e
procacciando anche le risorse, ha deciso di fondersi con il Basket Vomero. E fu
in quel momento che si gettarono le basi della Phard che ha vinto prima l’EuroCup
nel 2004/05 e poi lo scudetto nel 2006/07. Era il 1997 ed insieme all’allora
presidente Gianfranco Gallo ha costituito una formazione egualmente composta da
giovanissime casertane e napoletane.
«Dopo aver fatto delle
splendide squadre, Romano stava vivendo una fase di stallo a Caserta -
ha dichiarato Gallo -. Io presi in
gestione il PalaVesuvio di Ponticelli e l’idea di fondere le due realtà gli è
piaciuta immediatamente. Disputava l’A2 a Caserta e trasferì tutta l’attività a
Napoli dove invece facevamo settore giovanile. Furono tre anni bellissimi, ma
il regalo che più di ogni altra cosa ci ha fatto è stato quello della cultura
cestistica che possedeva. Lui veniva dall’epopea della Juvecaserta con
allenatori quali Tanjevic e Marcelletti, con l’importanza data al settore
giovanile e quella mentalità del duro lavoro. Quella cultura l’ha portata a
Napoli, perché dopo i tre anni che Romano è stato con noi, la squadra fu
promossa in A1, vinse per la prima volta nella storia della città lo scudetto,
e abbiamo vinto altri tre scudetti giovanili. Quindi al femminile abbiamo
ripetuto quell’ascesa che ha vissuto Caserta al maschile, con le dovute
differenze, grazie soprattutto al seme che ha piantato lui. Questo è stato il
più grande regalo che Romano ha fatto alla città di Napoli - ha concluso
Gallo -, e che purtroppo per tante
difficoltà sia economiche che d’impiantistica non è riuscito a realizzare a
Caserta».
«Una volta organizzammo a Caserta un torneo juniores al quale fu invitata la squadra campione d’Italia di Milano. In finale - ha raccontato Teresa Antonucci - incontrammo proprio loro e vincemmo la partita di un punto grazie ad un ultimo tiro nato da una nostra azione classica. Il suo commento a fine gara fu che quel match era stata una partita a scacchi tra lui e l’allenatore milanese Zigo Vasojevic. Questa cosa ci fece ridere tutte».
Chi scrive è riuscito a vivere dei momenti particolari con “zio Romano”, come affettuosamente lo chiamavamo tutti noi dell’ambiente cestistico e non per quella capacità di metterti sempre a tuo agio nel parlare con lui, come se fosse uno di famiglia. Una fortuna poter sedere proprio di fianco a lui in tribuna stampa, al posto numero 28, per tutta la stagione 2016/17. E sue sono state più volte le dichiarazioni d’amore verso la Juvecaserta rilasciate alla rivista Basket Magazine e raccolte dal sottoscritto. Dichiarazioni come quella del novembre 2017, quando la società di Pezza delle Noci era fallita per la seconda volta nella propria storia. «Provo un dolore terrificante perché non è possibile ciò che è successo - aveva commentato Romano Piccolo -. Talmente che mi manca la squadra ho sognato di fare un sei al Superenalotto, così da comprare un titolo sportivo. Io mi ero offerto - aveva rivelato - per fare da collaboratore in maniera totalmente gratuita. Ma questa mia richiesta non ha mai ricevuto risposta». Il sottoscritto ha scambiato due parole con lui in occasione dell’11° Trofeo Irtet d’inizio ottobre svolto a Caserta, perché ancora oggi in città dove c’era la pallacanestro c’era anche Romano. E ci eravamo dati appuntamento per una chiacchierata con argomento piuttosto intuibile: «Chiamami il pomeriggio perché la mattina ho da fare». Arrivederci “zio Romano”.
Nessun commento:
Posta un commento