venerdì 23 giugno 2023

Finale scudetto gara 7: Datome regala la terza stella all'Olimpia

Finale scudetto gara 7: Datome regala la terza stella all'Olimpia

Virtus a contatto con Shengelia


di Giovanni Bocciero


C'è voluta gara 7 per decretare la squadra vincitrice dello scudetto 2023. Una partita che rispetto alle precedenti sei, ha visto un monumentale Datome, ma soprattutto un accorgimento tattico che ha tolto certezze alla Virtus Bologna. Infatti, con la scelta di coach Ettore Messina di non concedere il mismatch di Hackett su Napier, i virtussini hanno dovuto cambiare il proprio piano gara. Hanno così cercato di coinvolgere maggiormente i lunghi, ma la difesa meneghina si è chiusa ogni volta bene a riccio portando gli avversari a perdere tante palle perse: 8 all'intervallo, quasi il doppio (15) ad inizio ultimo quarto. E le poche volte che Bologna è riuscita a far tornare il pallone fuori, la percentuale dall'arco è stata impietosa: solo 5 triple all'intervallo, e 5 errori per Belinelli.

Foto: Lega Basket A/Marco Brondi

Il fattore campo ha resistito in ogni singolo incontro. Napier e soprattutto Baron hanno chiuso i conti con i loro preziosi canestri nel finale. Ma proprio come gara 6 dello scorso anno, utile per scucire il tricolore dalle casacche della Virtus, in questa gara 7 è stato decisivo per indirizzare il match così da regalare la terza stella all'Olimpia Milano. Stiamo ovviamente parlando di Gigi Datome, che è partito a razzo. E' arrivato sino al ferro, si è fatto spazio quando ha attaccato a difesa schierata, ed ha segnato la tripla che al 15' lo ha visto avere da solo quasi gli stessi punti dell'intera Bologna. Sempre attento in difesa, dove con gli aiuti e recuperi è riuscito ad infastidire gli avversari tanto da confezionare 4 rimbalzi, 1 stoppata e 1 recupero. E non si è tirato indietro nemmeno quando gli si è insaccato un dito o quando ha subito un taglio al volto. Prestazione monumentale per l'azzurro, che ha dimostrato una volta di più che quando la posta in palio è di quelle importantissime, lui c'è e risponde presente.

Diversi invece gli assenti tra le fila bolognesi, da Belinelli che ha chiuso con 6 errori su altrettanti tentativi dall'arco, a Teodosic che ha vissuto delle sterili fiammate chiudendo 3/9 da 3. Hackett c'ha provato, ma è stato meno efficace del solito seppur per valutazione (14) è il migliore dei suoi. Chi ha tenuto a contatto la Virtus all'intervallo, quando l'Olimpia poteva chiudere con un passivo più ampio dei soli 9 punti, è stato Tornike Shengelia. Non ha di certo disputato la partita perfetta, e le 6 palle perse sono forse la cartina tornasole. Questo perché è spesso caduto nella morsa della difesa avversaria pronta ad azzannarlo in post alto. Ha perso servito 3 assist, preso 4 rimbalzi, attaccato con una certa determinazione quando ha avuto la possibilità di giocare 1vs1. Ma soprattutto ha realizzato le due triple del secondo periodo, non certo la sua specialità, che hanno permesso agli uomini di coach Sergio Scariolo di rimanere in scia.

Nella ripresa neppure il georgiano è riuscito a cacciare qualche coniglio dal cilindro, e così Milano ha mantenuto saldamente il vantaggio, provando a più ripresa la fuga decisiva maturata nei minuti finali di una gara che l'ha vista sempre al comando (67-55 il punteggio finale). E dopo sette estenuanti battaglie agonistiche, con l'inerzia della serie che ora sembrava ad appannaggio di una e ora dell'altra, l'Olimpia ha potuto alzare al cielo il trofeo che le è valsa il trentesimo scudetto. In un Mediolanum Forum strapieno in ogni ordine di posto.

mercoledì 21 giugno 2023

Finale scudetto gara 6: Hackett e Cordinier spingono la Virtus

Finale scudetto gara 6: Hackett e Cordinier spingono la Virtus

Melli regge l'urto da solo e finché può


Giovanni Bocciero


Gara 6 della finale scudetto ha visto la Virtus Bologna prendere il comando sin dalle prime battute. La Segafredo ha lasciato le briciole ad un'Olimpia Milano che ha provato a reggere il confronto nel primo tempo. Nella ripresa le 'scarpette rosse' sono pian piano scomparse dal parquet, anche e soprattutto perché i bolognesi sono stati bravissimi a mettergli la museruola.


Daniel Hackett e Isaia Cordinier sono stati autori di una prestazione a tutto tondo. L'italiano ha come al solito difeso strenuamente ad uomo su Napier, che non è mai riuscito ad entrare in partita. Incredibile l'azione nella quale Hackett ha recuperato da dietro l'americano costringendolo ad un tiro cortissimo dall'arco dei tre punti. E se in difesa il virtussino è stato capace di entrargli sotto pelle, in attacco ha fatto emergere tutte le sue lacune. E' dalla prima partita di questa finale scudetto che il play di Sergio Scariolo lo attacca ogni qualvolta ne ha le possibilità, ed anche in questo match non si è fatto sfuggire le occasioni. Sia portandolo spalle a canestro vicino al ferro che in penetrazione. 13 punti in 21' con un perfetto 5/5 da due e 7 assist. Perché Hackett ha anche distribuito il pallone in modo chirurgico.

