sabato 1 luglio 2023

Operazione Manila: 45 anni fa Italia beffata allo scadere

L'Italia chiuse al quarto posto beffata da un tiro allo scadere del brasiliano

45 anni fa il canestro di Marcel spense la gioia azzurra

Il ricordo di Marzorati: «Battemmo anche gli Usa e fu un buon Mondiale guastato da quell'ultimo episodio quando, dopo il sorpasso di Bonamico, pensavamo di avere già la medaglia di bronzo al collo»


di Giovanni Bocciero*


L’Italbasket, ancora alla caccia della sua prima medaglia ad un Mondiale, si presenterà in quel di Manila dove è andata più vicina al grande risultato nel lontano 1978. Se l’Italia dei canestri ha infatti festeggiato nell’arco della sua storia per i metalli d’oro, d’argento e di bronzo di Europei ed Olimpiadi, in bacheca manca una posizione sul podio alla Coppa del Mondo. Ipotizzare gli azzurri a medaglia alla prossima competizione iridata di Filippine, Indonesia e Giappone è alquanto difficile, se non addirittura impossibile. Ma nella magia di Manila si spera che tutto possa accadere, proprio come al Mondiale del ‘78, al quale l’Italia vi partecipava dopo essere già arrivata ai piedi del podio nel ’70.

A Manila gli azzurri furono invitati proprio dalla federazione filippina, non essendosi qualificati per l’edizione del ’74, e per l’Italbasket quel Mondiale «è stato un torneo abbastanza buono dal punto di vista dei risultati - ha commentato Pierluigi Marzorati -, tranne che per l’ultima partita persa contro il Brasile con un tiro dalla distanza allo scadere che ci ha fatto perdere la medaglia di bronzo. Quel risultato ha segnato il futuro della nazionale. Dopo quel Mondiale, e l’Europeo dell’anno successivo giocato in Italia con fase finale a Torino, al quale non partecipai perché impegnato con la laurea - ha ricordato l’ex playmaker azzurro -, il presidente della federazione decise di cambiare il ct, anche perché Giancarlo Primo era stato per dieci anni l’allenatore della nazionale. Se avessimo vinto quel bronzo, però, di sicuro si sarebbe continuato con lui in panchina. L’arrivo di Sandro Gamba ha portato un rinnovamento che ha creato un ciclo abbastanza vincente con un argento olimpico e un oro europeo. Però mi preme non dimenticare Primo, perché con lui abbiamo vinto due bronzi europei nel ‘71 e nel ’75, e purtroppo c’è sfuggito quel bronzo ai Mondiali di Manila che grida ancora vendetta».

La formazione azzurra nell'amara Manila 1978. In basso, secondo da destra,
Pierluigi Marzorati, 70 anni, icona della nostra pallacanestro

La formula di quella competizione vedeva la campione in carica Unione Sovietica e il paese ospitate Filippine già qualificate al gruppo finale da otto squadre, completato dalle prime due classificate dei tre gironi eliminatori. L’Italia, composta da una formazione con i pilastri Meneghin, Marzorati e Bariviera, mise in evidenza un buon gioco di squadra con diversi protagonista di partita in partita. All’esordio gli azzurri hanno battuto il Portorico 93-80 (Bariviera 24 punti), perso con il Brasile 84-88 (Meneghin 22) e vinto in maniera larga con la Cina 125-95 (Marzorati e Bariviera 24). La prima vittoria nel girone finale è arrivato di misura contro gli Stati Uniti 81-80 (Della Fiori 20). Dopo il ko con la favorita Jugoslavia 76-108, Carraro con 20 punti ha guidato gli azzurri a battere l’Australia per 87-69. Battuta anche le Filippine 112-75 (Bariviera 25), l’Italia ha ceduto all’Unione Sovietica per 69-79 (Carraro 18) prima di superare il Canada 100-83 (Meneghin 23). Tra le novità della nuova formula mondiale, c’era quella dello spareggio tra prima e seconda, e terza e quarta per decretare il podio. Gli azzurri hanno così affrontato il Brasile per la medaglia di bronzo. Negli ultimi secondi il canestro di Bonamico sembrava aver fatto vincere la nazionale italiana, che però distratta da precoci festeggiamenti ha lasciato libero Marcel che dalla grande distanza ha segnato con un tiro dell’Ave Maria: 85-86, ultimo gradino del podio agli avversari e azzurri rimasti a bocca asciutta.

