Difesa arcigna e rapidità in attacco le armi preferite del coach croato, già sperimentate con la nazionale polacca riportata ai vertici europei
La scuola di Novosel nelle scelte di Milicic
Dal vecchio e glorioso Napoli del grande tecnico scomparso l'anno scorso, passando per la Coppa Italia vinta nel 2006 con Mimmo Morena capitano
di Giovanni Bocciero*
C’È UN SOTTILE FILO ROSSO
che unisce il passato ed il presente del Napoli Basket, e che con grande
timidezza prova a guardare al futuro. Ovviamente l’attuale centro di gravità
non può che essere coach Igor Milicic, che ha portato una ventata di aria
fresca al club partenopeo. Dopo due stagioni con la salvezza in serie A
raggiunta a denti stretti, il progetto societario questa estate ha svoltato.
Sì, perché è parso chiaro sin da subito che il presidente Federico Grassi
un’altra annata in apnea non l’avrebbe voluta vivere.
Per evitare un altro
campionato per deboli di cuore, era necessario provare a fare un salto di
qualità fuori dal campo. Ecco allora la scelta di Alessandro Dalla Salda in
qualità di amministratore delegato, seguito poi da Pedro Llompart nel ruolo di
responsabile dell’area sportiva, sino ad entrare nel dettaglio dell’area
tecnica con la panchina affidata al croato Milicic, salito alla guida di un
roster completamente rinnovato.
BAMBOLE RUSSE. Tre scelte
che si sono incastrate quasi come fossero delle bambole russe. Stessa forma,
stessa consistenza, solo grandezze diverse derivanti dal ruolo ricoperto ma
differenti dal punto di vista di osservazione. Naturalmente se si fa un
discorso di organizzazione, di strategia, ovvio che il lavoro di Dalla Salda
non può passare inosservato. Ha ristrutturato l’organigramma della società e
diviso le responsabilità in macro aree. Tra l’altro, sue le parole all’atto di
insediamento sul potenziale di una realtà come Napoli, unica nel panorama
italiano per bacino d’utenza a poter aspirare a competere con due “franchigie
europee” come Olimpia Milano e Virtus Bologna.
Se invece l’attenzione si
sposta dalla stanza dei bottini al campo - quello più visibile ed ovviamente
più ricercato dal pubblico - gli occhi non possono che essere puntati su Igor
Milicic. L’allenatore è il principale fautore del miracolo all’ultima Final
Eight di Coppa Italia. Un successo arrivato 18 anni dopo quello del 2006
dell’allora SSB Napoli. Ma soprattutto sull’onda della vittoria dello scudetto
nel calcio, che ha riaffermato la città di Napoli ai più alti livelli sportivi
nazionali.
MILICIC STYLE. Milicic è arrivato a Napoli un po’ come un oggetto misterioso. Certo, di lui si parlava bene soprattutto dopo l’exploit che ha avuto con la Polonia ad Eurobasket 2022. Una competizione nella quale ha saputo guidare la nazionale ad uno storico quarto posto, con Michal Sokolowski - del quale parleremo più avanti - e Mateusz Ponitka che in campo ha giganteggiato. E proprio in virtù di quella esposizione mediatica, il giocatore ha poi rescisso prima dell’inizio del campionato con la Reggiana di Dalla Salda - che ci aveva visto lungo - per accasarsi al Panathinaikos. Quella Polonia ha superato la Slovenia, campione in carica, detronizzando Luka Doncic e compagni ai quarti di finale, con una prestazione nel pieno stile del basket offerto da Milicic.
Una pallacanestro
decisamente a passo con i tempi, fatta di una arcigna difesa ed un attacco
pungente che entrato in ritmo è poi difficile da contenere. Per chi non si
ricordi, in quel quarto all’Europeo la nazionale polacca ha segnato 58 punti
nel solo primo tempo, con un perentorio parziale da 22-2. Giocare con una
difesa asfissiante ed un attacco veloce porta comunque a spendere tante
energie. È per questo impossibile reggere 40’ con questa intensità, quindi
bisogna mettere in conto anche il più classico dei passaggi a vuoto. Non a caso
la Slovenia quella gara l’aveva ribaltata con un parziale di 24-6, prima di subire
il ritorno polacco per il definitivo 90-87.
