La carriera dell'ala forte di Marianna è decollata a Scafati dopo anni nelle leghe minori europee
La conferma Pinkins, lottatore mancato
Tanta energia sul parquet per Kruize che si sta imponendo tra i protagonisti di Serie A
di Giovanni Bocciero*
INIZIARE DAL BASSO per
mirare ad arrivare al proprio massimo. Si può forse riassumere così la carriera
di Kruize Pinkins, ala classe 1993 dello Scafati Basket, che si sta
facendo ammirare come uno dei principali protagonisti del campionato di serie
A. Ha dovuto lottare, sgomitare, combattere, arpionare qualsiasi pallone e
addirittura gettarsi a terra per sbucciarsi le ginocchia se ce ne fosse stato
bisogno. «Certo che sì - ha esordito il cestista nativo di Marianna, città
della Florida -, ho lottato per tutto ciò che ho avuto da quando ho iniziato la
mia carriera da professionista. È ciò che rende speciale questo sport ed il mio
percorso, in un certo senso. Il giocare a pallacanestro mi ha portato in posti
che non avrei mai pensato di vedere. A volte devi solo scommettere su te stesso».
Cosa che fa ancora oggi con la canotta gialloblù indosso. E pensare che «il mio
primo sport non è stato nemmeno il basket. Mia mamma mi ha portato a fare lotta
quando ero molto giovane, cosa che non è durata molto una volta che ho potuto
iniziare a giocare a pallacanestro e a football americano. Però ho sempre
giocato a basket, ed è sempre stato il mio sport preferito».
«È un giocatore positivo
- ha commentato coach Pino Sacripanti -, un ragazzo generoso. Pensa al
risultato della squadra prima che di sé stesso, ed è un piacere onestamente
allenarlo. Credo che possa ancora migliorare sulla comprensione del gioco, un
aspetto sul quale sta lavorando giorno dopo giorno, e che può renderlo ancora
più utile all’interno di un sistema. Ormai ha una certa esperienza, ma non
giocando da tanto ad un certo livello si sta abituando a questo standard. Si
sta concentrando anche fuori dal campo, perché tendeva a mettere qualche chilo
di troppo mentre oggi sta molto più attento. Così facendo può arrivare a
giocare per una squadra che faccia le coppe europee, avvalorato dal fatto che
il livello dell’attuale campionato di serie A è alto e lo sta vedendo grande
protagonista».
Pinkins si è definitivamente consacrato sulla scena della
pallacanestro italiana grazie alla vittoria per 103-107 che ha contribuito a
regalare a Scafati sul parquet di Pesaro dopo un tempo supplementare. Una
prestazione che lo ha visto segnare 33 punti in 39 minuti di gioco per 42 di
valutazione. Così facendo l’ala statunitense ha insidiato il record del club
che detiene un vecchio fromboliere come Rick Apodaca, con 36 punti e 45 di
valutazione. Ma contro Pesaro il numero 12 gialloblù ha migliorato il suo
stesso primato in valutazione, che era il 39 realizzato nel trionfale derby
contro Napoli della passata stagione, oltre ad essere la migliore prestazione
fatta registrare in questo campionato (almeno fino al momento in cui scriviamo,
ndr). «Onestamente in campo pensavo solo a vincere la partita, perché ce lo stavamo
meritando. Durante l’incontro avevamo avuto un grande vantaggio, poi abbiamo permesso
ai nostri avversari di avvicinarsi. Sono rimasto concentrato cercando di
aiutare la squadra a ottenere la vittoria. Solo dopo ho capito che è stato un match
piuttosto importante per me, per quello che sono riuscito a fare, ed è stato
piuttosto bello».
A qualcuno forse
meraviglia quello che è capace di fare Pinkins in campo. Ma chi l’ha seguito
anni addietro può senz’altro affermare che è tutta farina del suo sacco. «Direi
che la mia migliore abilità - ha detto l’ala - è l’energia che metto sul
parquet e la mia versatilità». Caratteristiche queste che gli hanno permesso nell’arco
della sua carriera di chiudere diverse stagioni con la doppia-doppia in punti e
rimbalzi di media, nonostante un’altezza che si assesta sui 2.01 metri. Sin dal
Chipole College (due stagioni a 16 punti e 9 rimbalzi di media) si è fatto
apprezzare per la volontà di arrivare per primo sul pallone vagante. Qualità
che dopo essere stato snobbato gli ha aperto le porte del campionato
universitario per eccellenza ricevendo la borsa di studio dai San Francisco
Dons, volando così dall’Oceano Atlantico della Florida a quello Pacifico della
California.
