DALLA NUOVA GAZZETTA DI CASERTA DEL 13/06/2014
JUVECASERTA. El Diablo si è già cimentato a capofitto nell’avventura bianconera
Esposito:«Per me il tempo si è fermato»
CASERTA. La grande novità di questa prima parte della off-season della Juvecaserta è senz’altro l’ingaggio di Enzino Esposito, che rappresenta la ciliegina sulla torta. El Diablo ha già saggiato il lavoro tecnico sul parquet del PalaMaggiò, iniziando un rapido ambientamento prima di lasciare Caserta per l’estate.
E’ passato dall’essere colui che infiammava le folle per ciò che faceva in campo, ad essere testimonial dell’Academy JC. Le sensazioni cambiano?
«L’entusiasmo soprattutto, più che le sensazioni, è sempre lo stesso, sia che si tratta di lavorare con i ragazzi che con la prima squadra. La cosa importante è farlo con serietà e professionalità, e soprattutto l’entusiasmo di essere ritornato a Caserta».
In sede di presentazione si è messo a disposizione del tecnico Molin. In tal senso, con le esperienze da allenatore che ha già avuto, cosa porterà in dote all’head coach bianconero?
«Le squadre quando vogliono fare un salto di qualità, affiancano al proprio capo allenatore almeno un paio di assistenti, perché il lavoro settimanale richiede un lavoro video, un lavoro di fondamentali, la preparazione agli allenamenti e alla partita. Il calcio è sicuramente più avanti rispetto alla pallacanestro in tal senso, però le squadre di livello alto quando vogliono fare il salto di qualità cercano di completare uno staff nella maniera più qualitativa possibile. Con coach Lele Molin non c’era nulla da chiarire, bisogna soltanto iniziare questo rapporto di collaborazione, insieme a lui e a coach Giacomo Baioni che è presente già dalla passata stagione».
Per quel che riguarda il settore giovanile, invece, cosa porterà ai ragazzi?
«Innanzitutto fino a quando non si stabiliranno le categorie e non definiremo i campionati ai quali parteciperemo è impossinbile dire quale sarà il mio ruolo nello specifico. Sicuramente la nostra collaborazione riguarderà il reclutamento, e soprattutto darò una mano agli allenatori più giovani, magari cercando di indirizzarli in determinate situazioni tecniche che possono aiutare il settore giovanile, magari con un occhio alla prima squadra».
La società ha più volte ribadito che l’ha cercata durante la stagione per farla anche giocare. Avrebbe avuto il desiderio, a questo punto, di un ultima apparizione in casacca bianconera al PalaMaggiò?
«La mia carriera di giocatore si è chiusa nel 2009. Quest’anno però, vista la situazione particolare che si è venuta a ricreare ad Imola, che per varie situazioni e motivi sono ritornato in campo, la società, nelle persone di Carlo Barbagallo e Raffaele Iavazzi, aveva pensato di darmi questo riconoscimento da casertano ed ex giocatore della Juvecaserta facendomi terminare con indosso maglietta e pantoloncini in campo. Il tutto spinto anche dal fatto che negli ultimi vent’anni non si era fatto sentire nessuno. Ma non c’era nulla di particolarmente tecnico, era un desiderio della società, che per me sarebbe andato benissimo. Poi per motivi di tesseramenti completati da parte di Imola la cosa non è andata in porto».
Da qui all’esordio in giacca e cravatta al PalaMaggiò mancano diversi mesi. Come si immagina quel momento?
«A Caserta vuoi in giacca o cravatta oppure in pantaloncino o ancora da spettatore, comunque è una situazione sempre particolare, molto emozionante. Secondo me è altamente emozionante in qualsiasi modo, e quindi quando arriverà quel momento sarà emozionante non tanto dal punto di vista tecnico bensì da quello emotivo, dal fatto soprattutto di rientrare al PalaMaggiò, di lavorare lì, e soprattutto di fronte alla città di Caserta e ai tifosi della Juvecaserta».
Dalle sue parole si capisce che per lei sembra quasi essersi fermato il tempo, soprattutto quando si parla del palazzetto “dei cento giorni”?
«Già adesso che ho avuto modo in queste tre settimane di lavorare con i resti della squadra della passata stagione e alcuni giovani, per me che sono cresciuto nel PalaMaggiò il tempo sembra essersi davvero fermato. Sia per la struttura, sia per alcune persone che erano già presenti venticinque anni fa, sia per le immagini che ho ben impresse nella mia memoria degli anni di carriera che ho trascorso a Caserta. Ripeto però, adesso i tempi sono cambiati, le squadre sono cambiate, la maniera di lavorare è un po’ cambiata, però per me il PalaMaggiò resta sempre il PalaMaggiò, e il tempo si è realmente fermato».
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