L’ala è passata dalla seconda categoria lussemburghese ai Warriors
L’ascesa di Alfonzo McKinnie ha davvero
dell’incredibile, e per certi versi fa commuovere. Oggi sta vivendo quel sogno
di essere un giocatore Nba sin da bambino, dopo averlo inseguito facendo molti
sacrifici. Diciamoci la verità, però, non stiamo difronte ad un talento
cristallino. Nato nel 1992 a Chicago, non ha vissuto appieno quella che è stata
l’escalation dei Bulls guidati da Michael Jordan. Ma da nativo della città del
vento è cresciuto aspirando di arrivare a quel livello. Dopo il liceo va al
college per frequentare prima l’Eastern Illinois e poi la Green Bay, dove
subisce due infortuni al menisco. Al draft Nba del 2015 non viene minimamente
calcolato dalle franchigie professionistiche, anche perché i numeri recitano
7.1 punti e 5.1 rimbalzi. Ma oltre alle mere cifre, come già detto, non sembra
avere i tratti di un talento fuori dal normale. Così come spesso succede per i
giovani giocatori americani, trova sistemazione in Europa, e precisamente nel
roster dei Pirates dell’East Side, formazione che disputa il secondo campionato
del Lussemburgo. Non immaginiamo quale possa essere il livello medio del
torneo, e così Alfonzo chiude la stagione con 26 punti ad allacciata di scarpe.
Trova il tempo di farsi una piccola vacanza-gioco ai Rayos de Hermosillo con i
quali perde la finale per il titolo messicano, e subito riprova la carta Nba. Si
autofinanzia con 175 dollari un provino con i Windy City Bulls, la franchigia
satellite in G League dei Chicago Bulls, ed ottiene un posto in squadra. Sono comunque
poche le soddisfazioni, eppure l’estate successiva viene firmato dai Toronto
Raptors che gli fanno giocare 14 match in Nba, esordendo proprio contro
Chicago. Viene per lo più assegnato ai Raptors 905, la squadra di G League
affiliata alla franchigia canadese, e dopo un anno viene tagliato. Insomma due
esperienze non proprio esaltanti e gratificanti. Ma lui non ha smesso di
sognare, c’ha creduto sempre e adesso sta vivendo questo sogno con i Golden
State Warriors. Certo, l’ambiente nella Baia assomiglia tanto ad un mondo
fantastico, magari chiunque di noi potrebbe tentare di andare lì a giocare, e
giocare per davvero tra i professionisti. Tanto come compagni di squadra hai
Steph Curry che domenica notte a Brooklyn ha stabilito il record di sette
partite consecutive con 5 o più triple realizzate, o Klay Thompson che stanotte
ha stabilito contro i Bulls - neanche a farla apposta - il record di 14 triple
mandate a segno in una singola gara. E poi c’è sempre Kevin Durant. Insomma,
sarebbe facile per chiunque giocare insieme a loro. Ma non va sottovalutata l’abnegazione
di McKinnie. Non a caso coach Steve Kerr ha dichiarato che dopo i provini
estivi lo ha voluto fortemente in squadra perché è un ragazzo che lavora duro,
e che deve essere preso d’esempio per i ragazzi più giovani perché non ha
smesso mai di inseguire il suo sogno. Giusto per inciso, nella vittoria contro
Chicago che passerà alla storia per le 14 triple di Thompson, Alfonzo ha
confezionato una doppia-doppia da 19 punti e 10 rimbalzi. Complimenti!
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