LEGA A. La “band” di coach Enzo Esposito si arrende ad una ben organizzata Capo d’Orlando
Per la Juvecaserta è “buio pesto”
La retrocessione è dietro l’angolo
Giovanni Bocciero
CASERTA. Grande attesa in città per questo incontro che alla vigilia nessun esponente bianconero ha nascosto di essere importante ai fini dell’obiettivo salvezza. E l’indisponibilità di Henry Domercant è una tegola non da poco per la Juvecaserta, visto che lo statunitense stava iniziano ad essere sempre più importante per la squadra. E invece nel match forse più importante della stagione è dovuto rimanere seduto in panchina mentre i compagni erano impegnati a fare riscaldamento.
Inizia la gara e i primi due sussulti di un PalaMaggiò comunque abbastanza vuoto immaginiamo per diversi fattori nascono dalle mani del folletto Moore che serve due cioccolatini rispettivamente ad Antonutti e Tommasini che insaccano dall’arco: 10-5 dopo i primi due giri di lancette. Capo d’Orlando risponde con la stessa moneta rispettivamente con Pecile ed Henry, e quando si scollina metà frazione il punteggio è in equilibrio sul 15-11. Michele Antonutti è certamente il bianconero dall’approccio migliore alla partita, ed è proprio un altro suo tiro da tre punti che convince la compagine siciliana a rifugiarsi nel primo timeout della sfida. Caserta rientra sparacchiando mentre Capo d’Orlando trova con Sandro Nicevic due piazzati consecutivi che aggiunto al quasi gioco da tre punti di Henry permettono ai siciliani di ritornare a contatto (18-17 al 7’). Da lì si sommano un gran numero di errori e il quarto si conclude sul 21-19.
Il secondo periodo inizia con una bella tranvata per la Juvecaserta, Capo d’Orlando infila un fulmineo 0-4 di parziale e passa a condurre. Carleton Scott rompe il ghiaccio dopo un minuto e mezzo ma gli avversari sembrano più cinici e ancora con un piazzato di Nicevic costringono coach Enzo Esposito a chiamare un minuto di sospensione sotto di tre lunghezze (23-26). Ivanov dopo aver sbagliato diversi tiri da sotto riesce a sbloccarsi, ma l’Orlandina non crolla soprattutto mentalmente, sembra quasi che faccia la gara e risponde puntuale quando c’è da rispondere. Si lascia un po’ di spazio a Gianluca Basile e arriva la tripla del 29-31. La reazione casertana con gli ospiti che toccano anche il più 5 arriva allo striscione dell’ultimo minuto: doppia tripla di Ivanov e Antonutti, recupero difensivo e contropiede di Ronald Moore, break di 8-0 e sorpasso sul 41-39.
Al rientro dagli spogliatoi Moore serve Scott che spara e segna dai 6,75. Michele Vitali recupera e schiaccia il più sei 48-42. Capo d’Orlando però non forza, gioca con intelligenza, fa circolare la palla e libera i tiratori piazzando due bombe per la parità ed il contropiede con Archie che vale il nuovo sorpasso al 23’. Il quarto scivola comunque tra tanti errori ed un palazzo che in alcune circostanze è quasi colpito dalla sindrome di Morfeo. Il gioco viene spezzettato dai tanti fischi arbitrali che indubbiamente influiscono sulla partita. Capo d’Orlando ha dalla sua il vantaggio, seppur minimo, mentre Caserta sembra quasi si adegui alla tattica dei dirimpettai che praticamente giocano senza un pivot di ruolo, o comunque non quello che l’ordinaria idea vorrebbe. E così sia Michelori che Tessitori vedono il campo con il contagocce. Antonutti è l’unico che sembra prendersi le sue responsabilità. La vera fotografia della gara è l’azione in cui prima Ivanov, poi Mordente, e infine Tommasini rinunciano a tirare facendo scadere i 24” del possesso. A poco più di un secondo dalla fine del periodo, poi, Sek Henry propizia il recupero e realizza in una situazione di equilibrio poco consona il canestro forse della staffa. E siamo soltanto sul 56-62.
