I due golden boya del basket azzurro hanno scelto la Germania per fare esperienza nel gran circo dell'Eurolega
Procida e Spagnolo a scuola dai campioni
Poco più che ventenni, compagni di stanza e spogliatoio in nazionale, scelti insieme dalla Nba, l'Alba Berlino li ha uniti sotto gli stessi colori
di Giovanni Bocciero*
Sono i golden boys dell’Italia dei canestri, quella
che crede in loro ed è pronta a celebrarne i successi. Il futuro è tutto dalla
loro parte, e Gabriele Procida e Matteo Spagnolo sono determinati
a prenderselo. Con i sacrifici che comporta vivere lontano da casa e dalla
famiglia, ed il lavoro quotidiano che contraddistingue i veri campioni.
Gabriele, ala classe 2002 da Como, esploso nelle giovanili di Cantù; e Matteo,
play brindisino del 2003, cresciuto cestisticamente a Mesagne; hanno condiviso
spesso e volentieri il proprio cammino. Dal torneo giovanile del 2018 targato
Eurolega a Belgrado con la Stella Azzurra Roma, all’Europeo Under 16 dello
stesso anno disputato a Novi Sad, fino all’ultimo Mondiale giocato con l’Italia
a Manila. Una sottile linea rossa che li ha portati a ritrovarsi insieme
all’inizio di questa stagione in forza all’Alba Berlino. Un’amicizia nata sul
parquet e consolidata tra camere d’albergo condivise e spogliatoio.
Nella capitale tedesca «viviamo
in due appartamenti diversi - ha
esordito Procida -.
La nostra giornata tipo è allenamento al mattino dalle 11 alle 13. Verso le 14
torniamo a casa, al pomeriggio trascorriamo tempo assieme giocando ai
videogame. Alla sera invece, spesso l’uno va a mangiare a casa dell’altro
oppure usciamo a cena».
All’allenamento vanno insieme, con l’unico patentato dei due Matteo che passa a
prendere Gabriele. In virtù delle tante partite e trasferte che richiede il
doppio impegno tra Bundesliga ed Eurolega, «non
siamo riusciti a fare più di tanto in città - ha continuato l’ala azzurra -.
Una volta, però, siamo andati allo zoo».
«A volte facciamo anche
qualche passeggiata al pomeriggio -
ha aggiunto Spagnolo -,
anche perché Berlino è davvero bella oltre ad essere una metropoli molto
internazionale. Per le strade s’incontrano tanti italiani e persone davvero da
tutto il mondo. È una cosa bella perché si respirano etnie e culture diverse.
Anche solo per una questione culinaria, c’è qualsiasi tipo di ristorante, e si
può scegliere tra diversi locali di carne o pesce».
Dopo aver condiviso diverse esperienze insieme,
l’Alba è il primo club che li ha riuniti facendoli giocare insieme per
un’intera annata. Ma chi è venuto a sapere per primo della notizia che avreste
giocato insieme a Berlino? «Più
o meno siamo tutti della stessa agenzia, le voci girano e stando in ritiro con
l’Italia - ha detto il play
brindisino - qualcosa ho
chiesto a Gabriele. Una domandina sulla situazione della squadra o com’è
l’ambiente gliel’ho fatta. Ovviamente i nostri compagni di nazionale sono stati
i primi a sapere della notizia».
Qual è stato il primo consiglio che ti è stato dato? «Gabriele mi ha detto di avere
pazienza, di non innervosirmi soprattutto se all’inizio le cose non sarebbero
andate come mi sarei aspettato. Si tratta comunque di un modo di giocare
diverso, e quindi è normale che ci voglia un periodo di assestamento. Questo è
stato il consiglio principale che mi ha dato».
Nonostante Gabriele e Matteo abbiano uno stretto
legame che va oltre la pallacanestro, non hanno un particolare rito prima delle
partite. Nemmeno un handshake, ovvero quel saluto tipico che tra compagni si fa
prima di mettere piede in campo. «Nulla
di speciale - ha detto l’ala
brianzola -. A
volte qualcosa di semplice, ma non abbiamo mai fatto nulla di strano». Forse prima delle partite sono concentrati solo
su ciò che c’è da fare sul parquet, ma è interessante sapere che «non ho nessun idolo - ha continuato Procida -, ma guardo un po’ tutti i migliori nella
mia posizione. Più li vedo e più cerco di rubargli qualcosa». «Guardo
un po’ tutti i giocatori nel mio ruolo
- ha aggiunto Spagnolo -,
soprattutto quelli che giocano in Eurolega, per cercare di capire quello che
fanno meglio e provare a copiarli. È utile per sviluppare il mio gioco».
