sabato 20 gennaio 2024

La conferma Pinkins, lottatore mancato

La carriera dell'ala forte di Marianna è decollata a Scafati dopo anni nelle leghe minori europee

La conferma Pinkins, lottatore mancato

Tanta energia sul parquet per Kruize che si sta imponendo tra i protagonisti di Serie A


di Giovanni Bocciero*


INIZIARE DAL BASSO per mirare ad arrivare al proprio massimo. Si può forse riassumere così la carriera di Kruize Pinkins, ala classe 1993 dello Scafati Basket, che si sta facendo ammirare come uno dei principali protagonisti del campionato di serie A. Ha dovuto lottare, sgomitare, combattere, arpionare qualsiasi pallone e addirittura gettarsi a terra per sbucciarsi le ginocchia se ce ne fosse stato bisogno. «Certo che sì - ha esordito il cestista nativo di Marianna, città della Florida -, ho lottato per tutto ciò che ho avuto da quando ho iniziato la mia carriera da professionista. È ciò che rende speciale questo sport ed il mio percorso, in un certo senso. Il giocare a pallacanestro mi ha portato in posti che non avrei mai pensato di vedere. A volte devi solo scommettere su te stesso». Cosa che fa ancora oggi con la canotta gialloblù indosso. E pensare che «il mio primo sport non è stato nemmeno il basket. Mia mamma mi ha portato a fare lotta quando ero molto giovane, cosa che non è durata molto una volta che ho potuto iniziare a giocare a pallacanestro e a football americano. Però ho sempre giocato a basket, ed è sempre stato il mio sport preferito».

«È un giocatore positivo - ha commentato coach Pino Sacripanti -, un ragazzo generoso. Pensa al risultato della squadra prima che di sé stesso, ed è un piacere onestamente allenarlo. Credo che possa ancora migliorare sulla comprensione del gioco, un aspetto sul quale sta lavorando giorno dopo giorno, e che può renderlo ancora più utile all’interno di un sistema. Ormai ha una certa esperienza, ma non giocando da tanto ad un certo livello si sta abituando a questo standard. Si sta concentrando anche fuori dal campo, perché tendeva a mettere qualche chilo di troppo mentre oggi sta molto più attento. Così facendo può arrivare a giocare per una squadra che faccia le coppe europee, avvalorato dal fatto che il livello dell’attuale campionato di serie A è alto e lo sta vedendo grande protagonista».

Pinkins si è definitivamente consacrato sulla scena della pallacanestro italiana grazie alla vittoria per 103-107 che ha contribuito a regalare a Scafati sul parquet di Pesaro dopo un tempo supplementare. Una prestazione che lo ha visto segnare 33 punti in 39 minuti di gioco per 42 di valutazione. Così facendo l’ala statunitense ha insidiato il record del club che detiene un vecchio fromboliere come Rick Apodaca, con 36 punti e 45 di valutazione. Ma contro Pesaro il numero 12 gialloblù ha migliorato il suo stesso primato in valutazione, che era il 39 realizzato nel trionfale derby contro Napoli della passata stagione, oltre ad essere la migliore prestazione fatta registrare in questo campionato (almeno fino al momento in cui scriviamo, ndr). «Onestamente in campo pensavo solo a vincere la partita, perché ce lo stavamo meritando. Durante l’incontro avevamo avuto un grande vantaggio, poi abbiamo permesso ai nostri avversari di avvicinarsi. Sono rimasto concentrato cercando di aiutare la squadra a ottenere la vittoria. Solo dopo ho capito che è stato un match piuttosto importante per me, per quello che sono riuscito a fare, ed è stato piuttosto bello».

A qualcuno forse meraviglia quello che è capace di fare Pinkins in campo. Ma chi l’ha seguito anni addietro può senz’altro affermare che è tutta farina del suo sacco. «Direi che la mia migliore abilità - ha detto l’ala - è l’energia che metto sul parquet e la mia versatilità». Caratteristiche queste che gli hanno permesso nell’arco della sua carriera di chiudere diverse stagioni con la doppia-doppia in punti e rimbalzi di media, nonostante un’altezza che si assesta sui 2.01 metri. Sin dal Chipole College (due stagioni a 16 punti e 9 rimbalzi di media) si è fatto apprezzare per la volontà di arrivare per primo sul pallone vagante. Qualità che dopo essere stato snobbato gli ha aperto le porte del campionato universitario per eccellenza ricevendo la borsa di studio dai San Francisco Dons, volando così dall’Oceano Atlantico della Florida a quello Pacifico della California.

