martedì 31 gennaio 2023

Speciale. Livorno e il basket: un amore senza fine

Alle radici della pallacanestro labronica con Pielle e Libertas che sono tornate e lottano per la promozione in A2 dopo anni di anonimato lontane dalle serie maggiori. Una storia antica che si rinnova e che stimola rivalità mai sopite

Quasi ottomila spettatori per un derby

dal clamoroso record in serie B

Il basket a Livorno nasce nel dopoguerra grazie alla presenza di una base americana trovando subito terreno fertile e grandi campioni


di Giovanni Bocciero*


LA PROVINCIA è da sempre una preziosa risorsa per tutto il movimento cestistico italiano. È quel terreno fertile dove si sono scritte, e si continuano a scrivere, pagine importanti della nostra pallacanestro. Storie e personaggi che si fanno portabandiera di decine di comunità, che rendono romantico quanto mai questo gioco. E Livorno è senza alcun dubbio uno di quei fantastici luoghi dove queste storie prendono vita. Dalla storica quanto amara finale scudetto persa dalla Libertas nel lontano 1989, all’ultimo derby contro la Pielle che ha visto quasi 8 mila spettatori prendere d’assalto il Modigliani Forum, proprio come succedeva con l’allora PalaAllende. C’è un filo rosso che unisce però quegli anni a quelli odierni, e non solo per un clima al palazzo dall’illustre passato.

Livorno, una passione mai morta: una panoramica dei sostenitori
sugli spalti nel derby di dicembre (Foto ufficio stampa Libertas Livorno)

Un’eredità tramandata da padre in figlio, da Andrea Forti guardia della Livorno arrivata ad un canestro dallo scudetto, a Francesco Forti play della rinascente Libertas. «Soprattutto in questi ultimi anni, da quando il basket livornese si è riaffacciato sul panorama nazionale, è stata ricordata in diverse occasioni la finale di papà - ha esordito Francesco Forti - che per motivi anagrafici ho vissuto solo per sentito dire. Situazione analoga a quegli anni è di sicuro la voglia dei tifosi di venire al palazzetto per vedere le partite, sia in casa che in trasferta. È un affetto il loro non così scontato, perché il gruppo di sostenitori di sicuro più solido deriva da quei tifosi che andavano a fare il tifo per mio padre, e quindi hanno una certa età. Ma la loro passione che non si è mai affievolita ha portato a coinvolgere molti giovani, e questo è stato un bene per la città tutta, smuovendo l’intero ambiente».

«La pallacanestro a Livorno è sempre stato il pane quotidiano nelle case dei livornesi - ha dichiarato Tommaso Fantoni, altro giocatore livornese doc che oggi gioca per la Libertas -. Soprattutto negli anni ’80, quando c’erano due squadre di alto livello in serie A, si percepiva più interesse per il basket che per il calcio. Questo ha fatto sì che in città si respiri questa grande tradizione cestistica anche perché, nonostante nell’arco della storia ci siano state fusioni o fallimenti come un po’ ovunque, qui si mastica pallacanestro da molto molto tempo». Fantoni è stato tra gli ultimi ad aver giocato in massima categoria con un club della città. «Ho disputato l’ultima stagione di serie A 2006/07 con il Basket Livorno, e ricordo ancora l’inaugurazione del Modigliani Forum, strapieno, che fu una emozione strepitosa. Quella era una squadra esente dalla rivalità tra Libertas e Pielle, e rappresentava la città in toto. Quindi veniva seguita un po’ da ambo le parti, da quei tifosi che continuavano ad amare la pallacanestro e che non si erano offesi del fatto che c’era stata la fusione, a differenza di molti che - ha ricordato il giocatore libertassino - non seguirono più le vicende del basket perché non volevano stare insieme ai cugini».

Oggi il derby è più vivo che mai. Lo dimostrano non solo gli 8 mila spettatori che, per una gara di serie B è un vero e proprio record, ma soprattutto l’atmosfera che c’è intorno. Una sfida rianimata dalle grandi ambizioni di entrambe le formazioni livornesi, che si stanno giocando le prime posizioni in classifica. E questo ha portato intere famiglie e diverse generazioni a ritornare ad affollare le tribune. Nonni, padri, madri, figli e nipoti che alimentano la passione per la rispettiva fede, e per il basket in generale. Ma soprattutto per quella che può essere a tutti gli effetti definita la ‘festa di Livorno’, visto che l’evento ha attirato anche semplici appassionati che non parteggiano né per la Pielle né per la Libertas, ma che amano profondamente la loro città.

