Decisione improvvisa ma irremovibile per l’esterno di Chicago che spiega i motivi di una "fuga" improvvisa
Il professor Logan va in
pensione
Giunto in Italia 19 anni fa chiamato da Pavia, nel nostro Paese ne ha trascorsi oltre la metà trovandovi la sua isola felice: «Mi sono goduto ogni istante da voi. Non so quando, ma tornerò»
di Giovanni Bocciero*
DUE MESSAGGI, uno prima della
corsa in aeroporto e un altro successivo, e via dritto negli Stati Uniti. Senza
voltarsi indietro, per quello che non si sapeva se fosse solo un arrivederci o
un addio definitivo. Era il 29 gennaio, due giorni dopo il successo interno di
Scafati contro Treviso. David Logan s’imbarca su un aereo per fare ritorno a
casa apparentemente senza spiegazioni, tutto riassunto in quei messaggini
inviati al general manager Alessandro Giuliani e al direttore sportivo Nicola
Egidio.
Nel cuore della notte il primo whatsapp: «Devo andare negli Stati Uniti per una situazione famigliare». Poi quando i dirigenti gialloblù cercano di mettersi in contatto con il giocatore, il secondo messaggio: «Sto bene, ti contatterò una volta arrivato a casa». Da lì in poi cala il silenzio, mentre ovviamente inizia il tram tram della notizia. C’è addirittura chi specula sulla causa di questa fuga nel mancato versamento degli stipendi. Nulla di più lontano dalla realtà dei fatti, su cui si esprime direttamente il patron del sodalizio campano, Nello Longobardi: «I più maliziosi hanno pensato a stipendi non corrisposti: il 20 gennaio ha ricevuto la mensilità prevista, come tutti gli altri».
Nelle ore successive si è
cercato di fare luce su questo vero e proprio caso, che non ha portato però a
nessuna spiegazione. «David ha lasciato le chiavi dell’auto al proprietario
della casa dov’era in affitto - ha dichiarato il presidente gialloblù - ed è
volato in America. A nessuno ha comunicato questa necessità, non conosciamo i
motivi. Con David ho un rapporto splendido, ogni martedì è da me in azienda per
prendere un tè. Lo aspettavo anche questa settimana. Sono sorpreso,
amareggiato. Pur essendo introverso, David mi ha volentieri confidato questioni
personali. Anche questa volta lo avrei ascoltato e sicuramente avrei parlato
con lo staff per consentirgli di tornare negli Stati Uniti così da risolvere
qualsiasi situazione».
L’ANNUNCIO SHOCK… Dopo
giorni di supposizioni e domande senza risposte, c’ha pensato lo stesso
giocatore a risolvere il mistero che stava tenendo in ansia tutta la
pallacanestro italiana, preoccupata per quello che potesse essere successo
all’atleta americano sparito così all’improvviso. Da un giorno all’altro. Senza
molte spiegazioni e ulteriori dettagli di quello che in realtà era un addio.
Il primo febbraio, Logan ha
fatto sapere attraverso il profilo social dell’agenzia del suo agente John
Foster di volersi ritirare dal basket giocato. «A questo punto della mia
carriera penso di aver fatto tutto ciò che potevo nel gioco della
pallacanestro. Voglio ringraziare mia moglie e i miei figli per avermi sempre
supportato negli anni. Voglio ringraziare il mio agente e tutte le squadre per
cui ho giocato in questi anni. Spesso quando pensi che sei alla fine di
qualcosa, sei all’inizio di qualcos’altro. Mi ritiro dallo sport che amo».
…CHE COVAVA DA TEMPO. Questa
decisione è arrivata come un fulmine a ciel sereno, perché presa in corso di
stagione e perché in campo il nativo di Chicago stava ancora dicendo la sua. Ma
in realtà era un qualcosa che covava da tempo, sin dall’estate. Non è una
novità, infatti, che prima di rinnovare l’ingaggio con Scafati il giocatore si
sia preso del tempo. Il direttore tecnico Enrico Longobardi proprio ad inizio
stagione raccontava alla nostra rivista di come abbiano aspettato Logan, che dopo
la parentesi di Cantù voleva smettere. Interloquendo però con il procuratore, per
capire se magari fosse solo dovuto alla stanchezza dell’annata, hanno atteso
qualche settimana prima di concludere l’accordo.
La piazza campana, pur se
sta disputando una stagione molto positiva, strizzando l’occhio alla zona
playoff e mantenendo a debita distanza la zona calda della classifica, ha
affrontato bene diverse situazioni che le sono capitate tra capo e collo.
Perché non solo c’è stato l’addio improvviso di Logan al quale si è messo una
pezza piuttosto velocemente con l’ingaggio di Gerry Blakes; ma poco prima
Scafati era stata costretta a sostituire coach Pino Sacripanti con Matteo
Boniciolli a causa di questioni di salute.
David Logan in maglia Pavia con Danilo Gallinari |
La passata stagione
l’esterno statunitense ha trascinato alla salvezza la formazione gialloblù,
mettendo canestri decisivi in serie per le importanti vittorie contro Brindisi,
Pesaro e Brescia. In occasione proprio del successo di Pesaro, coach Sacripanti
si era lasciato andare a delle dichiarazioni entusiastiche e piuttosto forti
nel post gara: «Quando hai un giocatore come David l’allenatore non conta. Ti
siedi in panchina e preghi che continui a segnare».