CORSI E RICORSI STORICI. Facciamo
però un passo indietro, e ritorniamo a quel sottile filo rosso. E sì, perché
prima di Milicic c’era già stato un altro allenatore di origine croata che
aveva entusiasmato il popolo napoletano appassionato di pallacanestro. Stiamo
parlando di Mirko Novosel, una leggenda del basket mondiale che è scomparso
l’estate scorsa. Allenatore di Napoli dal 1988 al 1990, dopo aver vinto
praticamente ogni cosa con la Jugoslavia ed il Cibona Zagabria, il suo modo di
intendere e giocare la pallacanestro hanno influenzato generazioni di
allenatori.
Senza ombra di dubbio è
stato un precursore, perché Novosel ci teneva al fondamentale del tiro, prim’ancora
che si arrivasse alla moderna esagerazione delle triple dei giorni nostri.
Questa visione però, già all’epoca induceva le sue squadre a giocare allargando
quanto più possibile il campo, e non solo per tirare ma in modo da poter
sfruttare gli ampi spazi che si creavano per attaccare ed arrivare al ferro.
Tanti sono stati i
giocatori napoletani formati dal modo di giocare a basket di Novosel. Uno su
tutti Mimmo Morena, storico capitano del Basket Napoli che nel 2006 ha alzato
la Coppa Italia a Forlì. Un successo che non viene ricordato adesso solo perché
un’altra squadra partenopea è riuscita in questa impresa. Questo è bene ricordarlo.
Quella Napoli era una formazione da album dei ricordi della serie A. E Morena
era il classico lungo atipico, che toccato da Novosel a fronte dei suoi 210 cm
d’altezza aveva delle mani fatate che lo rendevano forse addirittura più
pericoloso nel tiro dalla distanza, piedi a terra, che non sotto canestro.
LA STORIA SI RIPETE. La
Napoli del presidente Maione e di coach Bucchi contava in campo su Sesay,
Morandais, Stefansson, Rocca, Spinelli, Cittadini, Larranaga e soprattutto Lynn
Greer, il folletto di Philadelphia. A guardarla oggi, questa formazione ha
tante similitudini con quella attuale, ed ovviamente tanto del proprio gioco
assomiglia a quello predicato dall’inizio della stagione da Milicic. In
particolare non si può non vedere in Jacob Pullen la freddezza che aveva
appunto Greer. In un’amichevole dell’epoca, coach Marcelletti che allenava a
Caserta rimase sbigottito nel vedere il giocatore di Philadelphia, a tal punto
da esporsi a definirlo il miglior giocatore del campionato. Non ci andò per
nulla lontano. Pullen per certi versi lo ricorda parecchio in campo, decisivo quando
è necessario. Anche alla Final Eight di Torino, quando sembrava eclissato, ha
mandato a bersaglio due triple vitali, prima nel supplementare in semifinale
con Reggio Emilia, e poi nell’ultimo atto contro Milano compiendo il
controsorpasso nel tiratissimo finale.
UNA FOTO DAL CAMPO. Ad
inizio stagione era stata posta una domanda piuttosto chiara al coach croato,
ovvero se esistesse uno stile Milicic che potesse spiegare il modo di giocare
delle sue squadre ai tifosi che non lo conoscessero. La risposta fu semplice e
chiara, senza veli: «Non so se esiste un vero stile perché faccio fare un po’
di tutto. Quello che cerco è di ottenere il massimo dai giocatori. In squadra
abbiamo molti tiratori, per questo vogliamo giocare velocemente per creare
opportunità di tiro. Oltre al fatto che abbiamo un centro che corre bene il
campo, e che assieme ai buoni playmaker può giocare in velocità. La cosa
principale per me, però, è che la mia squadra deve giocare una difesa solida».
È l’esatta fotografia della partita della Polonia contro la Slovenia, e di
quello che ha fatto vedere Napoli in questa prima parte di stagione. Parentesi
Coppa Italia compresa.