«Una squadra tira l’altra. È questa la pozione magica che è avvenuta in questi tre anni - ha analizzato Forti -, con l’approdo della Libertas in serie B che ha portato la Pielle ad investire nel corso di queste stagioni. E il fatto che oggi siano insieme è la soluzione migliore, perché questa rivalità sia nel panorama nazionale che cittadino spinge a migliorarsi sempre di più». «La passione non è tramontata, e per me che sono ritornato a giocare a Livorno quest’anno - ha aggiunto Fantoni - è stata una enorme e piacevole sorpresa. Non mi aspettavo un seguito di oltre 2 mila spettatori nelle partite di cartello, che per una serie B sono davvero tante. Questo è possibile grazie alle nuove leve che frequentano il palazzetto, e grazie anche ad una buona promozione nelle scuole, con la passione che si tramanda da genitore in figlio. Per questo sono rimasto a bocca aperta».

Pensieri che, espressi da due livornesi possono anche sembrare ovvi. Ma se a rimanere esterrefatto della passione che si respira in città per la pallacanestro è un giocatore esperto, che in carriera ha militato in diverse piazze calde, allora bisogna crederci senza indugiare. Il trevigiano Federico Loschi, ingaggio di spessore della Pielle, sa bene cosa significa vivere per la palla a spicchi, e infatti «ho firmato a Livorno proprio per la passione che c’è in città per la pallacanestro. Dopo due anni alla Real Sebastiani Rieti volevo tornare in A2 ma non c’era nulla di così allettante rispetto a quello che si prospettava come giocare il derby tra Pielle e Libertas, che già l’anno scorso ha richiamato circa 4 mila spettatori e quest’anno il doppio. Avendo giocato a Rieti, e nel mio passato anche a Scafati, a Brescia, a Trieste, amo queste realtà dove si sente molto il basket. Però di sicuro non mi aspettavo che Livorno fosse così empatica con i giocatori, e questo si vede nel fatto che ovunque vai e con chiunque t’incontri finisci per parlare di basket».

Non sono solo frasi fatte, è la quotidianità di una comunità che è legata in maniera inscindibile alla pallacanestro. Per questo «mi capita praticamente sempre di incontrare persone con cui parlo di basket, sia che tifano Pielle oppure Libertas - ha continuato Loschi -. Avendo due bambini e la mia compagna che mi segue ovunque, faccio una normale vita familiare. Dunque vado dal macellaio che è libertassino, e col quale prima del derby ci siamo scambiati delle battute. Oppure c’è il tabaccaio che è piellino e così non ti fa pagare. È assurdo che ovunque vai si respiri questa atmosfera. Mi è capitato addirittura di fermarmi in un alimentari a caso dove una signora mi ha riconosciuto e mi ha detto che gioco per la vera squadra di Livorno, riferendosi ovviamente alla Pielle. I livornesi vivono proprio per questo derby, per questo dualismo, ed è una roba incredibile che senti ovunque in città».

Il bel colpo d’occhio dell’ultimo derby tra Libertas e Pielle ha permesso di riaccendere le luci su una piazza che manca da troppo tempo nel basket che conta. Una piazza che può esprimere addirittura due squadre di gran livello, e che sono entrambe ambiziose. «Come Libertas abbiamo l’ambizione di riportare la squadra e la città dove le compete, e dunque il sogno è di ritornare in serie A il prima possibile - ha dichiarato Forti -. Importante è organizzare tutte quelle cose necessarie per riuscire ad essere un club di alto livello, dalla dirigenza al palazzetto». «Gli obiettivi sono di sicuro a scalare. Dato il campionato che affrontiamo vogliamo arrivare nelle prime quattro posizioni - ha aggiunto Fantoni -, che ci permetterebbe di arrivare ‘al bello’ con la disputa dei playoff. Questo sarebbe già un buon risultato nella programmazione della società che è rinata dalle proprie ceneri e si sta facendo le ossa. Se arrivasse la promozione ben venga, altrimenti resteremo in cadetteria con l’intento, grazie alla proprietà, di affrontare sempre al meglio un campionato che sarà ancora più assottigliato vista la riforma di quest’anno».