Super anche la prestazione di Cordinier, che dalla palla a due ha messo tanta grinta difendendo a tratti per sé e per la squadra intera. Proprio per questo i due si condividono il premio di Mvp. Il francese è partito a bomba con una serie di azioni che l'hanno visto recuperare 2 palloni e mettere a segno perfino una stoppata su di un tiro da tre. Dalla difesa ha tratto l'energia che l'hanno portato a correre in campo aperto arrivando, proprio come piace a lui, più volte sopra al ferro. Una prestazione che in qualche modo riscatta la sua serie, perché abbiamo già visto Cordinier partire forte, ma a lungo andare si perdeva per strada. Questa volta no, e i 13 punti con un preciso 3/3 da due e i 5 rimbalzi ne sono la testimonianza.

Milano ha retto finché ha potuto. O forse è più giusto dire finché l'ha tenuta a galla il solito Nicolò Melli. 11 punti in 25' con l'aggiunta di 6 rimbalzi per l'azzurro, protagonista su entrambe le metà campo. Pronti via, è stato quello maggiormente capace di farsi trovare pronto sotto canestro. Sua la tripla nel secondo quarto che ha permesso di evitare la prima fuga degli avversari. Sue le difese vicino al ferro che hanno retto l'urto nella ripresa. E' stato di sicuro il migliore tra le fila della squadra di Ettore Messina, e l'ultimo a mollare. Non a caso quando anche lui è stato sopraffatto, per l'Olimpia è calata notte fonda.

Alla fine né Milano né Bologna è riuscita ad avere ragione dell'avversaria in sei incontri, e dunque sarà necessaria la decisiva gara 7. Una partita che già si preannuncia una battaglia agonistica. Lo spettacolo dovrà lasciare spazio alla concretezza, come già accaduto in altre circostanze. Il fattore campo ha sin qui retto, nessuna è riuscita ad espugnare il campo dell'altra, ma adesso ogni logica sembra essere superflua. Vincerà chi ne avrà di più. Vincerà chi ci crederà di più.

martedì 20 giugno 2023

Lnp - Vigevano e Luiss sorprendono; Cremona pigliatutto

Vigevano e Luiss sorprendono; Cremona pigliatutto 

di Giovanni Bocciero

Terza ed ultima giornata di gare alla Bondi Arena di Ferrara, in occasione delle Finali di serie B. Il primo turno ed il secondo turno non hanno rispettato i pronostici. Le due promozioni in A2 dipenderanno così dai risultati dell’ultima giornata, nella quale può accadere di tutto. Solo la Sebastiani Rieti è costretta a guardare gli altri, perché oltre ad essere ultima in classifica con zero punti ha una differenza canestri molto negativa. E sono proprio i sabini a scendere per primi in campo contro Vigevano. Una partita in cui ci si sarebbe aspettato un avvio a spron battuto degli amarantocelesti, e invece sono i vigevanesi a fare la gara. All’8′ i gialloblù conducono 18-12, e coach Dell’Agnello chiama timeout quasi mimando come se ne ha viste davvero troppe nel solo primo quarto. Nonostante la panchina lunghissima di Rieti, che nel turnover odierno ha lasciato fuori Spanghero e Piazza, è la panchina di Vigevano che fa leggermente la differenza, con un parziale complessivo di 12-9 che permette di chiudere il primo quarto sulla doppia cifra di vantaggio (25-15). Gli uomini di coach Piazza riescono a ‘tenere testa’ persino al metro arbitrale spesso troppo punitivo verso di loro. A metà seconda frazione è Chinellato a tenere in scia i reatini (32-25), diventando il primo giocatore della gara in doppia cifra. L’attacco di Rieti è però troppo stagnante, a volte deve ricorre all’azione individuale, e neppure i rimbalzi offensivi in più (8 a 5) servono per stare avanti all’intervallo (41-33), visto che Vigevano pur prendendone di meno riesce a sfruttarli meglio (8-4).

L’atteggiamento non è dei migliori alla ripresa per Rieti, che con Tomasini prima perde un pallone banale e poi commette un antisportivo per fermare un contropiede. Vigevano ringrazia, segna due triple e raggiunge il +16 che suggerisce a Dell’Agnello di richiedere timeout. Una sospensione furente del coach livornese, che sulla panchina non le manda a dire ai suoi giocatori, provando a scuoterli. La cosa sembra funzionare visto che, Tomasini prima e Piccin poi, segnano da 3 per il -6. I gialloblù, però, non alzano le mani dal manubrio, e con il gioco corale rappresentato dalle 14 assist di squadra, mantengono il vantaggio. A Bushati e compagni manca quell’azione che possa far cambiare l’inerzia dell’incontro. Il match continua a fisarmonica, con i reatini che rintuzzano ogni qualvolta i vigevanesi provano a scappare. Proprio come a 3′ dalla fine, quando i gialloblù volano sul 70-60. Potrebbe essere la spallata decisiva, e invece gli amarantoceleste piazzano un break di 5-0, e sbagliano la tripla del possibile -2. E’ l’errore che fa partire la festa promozione sugli spalti. Finisce 73-67 (qui le statistiche complete), con la vittoria di Vigevano che ritrova l’A2 dopo l’ultima apparizione del 2010. In quell’estate il club non si iscrisse. Poi nel 2013 la rifondazione in serie D e la faticosa ripartenza che oggi ha trovato il suo compimento. Per quanto riguarda la Sebastiani Rieti, termina un concentramento che da grande favorita la vede uscire con neppure un successo.

