domenica 19 novembre 2017

Il silenzio della Reggia

Game Over - Viaggio nelle domeniche vuote della città della pallacanestro
Il silenzio della Reggia
Caserta senza basket: da Romano Piccolo a Nando Gentile, da Carlo Barbagallo a Francesco Gervasio e Michele De Simone, testimonianze di un "lutto" sportivo che addolora l'intera comunità

di Giovanni Bocciero*


CASERTA. L’esclusione della Juve Caserta dal campionato di serie A ha preso le sembianze di un fulmine a ciel sereno. I tifosi stavano sognando per la costruzione del roster, dopo l’ingaggio di Ryan Arcidiacono. E invece dalla sera alla mattina si sono ritrovati senza più una squadra per cui soffrire. La testimonianza di cosa è la Juve Caserta per un casertano, l’ha data implicitamente coach Franco Marcelletti. Interpellato sulla vicenda non ha rilasciato dichiarazioni perché «il momento è triste e non c'è nulla da dire. È una cosa che mi colpisce». La città di Caserta vive per la seconda volta questo dramma, dopo quello del 1998. Le dinamiche sono diverse, naturalmente, ma il sentimento non può che essere identico per chi è cresciuto a pane e basket come Romano Piccolo.
Piccolo: "Pena enorme. La grandezza di Maggiò fu quella di avere al fianco
persone di grande spessore. Quanto pressapochismo oggi..."

I campioni del passato: "La JuveCaserta non era soltanto la partita della
domenica, ma la discussione di una settimana intera"
PIl fratello Santino fondò nel 1951 la Juve Caserta perché innamoratosi dei canestri dei soldati americani. «Provo un dolore terrificante perché non è possibile ciò che è successo - ha esordito Piccolo -. Talmente che mi manca la squadra ho sognato di fare un sei al Superenalotto, così da comprare un titolo sportivo. E ti dico di più. Poco tempo fa - ha raccontato lo scrittore - di questa cosa ne ho parlato con Giancarlo Sarti, al quale ho detto che la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata quella di prenderlo come gm. Nonostante l’età». La formazione bianconera è stata esclusa per un errore, certamente evitabile se «ci si fosse circondati di persone competenti. La grandezza di Giovanni Maggiò fu quella di avere al fianco persone come Sarti e Boscia Tanjevic. Per questo devo fare una critica a Raffaele Iavazzi, perché è stato pressappochista e presuntuoso. Io mi ero offerto - ha rivelato Piccolo - per fare da collaboratore in maniera totalmente gratuita. Se avesse avuto un problema lo avrei potuto consigliare. Ma questa mia richiesta non ha mai ricevuto risposta. L’ho difeso sui media per la volontà che ha dimostrato, ma ha peccato di presunzione. Ancora non mi capacito, ad esempio, di come Gino Guastaferro non fosse a conoscenza della parte amministrativa rispetto a quella cestistica. Un general manager per lavorare bene deve essere a conoscenza di tutto, dalla a alla z». Lo scrittore ne avrebbe di consigli da dispensare. «Se solo mi avessero interpellato sui guai giudiziari, avrei subito alzato il telefono e chiamato l’avvocato Roberto Afeltra. È colui che ha inventato la legalità nel basket. Ai tempi in cui ero presidente della Zinzi Caserta avrò avuto almeno una decina di lodi, ma grazie al suo lavoro non ne ho perso nemmeno uno. Probabilmente avrebbe potuto risolvere parecchi problemi alla Juve Caserta. Ma ripeto, sono stati così presuntuosi da non affidarsi a persone che avessero esperienza». Piccolo vorrebbe tornare a sedere sulle tribune del PalaMaggiò. «Bisogna ringraziare tutti quelli che si sono alternati alla guida della società dopo la sua rinascita, perché hanno permesso a tutti noi casertani di esistere. E dico che era meglio continuare ad avere delle squadre dai risultati balbettanti piuttosto che non avere più nulla. Dico questo perché se le cose vanno male possono sempre migliorare». Non può mancare un monito per il futuro: «La città di Caserta deve imparare ad essere meno critica. Ripartendo dal basso dovrà sostenere il possibile la squadra. Perché - ha concluso Piccolo - la Juve Caserta ritornerà».