Il derby dell'8 dicembre al PalaModigliani è stato vinto dalla Pielle 61-59
La rivincita è in programma il 5 aprile (Foto ufficio stampa Libertas Livorno)
 

Se sulla sponda Libertas si punta alla promozione, senza alcun timore di essere smentiti, anche dal lato Pielle si nutrono forti aspettative su quello che potrebbe essere il salto di categoria. «Ad inizio anno, quando sono stato presentato, quasi non conoscevo nessuno dei nuovi compagni di squadra, eppure - ha dichiarato Loschi - si parlava di grandi ambizioni. Venendo da due anni dove con Rieti ho giocato nella squadra più forte del campionato, senza riuscire a vincerlo, puntare alla promozione mi sembrava difficile. Invece, allenandomi tutti i giorni con loro da sei mesi ormai, mi sono reso conto che dobbiamo e possiamo arrivare fino in fondo. Siamo una squadra giovane, che si allena bene, e adesso che ci siamo fatti un’idea più concreta del campionato affrontando anche formazioni forti ed importanti, posso dire che possiamo vincere». Causa infortunio, Loschi è stato costretto a guardare il derby da fuori, ma scalpita nel rientrare per prendersi tutto l’affetto della sua tifoseria. «A livello personale sono infortunato da abbastanza tempo, quindi con la ripresa del campionato rientro quasi come fossi un nuovo acquisto. Ma ho dato tutto quello che potevo prima di fermarmi e darò tutto quello che posso adesso che ritorno - ha concluso il giocatore piellino - essendo comunque uno dei due giocatori più esperti del roster».


Come eravamo: Fantozzi, Dell'Agnello e quegli anni ruggenti

LIVORNO manca da ben sedici anni in serie A. Era la stagione 2006/07 quando il Basket Livorno terminò il campionato in ultima posizione facendo scivolare un’intera piazza nel dimenticatoio della pallacanestro italiana, pur provando più volte a rinascere dalle sue stesse ceneri. Il basket livornese è comunque un punto di riferimento importante per il movimento cestistico nostrano, tant’è che fonda le proprie radici «nel dopoguerra, grazie all’influenza proveniente dalla base americana - ha ricordato Alessandro Fantozzi - situata nei pressi della città. Questo fece conoscere e poi sviluppare questo amore e questa passione per il basket divenuta col tempo inscindibile per il mondo sportivo livornese. Questo legame storico con la pallacanestro ha rappresentato, e rappresenta, la città di Livorno».

Nel 1947 nasceva la Libertas, con la quale Fantozzi ha disputato la finale scudetto del 1989; la Pielle vedeva la luce invece nel 1960 (come Portuale), arrivando a lanciare negli anni successivi Sandro Dell’Agnello, per il quale «la pallacanestro a Livorno ha una storia di lunga data, consolidata nel tempo, con gli appassionati sempre pronti a seguirne le vicende con grande passione e fermento. Ovvio che gli si deve presentare un qualcosa di accattivante. Quest’anno le due principali squadre livornesi hanno allestito due roster molto competitivi e i risultati, in campo e fuori, si stanno vedendo. Specialmente nel derby che è una rivalità storica e lontana negli anni».

Terza in comodo, con molti più successi a livello giovanile, la Don Bosco, che ha comunque contribuito a rendere importante Livorno nel panorama cestistico nazionale. Pielle e Libertas hanno raggiunto l’apice negli anni ’80, disputando degli storici quanto accesi e bellissimi derby in massima serie. Successivamente entrambe le società sono fallite, con una costola della dirigenza Libertas che assorbendo proprio la Don Bosco ha provato a far ripartire la vecchia realtà, divenuta poi una fusione delle varie compagini. Cosa che ha portato alla nascita del Basket Livorno, per certi versi la squadra che rappresentava tutta la città, e che è stata l’ultima formazione ad aver calcato i parquet di serie A, prima di fallire nel 2009. Nel 2000 intanto, la Pielle ha provato a rinascere dalle sue ceneri. Ha iniziato a disputare i campionati di livello più basso, venendo promossa prima in serie D nel 2007, poi in serie C2 nel 2014, e infine in serie B due stagioni fa dopo aver sfiorato in due occasioni precedenti la promozione, una proprio contro gli acerrimi rivali.