«Sono passati 45 anni, ma una cosa che ricordo in maniera scherzosa è l’incontro con la Cina - ha rammentato ancora Marzorati -. La formazione avversaria presentava il centro Mu Tiezhu, alto 2.28 metri, con due mani enormi che quando aveva il pallone sembrava giocasse con un’arancia. Ovviamente lo ha dovuto marcare per gran parte della partita Dino Meneghin, che ridendoci su ha sempre detto che fosse di cemento armato perché non riusciva a spostarlo. La Cina era anche una buona squadra, preparata tecnicamente, con giocatori nella media dell’1.90. Per quanto riguarda l’ambiente invece, quello che mi ha più colpito è stata l’umidità. Erano i primi di ottobre, c’erano i monsoni e si giocava con un’umidità del 90% e passa - ha sottolineato l’ex play -, si faceva fatica addirittura a respirare. Per il cibo già all’epoca c’era l’usanza di portarsi prodotti da casa come la pasta. Certo spostarsi in Asia comportava mangiare tanto riso, ad esempio, ma non c’erano difficoltà a reperire gli spaghetti o la carne».

Il sorteggio della World Cup 2023 ha visto l’Italbasket inserita nel girone A insieme ad Angola, alla Repubblica Dominicana di Karl Anthony Towns e alle Filippine padrona di casa di Jordan Clarkson. Per questo la nazionale giocherà all’Araneta Coliseum di Quezon City a Manila. Struttura inaugurata nel 1960 e già location del Mondiale del ‘78. Sia l’Angola che le Filippine sono state avversarie degli azzurri anche al Mondiale del 2019 in Cina. Contro entrambe hanno vinto piuttosto nettamente: 92-61 contro gli angolani, quinta vittoria in altrettanti precedenti; 108-62 contro i filippini, per la vittoria più larga nei nove precedenti. Due i confronti con la Repubblica Dominica; il primo nel settembre 1978, un’amichevole vinta dagli azzurri per 87-66 proprio in vista dei Mondiali; il secondo il 3 luglio 2021, al Preolimpico di Belgrado, un 79-59 che spianò la strada verso la finale che poi catapultò la squadra allenata dal ct Meo Sacchetti ai Giochi olimpici di Tokyo. Assodato che il girone della prossima competizione iridata è abbordabile, s’inizia il 25 agosto contro l’Angola, il 27 sfida ai dominicani e ultima gara del gruppo il 29 con le Filippine. Meglio non lasciare nulla al caso per la seconda fase in cui s’incroceranno le migliori due del girone B, ovvero Serbia, Cina, Portorico e Sud Sudan, da affrontare rispettivamente l’1 e 3 settembre portandosi dietro i risultati già acquisiti. Ma sarà ancor più importante arrivare primi nella seconda fase, perché se si dovesse arrivare secondi nel girone I, ai quarti di finale - da giocare il 5 settembre - ci potrebbe essere l’accoppiamento con gli Stati Uniti.

