Markelle Fultz, da riserva a futura star NBA
di Giovanni Bocciero*
È uno dei prospetti più chiacchierati del college basketball, un freshman che ha attirato le attenzioni di tifosi, tecnici e scout, in perenne confronto con Lonzo Ball di UCLA su quale sia la migliore point guard in vista del prossimo draft. Sì, stiamo parlando di Markelle Fultz, il playmaker dei Washington Huskies che sta stuzzicando le fantasie di molti addetti ai lavori a suon di prestazioni tali che per qualcuno potrebbero portarlo fino alla prima scelta assoluta del prossimo draft.
Tutto è partito dall’altra parte dell’America, a Washington D.C. città natale di Fultz che però poi ha frequentato la DeMatha Catholic di Upper Marlboro, stato del Maryland, ovvero uno dei licei con il programma cestistico più prestigioso di tutto il paese. Nei primi due anni da liceale, Fultz era confinato nella squadra della junior varsity, praticamente quella delle riserve.
Il primo a parlare di lui fu Jide Sodipo, uno scout di Baltimora, che notò l’incredibile sviluppo di Fultz e avvisò diversi addetti ai lavori, compreso l’assistant coach di Washington, Raphael Chillious. Casi della vita, Chillious era un vecchio amico di Mike Jones, il tecnico di DeMatha, e approfittò dell’occasione per osservare da vicino una partita della junior varsity. Fu amore a prima vista. Il vice di Washington chiamò al volo l’head coach degli Huskies, Lorenzo Romar, e gli disse: “If this 5’9” kid grows, he might be an NBA All-Star». E da lì cominciò un asfissiante corteggiamento coronato dal reclutamento di una lottery pick Nba.
Una partenza dal basso
Giocare tra le riserve è stata chiaramente un’esperienza che ha formato Fultz, che gli ha permesso di plasmarsi e diventare il giocatore che è adesso. I miglioramenti sono stati quotidiani e l’8 dicembre 2015 contribuì con 23 punti e 6 assist alla vittoria per 65-56 di DeMatha contro St. Vincent-St. Mary’s al Chicago Elite Classic. Quella fu la sua definitiva consacrazione a livello nazionale. La sua reazione?: “There’s definitely a fire in my body telling me to work hard. It’s always good to see what people think but you got to work hard to get what you want”, con la faccia seria e lo sguardo che puntava ben oltre l’orizzonte. Mancava solo la musica di sottofondo.Di fatto, però, in soli due anni il ragazzo è passato dal giocare nel junior varsity team all’essere un prospetto five-star, oltre a crescere in altezza di quasi 20 centimetri (ora è 1.94), elemento che per chi vuole giocare tra i pro non è da sottovalutare. “Qualcuno potrebbe dire che quella dei coach non è stata la scelta giusta – disse scherzando coach Mike Jones in quella occasione – ma abbiamo tutti pensato che farlo giocare con le riserve fosse la cosa migliore per la sua crescita. E lui l’ha accettata e siamo tutti molto orgogliosi di come abbia lavorato”.
The decision
Una delle cose che colpisce del ragazzo è che, nonostante l’indubbio talento, fa trasparire un’ ingenua quanto spontanea umiltà. Non a caso in occasione della prestigiosa convocazione al McDonald’s All-American Game dell’aprile scorso ci tenne a sottolineare che quel traguardo era riuscito a raggiungerlo grazie “ai miei compagni che mi hanno aiutato ogni giorno in allenamento”. Potrebbero sembrare parole stereotipate, ma non è così. Ad esempio prima di scegliere di giocare per Washington – a discapito delle varie Kentucky, North Carolina, Louisville, Kansas, Maryland e ben altre 18 università tutte in fila per lui e pronte ad offrirgli la borsa di studio – dichiarava in merito a tutte le attenzioni che stava ricevendo “it really shows that hard work pays off”. Alla fine, però, ha optato per gli Huskies, una scelta dettata dal desiderio di farsi strada in un ateneo dove non sarebbe stato soltanto l’ennesimo gioiello della collezione, ma dove avrebbe potuto dimostrare le sue capacità e mettersi in mostra.Quella parabola perfetta
Fultz al campus di Seattle è diventato immediatamente una celebrità, e quando lo si guarda giocare sono due le cose che balzano subito agli occhi: la fluidità di gioco e la grande intelligenza, qualità che abbinate a un fisico ben strutturato e a braccia lunghe lo rendono un potenziale fenomeno. Il giovane degli Huskies è il prototipo del playmaker odierno, di quelli cioè con grandi capacità realizzative, le cosiddette combo-guard. Il suo tiro dalla media-lunga distanza è micidiale con il pallone che parte dalle sue mani e va a tracciare una parabola che a volte sembra telecomandata.Rilascio e parabola sono il frutto di tanto duro lavoro in sedute individuali, così come testimoniato dal documentario ad episodi realizzato da Capitol Hoops ed intitolato “My Life“, facilmente reperibile su YouTube. Quello che piace agli scout è che il tiro non è l’unica peculiarità di Markelle, che invece è capace di creare sia per sé che per i compagni oltre ad avere una certa attitudine anche nella metà campo difensiva. Atletismo, dinamismo, taglia fisica, pick and roll, primo passo fulmineo, visione, ball-handling, catch and shot, sono soltanto alcune skills che rientrano nel suo bagaglio.