Dopo i festeggiamenti di Vigevano, sul parquet scendono Luiss Roma ed Orzinuovi. Con il successo dei vigevanesi, ai capitolini basterebbe anche una sconfitta di 10 o meno punti per seguirli in A2. Ma di calcoli non se ne fanno. Soprattutto, memori della serata precedente, nella quale Fallucca ha demolito Vigevano con un 8/13 personale da 3, e Orzinuovi ha invece piegato Rieti con un 16/27 di squadra dall’arco, l’inizio gara è scandito dalle triple. Legnini è protagonista per la Luiss, portando il parziale in parità a quota 10 dopo che Alessandrini e Gallo avevano portato avanti gli orceani. Il match è giocato su ritmi forsennati – nonostante il caldo – e continui sorpassi, che rendono eccitante la sfida. Quando poi a timbrare il cartellino dalla distanza ci pensano anche Pasqualin e D’Argenzio, che dalla panchina prova a spaccare la partita, il tabellone luminoso recita 27-18. Il leit motiv della gara non cambia ad inizio seconda frazione: Planezio da 3 segna il 27 pari, Murri replica per il nuovo vantaggio Roma. I tanti fischi iniziano a spezzettare la gara, che di conseguenza ne risente in termini di gioco. Il tiro da 3 è l’unica costante: Gallo segna il -1, Fallucca risponde con la stessa moneta per i suoi primi punti. Ma se i ritmi sono quelli veloci imposti dalla Luiss, Orzinuovi può fare poco e infatti precipita sul 42-34. Non senza qualche protesta verso l’arbitraggio.

Dopo l’intervallo Orzinuovi è molto più decisa. In difesa stringe le maglie e costringe la Luiss a forzare gli attacchi, che spesso si concludono addirittura con un fallo. Nell’altra metà campo invece, gli orceani tornano a colpire con grande continuità dalla distanza e in men che non si dica si portano a condurre le danze. Il massimo vantaggio arriva al 28′, quando Leonzio da 3 griffa il +8. Con l’over che pende sul risultato però, non basterebbe ad Orzinuovi per festeggiare la promozione. Fallucca si apre in angolo e scuote i luissini, ma Da Campo segna da dietro l’arco e fissa il punteggio sul 57-64 all’ultimo pit stop. Due i dati da sottolineare, nei quali primeggia Orzinuovi: nei punti da perse (13-9) e da secondi tiri (14-7). E’ un’altra tripla di Leonzio che fa accarezzare l’impresa: +10 per gli uomini di coach Calvani. Con 7′ al termine inizia una partita nella partita, con la Luiss che deve stringere i denti. Gli orceani flirtano con quegli 11 punti che gli garantirebbero il salto di categoria, ma non riescono mai a raggiungerli. Anche perché Roma non crolla mai, e risponde colpo su colpo. Su una discussa rimessa D’Argenzio segna il 73-77 con 120″ rimanenti. Ed è sempre una sua penetrazione a siglare il -2 all’ultimo giro d’orologio. Dopo tanto spingere, sembra che gli uomini di Calvani siano arrivati scarichi nel rush finale, ed è così che nasce la persa sulla quale forse si spengono i sogni. Gli ultimi possessi Orzinuovi li gioca per far pareggiare la Luiss, così da andare ai supplementari per poter arrivare allo scopo della vittoria di 11. Ma i capitolini sbagliano a posta i liberi e la gara finisce 78-79 per gli orceani (qui le statistiche complete).

Questa la classifica definitiva del concentramento promozione: Luiss Roma, Vigevano e Orzinuovi 4 punti, Rieti 0.

Terzo atto della finale di A2 del tabellone oro tra la Vanoli Cremona e l’Unieuro Forlì. Una gara che per i cremonesi potrebbe significare promozione, dopo il doppio successo inaspettato ma non per questo impensabile in terra romagnola. Dal canto loro i forlivesi si ritrovano spalle al muro, costretti a vincere per allungare la serie e continuare a sperare.

Pronti via, è la Vanoli che schiaccia il piede sull’acceleratore. In particolare, Pecchia è una vera e propria furia, arrivando al ferro con grande continuità. Ma non solo l’attacco, perché Cremona è concentrata anche in difesa e mette praticamente la museruola agli avversari. Le offensive ospiti sbattono ripetutamente contro la diga di casa, che proprio dalla difesa sprigiona la giusta energia. Fondamentale per la squadra di coach Cavina è la fisicità di Eboua, che non solo è protagonista di una poderosa schiacciata, ma facendo collassare la difesa su di sé è bravo a scaricare il pallone fuori. Ne beneficia Pacher, lungo atipico come pochi che Forlì non riesce a marcare in nessuna maniera. Mentre il tassametro dei cremonesi corre inesorabile, i romagnoli trovano il quarto punto con l’ex Gazzoli ben oltre metà frazione. Sanford è impalpabile per l’attacco di coach Martino, ma neppure Cinciarini al suo ingresso riesce ad invertire l’andazzo: 0/6 da 3 nel primo quarto. Dopo il primo pit stop arriva però uno scossone. Adrian timbra dalla distanza, e Penna porta a casa un gioco da tre punti. L’Unieuro fatica tanto, forse troppo, ed è lampante. La regia di Denegri e la difesa di Piccoli spengono i facili entusiasmi, e permettono alla Vanoli di continuare a flirtare con i 20 punti di vantaggio. Ci pensa Alibegovic a dare un’altra spallata, con la specialità della casa: il tiro da 3. Il canestro dell’esterno aizza il Pala Radi, che esplode dopo un altro recupero che porta Eboua a schiacciare in campo aperto. Si va così all’intervallo addirittura sul 52-27.