«Con quest’ultima generazione, a cavallo tra il termine dell’era Sacchetti e l’inizio di quella Pozzecco, si intravede qualcosa di positivo. Spero che vada avanti questo processo di maturazione - ha continuato Marzorati - e che tutti i giocatori che sono fisicamente a posto e che sono vogliosi di indossare l’azzurro siano a disposizione. Adesso però, più che pensare ad un discorso di medaglie, l’importante è affrontare bene il primo girone eliminatorio. Bisogna superarlo da primi, anche se non sarà facile. Parlo per esperienza, partire bene in una competizione permette alla squadra di acquisire autostima e fiducia. Sentimenti che, seppur sappiamo che alla fine le rotazioni sono spesso precluse a otto, forse nove giocatori, si propagano anche a coloro che vedono poco il campo e gli permette di essere pronti quando chiamati nel momento del bisogno». Dopo l’ultimo Europeo sarà la seconda manifestazione alla quale l’Italbasket parteciperà con Gianmarco Pozzecco in qualità di ct. «La sua nomina è una bella sfida. Avrà una seconda opportunità, anche se la squadra non ha certamente il talento di altre nazionali. Credo però che in questo momento non bisogna pretendere troppo da lui e dalla squadra, ma più che altro volere un miglioramento dal punto di vista del gioco e della posizione - ha analizzato l’ex azzurro -, ma non esclusivamente della medaglia. Il Mondiale è una competizione che permette di incontrare nazionali provenienti da altri continenti e spesso difficili da affrontare. Certo, non bisogna dimenticare che il risultato è importante anche in funzione della qualificazione per le Olimpiadi di Parigi del prossimo anno».

Fare bene alla competizione iridata non sarà solo il frutto di una semplice somma di talento, ma è indispensabile creare quella chimica giusta che permetta anche di andare oltre i propri limiti. Come è spesso accaduto con le nazionali dei cicli vincenti. «I risultati che l’Italia ha ottenuto in passato sono sempre stati figli di un lavoro di più anni. È quello che oggi nella pallacanestro italiana è penalizzante. Ovvero, il fatto che non solo ogni anno si cambia l’assetto della squadra, ma addirittura durante la stessa stagione ci sono giocatori che vanno via e altri che arrivano. Questo è l’esatto contrario di come bisogna lavorare per vincere - ha ancora analizzato il play -. Ogni anno bisogna aggiungere qualcosa, e non togliere, mantenendo un assetto di squadra che permetta di avere un nucleo base che crei continuità e soprattutto affiatamento. Questo vale tanto per i club quanto per la nazionale. Andando avanti nel corso degli anni, con un ciclo di tre o quattro stagioni, si devono pretendere dei risultati perché si spera che la squadra abbia definito il suo valore così da poter puntare ad una zona medaglie».

Oggi la nazionale italiana è composta soprattutto da due blocchi ben definiti, di Olimpia Milano e Virtus Bologna, forse un fattore per riuscire ad arrivare ad una alchimia migliore in breve tempo. «È una cosa che è sempre successa, basta vedere gli anni del bipolo Milano e Varese, oppure Cantù, e allora diventava un tripolo. È sicuramente una cosa vantaggiosa, ma la differenza è che noi non avevamo giocatori all’estero. Questo implica che durante le finestre diversi atleti, che sono importanti ed utili nell’economia della squadra, non possono esserci. Bisogna dunque cercare di ottimizzare il tempo a disposizione per il ct, ma - ha concluso Marzorati - è certamente una complicanza e non una facilitazione».

Così a Manila 45 anni fa

ITALIA-BRASILE 85-86 (45-50)

ITALIA: Caglieris 2, Iellini, Carraro 8, Ferracini, Della Fiori 2, Bariviera 21, Bonamico 8, Meneghin 13, Villalta, Vecchiato 4, Marzorati 6, Bertolotti 21. All. Primo.

BRASILE: Marcelo Vido, Fausto 6, Ubiratan, Carioquinha 12, Helio Rubens 4, Marquinho 12, Gilson 12, Marcel 22, Adilson, Agra, Oscar 18, Robertao. All. Vidal.

CLASSIFICA FINALE: 1. Jugoslavia, 2. Urss, 3. Brasile, 4. Italia, 5. Usa, 6. Canada, 7. Australia, 8. Filippine, 9. Cecoslovacchia, 10. Portorico, 11. Cina, 12. Rep. Dominicana, 13. Sud Corea, 14. Senegal. 



* per la rivista Basket Magazine

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