Un giocatore completo
Il playmaker classe 1998 è stato “overlooked” per molto tempo dagli addetti ai lavori, tant’è vero che soltanto questa estate ha avuto la sua prima esperienza con le nazionali giovanili statunitensi in occasione dei Fiba Americas Under 18 che si sono disputati in Cile. Com’è andata l’esperienza di Fultz con la Nazionale Usa? Oltre alla medaglia d’oro, Markelle è stato votato MVP della manifestazione, nella quale ha viaggiato alla media di 13.8 punti, 5.2 assist, 4 rimbalzi e 3.2 recuperi, mettendo in mostra tutta la sua versatilità.Ed ecco un’altra caratteristica di Fultz, quella di essere un all-around di razza che quest’anno al college ha registrato le medie di 22 punti, 6.2 rimbalzi, 6.3 assist, 1.8 recuperi e 1.3 stoppate nelle prime 12 partite della stagione e in ben 8 di queste 12 è riuscito a riempire tutte le caselle delle statistiche, tirando con un complessivo il 50,5% dal campo (e un impressionante 46.8% da 3). Secondo DraftExpress, i suoi punti di forza sono la scoring versatility, la playmaking ability ed il defensive potential, che vanno a definire la completezza del ragazzo.
Predicatore nel deserto
E pensare che Fultz, che talvolta sembra una macchina offensiva non arginabile, non disdegna nemmeno la parte difensiva, come invece talvolta accade ai giovani talenti. Anzi ha un concetto piuttosto chiaro della difesa: “Mi piace difendere, sento che posso difendere su molte posizioni e voglio essere in grado di fare qualsiasi cosa per aiutare la mia squadra”.Quindi Washington squadra da titolo Ncaa? No, non ci va manco vicini. Il problema è proprio che il nativo di Washington D.C. predica un po’ nel deserto, data la povertà di talento ma soprattutto di esperienza del roster degli Huskies (è la sesta squadra più “giovane” del college). Ovvio che se questo contesto fa emergere i pregi di Fultz (come voleva lui stesso), fa anche sì che vengano a galla in maniera più evidente i suoi punti deboli, dato che per esempio nell’arco della partita soffre di cali di concentrazione. La morale è che le vittorie scarseggiano (la squadra è 7-7) e i problemi di chimica son lì da vedere, come ha in qualche modo confermato lo stesso Fultz dopo la sconfitta rimediata contro TCU: “Devo passare bene la palla e i miei compagni ogni tanto devono venirmi incontro. E’ uno sforzo che dobbiamo fare tutti ed è qualcosa su cui dobbiamo lavorare”.
Resta il rammarico pensando a dove sarebbe potuta arrivare Washington se Marquese Chriss e Dejounte Murray non avessero deciso un po’ a sorpresa di lasciare la squadra dopo un solo anno per andare in Nba. Molto probabilmente con Fultz accadrà lo stesso ma almeno per un anno potremo goderci il suo talento nel college basketball.
Con
l’esplosione di Markelle Fultz sono iniziati anche le comparazioni con stelle e
fenomeni dell’NBA e l’NCAA. Allora ci siamo permessi di fare una valutazione, neppure
troppo analitica, con campioni professionistici affermati e soprattutto le
ultime scelte al draft che gli assomigliano sotto l’aspetto puramente fisico e
tecnico per cercare di avvalorare la tesi che può aspirare alla pick number one.
Ricordando che proprio come lui, anche il miglior giocatore della storia di
questo sport, scelto più o meno all’unanimità, fu scartato all’high school ed
inserito soltanto nel junior varsity team prima di diventare leggenda.
Atleta
|
Altezza
|
Media assist
|
Media perse
|
Rapporto A/P
|
Markelle
Fultz
|
6’4”
|
6.3
|
2.9
|
2.17
|
James
Harden
|
6’5”
|
3.2
|
2.6
|
1.23
|
Russell
Westbrook
|
6’3”
|
4.3
|
2.5
|
1.72
|
John
Wall
|
6’4”
|
6.5
|
4.0
|
1.62
|
Steph
Curry
|
6’3”
|
2.9
|
2.6
|
1.11
|
Kyrie
Irving
|
6’3”
|
4.3
|
2.5
|
1.72
|
Dante
Exum (5°- ‘14)
|
6’6”
|
3.7
|
2.3
|
1.61
|
Elfrid
Payton (10°-‘14)
|
6’4”
|
3.0
|
3.0
|
1.00
|
D’Angelo
Russell (2°-‘15)
|
6’5”
|
5.0
|
2.9
|
1.72
|
Emmanuel
Mudiay (7°-‘15)
|
6’5”
|
5.9
|
2.8
|
2.10
|
Kris
Dunn (5°-‘16)
|
6’4”
|
3.2
|
1.9
|
1.68
|
* per BASKETBALLNCAA --- Link in lingua inglese
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