La ripresa segue gli stessi binari del primo tempo. Cremona non abbassa di nulla la propria intensità difensiva, e la reazione di Forlì è praticamente annullata. Sono le triple in fila di Adrian e Pollone che evitano solo momentaneamente il passivo di trenta punti, che si materializza quando sono Mobio e Lacey a segnare dalla distanza (67-37). Coach Martino ricorre al minuto di sospensione, ma ormai i buoi sembrano ampiamente scappati. Gli animi si complicano sul parquet quando viene fischiato un antisportivo a Cinciarini al 28′. Inizia l’ultimo periodo e praticamente per Cremona non c’è altro da fare che portare in porto la vittoria. Adrian non è d’accordo, e lo dimostra con una serie di triple. L’mvp del campionato si sveglia forse tardi, ma dà la scossa. La Vanoli con una leggera, infatti, dà l’impressione di alzare le mani dal manubrio troppo presto. Valentini cerca di imitare il compagno di squadra dall’arco, mentre sulla sirena dell’infrazione dei 24″ al 35′ di gioco arriva il primo vero errore della gara dei ragazzi di coach Cavina. La tifoseria forlivese canta ‘Romagna mia’ e si rende protagonista di una bella sciarpata, ed è benaugurante visto che arriva la tripla del -13. Una rimonta frutto in special modo di tiri estemporanei e talvolta forzati, ma che vanno a buon fine. Comunque si tratta di un passivo che non può far stare tranquilla Cremona. Gli ultimi minuti sono intensi, e non poteva essere altrimenti. La Vanoli però non perde la calma e può festeggiare la promozione (qui le statistiche complete).

Vanoli Cremona pigliatutto. In questa stagione la squadra di coach Demis Cavina ha vinto tutto quello che c’era da poter vincere in A2. Ha iniziato con la Supercoppa, proseguito con la Coppa Italia e terminato con la promozione, così da completare il percorso perfetto. I cremonesi hanno abbattuto con un secco 3-0 la resistenza dell’Unieuro Forlì, incapace di reagire allo strapotere dimostrato sul parquet dagli avversari dopo aver dominato a sua volta la regular season. Fase a orologio compresa. Romagnoli irriconoscibili in questa gara 3, che ha avuto un approccio sbagliato, o forse è stato troppo impetuoso quello degli avversari.



giovedì 15 giugno 2023

Coach Gianluigi Galetti: «L'esperienza non si compra»

Veterano dei campionati di serie A2 e B, coach Gianluigi Galetti nella sua lunga carriera ha vissuto diverse avventure. Con lui analizziamo il periodo dell’anno più bello ed elettrizzante della pallacanestro, ovvero i playoff.



mercoledì 14 giugno 2023

Finale scudetto gara 3: Teodosic dirige l'orchestra Virtus

Finale scudetto gara 3: Teodosic dirige l'orchestra Virtus

Baron unico in doppia cifra per Milano


di Giovanni Bocciero


Gara 3 delle Lba Finals sorride alla Virtus Segafredo Bologna che così accorcia il computo della serie che arride ancora all'EA7 Olimpia Milano. La partita, terminata col punteggio di 69-61, onestamente non è stata bella e tirata come le precedenti due, seppur non sia di certo mancata la giusta intensità. Dove finiscono i meriti delle difese (che hanno prodotto 27 palle perse totali), iniziano i demeriti degli attacchi che hanno sbagliato tanto e spesso anche tiri aperti. Entrambe le squadre hanno invece segnato tanto con l'utilizzo dei tagli, forse l'unica situazione che ha tagliato a fette le difese con grande regolarità.

A dirigere l'orchestra virtussina è stato Milos Teodosic. Il serbo ha disputato sicuramente la sua migliore partita sin qui. A parte i numeri che dicono 12 punti in 21 minuti frutto di un preciso 3/3 da 2 e di un 2/3 da 3, ha anche distribuito 7 assist ai compagni. Suio i canestri che hanno permesso la fuga a Bologna, così come quelli che hanno tenuto a distanza gli avversari ad inizio ripresa. Nel finale non c'è stato bisogno che coach Sergio Scariolo lo ributtasse sul parquet.

Sul fronte Olimpia c'è poco da salvare, anche perché coach Ettore Messina ha alzato bandiera bianca ben prima della sirena finale concedendo minuti a chi la serie fin qui l'aveva vista giocare agli altri. Nel poco da salvare c'è Billy Baron, unico giocatore delle 'scarpette rosse' in doppia cifra: 15 punti in 28 minuti, tirando anche piuttosto bene con 2/3 da 2 e 3/7 da 3 (42%). Stridono le 3 palle perse a fronte delle sole 2 assist, lui che nelle gare precedenti è stato sempre capace di mettersi a disposizione della squadra.

Olimpia-Virtus 2-0, Recalcati: «La differenza la fanno le giocate dei singoli»

Olimpia-Virtus 2-0, Recalcati: «La differenza la fanno le giocate dei singoli»


di Giovanni Bocciero


Le Lba Finals vedono, dopo i primi due atti, l’EA7 Olimpia Milano condurre la serie per 2-0. Fattore campo rispettato per le ‘scarpette rosse’ di coach Ettore Messina, che hanno vinto grazie ad una difesa più solida, al tiro dalla distanza più costante e, in special modo in gara 2, ad una maggiore freddezza nel tirato rush finale. La serie adesso si sposta in casa della Virtus Segafredo Bologna, che mai doma dovrà cercare si sovvertire l’andazzo se vuole ancora provare ad avere chance di vittoria dello scudetto. Di questo ed altro ne abbiamo parlato con coach Carlo Recalcati, tecnico veterano ex ct dell’Italbasket - di cui oggi è senior assistant - che fa parte dell’esclusivo club degli allenatori capaci di vincere tre scudetti con tre club differenti (Varese 1999, Fortitudo 2000 e Siena 2004).