Dopo aver provato a ripercorrere le orme di una leggenda come Bill Russell, alle medie di 13.9 punti e 6.2 rimbalzi con 9 doppie-doppie e una menzione per il miglior quintetto della West Coast Conference, ha iniziato il suo girovagare per l’Europa. Prima tappa in Germania, all’Hanau militante in seconda divisione, dove nella prima stagione ha registrato 13.1 punti e 9.1 rimbalzi di media, mentre nella seconda si è migliorato con 17.9 punti, 9.6 rimbalzi e 2.5 assist che è il suo massimo in carriera. Nell’estate del 2017 è arrivata la chiamata di Mitteldeutscher che lo ha fatto esordire in Bundesliga: chiude l’annata con 11.1 punti e 5.9 rimbalzi. L’anno successivo è approdato in Italia, ancora per giocare in una seconda lega. È Casale Monferrato che se l’è cullato, e lui ha ripagato la fiducia forse con la migliore stagione a livello statistico: 16.8 punti e 10.2 rimbalzi. Ha deciso però di uscire dal secondo anno di contratto con la squadra per accettare l’offerta da parte dell’ambiziosa Torino, che ha puntato su Pinkins per cercare la promozione in serie A. Al primo anno ha chiuso con 15.6 punti e 7.2 rimbalzi, quello successivo con 11.8 e 6.4. Due anni comunque positivi pur non riuscendo a cogliere il salto di categoria.

Nel 2021 si è trasferito in Francia per giocare con l’ambizioso Limoges del tecnico italiano Massimo Cancellieri, che lo aveva già affrontato. In Pro A ha fatto registrare 5.6 punti e 3.1 rimbalzi, con le peggiori percentuali della sua carriera: 42% da 2 e 29% da 3. Dopo essere stato etichettato quale classico giocatore da seconda categoria, è stata la neopromossa Scafati a puntarci forte per l’esordio in serie A. Ed alle pendici del Vesuvio sta trovando di sicuro la sua dimensione ideale. «Scafati è stata buona con me, e ringrazio tutti perché nel mio caso mi sono ambientato sin da subito. I tifosi sostengono davvero la squadra, e il club ha una sua storia affascinante. È stato tutto molto bello sin dal primo giorno». Il primo campionato in gialloblù l’ha terminato con 12.9 punti e 6.4 rimbalzi di media, cifre che in questa stagione sta quasi migliorando con 15.4 punti, 5.6 rimbalzi e le migliori percentuali al tiro di sempre (64% dal campo ed il 53% dall’arco) dopo le prime otto partite giocate.

Pinkins sta sfruttando il gioco di Scafati per mettersi in mostra, e Scafati sta beneficiando della versatilità di Pinkins per raggiungere i suoi obiettivi. «I miei compagni di squadra sono ragazzi fantastici, sia dentro che fuori dal campo. Siamo un gruppo che ha tanta fame di migliorare, e ognuno cerca di essere la sua migliore versione per il bene della squadra. Tutti parliamo tra di noi, ed è bello vivere l’atmosfera che c’è nello spogliatoio. Coach Sacripanti è una brava persona, ovviamente un allenatore esperto, che crede davvero nei suoi giocatori. È difficile trovare questa qualità nella maggior parte dei tecnici, perché spesso alcuni lo dicono ma non lo pensano sul serio. Poter continuare ad essere allenato da lui è stata la ragione per cui volevo ritornare a Scafati».

Proprio al coach abbiamo chiesto se potesse paragonare il nativo di Marianna con uno dei tanti giocatori che ha avuto l’opportunità di allenare nella sua lunga carriera: «Non credo che lo possa paragonare a dei ‘quattro’ che ho già allenato in passato. Maarten Leunen ad esempio era un secondo playmaker in campo, mentre Shaun Stonerook era capace di rendersi utile facendo tante cose. Ecco, Pinkins sa fare tante cose sul parquet ma con una fisicità ed un atletismo diversi. Lui è un atleta che può ricoprire entrambi i ruoli di ala, anche se in quello di ‘quattro’ è più funzionale perché può giocare sia fronte che spalle a canestro. E da quando lo alleno credo sia anche migliorato sulle letture. La sua migliore qualità è comunque la presenza costante in partita. Sai che c’è sempre sia a livello fisico che tattico, e segue scrupolosamente le indicazioni che ci diamo».