È in questo contesto che
il dirigente Llompart con il direttore sportivo Giuseppe Liguori sono andati
alla ricerca dei giocatori giusti da inserire nello scacchiere azzurro a
disposizione dell’allenatore. Costruita prima la base italiana con Alessandro
Lever, Giovanni De Nicolao insignito del ruolo di capitano, e Michele Ebeling,
poi si è pensato all’ossatura della squadra con gli ingaggi di Tomislav Zubcic,
Tariq Owens, Jacob Pullen, Tyler Ennis, Markel Brown rinforzo di dicembre e
Michal Sokolowski.
Ognuno con le giuste
caratteristiche per interpretare la pallacanestro dell’allenatore e per questo
utile alla causa. Basti pensare alla bidimensionalità di Zubcic, grande
protagonista ad inizio stagione, o a Owens che si è calato alla perfezione nel
ruolo di “signore degli anelli”, o ancora a Pullen decisivo in più d’una
occasione così come Ennis che con le sue qualità di grande passatore (è primo
nella classifica degli assist) è il vero fulcro del gioco di Napoli.
IL PRETORIANO. E poi c’è
lui, Sokolowski, lasciato per ultimo ma in realtà il primo colpo di mercato del
club azzurro di questa estate. Già in Italia in quel di Treviso, è il
pretoriano di coach Milicic che gli ha affidato un ruolo importante nella
nazionale polacca e che già la passata stagione lo ha voluto con sé
nell’avventura al Besiktas. Non è un caso se il classe ’92 di Varsavia è tra i
giocatori con il più alto minutaggio dell’intero campionato. Si sbatte sempre e
comunque in campo, rendendosi prezioso in tanti modi diversi: si getta a terra
per recuperare un pallone, si lancia in aria per spizzare un rimbalzo, segna
una tripla preziosa oppure semplicemente difende forte. Ecco, se chiedessimo a
Milicic quale sia il suo giocatore ideale, molto probabilmente risponderebbe
facendo il nome di Sokolowski piuttosto che elencare una serie di
caratteristiche.
Con la vittoria della Coppa Italia il coach ha fatto breccia nel cuore dei tifosi napoletani, che lo hanno osannato al rientro della squadra alla stazione di Napoli. È riuscito a compattare un gruppo di giocatori che sembra giocare innanzitutto per la città. Lo si apprezza nelle parole dei protagonisti, che spesso sottolineano di voler regalare delle gioie ai napoletani. Non è un aspetto ininfluente o secondario, ma descrive anche il lavoro che il tecnico sta svolgendo nello spogliatoio.
IL FUTURO È L’EUROLEGA. Cosa
riserverà il futuro è ancora presto per dirlo. «Sono stati sei anni duri fino
ad oggi - le parole recenti del presidente Grassi -, tutti dicevano che nel
giro di mesi saremmo falliti come le precedenti società. Vincere in questa
città è più importante che farlo in altri posti. Speriamo di qualificarci per i
playoff, nei quali proveremo eventualmente a dire la nostra, consapevoli che
abbiamo un roster ridotto rispetto alle corazzate».
La società è forte e stabile
dal punto di vista economico, ed ha dimostrato di poter puntare ad avviare un
progetto che possa regalare altre soddisfazioni e soprattutto duraturo nel
tempo. Il vero quesito è se Igor Milicic sarà ancora sulla panchina di Napoli.
Non ci sono voci di corridoio in tal senso, è ancora troppo prematuro. Ma per
quello che sta facendo il tecnico croato, non potrà rimanere ancora a lungo
indifferente ad una compagine di grande livello europeo, magari già in
Eurolega.
PROFILO
Igor Milicic è nato a Slavonski Brod, in Croazia, nel 1976. Ex cestista, dopo gli inizi a Rijeka e Spalato si è trasferito in Polonia. Ha giocato anche in Grecia e Turchia, ma gli ultimi sei anni di carriera li ha trascorsi nuovamente in Polonia tra Prokom Sopot e Azs Koszalin. Proprio in quest’ultima, appese le scarpette al chiodo nel 2014, inizia ad allenare. Passa poi al Wloclawek con cui vince tutto: due campionati, una coppa nazionale e una supercoppa polacca. Presa la cittadinanza, dal 2021 è ct della rispettiva nazionale. Prima di arrivare la scorsa estate a Napoli, ha allenato anche lo Stal Ostrow, dove ha vinto un’altra Polska Liga ed una Coppa di Polonia, ed il Besiktas.
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