I campioni del passato
Da chi l’ha fondata a chi ha scritto le pagine degli anni d’oro. Nando Gentile e Sergio Donadoni sono stati tra i protagonisti della Juve Caserta che vinceva in Italia e stupiva in Europa a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90. «Che sia diverso rispetto al 1998 - ha dichiarato Gentile - importa poco. La verità è che non c’è più la pallacanestro. Questa è la peggior cosa». «La mia Juve Caserta è morta nel ‘98 - ha esordito invece Donadoni -. Tutto ciò che è venuto dopo, con i vari personaggi che si sono susseguiti non rappresentavano la storia che io, come tutti gli altri di quel periodo, abbiamo scritto». Il pensiero su cosa rappresenti la Juve Caserta per il casertano è però unanime per i due campioni. «So per certo che per un casertano non avere una squadra in serie A è tutto - ha detto Gentile -. La pallacanestro per la città non è solo la partita della domenica, ma rappresentava la discussione dell’intera settimana. Le possibilità per ricominciare ci sono, ma bisogna farlo con le mosse giuste senza commettere gli stessi errori. Quest’anno purtroppo sarà una stagione d’astinenza, speriamo in quelli futuri». «La Juve Caserta ha sempre contato per il casertano perché è un patrimonio di questa città. Patrimonio che con il passare degli anni ha perso il suo valore. La Juve Caserta era giudicata esclusivamente per il risultato sportivo, mentre - ha sottolineato Donadoni - quello che trasmetteva Maggiò era un patrimonio di valori, come l’educazione e la cultura sportiva. Tanti obietteranno che sono cambiati i tempi, ma credo che sulla competenza della dirigenza non vi siano paragoni. E non tutto può essere riportato ai soldi». Bisogna tornare con idee chiare. «Il futuro deve essere il settore giovanile, parte importante - ha evidenziato Gentile - di una società. È la componente su cui bisogna investire a prescindere da che ci sia o meno una squadra in massima serie. È necessario lavorare bene affinché cresca il vivaio e pure i ragazzi». «Mi auguro che la pallacanestro torni presto a Caserta - ha aggiunto Donadoni -, perché in città questo sport ha rappresentato sempre un qualcosa di positivo e di sociale».

I vecchi dirigenti
I vecchi dirigenti: "La fame di basket è evidente se una squadra di serie C
richiama 800 spettatori. Bisogna ricominciare dai giovani"

La sofferenza dei tifosi: "Una mazzata! Manca l'incontro con gli amici
parlando di basket prima, durante e dopo la partita"
La situazione della Juve Caserta è figlia di tante cause, principalmente economiche. Chi l’ha guidata negli ultimi anni conosce perfettamente i sacrifici che occorre fare. «Ho ricoperto la carica di presidente, ma soprattutto - ha esordito Francesco Gervasio - sono un tifoso della Juve Caserta. La seguivo sin da quando ero bambino, e per la mia generazione ha rappresentato l’aspetto più importante della città. Certamente ancora oggi la squadra è un segno distintivo per i casertani, anche se bisogna dare ragione a chi evidenziava che Caserta non è più la città del basket. Basta pensare che ogni anno superava di poco i mille abbonati quando in altre realtà mettono insieme numeri ben più importanti. Per questo è impensabile che una sola persona, con i costi che ci sono, possa reggere la società». «La Juve Caserta ha significato sempre rappresentanza del territorio - ha aggiunto Carlo Barbagallo -. Il problema riguarda l’aspetto economico. Quando tre anni fa feci la proposta di acquistarla e disputare il campionato di A2 fui preso per pazzo. Purtroppo credo di aver avuto ragione. Il mio pensiero all’epoca era quello di scendere di categoria per poter organizzare soprattutto il settore giovanile. Come Juve Caserta e non con altri nomi. È vero che ritornare in massima serie sarebbe stato complesso, ma almeno strutturavi la società nel tempo. E magari grazie a quella scelta oggi staresti disputando comunque un campionato. Il nostro territorio offre ben poco per le realtà sportive, ed è un problema che non riguarda solo il basket. È giusto ambire alle massime serie, ma è altrettanto importante capire con che tipo di imprenditoria ti devi relazionare per sostenere i progetti». «Nello sport in generale mancano i magnati degli anni ’80 - ha commentato Gervasio -, e a Caserta il tessuto imprenditoriale non dà una mano consistente». Barbagallo traccia addirittura la strada da seguire. «Alla base di un progetto futuro non potrà non esserci il settore giovanile. Il vivaio, al di là della possibilità di crearti atleti che possano giocare per la tua squadra, ti dà una spinta economica dal basso che non è indifferente. Si pensa alla retta mensile del ragazzo, ma dietro c’è tutto un indotto che passa per la vendita dei tagliandi ai familiari o l’acquisto di gadget. E se non dovesse rimanere in società, un prodotto delle proprie giovanili può sempre rivelarsi una fonte di guadagno qualora venisse tesserato per un’altra squadra. Il discorso è ampio ma indispensabile». Ha fatto scalpore la presenza di 800 persone a vedere la partita di serie C dei Cedri San Nicola. Segno inconfondibile che il pubblico ha fame di basket. «San Nicola è riuscita ad avere quel seguito per la presenza di Linton Johnson - ha chiarito Gervasio -. Per carattere sono sempre ottimista, purtroppo in questa situazione sono pessimista. Credo che Caserta possa permettersi massimo la serie B, o magari l’A2, oltre diventa difficile immaginarla». «Registrare tale affluenza per una partita delle serie minori sta a significare che Caserta risponde sempre presente quando c’è la pallacanestro. La passione per la Juve Caserta credo non svanirà mai, ma per consolidarla c’è bisogno di un progetto con persone serie, corrette, valide e soprattutto che non lo facciano per visibilità, o peggio ancora per secondi fini. Ma - ha concluso Barbagallo - solo per passione».

