Finale scudetto gara 7: Datome regala la terza stella all'Olimpia
Virtus a contatto con Shengelia
C'è voluta gara 7 per decretare la squadra vincitrice dello scudetto 2023. Una partita che rispetto alle precedenti sei, ha visto un monumentale Datome, ma soprattutto un accorgimento tattico che ha tolto certezze alla Virtus Bologna. Infatti, con la scelta di coach Ettore Messina di non concedere il mismatch di Hackett su Napier, i virtussini hanno dovuto cambiare il proprio piano gara. Hanno così cercato di coinvolgere maggiormente i lunghi, ma la difesa meneghina si è chiusa ogni volta bene a riccio portando gli avversari a perdere tante palle perse: 8 all'intervallo, quasi il doppio (15) ad inizio ultimo quarto. E le poche volte che Bologna è riuscita a far tornare il pallone fuori, la percentuale dall'arco è stata impietosa: solo 5 triple all'intervallo, e 5 errori per Belinelli.
Foto: Lega Basket A/Marco Brondi |
Il fattore campo ha resistito in ogni singolo incontro. Napier e soprattutto Baron hanno chiuso i conti con i loro preziosi canestri nel finale. Ma proprio come gara 6 dello scorso anno, utile per scucire il tricolore dalle casacche della Virtus, in questa gara 7 è stato decisivo per indirizzare il match così da regalare la terza stella all'Olimpia Milano. Stiamo ovviamente parlando di Gigi Datome, che è partito a razzo. E' arrivato sino al ferro, si è fatto spazio quando ha attaccato a difesa schierata, ed ha segnato la tripla che al 15' lo ha visto avere da solo quasi gli stessi punti dell'intera Bologna. Sempre attento in difesa, dove con gli aiuti e recuperi è riuscito ad infastidire gli avversari tanto da confezionare 4 rimbalzi, 1 stoppata e 1 recupero. E non si è tirato indietro nemmeno quando gli si è insaccato un dito o quando ha subito un taglio al volto. Prestazione monumentale per l'azzurro, che ha dimostrato una volta di più che quando la posta in palio è di quelle importantissime, lui c'è e risponde presente.
Diversi invece gli assenti tra le fila bolognesi, da Belinelli che ha chiuso con 6 errori su altrettanti tentativi dall'arco, a Teodosic che ha vissuto delle sterili fiammate chiudendo 3/9 da 3. Hackett c'ha provato, ma è stato meno efficace del solito seppur per valutazione (14) è il migliore dei suoi. Chi ha tenuto a contatto la Virtus all'intervallo, quando l'Olimpia poteva chiudere con un passivo più ampio dei soli 9 punti, è stato Tornike Shengelia. Non ha di certo disputato la partita perfetta, e le 6 palle perse sono forse la cartina tornasole. Questo perché è spesso caduto nella morsa della difesa avversaria pronta ad azzannarlo in post alto. Ha perso servito 3 assist, preso 4 rimbalzi, attaccato con una certa determinazione quando ha avuto la possibilità di giocare 1vs1. Ma soprattutto ha realizzato le due triple del secondo periodo, non certo la sua specialità, che hanno permesso agli uomini di coach Sergio Scariolo di rimanere in scia.
Nella ripresa neppure il georgiano è riuscito a cacciare qualche coniglio dal cilindro, e così Milano ha mantenuto saldamente il vantaggio, provando a più ripresa la fuga decisiva maturata nei minuti finali di una gara che l'ha vista sempre al comando (67-55 il punteggio finale). E dopo sette estenuanti battaglie agonistiche, con l'inerzia della serie che ora sembrava ad appannaggio di una e ora dell'altra, l'Olimpia ha potuto alzare al cielo il trofeo che le è valsa il trentesimo scudetto. In un Mediolanum Forum strapieno in ogni ordine di posto.