Dopo aver provato a ripercorrere le orme di una leggenda come Bill
Russell, alle medie di 13.9 punti e 6.2 rimbalzi con 9 doppie-doppie e una
menzione per il miglior quintetto della West Coast Conference, ha iniziato il
suo girovagare per l’Europa. Prima tappa in Germania, all’Hanau militante in
seconda divisione, dove nella prima stagione ha registrato 13.1 punti e 9.1
rimbalzi di media, mentre nella seconda si è migliorato con 17.9 punti, 9.6
rimbalzi e 2.5 assist che è il suo massimo in carriera. Nell’estate del 2017 è arrivata
la chiamata di Mitteldeutscher che lo ha fatto esordire in Bundesliga: chiude
l’annata con 11.1 punti e 5.9 rimbalzi. L’anno successivo è approdato in Italia,
ancora per giocare in una seconda lega. È Casale Monferrato che se l’è cullato,
e lui ha ripagato la fiducia forse con la migliore stagione a livello
statistico: 16.8 punti e 10.2 rimbalzi. Ha deciso però di uscire dal secondo
anno di contratto con la squadra per accettare l’offerta da parte
dell’ambiziosa Torino, che ha puntato su Pinkins per cercare la promozione in
serie A. Al primo anno ha chiuso con 15.6 punti e 7.2 rimbalzi, quello
successivo con 11.8 e 6.4. Due anni comunque positivi pur non riuscendo a
cogliere il salto di categoria.
Nel 2021 si è trasferito in Francia per giocare
con l’ambizioso Limoges del tecnico italiano Massimo Cancellieri, che lo aveva
già affrontato. In Pro A ha fatto registrare 5.6 punti e 3.1 rimbalzi, con le
peggiori percentuali della sua carriera: 42% da 2 e 29% da 3. Dopo essere stato
etichettato quale classico giocatore da seconda categoria, è stata la
neopromossa Scafati a puntarci forte per l’esordio in serie A. Ed alle pendici
del Vesuvio sta trovando di sicuro la sua dimensione ideale. «Scafati è stata
buona con me, e ringrazio tutti perché nel mio caso mi sono ambientato sin da
subito. I tifosi sostengono davvero la squadra, e il club ha una sua storia affascinante.
È stato tutto molto bello sin dal primo giorno». Il primo campionato in
gialloblù l’ha terminato con 12.9 punti e 6.4 rimbalzi di media, cifre che in
questa stagione sta quasi migliorando con 15.4 punti, 5.6 rimbalzi e le
migliori percentuali al tiro di sempre (64% dal campo ed il 53% dall’arco) dopo
le prime otto partite giocate.
Pinkins sta sfruttando il
gioco di Scafati per mettersi in mostra, e Scafati sta beneficiando della
versatilità di Pinkins per raggiungere i suoi obiettivi. «I miei compagni di
squadra sono ragazzi fantastici, sia dentro che fuori dal campo. Siamo un
gruppo che ha tanta fame di migliorare, e ognuno cerca di essere la sua
migliore versione per il bene della squadra. Tutti parliamo tra di noi, ed è
bello vivere l’atmosfera che c’è nello spogliatoio. Coach Sacripanti è una
brava persona, ovviamente un allenatore esperto, che crede davvero nei suoi
giocatori. È difficile trovare questa qualità nella maggior parte dei tecnici, perché
spesso alcuni lo dicono ma non lo pensano sul serio. Poter continuare ad essere
allenato da lui è stata la ragione per cui volevo ritornare a Scafati».
Proprio
al coach abbiamo chiesto se potesse paragonare il nativo di Marianna con uno
dei tanti giocatori che ha avuto l’opportunità di allenare nella sua lunga
carriera: «Non credo che lo possa paragonare a dei ‘quattro’ che ho già
allenato in passato. Maarten Leunen ad esempio era un secondo playmaker in campo,
mentre Shaun Stonerook era capace di rendersi utile facendo tante cose. Ecco, Pinkins
sa fare tante cose sul parquet ma con una fisicità ed un atletismo diversi. Lui
è un atleta che può ricoprire entrambi i ruoli di ala, anche se in quello di
‘quattro’ è più funzionale perché può giocare sia fronte che spalle a canestro.
E da quando lo alleno credo sia anche migliorato sulle letture. La sua migliore
qualità è comunque la presenza costante in partita. Sai che c’è sempre sia a
livello fisico che tattico, e segue scrupolosamente le indicazioni che ci
diamo».