«In tutte le città dove c’è una grande passione per uno sport, nel momento in cui ci sono due fazioni, il derby diventa un momento di grande coinvolgimento per tante persone - ha continuato Dell’Agnello - che magari normalmente se ne disinteressano. La rivalità tra Pielle e Libertas non si è mai sopita, e adesso che può essere rinverdita ad un ottimo livello, con due squadre che stanno primeggiando in serie B, la gente è ancor più partecipe e si fa sentire. Quello che mi fa piacere e che mi è stato raccontato, non potendo essere presente al derby, è che il Modigliani Forum, che è uno degli impianti più belli d’Italia, era pieno. E nonostante il grande afflusso di pubblico tutto si è svolto in un clima di grande correttezza. Questo mi rende felice due volte, sia per il folto pubblico che per la correttezza che hanno tenuto le due fazioni, tra di loro molto rivali».

Coach Sandro Dell'Agnello, livornese doc,
nell'immagine ai tempi di Caserta (Foto Iodice)

L’ultimo derby di Livorno disputato lo scorso 8 dicembre ha suscitato davvero tanto clamore, soprattutto a livello mediatico. Ha fatto così tanto da cassa di risonanza, riposizionando la città sulla mappa della nostra pallacanestro, che è stata strappata alla federazione la promessa di disputare il prossimo impegno della nazionale. Italia che affronterà l’Ucraina il prossimo 23 febbraio, in occasione dell’ultima finestra Fiba per le qualificazioni al Mondiale 2023. Obiettivo già raggiunto dagli azzurri del ct Pozzecco. E proprio il Modigliani Forum potrebbe fare da cornice a quell’incontro: manca l’ufficialità, ma ci sono tutte le premesse affinché ciò si realizzi.

Dopo il primo fallimento, la Libertas ha salvato il patrimonio del settore giovanile unendosi alla Liburnia, realtà nata nel 1979. A piccoli passi, nel 2017 è arrivata la promozione in serie B. Un traguardo macchiato però dalla successiva doppia retrocessione sino alla C Silver. Così nel 2019 è stata rifondata l’attuale Libertas, che ha acquistato il titolo del campionato cadetto dalla Stella Azzurra Roma, e nelle ultime due stagioni ha sfiorato il salto di categoria in A2. «Il derby è uno scontro che va al di là dello sport. È una stracittadina - ha aggiunto Fantozzi - che ha luogo in un comune comunque piccolo come quello di Livorno, con le passioni e la voglia di confrontarsi che ricade anche e soprattutto nei rapporti tra famiglie. Ai tempi d’oro, quando Libertas e Pielle militavano entrambe in serie A, non c’era una famiglia che non avesse qualche tifoso per l’una o l’altra squadra. Oltre ad esserci fidanzati che magari erano delle parti opposte e che per un giorno o una settimana non si parlavano. Questo fa parte anche della goliardia livornese e del nostro modo di essere molto passionali».

L’elenco dei protagonisti della nostra pallacanestro che ci ha regalato la città di Livorno è davvero molto lungo, tra giocatori e allenatori. Dell’Agnello ha iniziato la sua carriera di tecnico proprio con il Basket Livorno, guidato per tre stagioni fino al fallimento. Fantozzi si è ritirato da atleta a 44 anni giocando in serie C con la Libertas Liburnia, mentre nella passata stagione ha allenato la rinata Libertas. Segno inconfondibile che da livornesi doc sono rimasti legati alla loro identità.

«La pallacanestro livornese sta avendo un bell’impulso con le nuove realtà - ha osservato Fantozzi -, ed è evidente dal folto pubblico che ha partecipato all’ultimo derby. Le società attuali stanno facendo degli sforzi per cercare di rispolverare gli antichi fasti dei due club. È un percorso non semplice, dove si intrecciano tante componenti, ma la speranza da livornese è che si possa ritornare a vedere un derby in serie A. È una cosa estremamente complicata e difficile - ha concluso il libertassino -, ma la speranza è l’ultima a morire». «L’auspicio è che ci siano le basi affinché la città possa rivedere la pallacanestro in serie A. La toccata e fuga non servirebbe a nessuno - ha dichiarato il piellino Dell’Agnello -, per questo auguro ad entrambe le società di consolidarsi sempre di più e che possano presto riportare la massima categoria in città».


* per la rivista Basket Magazine

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