Il prodigio francese non ha deluso le aspettative e ora affronta il suo primo grande appuntamento, con la Francia che vuol sfidare gli Stati Uniti. Un bel banco di prova per capire sin dove si può spingere Victor che, per coach Popovich, «è molto più dotato di quanto lui stesso si immagina».
di Giovanni Bocciero*
Un giocatore dalle particolari
caratteristiche si fa presto ad etichettarlo quale ‘unicorno’. Ma se in giro
iniziano ad essercene troppe di queste creature leggendarie, è logico pensare
che dopotutto così uniche non debbano essere. Forse è semplicemente il dato
momento storico che permette la proliferazione di cestisti che, cresciuti
secondo un’impostazione ben precisa, vengono fuori con delle peculiari capacità
tecniche.
Poi però ammiri Victor Wembanyama, e a
questo punto bisogna ristabilire qualsiasi tipo di categoria. Definirlo
‘unicorno’ è riduttivo, perché non c’è altro cestista che gli possa essere equiparato.
In nessun caso. L’unicorno è oramai un termine diventato inflazionato nella
pallacanestro, perché quel tipo di giocatore non rappresenta più un’eccezione ma
un animale esotico in una fauna di normalità.
Nato a dieci minuti dalla Reggia di
Versailles, in una città che conta poco meno di 30mila abitanti chiamata Le
Chesnay, il fenomenale francese i geni dell’atleta li ha ereditati dai genitori.
Papà Felix ex triplista di origini congolesi, nato in Belgio ma naturalizzato
francese; mamma Elodie de Fautereau ex giocatrice di pallacanestro e oggi
allenatrice. Entrambi alti circa 1,90 metro, hanno avuto tre figli, tutti cestisti,
ma è il secondogenito che si appresta ad avere una carriera luminosissima. «Ho potuto
scegliere se giocare a basket - ha detto Victor -, ma è sempre stato intorno a
me e non l’ho potuto evitare».
Victor Wembanyama, 20 anni, punta di diamante dell'emergente generazione dorata francese |
Semplicemente madre natura. Con l’eccezionale
altezza e la disarmante mobilità, Wembanyama ha attirato l’attenzione di
allenatori e osservatori quando non era ancora un adolescente. Da bambino ha sperimentato
diverse discipline. Prima ha giocato a calcio, da portiere, poi ha praticato lo
judo. Fatto sta che quando arriva alla pallacanestro è semplicemente portato
per questo gioco. A 10 anni è alto 1,80, e arrivano i primi osservatori per
vederlo nelle giovanili del Nanterre.
A 14 anni il Barcellona tenta di
accaparrarselo, facendo indossare a quel grattacielo, diventato nel frattempo 2,10,
la maglia blaugrana per un torneo. Oltre all’altezza ed alla mobilità «sono
rimasto colpito dalle sue mani. Pensavo che avrebbe avuto difficoltà - ha
ricordato Carlos Flores, l’allenatore di quella squadra -, ma quando ha avuto
il pallone in mano ci ha lasciato senza parole: era grazia e talento». Nonostante
l’insistenza dei catalani, la famiglia ha preferito veder crescere Victor
vicino casa.
Fenomeno mediatico. Wembanyama
si è mostrato al mondo nel 2020, grazie al video in cui sfida Rudy Gobert diventato
poi virale. Appena 16enne possedeva una disarmante naturalezza nel mettere
palla a terra e un tiro più che fluido. L’anno successivo è al Mondiale under
19, e
la sfida con Chet Holmgren ha già una cassa di risonanza globale. La Francia è
d’argento, ma Victor ha lasciato il segno.
Il grande interesse intorno al prodigio
francese ha indotto la Nba a trasmettere tutte le partite del campionato
2022/23 del Metropolitans. Una decisione per preparare il pubblico statunitense
al draft che lo avrebbe visto essere la prima scelta assoluta, il secondo
europeo dopo Andrea Bargnani. Terzo lo è diventato poche settimane fa l’altro
francese Zaccharie Risacher, seguito dal connazionale di 2,13 metri Alex Sarr
dalle spiccate doti da all-around. Giusto per comprendere la fucina di talenti
d’oltralpe.