A tal proposito il
cecchino ha semplicemente detto che durante le gare «ho sempre cercato di
giocare con la massima sicurezza, facendo tutto quello che mi riusciva meglio.
Quando si sta in campo la cosa fondamentale è rimanere in partita e non farsi
distrarre oppure perdere la concentrazione». Taciturno ma chirurgico, tanto in
campo quanto fuori, si è conquistato a ragione il soprannome di “professore”. «Il
nickname me l’hanno dato i tifosi quando giocavo a Sassari. E devo dire che mi
piace tanto».
L’ISOLA DEL TESORO. E proprio a Sassari ha marchiato a fuoco la sua incredibile carriera, protagonista dello storico triplete in maglia Dinamo nell’annata 2014/15. Appena atterrato sull’isola conquista la Supercoppa con 11 punti e 5.5 assist di media. Poi alza la Coppa Italia venendo nominato Mvp della manifestazione. Infine trascina la squadra allo Scudetto con una serie di prestazioni superlative nell’arco dei playoff: dai 27 punti in gara 4 dei quarti contro Trento, ai 7 punti decisivi nell’81-86 dopo un supplementare in gara 7 di semifinale al Forum di Assago contro Milano, alle pazzesche triple nel 115-108 dopo tre overtime di gara 6 di finale contro Reggio Emilia.
Nel finale di stagione
del 2017 ha giocato per undici partite ad Avellino, dove era arrivato dopo aver
iniziato in Lituania al Lietuvos Rytas. Dopo aver girovagato per mezza Europa,
prende e va a giocare in Corea del Sud. Quella scelta, a 36 anni, sembrava essere
un po’ il suo viale del tramonto, ma nel febbraio del 2019 fa ritorno in Italia
per non lasciarla più. Ed anche in questa circostanza, nonostante il pedigree,
riparte addirittura da Treviso in serie A2, dove «sono andato con l’unico
obiettivo - ha dichiarato Logan - di riportare la squadra in massima serie».
Dopo una seconda
avventura a Sassari nel 2021/22, la stagione successiva resta free agent per
tutta l’estate prima di venire ingaggiato a campionato iniziato da Scafati, con
la cui maglia stabilisce qualche record. Con la salvezza conquistata sul campo,
decide di terminare la stagione scendendo nuovamente di categoria per disputare
i playoff promozione tra le fila di Cantù. «Ho deciso di accettare l’offerta
per lo stesso discorso che ho fatto con Treviso, riportare Cantù in serie A -
ha continuato l’americano -. Mi sono convinto dopo averne parlato a lungo con
coach Sacchetti», tecnico col quale ha un rapporto fantastico dopo aver vinto
insieme il triplete a Sassari.
L’ITALIA NEL CUORE.
Ovunque lo hanno apprezzato nel nostro paese, che sia stato beniamino o
avversario. Dopotutto un talento cristallino come lui può solo che essere
applaudito. «Non c’è un campo in particolare più caloroso di un altro - ha
riflettuto l’esterno di Chicago -. In quasi tutti i palasport italiani si può
respirare la grande passione. Però se proprio devo dirne uno, allora scelgo
Bologna sia quando ho giocato contro la Virtus che contro la Fortitudo».
I nove punti nella gara
di Scafati contro la sua ex Treviso sono stati il suo ultimo palcoscenico. Per
quello che è stato David Logan sul parquet, si sarebbe meritato una serata
speciale con tanto di standing ovation da parte di una tifoseria che lo ha
idolatrato sin dal primo giorno. Ma per carattere lui non è fatto per stare
sotto i riflettori per ciò che non sia infilare il pallone nel cesto. E per il
futuro «ancora non ho pensato a cosa farò, non ho davvero nulla in programma.
Ora voglio solo rilassarmi e trascorrere le giornate con la mia famiglia. Ho
qualche idea su cui riflettere ma nulla di definito e certo».
Adesso non ci rimane che
far ammirare alle giovani generazioni qualche filmato delle sue inimitabili
prestazioni, incisive ma pacate, mai sopra le righe. E sarà sempre un piacere
poterlo vedere ritornare in Italia. «Mi sono goduto ogni istante di questi
dieci anni che ho vissuto lì. Mi piace tutto del paese e soprattutto il cibo.
Non so precisamente quando ritornerò, ma sicuramente in occasione di qualche
partita dei playoff o anche per una competizione come la Coppa Italia».
PROFILO
David Logan, classe 1982,
è partito dai Greyhounds di Indianapolis, piccolo college di Division II, e da
senior ha avuto 28.6 punti di media e vinto il titolo di giocatore dell’anno.
Dopo la prima esperienza da ‘pro’ a Pavia e una comparsata in G-League, ha girato
l’Europa ed il mondo: Polonia, Spagna, Grecia, Israele, Germania, Lituania,
Francia e Corea del Sud. In serie A ha diversi record: 37 punti segnati nel
2016 con Sassari contro Reggio Emilia; 9 triple segnate nel 2023 con Scafati
contro Verona; in carriera ha segnato 3585 punti, 660 triple, ed è l’unico con
Mario Boni ad aver segnato almeno 29 punti a più di 40 anni. Dodici i trofei
messi in bacheca e cinque i diversi premi di Mvp conquistati.
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