Il dolore dei tifosi
I tifosi più di tutti stanno soffrendo questo momento. Così abbiamo raccolto le testimonianze di due sostenitori di vecchia, Pino Greco e Giancarlo Zaza d’Aulisio. Quest’ultimo è stato particolarmente attivo perché fu tra i fondatori dell’associazione pro Juve Caserta due estati fa, mentre quest’anno ha fatto da intermediario con l’imprenditore Oreste Vigorito. «Per noi che abbiamo mangiato pane e basket non andare la domenica al PalaMaggiò - ha commentato Greco - è peggio di un lutto. Avremmo preferito andare a vedere una squadra giovanile purché in massima serie. La partita domenicale era un punto fermo, e proprio in questo inizio di campionato ne stiamo avvertendo la mancanza. Con amici e tifosi abbiamo discusso sul fatto che Caserta senza la pallacanestro è una città morta. Speriamo che la Juve Caserta torni al più presto, anche se capiamo che oggi fare basket è difficile. Gli imprenditori che si avvicinano - ha concluso Greco - lo fanno perché spinti dalla passione». «Non andare a vedere la partita è una mazzata - ha dichiarato Zaza d’Aulisio -. È triste perché manca l’incontro con gli amici per parlare di pallacanestro prima, durante e dopo la partita, oltre a chiacchierarne durante la settimana. Nelle ultime stagioni ognuno ha sbagliato in qualcosa, ma nonostante ciò avrei preferito lottare per altri cento anni per non retrocedere, piuttosto che non vedere più la Juve Caserta. Lo dico con un pizzico di recriminazione nei confronti di quella frangia di tifosi e stampa che preferiva farla scomparire. Caserta è una piccola città, quindi mi stava bene lottare per non retrocedere così come mi accontento della serie B. La rifondazione però passa da chi gestirà la società - ha interrogato Zaza d’Aulisio -. Ma le cordate sbandierate al vento, una dallo stesso sindaco Carlo Marino, dove stanno?».

Il pensiero del giornalista
Il giornalista: "La JuveCaserta per un casertano è un punto di riferimento
insostituibile ma senza risorse adeguate difficile pensare al futuro"
Il cronista Michele De Simone ha seguito la Juve Caserta raccontandone i fasti storici, e sulle somiglianze tra il 1998 ed oggi ha dichiarato che «purtroppo sono storie che si ripetono. Come si è rinati allora si può rinascere anche oggi. Speriamo che il tempo lenisca le ferite attuali. Non so cosa potrà succedere l’anno prossimo, ma mi auguro che si verifichi qualcosa di buono così come se lo augurano tutti gli appassionati di pallacanestro. La Juve Caserta per il casertano è una bandiera, un punto di rifermo - ha aggiunto l’attuale delegato provinciale Coni -. Ovunque si vada in Italia, quando si parla della nostra città si fa subito riferimento alla Reggia, alla mozzarella ed alla Juve Caserta. Perché la squadra si identifica con il territorio». Ma quali sono le sue prospettive future? «Un nuovo progetto deve rilanciarsi con persone appassionate in grado di metterci anche risorse. Questo è indiscutibile perché altrimenti il basket di alto livello non è fattibile. Purtroppo non ci troviamo in un territorio ricco, e non capisco i paragoni che si fanno con altre città. Parliamo di realtà opposte che presentano situazioni economiche molto diverse. Quindi ci si augura che intorno ad un progetto si possano raccordare persone che abbiano risorse da investire, altrimenti - ha concluso De Simone - di cosa stiamo parlando?».

Il futuro
Caserta riparte con i giovani della JC Academy affidati a Di Meglio,
ma i tifosi contestano Iavazzi
I tifosi della Juve Caserta non si capacitano di non essere presenti sulla cartina geografica della serie A. Non avere più la squadra del cuore è un boccone amaro da digerire. In città si uniscono diversi sentimenti. Dall’amarezza di coloro che non si aspettavano una cosa del genere, a quelli che provano solo rabbia verso chi ha causato questo epilogo.
È inutile sottolineare come Raffaele Iavazzi sia finito alla gogna. Non poteva essere diversamente per colore che hanno sperato sino in fondo nel miracolo del ricorso avverso la decisione della Fip, figurarsi quelli che durante la sua presidenza hanno sempre colto l’occasione per contestare. Il desiderio di chiunque è quello di poter tornare quanto prima a sedere sulle tribune del PalaMaggiò. Fosse solo per vedere una partita di pallacanestro, anche se non della massima serie. Ma almeno per quest’anno il sogno non può avverarsi. E così si spera per l’anno venturo, quando le vicende della piazza casertana possono assumere dei nuovi risvolti.
Per il momento la Juve Caserta, seppur con la società satellite della JC Academy (diverso codice Fip, è bene spiegarlo) di proprietà di Iavazzi, farà solo attività giovanile. Iscritta ai principali campionati d’eccellenza, ha ingaggiato Vincenzo Di Meglio in qualità di responsabile dello scouting. Il settore giovanile bianconero ripartirà dal tecnico che lo scorso anno ha vinto il campionato under 20 con l’Auxilium Torino, e che vanta numerose esperienze con le nazionali giovanili.



* per la rivista BASKET MAGAZINE