Prim’ancora del draft c’è stata la
tournée a Las Vegas del club alla periferia di Parigi, fallito a un solo anno
dall’addio di Victor. Lo scopo era far affrontare, con le rispettive squadre, il
francese e Scott Henderson, il giovane talento americano sfidante alla scelta
numero uno. E in termini pugilistici, quasi ad imitare Muhammad Ali, Wemby aveva
detto che l’avversario «avrebbe meritato di essere la prima scelta, se io non
fossi nato».
Alla corte dei santoni. Il suo
trasferimento al Metropolitans è stato dettato dalla volontà, forte, di essere
allenato da Vincent Collet, ct part time della Francia. Con lui ha esordito in
nazionale maggiore nella finestra Fiba dell’autunno 2022, segnando 20 punti
contro la Repubblica Ceca. Per non pregiudicarsi alcunché nella prima ed
attesissima stagione Nba, ha saltato i Mondiali della scorsa estate. Ad
aspettarlo a San Antonio ha trovato un altro santone come Gregg Popovich, che
con molta probabilità ha posticipato il suo ritiro solo e soltanto per poter
allenare il prospetto generazionale.
Dopo 71 gare giocate da ‘pro’, secondo
l’allenatore degli Spurs il ventenne ha tutto per diventare il migliore giocatore
di sempre. Questo perché «è competitivo, vuole vincere, è molto talentuoso». Ma
soprattutto ha aggiunto, alzando se possibile ancor di più l’asticella e
aumentando la pressione, che «è molto più dotato di quanto lui stesso si
immagina».
Un esordio immaginifico. Nonostante
il campionato sia stato negativo per la squadra, arrivata penultima nella
Western Conference con 22 vittorie e 60 sconfitte, Victor non ha deluso le
attese. Negli Stati Uniti si è parlato di una delle migliori stagioni di sempre
per un rookie. Le prestazioni esaltanti non sono mancate, dal career high da 40
punti nella vittoria al supplementare contro New York, al 5x5 nella sconfitta
contro i Lakers da 27 punti, 10 rimbalzi, 8 assist, 5 stoppate e 5 rubate; alle
due triple doppie da 16 punti, 12 rimbalzi e 10 assist a Detroit, e da 27
punti, 14 rimbalzi e 10 stoppate a Toronto.
Ha fatto registrare 43 doppie doppie,
11 partite da 30 o più punti, e soltanto 3 volte non è andato in doppia cifra.
Fa impallidire che soltanto Kareem Abdul-Jabbar, nel lontanissimo campionato 1975/76,
abbia prodotto un’annata con numeri migliori in ogni categoria statistica. In
un anno Wembanyama ha collezionato oltre 1500 punti, 250 stoppate e 100 triple,
riscrivendo la storia della Nba. Ma questo è anche un segno inconfondibile
della sua autentica tridimensionalità sui 28x15.
Non stupisce che abbia vinto il premio
di Rookie dell’anno all’unanimità, nominato primo da tutti i novantanove
votanti tra giornalisti ed esperti. Per continuare a strabuzzarsi gli occhi,
c’è da sapere che è diventato, sempre nella lega d’oltreoceano, il giocatore più
giovane a registrare una partita da 20 punti e 20 rimbalzi (19 anni e 338
giorni); e il giocatore più giovane di sempre a realizzare una tripla doppia
senza palle perse (20 anni e 6 giorni).
Definirlo secondo i canonici ruoli
della pallacanestro è assolutamente impossibile. Sono le parole dei campioni,
suoi avversari in campo, che ne danno una reale dimensione. LeBron James lo ha
chiamato ‘alieno’; per Stephen Curry «è un giocatore da videogame», perché certe
cose si possono fare solo nella realtà virtuale e per questo può cambiare il gioco
come è stato inteso sino ad oggi. Antetokounmpo ne ha invece parlato come di un
«giocatore irripetibile».
