Una stagione sempre ai vertici, tra scenari di pubblico spettacolari che meriterebbero il palcoscenico d'eccellenza
Tra Pielle e Libertas vince... Livorno
I biancoblù hanno conquistato la Supercoppa, gli amaranto hanno sfiorato la Coppa Italia: le due società labroniche si danno battaglia ma sono molto attive anche al di fuori del campo, pensando alla componente femminile, a quella giovanile, e a tante iniziative di solidarietà
di Giovanni Bocciero*
Il campionato di Serie B parla
indubbiamente toscano in questa stagione, con Pielle e Libertas Livorno ed
Herons e Gema Montecatini che stanno tracciando sin dall’inizio il percorso da
seguire. Appropriatesi delle prime quattro posizioni del girone A, che sembra
oggettivamente più qualitativo nel livello medio delle compagini rispetto a
quello B, non è un caso che i primi due trofei siano stati vinti proprio da
queste squadre. Soffermandoci sulle livornesi Libertas e Pielle, è interessante
capire il loro diverso assetto societario, l’importanza data alla sezione
femminile ed al settore giovanile con valenza sociale, e soprattutto il derby
quale cassa di risonanza per tutto il movimento.
La Pielle Livorno di coach Marco
Cardani ha inaugurato la stagione alzando al cielo la Supercoppa, e sta
continuando col passo della schiacciasassi. «Non so se siamo la miglior squadra
del campionato - ha esordito il presidente della Pielle, Francesco Farneti -,
di sicuro siamo quella che sta andando meglio. Il gruppo è molto affiatato e
vedo lo spirito giusto, con leadership riconosciute e un equilibrio interno.
Tutto questo ci permette di rendere al massimo. In una visione più completa, i
giocatori sono tra i più forti della serie, e giocano in un contesto dove sta
andando tutto per il meglio. Quindi siamo anche fortunati in questo senso».
GLI IMPRENDITORI. Farneti, titolare
della storica ed omonima farmacia di Livorno, è alla guida del Consiglio
d’amministrazione composto da Riccardo Grillo, vice presidente e titolare
dell’azienda Caffè Toscano che è title sponsor della squadra, e i consiglieri
Marco Romei, Manolo Burgalassi e Mario Galdieri che è anche consulente legale. «La
svolta societaria c’è stata in estate, quando abbiamo delineato le persone e la
gestione della società - ha continuato il presidente biancoblù - ma in
particolare con la nomina di un direttore generale come Gianluca Petronio. Figura
di alto spessore e grande professionista, lo definiamo il nostro miglior
acquisto. Con la riorganizzazione dell’organigramma abbiamo dato un significato
importante a quella che è la gestione del club. Questo lavoro ci sta
permettendo di avere i risultati attuali dopo gli anni passati con la cavalcata
dalle serie minori. Per arrivare ad un livello superiore ci siamo concentrati
sulla professionalizzazione delle figure che lavorano in società. Un salto di
qualità che sta pagando».
La compagine biancoblù, nonostante il
successo in Supercoppa, ha pagato un inizio difficile di campionato, con
quattro sconfitte nelle prime undici giornate. Prima delle festività pasquali
però, la Pielle è rimasta imbattuta nel girone di ritorno infilando 14 successi
e prendendosi la vetta della classifica. «Ad inizio anno abbiamo dichiarato che
entro tre anni avremmo fatto di tutto per essere promossi. Per come sta andando
questa stagione siamo ben oltre le aspettative, dimostrando grande forza in
campo, quindi è giusto approfittarne - ha sottolineato Farneti - e dare tutto
per raggiungere subito l’obiettivo. Non possiamo non provarci».