Per quanto riguarda la stagione in Eurolega,
Procida è chiamato a confermare l’ottima passata annata. «All’Alba c’è molta cura per il dettaglio
e tanta voglia di lavorare. Non che nelle altre squadre dove ho giocato non ci
fosse, però qui hai la palestra aperta 24 ore su 24, due allenatori a
disposizione per sessioni individuali oltre allo staff tecnico. Tutto questo ti
permette di poterti allenare anche prima o dopo l’allenamento di squadra». Per Spagnolo è stato invece l’esordio assoluto
nella massima competizione continentale per club, nonostante qualche
convocazione con il Real Madrid già nel 2020. «Berlino
è la mia prima esperienza in Eurolega, e subito si vede quanto siano ben
organizzati per il livello al quale siamo chiamati a giocare. Avendo più
partite alla settimana, con diversi viaggi, è fondamentale che riusciamo a
trovare il tempo non solo di allenarci, ma nel farlo bene».
L’Alba Berlino è di sicuro una tappa importante per
le loro rispettive carriere. Un posto dove poter continuare a crescere, una
rampa di lancio verso cieli sempre più stellati. Ma cosa vedono i due ‘golden
boys’ azzurri per il loro futuro? «Spesso
ne discutiamo tra di noi - ha precisato
Spagnolo -, e siamo
convinti che è necessario vivere il presente e pensare a quello che facciamo
oggi. Credo che non faccia bene né pensare troppo al futuro, e neppure al
passato. Dobbiamo concentrarci sul presente, dobbiamo lavorare in maniera dura
adesso, perché è quello che ci ripagherà in futuro». «È
importante non crearci troppe aspettative - ha puntualizzato Procida -, perché
le cose magari possono cambiare lungo il nostro percorso. Quindi restiamo nel
presente e lavoriamo duramente tutti i giorni per raccogliere i frutti
nell’avvenire». Giocare
all’estero pone i cestisti italiani sullo stesso livello di uno straniero. L’ha
evidenziato tempo fa anche Nicolò Melli, sottolineando come i club che ti
ingaggiano cercano da te prestazioni oltre la media. Questo potrebbe aumentare il
livello di pressione, anche se «non
la vivo così - ha
commentato il play brindisino, che faceva ore e ore di autobus per giocare a
Roma prima di volare ancora adolescente a Madrid -. Giocare
all’estero è un ulteriore modo per uscire dalla propria comfort zone. Ti devi
confrontare con un altro tipo di ambiente, con un’altra lingua, con dei nuovi
compagni dei quali pochi italiani se non addirittura nessuno. Tutto questo
diventa uno stimolo in più per migliorare e per restare sempre sul pezzo».
Per qualcuno si tratterà di destino, per altri
soltanto di un traguardo conquistato con merito. Ma Matteo e Gabriele hanno
condiviso anche il Mondiale di questa estate. «Non
mi aspettavo la convocazione ma ci speravo tanto. Sembra banale dirlo - ha riflettuto il brianzolo che ha vissuto
un’esperienza sfortunata alla Fortitudo Bologna prima di emigrare in Germania -, ma è veramente un sogno
partecipare ad un Mondiale indossando la maglia della nazionale. Sono stato
contento dell’opportunità ricevuta dal ct Gianmarco Pozzecco, e non posso
sicuramente lamentarmi dello spazio ritagliatomi». «Si
tratta del sogno che si ha sin da quando si è piccoli - ha aggiunto Spagnolo -, che negli ultimi anni, un passettino
alla volta, è diventato sempre più realtà. Sapevamo di essere nel giro dei
convocabili, ma non eravamo certi di poter far parte della spedizione. È stata
l’esperienza cestistica più forte della mia carriera sin qui. Sono rimasto
soddisfatto per il clima e la squadra con cui l’ho vissuta, perché siamo
diventati davvero una grande famiglia».
La prossima estate azzurra è ovviamente lontana, pensandoci adesso. Ma c’è un
Preolimpico da dover vincere e «ovviamente
speriamo di far parte della squadra
- ha continuato Procida -, e
ce la metteremo tutta per essere convocati e andarci a prendere un posto alle
Olimpiadi».