Come le sono sembrate le prime due partite di queste finali scudetto?

«Ho visto due partite molto equilibrate. Chiaramente sono due squadre che si equivalgono - ha esordito Recalcati -, e per questo sono stati due match abbastanza simili. Bologna si è fatta preferire in una parte della gara, poi Milano è riuscita a fare sua la partita. Direi che a grandi linee è stato rispettato ampiamente il pronostico».

In vista delle prossime gare crede che gli allenatori possano decidere di cambiare qualcosa nelle rotazioni, specialmente Sergio Scariolo?

«Dare giudizi di questo tipo, dall’esterno, è difficile. Bisogna tenere conto delle considerazioni che solo l’allenatore può fare vivendo il gruppo. Sono valutazioni che spettano a loro insieme al proprio staff. Non ho visto la Virtus soccombere, ma piuttosto giocare alla pari. Chiaro che un giocatore come Weems, ad esempio, è capace di tutto - ha analizzato l’ex ct della nazionale - e già in passato ha risolto tante partite per Bologna. Però non puoi aggiungere, e in questo caso inserire significa anche escludere. Dunque bisogna tener conto delle valutazioni che possono fare solo i tecnici che avranno analizzato le partite nei loro singoli momenti. Cambiare ti può portare a dei vantaggi, ma anche all’esclusione di un giocatore importante sotto un altro aspetto, e questa non è mai una scelta facile. Poi dipenderà anche dalle condizioni fisiche dei giocatori, di come sono usciti dalle prime due partite e se possono avere delle scorie fisiche».

Adesso cosa può cambiare con il fattore campo, e soprattutto cosa può comportare il parapiglia nel finale di gara 2?

«Partendo dal parapiglia finale di gara 2, credo che tutti dovrebbero ritornare a fare il proprio ruolo. Questo significa che i giocatori devono giocare e devono potersi muovere in quello che è il loro ambito. E questo riguarda anche dopo il termine della partita, perché questa non si esaurisce sul rettangolo di gioco. Per questo dico che i giocatori devono potersi muovere anche nel percorso che li porta negli spogliatoi. I tifosi invece devono essere capaci di fare gli spettatori - si è così espresso Recalcati -. Per quanto riguarda il fattore campo invece, questo è importante ma non è così decisivo e determinante come si possa pensare. Chi vuol conquistare uno scudetto deve essere capace anche di vincere fuori casa e non può pensare solo di speculare sulle gare casalinghe. Dal punto di vista tattico credo che i due incontri di Bologna ricalcheranno molto quelle che sono state le prime due sfide. Le opzioni a disposizione degli allenatori sono ben note, e quindi non mi aspetto grandi cambiamenti tra gara 2 e gara 3. Certo che Milano non può solo pensare di vincere le gare in casa, così come la Virtus è chiamata a ribaltare la situazione».

Da inizio stagione, considerando tutte le competizioni, le due squadre si sono già affrontate sette volte. Quanto può fare la differenza il dettaglio?

«So che oggi è di moda parlare di dettagli, sento tante analisi sia alla vigilia che nei post partita. Credo però che la differenza la possano fare il talento e le giocate dei singoli giocatori. Senza nulla togliere alle strategie e all’importanza degli allenatori, sono le prestazioni individuali che possono determinare il risultato finale».

L’Olimpia adesso è sul 2-0: qual è il suo pronostico in questo momento?

«Milano ha fatto il suo, perché chiaramente quando inizi una serie giocando in casa è la squadra locale che rischia di più. Subire una sconfitta vuol dire perdere il fattore campo. Per il momento si è svolto tutto secondo quella che possiamo chiamare ‘logica’. Adesso - ha concluso Recalcati - se Milano poteva subire una pressione maggiore, questa ce l’avrà Bologna».

domenica 11 giugno 2023

Finale scudetto gara 2: Milano è fredda e va 2-0

Finale scudetto gara 2: Milano è fredda e va 2-0

La Virtus però non demorde

di Giovanni Bocciero

Dopo gli oltre 12 mila di Assago e i quasi 200 mila che hanno seguito la partita in televisione, Olimpia e Virtus tornano a calcare il parquet del Mediolanum Forum per gara 2 delle Lba Finals 2023. Un secondo atto nel quale le squadre hanno messo a punto le rispettive contromosse per limitare l'avversario. Anche se il gioco della pallacanestro, dopotutto, è semplice: conta fare canestro e difendere forte per non farlo fare agli altri.

Nessun cambio nei roster per i due allenatori, Messina e Scariolo, che si ripresentano con gli stessi dodici della prima partita. Milano questa volta inizia forte, e cavalca Melli con i pick and pop. L'azzurro recupera anche un pallone finendo in prima fila, ed ovviamente il palazzo apprezza con grande entusiasmo. Bastano soli 4' per le prime proteste di Scariolo, che si lamenta per il 2° fallo fischiato a Mickey su un blocco in movimento. Napier è freddo, i ferri di Assago sono dispettosi da una parte e dall'altra e il punteggio rimane basso. Ci pensa però Shengelia con due poderose penetrazioni a permettere il sorpasso virtussino sull'8-9. Bologna si fa carico pian piano delle operazioni della gara, con Jaiteh protagonista inatteso. Il lungo francese è una presenza nel pitturato, e con l'attacco Olimpia inceppato, Messina prova a rimettere Napier ma la situazione non cambia. L'ultimo minuto del quarto iniziale è di fuoco. Scariolo è irreprensibile in panchina e si vede mostrare la 'grande t'. Nonostante ciò, gli ospiti chiudono in testa al primo pit stop (14-17).