LA TIFOSERIA. La squadra è entrata
ormai in simbiosi con i propri tifosi, in particolare il gruppo organizzato dei
Rebels. Dal coro “sono piellino e me ne vanto” nato circa due anni fa, ed
entrato nell’animo dei sostenitori, si è passati al coinvolgimento degli stessi
giocatori che al termine delle partite si accovacciano davanti alla curva prima
di saltare per festeggiare tutti insieme. «Nessun accordo, nulla di
organizzato - hanno rivelato i tifosi -, la squadra ha semplicemente
abbracciato questa esultanza in maniera spontanea».
«La nostra tifoseria ha numeri
importanti, ereditata dal passato perché la Pielle non è mai davvero sparita,
neppure al tempo della fusione degli anni ’90 - ha sottolineato ancora Farneti
- che portò allo sfascio del basket livornese. Un gruppo c’è sempre stato, ma
con i risultati delle ultime due stagioni è esplosa di nuovo la passione, si
sono risvegliati gli animi con un crescendo di emozioni ed entusiasmo. Questo
ci ha permesso di arrivare a 2500 spettatori ad ogni partita, raggiungendo il
limite massimo di capienza del PalaMacchia. Anche per questo le partite di
cartello le giochiamo al Modigliani Forum. Il sostegno del pubblico ci ha dato
e ci dà un grande aiuto, tanto colore, ma la squadra ha raggiunto un livello
caratteriale e mentale tale da vincere a prescindere perché è davvero molto
quadrata». E tutto ciò si vede in campo, dove è quasi sempre il collettivo ad
emergere rispetto alle individualità.
Con un tifo che si avvicina a realtà
come quella di Bologna, la Pielle ha avuto sin dalla sua rifondazione il
sostegno di un cospicuo gruppo di sostenitori, che ha fatto parlare sempre di
sé perché anche in Serie D c’erano almeno 50 tifosi al seguito. Tutto questo
clamore ha fatto sì che nel tempo tante persone con ruoli differenti si
avvicinassero alla società. Senza escludere gli stessi giocatori, che a parità
di offerte hanno magari preferito Livorno come destinazione proprio per la
bellezza del tifo.
Un aspetto importante che corre di pari passo a quello del tifo sono le iniziative sociali che mettono in campo i Rebels, che si impegnano con diverse associazioni del territorio ad aiutare con donazioni le persone in difficoltà o i bambini più bisognosi della città. Attività degne di nota, portate avanti anche dalle Rebels Girls, a dimostrazione che quella piellina è una tifoseria calda e passionale ma anche dal cuore d’oro. E parlando di femminile, bisogna ricordare la doppia mission della Pielle che ha anche una sezione rosa con la formazione che milita nel campionato di Serie B. Un ulteriore attività per attecchire nel tessuto sociale e territoriale della città.
IL DERBY. Il sogno è quello di ritornare in A2 anche per frequentare degli scenari più consoni al blasone della piazza, seppur il derby suscita un’attenzione già di quel livello. Riempire il Modigliani Forum con 8mila spettatori crea un ambiente che non sembra assolutamente da cadetteria ma di ben altra categoria, davvero fuori dal comune. E proprio il derby dello scorso gennaio è stato decisivo. Con la vittoria della Libertas di coach Marco Andreazza per 77-80, gli amaranto si sono qualificati alla Final four di Coppa Italia proprio a discapito della Pielle, che ha così dovuto guardare alla televisione la manifestazione tenutasi lo scorso marzo al PalaTiziano di Roma.
Foto Filippo Del Monte - Libertas Livorno |
LA BANDIERA. «La posizione delle due livornesi è molto importante - ha esordito Alessandro Fantozzi, ex bandiera della Libertas - e lascia aperta la possibilità che una squadra possa centrare effettivamente l’obiettivo promozione. Il derby è senz’altro uno spot per la pallacanestro nazionale, segno dell’amore viscerale della città per questo sport, in un crescendo sfociato negli anni ’80 e ’90 quando entrambe le compagini erano in Serie A. Dopo un periodo non brillante, adesso sono ai vertici del campionato di Serie B ed hanno fatto venir fuori tutta la passione che è tradizionale della città di Livorno. La rivalità tra Libertas e Pielle non è mai sopita e mai lo potrà essere, un po’ come in realtà più grandi e prestigiose quale Bologna».
