sabato 6 settembre 2014

La Juvecaserta è proprio un chiodo fisso

DALLA NUOVA GAZZETTA DI CASERTA DEL 06/09/2014

LEGA A. Il Cavalier Vairo: “Adesso in pensione potrò dedicarmi a questa mia passione”
La Juvecaserta è proprio un chiodo fisso

Giovanni Bocciero

CASERTA. Svolgere tre missioni in Kosovo (1999-2000 e 2001), e in Iraq dal 2004 al 2005, oltre a tre campi d’arma sempre all’estero, in Bulgaria, Ungheria ed Egitto, non fanno tramontare l’amore per la Juvecaserta. Questo è successo al Cavalier Antonio Vairo.
Per la Juvecaserta è iniziata una nuova stagione, mentre per lei una nuova “vita”. Ci spiega perché?
“Si, per me è iniziata una nuova vita. Dopo 37 anni di onorato servizio nell’Esercito è arrivato il momento di lasciare l’uniforme che ho sempre portato con amore sia in patria che all’estero per andare in pensione. Dico sempre che l’Esercito mi ha dato tanto, ed io ho dato tanto all’Esercito. Sono fiero ed orgoglioso di aver svolto questa professione, ma ora posso finalmente dedicarmi a tempo pieno alle mie più grandi passioni: il basket e la Juvecaserta soprattutto, ed a me stesso”.
Passiamo adesso al basket, ed ovviamente alla Juvecaserta. Da quando e perché tifa per i colori bianconeri?
“Sono nato a Caserta, nella vecchia Via San Carlo, e mi reputo con onore un ‘casertano doc’. Tifo i colori bianconeri da sempre. Sono nipote di Enrico Ronzo, ex giocatore della Juvecaserta ai tempi della palestra Giannone. Mia madre era sua cugina e ci portava a vedere le partite lì, anche perchè mio zio Salvatore era all’epoca custode del liceo. Il primo ricordo è legato al campo di cemento, le sedie di legno a bordo campo e le partite, sotto la pioggia, durante la lunga stagione invernale. Poi le gare, o piuttosto ‘battaglie’ al palazzetto di Via Medaglie d’Oro. Erano i tempi di Giovanni Gavagnin, Maggetti, Napolitano, Di Lella, Tartaglione, Simeoli, i fratelli Donadoni. Arriviamo poi agli anni belli, il PalaMaggiò, Oscar, la Coppa Italia vinta a Bologna al Madison di Piazza Azzarita nel 1988 contro la allora Di Varese di Meo Sacchetti, oggi attuale coach di Sassari, e poi lo storico scudetto nel 1991 al Forum di Assago. Io posso dire con orgoglio che c’ero sia a Bologna che a Milano”.
IL CAVALIER ANTONIO VAIRO
E’ contento del lavoro societario che i proprietari Iavazzi e Barbagallo stanno portando avanti?
“Sono contentissimo. Sono due persone squisite, che hanno risanato i debiti della società con rispettivi sacrifici personali, ed anche quelle situazioni precedenti che non gli appartenevano, e poi bisogna rendersi conto dei passi da gigante che abbiamo fatto  con il loro arrivo, dai risultati, dalla credibilità fino ad arrivare alle migliorie delle strutture. Mi sarei aspettato un appoggio da parte di altri imprenditori che invece non è arrivato. Io penso che con loro la Juvacaserta abbia voltato pagina in positivo”.
“Caserta città del basket”, è convinto di questo anche in relazione alla diatriba nata per i campi Nike? 
“Si, sono convintissimo di ciò. Caserta vive di basket, ci sono tanti giovani e non solo, che amano la pallacanestro. Non dimentichiamoci che alcuni dei nostri ‘campioni’ come Gentile ed Esposito hanno iniziato a giocare sui playground, quello che ai miei tempi si trovava all’interno dell’allora Geometra. Più di una volta abbiamo scavalcato i cancelli dell’edificio scolastico per poter avere l’opportunità ed il piacere di giocare una partita. Ore di partite giocate con i miei vecchi amici: Lello Roncone, Lello Semprebuono, Peppe Calicchio, Gianni Di Donna, Michele Fernandez, Michele Caprio ed alcune volte anche con Enzino Esposito, che già da allora aveva la stoffa del ‘campione’: faceva quello che voleva con la palla! Quindi perché non dare la giusta importanza al nostro playground dei Campetti Nike? Non potrebbero formarsi lì altri giovani campioni? Se questo venisse rivalutato, e risollevato dallo stato di degrado in cui versa attualmente, non potrebbe essere un ulteriore vanto per la nostra città? Allora speriamo che l’amministrazione comunale possa dare il via ai lavori seguendo il bellissimo progetto del nostro presidente Lello Iavazzi”.
E inoltre, nonostante si predichi tutto questo amore per il basket, la tifoseria sembra non ripagare allo stesso modo con gli abbonamenti?
“Se non vado errato, a ieri ci aggiriamo sulle mille tessere staccate. Effettivamente sono un po’ pochine, per obiettivi di un certo livello. Forse il tifoso casertano ad agosto è a mare, e comunque sia a parte tutto conoscendo i casertani vi sarà sicuramente una crescita esponenziale di abbonamenti dal mese di settembre in poi”.
La formazione di Pezza delle Noci ha iniziato a lavorare in vista del prossimo campionato. Cosa si aspetta quest’anno dalla squadra?
“La Juvecaserta di quest’anno sembra avere le idee ben chiare. Analizzando i nuovi arrivati e conoscendo le caratteristiche di coloro che fanno parte dallo scorso anno della squadra, mi sento di affermare che la Juvecaserta può puntare ad entrare nelle otto squadre che si andranno a giocare la post season a fine campionato”.
Ha vissuto lo storico scudetto del 1991. Cosa aveva di speciale quel successo, cosa ha provato in quella vittoria?
“Si, ho vissuto lo scudetto, chi se lo scorda quel giorno, il 21 maggio del 1991 al Forum di Assago. Eravamo in tanti partiti da Caserta, ed arrivarono altrettanti ‘emigranti’ dall’Emilia Romagna, dal Friuli, dal Veneto, dalla Toscana, dal Piemonte. In quel periodo prestavo servizio a Firenze, e ricordo che raggiungemmo Milano con una golf sgangherata di un mio collega. Fu un’emozione incredibile, e poi quel roster: Nando Gentile, Enzino Esposito, Sandro Dell’Agnello, Tellis Frank e Charles Scakerfold, con coach Franco Marcelletti. C’erano quattro casertani, perchè sulla panchina sedeva anche Cristiano Fazzi, figlio del mitico Marco attaccante della Casertana delli anni ‘70”.
Qual è il suo sogno nel cassetto per i colori bianconeri?

“Il mio sogno nel cassetto è vincere il secondo scudetto, e penso che con la coppia Iavazzi-Barbagallo al timone, sperando sempre che vi sia una cordata di altri imprenditori di Terra di Lavoro che possano appoggiarli in questo loro ‘lavoro’, il sogno si avveri!”.

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