Il secondo periodo è inaugurato da un canestro di Melli che in serpentina arriva al ferro. Milano passa però dal possibile 19 pari al 17-24, perché non riesce a contrastare la maggiore aggressività degli avversari. Infatti, Ojeleye segna con una gran bella penetrazione, mentre ancora Jaiteh schiaccia dopo un suo stesso errore dalla lunetta. Messina è imbufalito, chiama timeout ma al rientro sul parquet c'è un brutto segnale: arriva l'infrazione dei 24". Le percentuali dall'arco non sono buone per nessuna delle due formazioni, con Baron che si mette a disposizione della squadra creando un paio di situazioni di aiuto che propizia la schiacciata di Hall. Gli ultimi 180" del primo tempo vedono un infuocato botta e risposta. Cordinier confeziona il gioco da 3 punti; Voigtmann con un palleggio arresto e tiro segna dall'arco; Shengelia lo imita dall'angolo; mentre Shields di forza porta a casa il 2+1 del 35 pari. Messina si gioca la carta Biligha per gli ultimi possessi, e questo lo ripaga con un recupero dal quale nasce la tripla di Baron per il vantaggio a 40" (38-35).

Al rientro dagli spogliatoi Baron è ancora caldo e griffa due bombe. La Virtus continua ad andare sotto da Shengelia e Mickey, mentre Shields segna pur inseguito da Ojeleye. La tripla di Napier vale la doppia cifra di vantaggio sul 51-41, che comunque non scompone gli avversari. Il terzo periodo corre via velocissimo, anche perché l’Olimpia aumenta considerevolmente il ritmo del gioco. Ogni canestro delle ‘scarpette rosse’ è accolto dal boato del palazzetto. Bologna dal canto suo soffre ma regge, soprattutto lucrando qualche viaggio in lunetta. E quando Belinelli segna dalla lunga distanza è 55-52 ad 1’20” dall’ultimo mini riposo con Messina che chiama subito timeout.

L’ultimo quarto viene inaugurato dalla tripla di Datome che batte il primo colpo della sua gara. Il capitano azzurro poi lotta a rimbalzo e vede lo scarico per Hall che realizza la sua seconda schiacciata di serata. La gara sale di colpi, e allora ci vogliono i campioni. Se Datome fa ferro e fuoco da una parte, Belinelli diventa il faro offensivo di Bologna segnando due triple consecutive, e il contropiede del -5 a 5’ dal termine. Dopo una folata, sono le difese che tornano a decidere il finale dell’incontro. Soprattutto quella della Virtus riesce a mettere granelli di sabbia nell’attacco dell’Olimpia, che si pianta e perde una serie di palloni. Sanguinoso quello di Baron, che Shengelia non converte in contropiede ma solo con un 1/2 dalla lunetta che vale comunque il sorpasso (72-73). Improvvisamente sotto nel punteggio, si rivede Shields che col ghiaccio nelle neve segna il sorpasso dall’arco. Freddezza che manca a Shengelia che invece sbaglia altri due liberi. La processione dalla lunetta condiziona il finale della Virtus, con Melli che segna il 79-76 a 6", mentre per i bolognesi il tiro della disperazione di Teodosic finisce corto.

Il finale è infuocato. Nel rientrare negli spogliatoi si crea un diverbio tra i giocatori della Virtus e alcuni tifosi meneghini e per poco non scoppia la rissa. La ricostruzione dell'episodio è comunque ancora tutta da confermare o smentire. Per quanto riguarda il campo, Milano a questo punto comanda la serie sul 2-0, ma la Virtus non è doma. Adesso si va a Bologna, ed è certo che gli uomini di Scariolo venderanno cara la pelle.

sabato 10 giugno 2023

Finale scudetto gara 1: Napier immarcabile

Finale scudetto gara 1: Napier immarcabile

Teodosic incanta, Messina vince a scacchi con Scariolo

di Giovanni Bocciero

Gara 1 della finale scudetto va all'Olimpia Milano, che vince 92-82 imponendosi nel secondo tempo. Dopo un inizio lanciato, con una difesa più aggressiva, la Virtus Bologna non è riuscita a ribaltare l'inerzia sopperendo alle contromosse prese dopo l'intervallo dalle 'scarpette rosse'. E' stata comunque una bellissima partita, giocata al massimo da entrambe le compagini. Sono più i meriti dei vincitori che i demeriti dei vinti, e la differenza l'hanno fatta i piccoli dettagli e gli accorgimenti tattici in corso d'opera.

OLIMPIA MILANO

Napier 9: Bologna cerca subito di attaccarlo e di portarlo sotto canestro, e gioca immediatamente con troppi falli sul groppone. Ma il talento offensivo è cristallino, segna una tripla più pazzesca dell'altra e fa nulla se in difesa paga lo scotto. Ne vale assolutamente la pena.

Hall 8,5: Dottor Devon e mister Hall. Primo tempo nel quale sembra quasi intimorito, perché nonostante le assist colpisce il fatto che rinuncia a tiri aperti. Ma nel secondo tempo è il trascinatore dell'EA7, giocando a livello Mvp, facendo ammattire la difesa ospite.