Dal sogno azzurro a quello Oltreoceano, perché tra le tante cose condivise, Gabriele e Matteo sono stati anche scelti al draft Nba nella stessa notte, quella del 23 giugno 2022. «Essere stati draftati è sicuramente un qualcosa che ti avvicina all’America. Questo però non significa che accadrà sicuramente - ha precisato il play -. La Nba resta comunque la lega più famosa e prestigiosa del mondo, ed è il sogno di tutti. Da quella notte abbiamo fatto qualche passo in più verso di lei, ma ce n’è ancora di percorso da fare. Però non bisogna mai smettere di crederci e sperare». «La strada è ancora lunghissima. Ci vogliono ancora tanti allenamenti - ha replicato Gabriele -, e non è detto che seppur sei stato scelto al draft andrai certamente a giocarci. È tutto una conseguenza del lavoro che fai durante la settimana, nel corso degli anni. Se poi dovesse arrivare l’opportunità, sarebbe un sogno bellissimo». Ma qual è il rapporto che avete con le rispettive franchigie? «Ci sentiamo spesso, anche perché mi seguono e guardano le partite», ha detto Gabriele. «Lo stesso vale per me», ha concluso Matteo. Senza fare voli pindarici, i due ‘golden boys’ restano saldamente con i piedi per terra e guardano dritto avanti a loro. Un allenamento dopo l’altro, una convocazione dopo l’altra, con la fame di chi vuole arrivare. Ma con calma, senza fretta. Dopotutto sono poco più che ventenni, con una carriera già ampiamente vissuta, ma dalle pagine importanti ancora da scrivere.
Il comasco e l'Alba Berlino insieme dalla scorsa stagione
Dal minibasket a Lipomo, piccolo comune brianzolo, all’esordio in Serie A con la canotta della Pall. Cantù a soli 17 anni. Senza dimenticare le origini della famiglia, di Agropoli, dove spesso è tornato in cerca di una palestra per allenarsi senza sosta anche d’estate. Il cammino di Gabriele Procida è stato precoce, per qualcuno è potuto sembrare una strada lastricata d’oro, ma di certo non semplice. Con l’arrivo a Basket City, sponda Effe, sarebbe dovuto decollare. Non è stato così. Ed ha fatto bene ad emigrare per trovare l’ambiente adatto dove poter continuare a crescere e migliorare, accettando forse una sfida prima con sé stesso in quel di Berlino.
Per il giovane brindisino è la prima esperienza in Eurolega
Dai 78 punti segnati in una partita ad appena 13 anni, con i quali ha permesso alla Mens Sana Mesagne di battere Ceglie e vincere il titolo regionale; all’esordio in Liga Acb con la canotta del Real Madrid a 17 anni compiuti. La carriera di Matteo Spagnolo è stata già costellata di record che in tanti non riusciranno nemmeno lontanamente ad immaginare. Forse un predestinato, andato via di casa ancora bambino, ma sicuramente con la testa sulle spalle. L’Alba Berlino è la quinta tappa di un percorso che lo può proiettare davvero molto in alto. L’asticella delle aspettative non è fissata a misura d’uomo, dunque necessita di grande impegno e lavoro sodo per scavalcarla.
Lanciati in azzurro da Sacchetti, punti fermi nella nazionale del futuro
Dalla Stella Azzurra all’azzurro sino a Berlino, storica città che rievoca momenti sportivi indelebili per tutti gli italiani. Matteo Spagnolo e Gabriele Procida hanno visto spesso e volentieri incrociarsi i rispettivi percorsi cestistici. La partecipazione al Mondiale di Manila è soltanto un nuovo, importante, punto di partenza per entrambi, che possono diventare le colonne portanti dell’Italbasket che verrà. Lanciati entrambi da Meo Sacchetti, Matteo è stato il primo ad esordire nella nazionale dei grandi. Era il 20 febbraio del 2020, e da ragazzo del sud gli sono bastati pochi minuti per far esplodere il PalaBarbuto di Napoli con i suoi primi due punti contro la Russia. Il terzo più giovane esordiente di sempre, ha già totalizzato 26 presenze per un totale di 121 punti. Un anno dopo è toccato a Gabriele la ‘prima volta’. Era il 19 febbraio 2021, l’Italia affrontava l’Estonia nella bolla di Perm’, la prima delle sue 18 partite in azzurro per 69 punti complessivi. Tra i candidati dello scorso anno per il premio Rising Star di Eurolega, Procida quest’anno sta viaggiando a oltre 5 punti, 2 rimbalzi e 2 recuperi di media. All’esordio assoluto Spagnolo, invece, è andato già due volte in doppia cifra per punti e registra più di 8 punti e 2 assist a partita.
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