La Libertas al momento funge da
inseguitrice in classifica, ma questo non toglie che «ci proviamo - ha esordito
il presidente amaranto, Roberto Consigli -, perché quando si veste questa
maglia te la devi giocare fino all’ultima partita. Questo per il solo valore
storico e la responsabilità che si ha nei confronti dei tifosi, privati della
loro squadra per vent’anni. Credo che il roster che abbiamo quest’anno, molto
simile a quello della scorsa stagione con innesti oculati, è il segno del
progetto che vogliamo portare avanti cercando di mettere un tassello alla
volta. Se anche non dovesse arrivare la vittoria del campionato, è importante
che si cresca sia come struttura societaria che come seguito di appassionati».
LE GIOVANILI. «Il futuro può essere
roseo solo se puntiamo sul settore giovanile. Da qui la collaborazione tecnica
con la Don Bosco che è più di un semplice accordo, ma una vera e propria
sinergia con una programmazione comune - ha sottolineato il numero uno della
Libertas -. Niente fusione però, perché siamo rimasti scottati da quella degli
anni ’90. Invece sì ad una collaborazione che può intensificarsi e sulla quale
ci teniamo molto, soprattutto dopo l’acquisizione della Invictus lo scorso
settembre che ha preso il nome di Libertas Academy. Questo ci ha permesso di
assicurarci un settore giovanile da 350 famiglie livornesi, prendendo in
gestione le due palestre cittadine più belle, ovvero la Posar e la Gemini».
«Con la Pall. Don Bosco stiamo
definendo modalità e forma, ma arriveremo a raddoppiare i numeri che saranno
sicuramenti i più importanti a livello regionale per non dire nazionale. E
sarebbe una grande soddisfazione non solo sportivamente parlando ma anche
sociale, perché abbiamo una palestra nel nord della città che è la zona meno
abbiente. Da questo abbiamo un ritorno di certo non economico ma umano,
rappresentato da quelle mille persone tra ragazzini e genitori che sono venute
festanti a Roma per tifare la squadra nella finale di Coppa Italia».
Nonostante la mancata vittoria del
trofeo - a favore degli Herons Montecatini - che poteva vedere l’altra
formazione cittadina bissare il successo in Supercoppa della Pielle, «la
futuribilità del progetto Libertas è negli impianti e nei giovani - ha
continuato Consigli -, non a caso quest’anno abbiamo investito più in questi
due asset che nella prima squadra, dato che abbiamo preso giocatori
interessanti come Tozzi ed Allinei, oltre allo sfruttamento del tesseramento comunitario
puntando su Leon Williams».
LA FONDAZIONE. «Volendo restare aperti
a qualsiasi nuovo ingresso in società, ci siamo guardati attorno e ci siamo
ispirati ad altre realtà per vedere cosa potevamo mutuare. Alla fine abbiamo
trovato lo statuto della Fortitudo Bologna, e con la stessa collaborazione dei
dirigenti bolognesi abbiamo istituito una Fondazione partendo da quel tipo di modello.
Ad oggi contiamo ben 66 soci della Fondazione che è proprietaria al cento per
cento sia della prima squadra Libertas che del settore giovanile facente capo
all’Academy. E siccome guardiamo sempre avanti, non escludo che in futuro si potrebbe
inglobare anche il basket in carrozzina. Quindi la Fondazione è un contenitore
che si occupa di proselitismo, dalla struttura estremamente complessa e di
difficile gestione dato che ci sono tre diversi presidenti per essa, la
Libertas e l’Academy. Ma tutti noi siamo spinti dall’entusiasmo che ci aiuta e
non poco nelle difficoltà di tutti i giorni».
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