Talenti fuori dal campo. Ama i
Lego e disegnare. «Si tratta di attività salutari - ha spiegato Victor -, che
richiedono precisione, combinando il lavoro delle mani e del cervello. Mi
rilassano e mi permettono di pensare». Passatempi che ha coltivato con i
genitori. «Fin da piccolissimo mi sono cimentato a disegnare perché mia madre
studiava architettura. Un giorno mi ci dedicherò per davvero, ho in mente una
storia che disegnerò. Il mio primo Lego è stato un’astronave, per questo sono
un appassionato di Star Wars da quando avevo quattro anni. Ho guardato tutti i
film con mio padre».
Obiettivo Parigi. Le sue
capacità le potremo ammirare anche alle Olimpiadi, che praticamente si giocano
a pochi passi da casa sua. «Fare bene sarebbe una grande storia - ha dichiarato
il ventenne -, e non c’è altro obiettivo che l’oro». Inutile dire che anche sul
palcoscenico dei Giochi attirerà la massima attenzione. Soprattutto, bisognerà
capire come si presenterà. Sembra infatti che abbia utilizzato questo periodo
di off season per mettere su massa muscolare. Ovviamente è un processo
delicato, perché con il fisico che si ritrova non può comunque esagerare.
Nella seppur ancora breve carriera si
è dimostrato tutto il contrario di fragile. Al di là delle gare di assenza
concordate spesso e volentieri con la stessa franchigia, ha sopportato molto
bene lo stress della prima stagione Nba. A Parigi se la dovrà vedere con avversari
del suo calibro, e almeno un paio li ha nella sua stessa nazionale. Con Gobert,
votato miglior difensore della lega statunitense, oscura la vallata formando
praticamente una diga invalicabile. Al netto delle possibili scelte dell’ultimo
minuto, non sono da meno neppure il solido Vincent Poirier oppure il grintoso
Mathias Lessort.
Con gli Stati Uniti si riproporrebbero i duelli già visti nel corso della stagione con Joel Embiid, Anthony Davis e Bam Adebayo, così come con Nikola Jokic se affronterà la Serbia. Da quest’ultimo ha ancora tutto da imparare, per mentalità e approccio. Con Embiid, che avrebbe potuto giocare proprio con la Francia, non sono mancate delle scintille in occasione degli ultimi confronti. Mancherà invece il duello con Paolo Banchero, altra stella emergente che conosciamo piuttosto bene e che non è stato convocato dal ‘dream team’.
Nato il 4 gennaio del 2004, Wembanyama
(2,24 metri per 95 kg) è stato precoce per via della sua incredibile altezza. Con
Nanterre ha esordito a 15 anni in Eurocup contro Brescia, e l’anno dopo è stato
nominato per il miglior quintetto dell’Eurolega Nexg Gen di Kaunas. Nell’estate
del 2021 è passato all’Asvel Villeurbanne, si è misurato con il livello
Eurolega ed è diventato campione di Francia, ma l’anno successivo ha preferito trasferirsi
al Metropolitans. Non ha vinto il titolo ma è stato nominato comunque Mvp del
campionato, oltre ad aggiudicarsi per il terzo anno di fila il premio di
miglior giovane della Lnb. Ha vinto anche un premio di Mvp dell’All Star Game
francese nel 2022.
Statistiche
Wembanyama detiene la media più alta
di 5.7 stoppate a gara in una competizione Fiba, realizzata al Mondiale
under 19 del 2021. Nella tournée a Las Vegas nell’ottobre del 2022 ha disputato una
serie di amichevoli con la casacca del Metropolitans, facendo registrare le medie
di 36.5 punti, 7.5 rimbalzi e 4 stoppate. Ha concluso la sua prima stagione Nba
con i San Antonio Spurs viaggiando a 21.4 punti, 10.6 rimbalzi, 3.9 assist, 3.6
stoppate e 1.2 recuperi in 29.7 minuti, venendo votato all’unanimità Rookie
dell’anno. Con 254 stoppate è risultato il miglior stoppatore della lega, e si
è classificato secondo per il premio di Difensore dell’anno.
per la rivista Basket Magazine