«Abbiamo creduto sin dall’anno scorso in Pinkins - ha detto il direttore tecnico Enrico Longobardi -, ed è per questo che nel costruire la squadra si è deciso di puntare nuovamente su di lui». «È un’ala pura dalla grande bidimensionalità, capace di giocare sia esterno che interno - ha aggiunto il direttore sportivo Nicola Egidio -, ma credo che in particolare lui sia il nostro equilibratore». All’alba dei 31 anni, che Pinkins compirà il prossimo 25 gennaio, ha di sicuro ancora diverse stagioni avanti. Eppure uno sguardo di cosa sarà il suo futuro da grande già se lo sta immaginando. «Mi piacerebbe insegnare il basket ai bambini più piccoli - ha rivelato l’ala americana -, non solo gli aspetti fisici del gioco ma anche quelli mentali perché è qualcosa di cui avrei avuto bisogno io stesso crescendo e giocando a basket. Voglio dire, non avevo solo bisogno di qualcuno che mi dicesse di correre intorno ai coni oppure di segnare, ma qualcuno che mi insegnasse in che modo farlo. Oltre a trasmettermi tante altre cose per capire molto di più questo gioco». Per il momento, però, è concentrato solo sulla stagione di Scafati. «Rimaniamo con la nostra ambizione che è quella di una salvezza tranquilla».

Il profilo di Pinkins

La carriera di Pinkins è stata tutta un conquistarsi, spesso a suon di doppie-doppie. La miglior prestazione a livello collegiale l’ha visto segnare 26 punti e prendere 13 rimbalzi. All’esordio in Europa nella seconda divisione tedesca con Hanau ha raccolto sette nomination ed un premio di giocatore della settimana, dopo una prestazione da 17 punti e 14 rimbalzi, ed al termine del campionato è stato selezionato per il miglior quintetto. Nelle tre stagioni in serie A2, ha collezionato 34 doppie-doppie, con i massimi di 34 punti e 15 rimbalzi entrambi a Casale. In serie A sono quattro le doppie-doppie in due campionati, con 11 rimbalzi arpionati in tre occasioni.

L'addio obbligato al coach della salvezza: Sacripanti era la chiave di tutto

SCAFATI E L'AGGUATO DEL DESTINO: la Givova si è trovata tra capo e collo un fulmine a ciel sereno. Sacripanti ha dovuto lasciare per sottoporsi a un delicato intervento chirurgico che richiederà una lunga convalescenza. Toccanti le parole di Nello Longobardi e coach nel momento del commiato. Ora è arrivato l'esperto Matteo Boniciolli in cerca di rivincita. Fino al forfait del suo coach Scafato stava andando discretamente: «il campionato è molto equilibrato, lo si vede di domenica in domenica - ha esordito il ds Egidio -. Non si può sottovalutare nessun impegno. Il nostro obiettivo resta oggettivamente la salvezza, che dobbiamo raggiungere il prima possibile. Ma credo che possiamo toglierci qualche soddisfazione in più. Adesso è presto per fare ipotesi, diciamo che possiamo farci un’idea più chiara su dove possiamo arrivare solo al termine del girone d’andata». «Abbiamo costruito il roster conservando una base - ha aggiunto il dt Longobardi -, per questo abbiamo confermato Pinkins, Logan, De Laurentiis e Rossato. Su Rossato credo che ci siano pochi giocatori in giro che possono vantare una così lunga permanenza in uno stesso club. Logan lo abbiamo davvero aspettato. Dopo la parentesi a Cantù ci aveva fatto sapere che voleva smettere. Insistendo per capire se magari fosse dovuto alla stanchezza, con il suo procuratore ci siamo presi qualche settimana durante le quali non abbiamo cercato nessun’altro, e la cosa si è conclusa bene».

Alessandro Gentile e Strelnieks hanno rappresentato due innesti di alto spessore. «Con Gentile ci siamo trovati sin da subito in sintonia - ha commentato il ds -, non a caso ci abbiamo messo poco a concludere l’accordo. Era in cerca di una piazza che potesse rilanciarlo ad un certo livello, e noi abbiamo visto in lui una grande opportunità per aggiungere un giocatore dal grande pedigree. L’aggiunta di Strelnieks, invece, è stata fatta per potenziare il roster. Valutata la sua condizione fisica, la trattativa per ingaggiarlo è stata molto rapida. È il pezzo che ci mancava, e lo si è visto sin dalle prime partite che è un facilitatore, un giocatore capace sia di realizzare nei momenti difficili che di passare». Ma la chiave di volta era Pino Sacripanti come ci aveva dichiarato il dt gialloblù prospettando per lui un lungo futuro a Scafati. Poi, il destino maledetto. Ora tocca al coach triestino.


Nessun commento:

Posta un commento