Shields 7,5: Inizio di gara complicato, perché s'intestardisce nel penetrare e perde una serie di palloni. Poi finalmente prende le misure ai difensori, attacca più sotto controllo e fa male dalla sua mattonella.

Datome 7: Nell'inizio difficile di Milano si carica la squadra sulle spalle segnando tre canestri dal coefficiente di difficoltà alto. Ma fa anche una giocata difensiva da veterano, prendendosi uno sfondamento d'astuzia.

Hines 7: Come spesso gli capita i numeri non dicono tutto della sua partita. Sempre attento e concentrato, si vede scippare qualche rimbalzo, ma in difesa è una presenza continua.

Melli 7: L'avvio complesso è dovuto anche ad alcuni suoi possessi gestiti con un po' troppa superficialità. Poi però sale di colpi, torna a riempire l'area non concedendo facili appoggi agli avversari mentre in attacco si fa trovare pronto.

Baron 6,5: Poco appariscente, si mette a disposizione della squadra e indica la strada da seguire, alternando ad inizio ripresa i tiri dalla distanza alle penetrazioni.

Voigtmann 6,5: Non viene messo nelle condizioni di colpire, ma anche lui nel secondo tempo riesce a dare il suo fondamentale apporto offensivo.

Ricci 5,5: Una palla quasi persa nel primo tempo, un fallo evitabile su Belinelli nel secondo. Non il modo giusto per incidere a questo livello.

Tonut n.g.

Baldasso n.g.

Biligha n.g.

Messina 7,5: Rivolta la partita nella ripresa, quando evidentemente chiede ai suoi giocatori di attaccare con maggiore convinzione il ferro. La difesa sale di livello ma non riesce a lanciare il contropiede. Poi decide di cavalcare la coppia Napier-Hall che gli regala gara 1.

VIRTUS BOLOGNA

Teodosic 8: Primo tempo mozzafiato, spinge le 'vu nere' all'allungo incidendo più da realizzatore che da assistman. Anche se un paio di regali ai compagni li serve eccome. Cala nel finale.

Belinelli 7,5: Esperienza al servizio della squadra, con canestri pesanti e lucrando viaggi in lunetta. Peccato la difesa, perché nel secondo tempo specialmente viene puntato con assiduità dagli avversari.

Hackett 7: Una partita di grande sacrificio. S'incolla ad inizio partita su Napier lasciandogli poco spazio di manovra e attaccandolo appena può. Non segna ma crea tanto per i compagni.

Shengelia 7: Servito spesso lontano da canestro, il tiro non lo premia ma appena può mette palla a terra e attacca il ferro. Lotta tanto sotto canestro uscendo quasi sempre vincitore, e cerca di farsi trovare pronto a correre in contropiede.

Cordinier 6,5: Inizio molto positivo, molto aggressivo, e si vede quando forza il blocco di Baron. Recupera palla a s'invola a schiacciare in campo aperto. Poi però scompare, incidendo sempre meno sulla partita.

Ojeleye 6,5: Quasi non lo si nota. Poi da gran campione caccia dal cilindro due triple preziose che permettono alla Virtus di rimanere in scia.

Mickey 6: Primo attacco, sfrutta il mismatch. Potrebbe essere l'ago della bilancia, ma praticamente si limita al lavoro sporco. Peccato perché poteva lasciare il segno.

Pajola 5,5: Tanta volontà, poca efficacia. Il peggiore dell'intera gara per plus/minus con -20.

Abass 5,5: Un giocatore che arrivava in gran spolvero. Ma il livello qui è alto, e lui forse deve ancora trovare il ritmo giusto.

Jaiteh 5: Tanti errori di lettura, spesso è apparso superficiale, e in queste gare non te lo puoi permettere.

Mannion n.g.

Camara n.g.

Scariolo 6,5: Prepara bene la gara puntando tutto sull'attaccare Napier vicino al canestro. La difesa è aggressiva, ma poi concede troppo in penetrazione e non riesce a trovare un modo per arginare l'attacco avversario. Cambia la difesa a zona dopo due azioni con due canestri presi in faccia.

martedì 6 giugno 2023

Olimpia-Virtus, Bianchini: «Mi aspetto una lotta tra mastini»

Olimpia-Virtus, Bianchini: «Mi aspetto una lotta tra mastini»


di Giovanni Bocciero


Venerdì sera al Mediolanum Forum ci sarà la prima palla a due della finale scudetto della serie A. Di fronte, per il terzo anno consecutivo, l’Olimpia Armani Milano - che ha il fattore campo - e la Virtus Segafredo Bologna. Un epilogo scontato per quanto riguarda il campionato italiano, con le ‘scarpette rosse’ che sono all’inseguimento della terza stella avendo in bacheca 29 titoli. Sono invece 16 quelli delle ‘vu nere’, che dall’istituzione dei playoff hanno giocato cinque finali contro i meneghini: la prima nella stagione 1978/79. Per presentare la grande classica della nostra pallacanestro, abbiamo intervistato Valerio Bianchini, uno che di scudetti se ne intende visto che è stato il primo allenatore a vincerne tre con tre club diversi (Cantù 1980/81, Roma 1982/83 e Pesaro 1987/88). Tra le altre, in carriera, ha anche allenato sia l’Olimpia che la Virtus.

Prima di addentrarci nella serie scudetto, le chiedo un parere sulla dichiarazione di Ario Costa riguardante il duopolio Olimpia-Virtus, e quanto questo influenzi il movimento cestistico italiano?

