Il maestro Brillantino racconta come si sono formati i suoi atleti e le Olimpiadi disputate
Palestra di campioni
MARCIANISE.
“Marcianise, terra di pugili e di campioni”, è lo slogan che campeggia sul sito
dell’Excelsior Boxe, la palestra guidata saggiamente sin dalla sua fondazione
dal maestro Domenico Brillantino. “L’Excelsior – esordisce proprio il
maestro marcianisano – per me è una
seconda famiglia, è una cosa che dopo averla vissuta per tanti anni diventa
quasi se stessi. In tanti mi chiedono chi tra la famiglia vera e la palestra
viene prima. Certamente ho fatto una scelta di vita, rinunciando a ciò che in
tanti fanno, e credo di aver preso la strada giusta visti i tanti successi e
riconoscimenti conseguiti, anche se non ho fatto tutto ciò per ricevere alcun
tipo di fama, ma solo ed esclusivamente per aiutare i ragazzi di Marcianise,
perché anche io sono stato ragazzo di questa città. Oggi è necessario che i
giovani trovino un rifugio attraverso cui riuscire a scappare dalle insidie
della strada. Se ai ragazzi li facciamo affezionare ad un qualcosa, qualsiasi
essa sia, e crede in ciò che fa, e vede che attraverso ciò può crearsi un
futuro, essi vengono. Ho visto generazioni crescere nella mia palestra, e
attualmente sto allenando i figli dei miei ex allievi – racconta Domenico
Brillantino –, e questo è un segno di
riconoscenza e fiducia, perché se in questa palestra avessero avuto, da parte
mia o da chiunque altro, un gesto cattivo, penso non sarebbero più ritornati.
Questo mi dà conferma che ho lavorato nella giusta direzione, al di là delle
soddisfazioni tecniche con gli svariati campioni del ring, per ultimi Clemente Russo e Vincenzo Mangiacapre, passando per Angelo Musone. Io ho cercato di realizzare un sogno, quello di
creare una scuola che identificasse la scuola di Marcianise, che è stata
rinominata ‘Land of Boxers’, e c’è dunque una tradizione che viene tramandata
da maestro in maestro, con una vera e
propria passione per il pugilato radicata nel territorio e negli abitanti.
Quando fondammo questa palestra, abbiamo pensato di abbinare allo scopo
puramente sportivo, la necessità d’inserire questi ragazzi nella società in
maniera migliore rispetto a quelle situazioni poco simpatiche che li
circondano. In questa palestra vige il metodo militare, perché s’impara ad
essere disciplinati, al rispetto degli altri, alla legalità. Ed è un continuo
martellare che sopperisce anche alle competenze dei genitori, che in alcune
circostanze hanno perso il rispetto non avendo polso fermo ben prima”.
Il vivere quotidiano della palestra Excelsior |
L’Excelsior è dunque ben oltre ad una qualunque e semplice palestra, è una vera
e propria scuola di vita. “Nel corso degli
anni ho modificato un poco l’impegno in palestra, perché all’inizio nascemmo
con delle buone intenzioni, ma soltanto pugilistiche. Poi con il tempo, abbiamo
capito che questi ragazzi bisognava riprenderli un poco. Innanzitutto il mio
obiettivo non è quello di allenarli per poi farli passare al professionismo. Io
li preparo per entrare nei corpi sportivi militari, li preparo alla vita
militare in cui bisogna rispettare le regole. Io non mi sono mai accorto,
dall’interno, del lavoro che realmente stavamo riuscendo a svolgere, cosa che
invece è stata appresa e recepita all’esterno, notando che questo atteggiamento
che avevamo assunto era consono a quello della formazione dei giovani. È da ciò
che ho coniato la frase che in questa palestra ‘prima si formano gli uomini,
poi gli atleti, e infine i pugili’. L’obiettivo primario è formare l’uomo con
tutte le sue qualità, poi si forma l’atleta con la crescita fisica tramite gli
allenamenti, e poi s’insegna il pugilato nella sua tecnica. Sul ring se non
sale prima l’uomo e l’atleta, il solo pugile non serve a niente. Questa è la
filosofia con cui conduco gli allenamenti, e a volte posso sembrare ossessivo
ed oppressivo, ma l’esperienza che ho acquisito mi permette di parlare ai
ragazzi e di farglielo capire. Bisogna dare fiducia ai giovani, e in questa
palestra ogni singolo ragazzo fa un investimento su se stesso, e se si comporta
come un vero atleta, potrà vincere qualsiasi scommessa, avendo – conclude
il maestro Brillantino – più di una
possibilità per il futuro”. Tanti sono stati i ragazzi allenati da Domenico
Brillantino, tra cui anche Angelo Musone,
medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, il primo grande
successo pugilistico per la città di Marcianise. “La mia Olimpiade di Los Angeles fu un’esperienza straordinaria,
bellissima, perché era il sogno della mia vita che volevo realizzare non solo
con la partecipazione ma soprattutto con il vincere la medaglia d’oro. A quel
sogno ci sono arrivano molto vicino, ma mi posso ritenere fortunato perché
quella esperienza ha portato a tanti cambiamenti di pensiero e rotta. Prima –
commenta Angelo Musone – a Marcianise il
pugile era equiparato ad un poco di buono, ad una persona che faceva cose poco
consone al vivere civile. Con quel risultato, e con il lavoro del maestro
Brillantino, siamo riusciti a sfatare quel modo di pensare della gente. Oggi ci
sono addirittura delle mamme che accompagnano i propri figli in palestra per
praticare la boxe, e penso che questa sia davvero una bella dimostrazione di
quanto sia ritenuto importante il pugilato qui da noi. Ai ragazzi suggerirei di
praticare uno sport, qualunque esso sia. Essendo stato un pugile, posso dire
che la mia disciplina ti forma tantissimo, ti fa diventare un uomo, t’insegna
ad affrontare i problemi sul ring, ammesso che le situazioni tattiche siano dei
problemi. Ti abitua a risolvere le problematiche da solo, essendo la boxe uno
sport individualistico, che a me piaceva praticare perché se vincevo ero io,
insieme al mio allenatore chiaramente, a festeggiare, mentre se perdevo dovevo
farmi degli esami per capire dove avevo sbagliato. Se un ragazzino pratica
pugilato qui a Marcianise – rivela la medaglia olimpica –dove ci sono tecnici qualificati, in testa a
tutti il maestro Brillantino, ed ha il sogno di partecipare alle Olimpiadi, a
mio avviso è facilitato a poterlo realizzare perché nella nostra provincia, non
per niente chiamata Terra di Lavoro, siamo votati al sacrificio e questo ci fa
raggiungere traguardi importanti. Partecipare alle Olimpiadi penso sia il sogno
di chiunque, anche se fa uno sport non molto rinominato, perché per ogni atleta
quello rappresenta un po’ il punto d’arrivo. Per come ero io da adolescente, se
non avessi fatto pugilato sicuramente avrei praticato qualche altro sport di
lotta, come il judo ad esempio. Io ho sempre amato competere, nonostante da
ragazzino fossi un po’ cicciottello. Un aneddoto che ricordo con piacere è che
a scuola, un giorno, passò il professore di educazione fisica che cercava
partecipanti per la corsa campestre. Io mi proposi di parteciparvi, e il
professore vedendomi bello pienotto mi disse chiaramente dove vai che sei
chiatto. Io partecipai comunque, completai la gara anche se vinsero gli altri,
e negli anni ricordo sempre questa storia perché forse – conclude Musone – proprio da lì ho iniziato a costruire la mia
medaglia di bronzo alle Olimpiadi”.
Giovanni
Bocciero
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