DALLA GAZZETTA DI CASERTA DEL 11/11/2014
LEGA A. Con il coach “fuori” la società ha preso tempo per decidere il futuro di Atripaldi
Esonerato Molin, è ribaltone in casa Juvecaserta
Giovanni Bocciero
CASERTA. Il veliero chiamato Juvecaserta è disperso in mare aperto e non riesce a trovare le giuste coordinate. La bussola non punta più a nord, e al timone praticamente non c’è nessuno. Questo veliero, però, deve pur navigare in acque più calme e soprattutto verso la terraferma.
Il primo a non essere più presente in plancia è coach Lele Molin, il quale per i noti fatti comunicati dalla stessa società di Pezza delle Noci è stato, metaforicamente parlando, gettato a mare. Il giemme Marco Atripaldi, invece, è salito volontariamente sulla passerella, e voltatosi è praticamente in attesa della decisione dei “comandanti” bianconeri sul suo destino: rientra pure a bordo oppure gettati anche tu in acqua. C’è da specificare che Raffaele Iavazzi e Carlo Barbagallo non se la stanno passando di certo bene, perché in questa piena tempesta i due proprietari non solo non riescono a tenere saldi i piedi a terra in virtù del forte oscillare della nave, ma c’è da dire anche che, oggettivamente parlando, mancano di quelle qualità tecniche per poter controllare il timone. E stiamo parlando sempre da un punto di vista prettamente sportivo, cioè di competenze tecnico-tattiche e non certo organizzative-manageriali, dove invece stanno compiendo sacrifici economici ormai da anni.
Tutto il resto della “ciurma”, invece, si è rintanata sotto coperta, all’asciutto e soprattutto indifferente a ciò che sta accadendo in coperta, proprio come dimostrato nel rettangolo di gioco nella gara contro Cremona. E qui veniamo adesso ai veri problemi, che fin qui abbiamo voluto dipingere come in un racconto marinaresco, con navi, tempeste, equipaggio e magari anche i pirati, che in questo preciso momento potrebbero essere gli avversari come i tifosi.
LELE MOLIN E MARCO ATRIPALDI (FOTO CAROZZA) |
La Juvecaserta, dopo aver calato l’amaro pokerissimo di sconfitte, aveva bisogno di una scossa, l’ambiente lo chiedeva a gran voce da tempo, e alla fine a pagare il salatissimo conto è stato proprio l’allenatore. Nonostante le colpe non fossero tutte sue, è stato il più semplice dei “capri espiatori”. Molin c’ha sempre messo la faccia, si è sempre preso le proprie responsabilità ed ha anche difeso, sino allo stremo e addirittura anche nella conferenza dell’ultimo post-partita, i propri giocatori. Ma questi lo meritavano? E’ una bella domanda, ed anche un’insinuazione se vogliamo. Però è davvero difficile pensare che atleti di quel calibro possano mettere insieme una prestazione di quel genere. Lungi da noi il voler accusare qualcuno, però qualcosa c’è dietro.
E forse si tratta di nuovi guai economici, visto che il comunicato societario dello scorso fine settimana in merito ai lodi sui contratti degli ex bianconeri Maresca (interamente regolato a giugno scorso), Jonusas e Doonerkamp specificata, in parole povere, che la Juvecaserta dovrà alzare ulteriormente il tetto delle uscite per questa stagione sportiva. E prorpio queste ulteriori somme da versare, come riportato da Gazzetta.it, se non versate a stretto giro impedirebbero da regolamento il tesseramento del nuovo allenatore. Per questo i vari nomi già circolati, ovvero Matteo Boniciolli, Andrea Mazzon, Attilio Caja, Franco Marcelletti non può diventare ufficialmente il nuovo trainer casertano. Quindi, per il momento, oltre ai rumors di corridoio, al generale chiacchiericcio, la squadra è affidata nelle mani degli assistenti Giacomo Baioni ed Enzo Esposito. Squadra, ma quale squadra? La Juvecaserta, e questo è stato detto, scritto e ridetto ormai mille volte, non è una famiglia. Si, proprio famiglia, perché chiunque abbia vissuto in uno spogliatoi sa che tra i giocatori ci deve essere quella complicità come se fossero tutti fratelli. E in campo, anche domenica contro Cremona, tutto ciò non si è visto. Manca voglia di lottare, empatia, la trasmissione di energia l’uno con l’altro. Ognuno pensa ai propri fatti, forse addirittura alle proprie statistiche, ed è normale che poi quando si scende in campo non sono cinque compagni di squadra ad indossare la stessa canotta, ma dei semplici estranei che a malapena si conoscono di vista, si salutano. Normale che i passaggi più semplici terminano per finire a fondocampo. Altrettanti normale che a questo sperpetuo il palazzo rumoreggi, mugugni, fischi, si faccia sentire in qualche modo. A perdere si può anche perdere, e Caserta di battaglie ne ha perse tante, tantissime, e non vogliamo ricordarne nessuna in particolare, ma c’è modo e modo per arrendersi. L’atteggiamento è quello che più fa male, a salvarsi sono in pochi,pochissimi, e di questo ne ha parlato anche Atripaldi, che è stato artefice forse del gesto più nobile.
Discutere il giemme, attualmente il migliore nel suo ruolo qui in Italia, è quasi da pazzi. Non lo si può perdere per questa nefasta situazione, perché è vero che si tratta di una crisi nera, ma è sufficiente ricalibrare gli obiettivi di stagione, pensando solo alla salvezza.
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