«L’opinione di Costa è una considerazione che ha espresso con coraggio - ha esordito Bianchini -, essendo una delle parti coinvolte. Ma si tratta comunque di una considerazione ovvia. Già ho detto più volte che in questa situazione sembra che il campionato italiano sia ritornato agli anni ’60, quando l’epilogo si risolveva in due sole partite: Simmenthal-Ignis dell’andata e Ignis-Simmenthal del ritorno. Nonostante la vivacità di diverse squadre, queste sono costrette a rincorrere le due grandi realtà sfruttando magari i loro infortuni e le loro fatiche derivanti dall’Eurolega, che richiede un impegno molto importante sia fisico che tecnico».

Quale può essere la soluzione per azzerare questo divario, non solo dal punto di vista economico, tra Bologna, Milano e le altre formazioni?

«Bologna e Milano hanno dei roster da 15-16 giocatori, le altre ne hanno 7, 8, forse 9. I budget sono assolutamente sproporzionati, e la soluzione è una e una soltanto, piuttosto evidente: Olimpia e Virtus dovrebbero giocare un campionato professionistico vero. A questo punto che l’Eurolega diventi un torneo europeo stile Nba - ha sentenziato il Vate -, aperta alle società più forti dal punto di vista economico e strutturale. Per le altre rimane il campionato nazionale, magari da strutturare con regole che consentano a tutte le partecipanti di avere un equilibrio, così da non avere più un divario pazzesco».

Terzo anno consecutivo dello scontro Milano-Bologna, con gli epiloghi degli anni scorsi che sono stati molto differenti: 4-0 Virtus nel 2021, 4-2 ma serie sempre nelle mani dell’Olimpia nel 2022. Cosa si aspetta quest’anno?

«C’è un piccolo particolare, che non si possono fare paragoni tra le squadre da un anno all’altro. Questo perché i roster ormai cambiano 10 giocatori su 12 ogni stagione. C’è una instabilità pazzesca dovuta al potere delle agenzie degli atleti da un lato, e dal pressapochismo delle dirigenze dall’altro. Il basket è uno sport che ha bisogno che le squadre cementifichino i propri meccanismi. Succede così che ogni anno l’inizio del campionato è di una bruttezza spaventosa. Ogni stagione quello su cui si è lavorato l’anno precedente non conta più - ha continuato il doppio ex - e gli allenatori sono costretti a ricominciare da capo, se nel frattempo non sono stati sostituiti anche loro. Cambiano così le relazioni tra i giocatori, e si può iniziare a vedere un po’ di buon basket solo verso febbraio con la Coppa Italia. Questo per dire che fare paragoni non ha alcun senso, per cui conviene concentrarsi su quello che vediamo oggi».

E dunque cosa ha potuto vedere fino ad oggi?

«Milano da quando c'è Ettore Messina si è molto dedicata alla difesa, che rappresenta una parte fondamentale del suo gioco. In attacco però, l’allenatore ha lasciato il campo in mano ai giocatori. Un po’ per la struttura della squadra, un po’ per l’evoluzione della pallacanestro che è diventata molto più individualista, con atleti sempre più egoisti. Terminato il gravoso impegno dell’Eurolega, l’Olimpia ha iniziato a raccogliere dei frutti. Resta una squadra molto perimetrale, ma il tiro non può essere sempre costante - ha analizzato Bianchini -, e quindi la spada di Damocle sulla loro testa sarà la percentuale dall’arco. Sergio Scariolo con la Virtus ha invece cercato di mantenere un basket organizzato, con giochi per liberare i tiratori e l’uso sia del post alto che del post basso. Uno stile di gioco che in molte situazioni è stato di successo, inserendo la velocità e la fisicità odierna in un contesto di controllo. Questo gli permette di giocare l’alto-basso, i ribaltamenti, il contropiede organizzato. Non sempre gli riesce, ma quantomeno ci provano».

E se le chiedessi un pronostico?

«Per quanto ho già detto ritengo che la finale sia imprevedibile. E dirò di più, penso che ci vorranno tutte e sette le gare per vedere chi vincerà. L’anno scorso, ad esempio, l’obiettivo della Virtus era quello di vincere l’Eurocup per qualificarsi all’Eurolega, e così arrivò alla finale un po’ appagata. Quest’anno sono entrambe affamate, anche per riscattare la stagione non felice a livello europeo. Per questo penso che sarà una lotta tra mastini assetati di sangue».

Per quanto riguarda i singoli invece, chi crede sarà protagonista?

«Milano molto tardivamente ha trovato un playmaker in Shabazz Napier che ha risolto tanti problemi. Problemi dovuti a giocatori come Hall, Pangos, che si adattavano a fare il regista senza averne le capacità. Napier - ha continuato il Vate - rispecchia invece un play classico, di grande livello, che può anche segnare tanto. Però se la dovrà vedere con un campione come Milos Teodosic, che non avrà la tenuta fisica degli americani ma ha una inventiva straordinaria, una tecnica strepitosa, e un carattere da leader vincente».

Un duello nel duello sarà quello tra gli allenatori. Messina e Scariolo sono i migliori coach italiani degli ultimi 30 anni, hanno vinto tanto tra club e nazionali. Ma se potesse, chi sceglierebbe?

«Non sono un presidente con grandi disponibilità economiche, perché entrambi costano caro - ha riso Bianchini -. In realtà non posso assumerli neppure per una sola partita. Comunque, non sono né Zanetti, né Armani, quindi non m’imbatto in ipotesi e non scelgo nessuno dei due».