Della staffa perché l’ultimo quarto vede l’Orlandina di coach Giulio Griccioli iniziare con un perentorio 0-11 di parziale dando visione di tutte le sue potenzialità. I siciliani vanno a realizzare in tanti modi diversi, sbucando da ogni parte mentre la Juvecaserta non può fare altro che beccarsi i fischi e i cori della propria curva che naturalmente disapprova la prestazione. Possono invece sorridere i tifosi ospiti nello spicchio di tribuna del PalaMaggiò a loro dedicato visto che i propri beniamini si assestano su quella doppia cifra di vantaggio senza mollarla. A 5’ dalla fine Esposito chiama il timeout più per cercare di motivare i suoi che per parlare nel concreto di scelte tattiche ed altre soluzioni che, al momento, sembrano quasi superflue. E’ la grinta, il cuore, la volontà ciò che purtroppo non si vede sul volto dei bianconeri, che hanno disputato forse la loro più brutta partita dell’era “El Diablo”. Il cronometro inesorabilmente scorre e sembrano scorrere anche i titoli di coda su questa stagione, che purtroppo terminerà, esclusi miracoli, con una retrocessione davvero molto amara. Non si tratta più di dover vincere, anche se quella è la prima difficoltà per la Juvecaserta, ma di far coincidere i “due punti” con le sconfitte delle altre. E invece Varese batte Roma e stasera bisogna vedere Pesaro cosa farà con Sassari.
Inizia la gara e i primi due sussulti di un PalaMaggiò comunque abbastanza vuoto immaginiamo per diversi fattori nascono dalle mani del folletto Moore che serve due cioccolatini rispettivamente ad Antonutti e Tommasini che insaccano dall’arco: 10-5 dopo i primi due giri di lancette. Capo d’Orlando risponde con la stessa moneta rispettivamente con Pecile ed Henry, e quando si scollina metà frazione il punteggio è in equilibrio sul 15-11. Michele Antonutti è certamente il bianconero dall’approccio migliore alla partita, ed è proprio un altro suo tiro da tre punti che convince la compagine siciliana a rifugiarsi nel primo timeout della sfida. Caserta rientra sparacchiando mentre Capo d’Orlando trova con Sandro Nicevic due piazzati consecutivi che aggiunto al quasi gioco da tre punti di Henry permettono ai siciliani di ritornare a contatto (18-17 al 7’). Da lì si sommano un gran numero di errori e il quarto si conclude sul 21-19.
FOTO CAROZZA |
Al rientro dagli spogliatoi Moore serve Scott che spara e segna dai 6,75. Michele Vitali recupera e schiaccia il più sei 48-42. Capo d’Orlando però non forza, gioca con intelligenza, fa circolare la palla e libera i tiratori piazzando due bombe per la parità ed il contropiede con Archie che vale il nuovo sorpasso al 23’. Il quarto scivola comunque tra tanti errori ed un palazzo che in alcune circostanze è quasi colpito dalla sindrome di Morfeo. Il gioco viene spezzettato dai tanti fischi arbitrali che indubbiamente influiscono sulla partita. Capo d’Orlando ha dalla sua il vantaggio, seppur minimo, mentre Caserta sembra quasi si adegui alla tattica dei dirimpettai che praticamente giocano senza un pivot di ruolo, o comunque non quello che l’ordinaria idea vorrebbe. E così sia Michelori che Tessitori vedono il campo con il contagocce. Antonutti è l’unico che sembra prendersi le sue responsabilità. La vera fotografia della gara è l’azione in cui prima Ivanov, poi Mordente, e infine Tommasini rinunciano a tirare facendo scadere i 24” del possesso. A poco più di un secondo dalla fine del periodo, poi, Sek Henry propizia il recupero e realizza in una situazione di equilibrio poco consona il canestro forse della staffa. E siamo soltanto sul 56-62.
Della staffa perché l’ultimo quarto vede l’Orlandina di coach Giulio Griccioli iniziare con un perentorio 0-11 di parziale dando visione di tutte le sue potenzialità. I siciliani vanno a realizzare in tanti modi diversi, sbucando da ogni parte mentre la Juvecaserta non può fare altro che beccarsi i fischi e i cori della propria curva che naturalmente disapprova la prestazione. Possono invece sorridere i tifosi ospiti nello spicchio di tribuna del PalaMaggiò a loro dedicato visto che i propri beniamini si assestano su quella doppia cifra di vantaggio senza mollarla. A 5’ dalla fine Esposito chiama il timeout più per cercare di motivare i suoi che per parlare nel concreto di scelte tattiche ed altre soluzioni che, al momento, sembrano quasi superflue. E’ la grinta, il cuore, la volontà ciò che purtroppo non si vede sul volto dei bianconeri, che hanno disputato forse la loro più brutta partita dell’era “El Diablo”. Il cronometro inesorabilmente scorre e sembrano scorrere anche i titoli di coda su questa stagione, che purtroppo terminerà, esclusi miracoli, con una retrocessione davvero molto amara. Non si tratta più di dover vincere, anche se quella è la prima difficoltà per la Juvecaserta, ma di far coincidere i “due punti” con le sconfitte delle altre. E invece Varese batte Roma e stasera bisogna vedere Pesaro cosa farà con Sassari.
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