«Abbiamo creduto sin
dall’anno scorso in Pinkins - ha detto il direttore tecnico Enrico Longobardi
-, ed è per questo che nel costruire la squadra si è deciso di puntare
nuovamente su di lui». «È un’ala pura dalla grande bidimensionalità, capace di
giocare sia esterno che interno - ha aggiunto il direttore sportivo Nicola
Egidio -, ma credo che in particolare lui sia il nostro equilibratore». All’alba
dei 31 anni, che Pinkins compirà il prossimo 25 gennaio, ha di sicuro ancora
diverse stagioni avanti. Eppure uno sguardo di cosa sarà il suo futuro da
grande già se lo sta immaginando. «Mi piacerebbe insegnare il basket ai bambini
più piccoli - ha rivelato l’ala americana -, non solo gli aspetti fisici del
gioco ma anche quelli mentali perché è qualcosa di cui avrei avuto bisogno io
stesso crescendo e giocando a basket. Voglio dire, non avevo solo bisogno di qualcuno
che mi dicesse di correre intorno ai coni oppure di segnare, ma qualcuno che mi
insegnasse in che modo farlo. Oltre a trasmettermi tante altre cose per capire
molto di più questo gioco». Per il momento, però, è concentrato solo sulla
stagione di Scafati. «Rimaniamo con la nostra ambizione che è quella di una
salvezza tranquilla».
Il profilo di Pinkins
La carriera di Pinkins è
stata tutta un conquistarsi, spesso a suon di doppie-doppie. La miglior
prestazione a livello collegiale l’ha visto segnare 26 punti e prendere 13
rimbalzi. All’esordio in Europa nella seconda divisione tedesca con Hanau ha
raccolto sette nomination ed un premio di giocatore della settimana, dopo una prestazione
da 17 punti e 14 rimbalzi, ed al termine del campionato è stato selezionato per
il miglior quintetto. Nelle tre stagioni in serie A2, ha collezionato 34
doppie-doppie, con i massimi di 34 punti e 15 rimbalzi entrambi a Casale. In
serie A sono quattro le doppie-doppie in due campionati, con 11 rimbalzi
arpionati in tre occasioni.
L'addio obbligato al coach della salvezza: Sacripanti era la chiave di tutto
SCAFATI E L'AGGUATO DEL DESTINO: la Givova si è trovata tra capo e collo un fulmine a ciel sereno. Sacripanti ha dovuto lasciare per sottoporsi a un delicato intervento chirurgico che richiederà una lunga convalescenza. Toccanti le parole di Nello Longobardi e coach nel momento del commiato. Ora è arrivato l'esperto Matteo Boniciolli in cerca di rivincita. Fino al forfait del suo coach Scafato stava andando discretamente: «il campionato è molto equilibrato, lo si vede di domenica in domenica - ha
esordito il ds Egidio -. Non si può sottovalutare nessun impegno. Il nostro
obiettivo resta oggettivamente la salvezza, che dobbiamo raggiungere il prima
possibile. Ma credo che possiamo toglierci qualche soddisfazione in più. Adesso
è presto per fare ipotesi, diciamo che possiamo farci un’idea più chiara su
dove possiamo arrivare solo al termine del girone d’andata». «Abbiamo costruito
il roster conservando una base - ha aggiunto il dt Longobardi -, per questo
abbiamo confermato Pinkins, Logan, De Laurentiis e Rossato. Su Rossato credo
che ci siano pochi giocatori in giro che possono vantare una così lunga
permanenza in uno stesso club. Logan lo abbiamo davvero aspettato. Dopo la
parentesi a Cantù ci aveva fatto sapere che voleva smettere. Insistendo per capire
se magari fosse dovuto alla stanchezza, con il suo procuratore ci siamo presi
qualche settimana durante le quali non abbiamo cercato nessun’altro, e la cosa
si è conclusa bene».
Alessandro Gentile e
Strelnieks hanno rappresentato due innesti di alto spessore. «Con Gentile ci
siamo trovati sin da subito in sintonia - ha commentato il ds -, non a caso ci
abbiamo messo poco a concludere l’accordo. Era in cerca di una piazza che
potesse rilanciarlo ad un certo livello, e noi abbiamo visto in lui una grande
opportunità per aggiungere un giocatore dal grande pedigree. L’aggiunta di
Strelnieks, invece, è stata fatta per potenziare il roster. Valutata la sua
condizione fisica, la trattativa per ingaggiarlo è stata molto rapida. È il
pezzo che ci mancava, e lo si è visto sin dalle prime partite che è un facilitatore,
un giocatore capace sia di realizzare nei momenti difficili che di passare». Ma la
chiave di volta era Pino Sacripanti come ci aveva dichiarato il dt gialloblù prospettando per lui un lungo futuro a Scafati. Poi, il destino maledetto. Ora tocca al coach triestino.