È in arrivo la March Madness
Da Oklahoma a Kansas, Virginia e Villanova; pregi e difetti delle possibili teste di serie
di Giovanni Bocciero*
Con l’avvento del mese di marzo il mondo del
College basketball inizia a prepararsi all’ultima avvincente parte di stagione.
La March Madness, la follia di marzo, guiderà tutti sino all’NRG Stadium di
Houston, dove il 2 e 4
aprile andrà in scena la Final Four per il titolo
nazionale. Prima però ci sarà la Selection Sunday (13 marzo) dove si comporrà l’intero
tabellone principale: 32 posti saranno assicurati alle squadre vincenti i
rispettivi tornei di conference, mentre le altre 38 saranno selezionate da
un’apposita commissione che terrà conto ovviamente dei risultati stagionali per
assegnare le wild-card. Dal 15
marzo parlerà solo il campo, con un incredibile susseguirsi di partite in cui
l’upset - il rovescio del pronostico - è sempre dietro l’angolo, e si comincerà
soprattutto a seguire le carovane di studenti, familiari e bande musicali che
coloreranno gli spalti di ogni palasport.
BRACKETOLOGY Proviamo a prendere il posto degli analisti americani, e
cerchiamo di dare le nostre teste di serie. Le seed 1 e 2 a parer nostro
spettano a: Oklahoma, Kansas, West Virginia, North Carolina, Virginia, Iowa,
Maryland e Villanova, in ordine rigorosamente sparso. Iniziamo da Oklahoma, la
squadra del quasi probabile giocatore dell’anno Buddy Hield, che sta viaggiando ad oltre 25 punti. I Sooners sono
una delle compagini più forti dell’intera NCAA, potendo contare su di un
quintetto che oltre al già citato ha un altissimo tasso qualitativo. I ragazzi
di coach Lon Kruger hanno dimostrato partita dopo partita di avere un’incredibile
durezza mentale, fattore non da poco in un contesto simile dove i margini di
errore saranno risicati. Per diverse settimane numero uno del power ranking,
Oklahoma è uno dei migliori attacchi di tutto il campionato, ed in stagione ha
anche cavalcato l’incredibile media del 50% da tre punti. È una certa seed 1.
Kansas sta mantenendo un livello alto anche
se con prestazioni piuttosto ballerine. I Jayhawks sono ancora alla ricerca del
giusto equilibrio. Come sospettavamo ad inizio stagione l’ago della bilancia è
quel Wayne Selden che ogni qualvolta
ha disputato gare al di sopra della media il successo non è mai sfuggito. Il
backcourt è piuttosto efficiente, ma è nel pitturato dove coach Bill Self si è
dovuto inventare diverse soluzioni tattiche, con il veterano Perry Ellis unico
punto di riferimento e con gli altri giocatori del reparto che stanno faticando
e non poco. Il dodicesimo titolo di conference è nel mirino, ma la strada al
torneo potrebbe essere più insidiosa che mai.
Sempre della Big XII fa parte anche West
Virginia, una delle compagini più ostiche da affrontare. Il cavallo di
battaglia dei ragazzi di coach Bob
Huggins è certamente la difesa pressing a tutto campo, che immancabilmente
influenza il gioco di qualsiasi avversaria che difficilmente riesce ad
adeguarsi. Il bottino offensivo arriva in gran percentuale dalle palle
recuperate, ma mai come quest’anno hanno trovato un ottimo marcatore in Jeysean
Paige che sta avendo una media di oltre 13 punti - più del doppio rispetto
all’anno scorso - uscendo dalla panchina. Forse siamo piuttosto ottimisti nel
volergli attribuire una seed 2, ma i Mountaineers la meriterebbero eccome.
Anche per North Carolina si preannuncia una
testa di serie molto alta, nonostante una regular season in cui ha vissuto
tanti alti e bassi. Sulla carta stiamo parlando del miglior roster dell’intera
NCAA: completo, lungo ed assortito. Ben sei sono gli uomini dell’alma mater di
Michael Jordan che hanno una media punti in doppia cifra, eppure i Tar Heels
sembrano soffrire degli inspiegabili cali di concentrazione. Coach Roy Williams non riesce proprio a
venirne a capo, tanto che circa un mese fa ha avuto un vero e proprio collasso
durante un timeout. Ovviamente la cosa non ha attinenza, ma se UNC vuole
tornare a vincere il titolo dopo quello del 2009 deve diventare di sicuro più
cinica strada facendo.
Virginia è stata molto costante nel suo
percorso pur senza particolari sussulti. Team ben organizzato quello di coach
Tony Bennett, che è molto equilibrato nel suo gioco, tanto in difesa dove è tra
le migliori del panorama universitario, che in attacco. In fase offensiva,
però, ai Cavaliers manca un vero e proprio go-to-guy, in grado di trascinare la
squadra quando negli oliati meccanismi va a finirci quel granellino di sabbia
che scombussola tutto. Non a caso Virginia nelle ultime due apparizioni al
torneo pur essendo tra le favorite - nel 2014 era seed 1 e l’anno scorso seed 2
- non è riuscita ad avanzare più delle Sweet Sixteen. E quest’anno potrebbe
finire uno dei cicli più importanti nella storia dell’ateneo senza aver
raggiunto nulla, essendo tre giocatori determinanti come Malcolm Brogdon, Anthony Gill e Mike Tobey al loro anno da senior.
Si può considerare come la grande sorpresa
della stagione Iowa, una squadra che è stata capace di crescere man mano che
accumulava partite così come il suo uomo di punta, tale Jarrod Uthoff. Inutile dire che per l’ala senior questo è il suo
migliore anno in cui ha triplicato le cifre - dai poco meno 8 del 2013/14 ai 12
del 2014/15 quest’anno sta viaggiando a 18 punti di media - in fase
realizzativa oltre che assunto la palma di leader. Grande merito della crescita
della squadra va dato anche a coach Fran McCaffery che ha saputo rendere una
pallacanestro semplice molto concreta. Gli Hawkeyes hanno scalato posizioni nel
ranking Top 25 di settimana in settimana sino ad arrivare nelle primissime
posizioni così da essere in lizza per almeno una seed 2.
L’annata di Maryland non è stata al livello
delle aspettative. Dopo il buon cammino dello scorso campionato ed i movimenti
estivi che hanno potenziato il roster di coach Mark Turgeon ci si aspettava il
cosiddetto salto di qualità, ed invece sembra quasi che i Terrapins siano
rimasti ad elogiare il proprio riflesso come Narciso senza fare alcun passo in
avanti. E questo ad incominciare dai due trascinatori del team, vale a dire Melo Trimble e Jake Layman. Maryland
può ancora sperare in una seed 1, ma anche se non dovesse arrivare ha tutte le
carte in regola per provare ad arrivare sino in fondo a questa stagione, ma
sarà bene coprire gli specchi.
Infine abbiamo Villanova, che in stagione è
stata per la prima volta nella storia dell’università numero uno del power
ranking. Spinti da un livello medio decisamente basso della Big East, i
Wildcats dell’italiano Ryan Arcidiacono
stanno disputando una stagione al loro passo, essendo una squadra compatta, ed
anche quest’anno possono strappare la seed 1. Il rischio è che giocando contro
avversarie di livello inferiore per più di metà stagione, i ragazzi di coach
Jay Wright facciano fatica a trovare l’intensità giusta al torneo NCAA, anche
se si scongiura una eliminazione al secondo turno come successo l’anno scorso.
* Per il mensile BASKET MAGAZINE
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