mercoledì 30 gennaio 2019

Trento, con Craft è partita la rincorsa

Anche quest'anno un avvio difficile, poi il recupero. Nelle ultime due stagioni l'inseguimento si è concluso con la finale scudetto: un precedente che stimola




di Giovanni Bocciero*


TRENTO. “Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Questo detto evidentemente ha un effetto contrario per la Dolomiti Energia Trento, che negli ultimi due campionati pur partendo molto a rilento ha poi saputo raddrizzare la barra arrivando addirittura a disputare due finali scudetto. C’è un altro proverbio che recita “non c’è due senza tre”, e visto che la formazione trentina anche quest’anno non ha iniziato bene, chissà che proprio nel rispetto di tale detto non possa ritrovarsi il prossimo giugno a competere ancora una volta per il tricolore.
Capiamo il perché di queste false partenze dell’Aquila, se ci sono similitudini tra le stagioni e quali possono essere le cause. Innanzitutto proviamo a capire il pensiero di un ex atleta come Tomas Ress, oggi ambassador dell’academy bianconera, nell’affrontare un avvio di stagione tutto in salita. «Per fortuna esperienze del genere non ne ho vissute da giocatore, e quindi posso solo immaginarle. Trento non è partita benissimo anche perché ha avuto degli imprevisti in pre-season che hanno ritardato tutto il processo di crescita della squadra: fisica, mentale e di unione. Poi qualche scelta è stata smentita dal campo, anche se l’innesto di Craft ha sollevato il morale». Per uscire da questo tunnel la ricetta non può che essere l’allenamento. «Ogni squadra ha l’obiettivo di far migliorare i propri giocatori - ha continuato l’ex Reyer Venezia - giorno per giorno. Coach Maurizio Buscaglia e tutto il suo staff coinvolgono i giocatori che hanno a disposizione affinché migliorino soprattutto come coesione difensiva. All’inizio hanno faticato a trovare ritmo risentendone durante la prima parte di campionato, ma pian piano - ha concluso Ress - stanno trovando continuità».
SEMPRE AI PLAYOFF NEI QUATTRO ANNI DI SERIE A, ANCHE SE NELLE
ULTIME TRE STAGIONI HA FALLITO LE FINAL EIGHT: SPECCHIO DI UNA
SQUADRA CHE MIGLIORA SEMPRE PARTITA DOPO PARTITA
Sicuramente il mercato non aiuta il club di stanza sulle rive dell’Adige, costretto ogni estate a salutare i migliori giocatori allettati da squadre più blasonate e lauti compensi. «Il grande problema di Trento è che quando prende dei giocatori - ha commentato il procuratore Riccardo Sbezzi -, questi giocano talmente bene che l’anno dopo altri club glieli tolgono. Questo fa sì che ogni anno deve ricostruire, e indovinare sempre gli atleti non è semplice. A volte può succedere che si venga a creare una situazione di difficoltà, ma la dirigenza è brava a sistemare le cose in corsa».
Il punto di vista di Sbezzi è una fotografia che inquadra molto bene la realtà, esaltando le qualità organizzative della Dolomiti Energia. «Il loro segreto è la filosofia societaria. Un club sereno, ma all’interno molto autocritico che cambia in corsa le scelte fatte, vuol dire che ha grandi capacità che alla fine premiano la squadra. Non a caso, o di riffa o di raffa, Trento si ritrova sempre nelle primissime posizioni. E non va sottovalutato che, seppur in difficoltà, sono bravi a trovare le soluzioni migliori che, come Shields, poi si rivelato addirittura un upgrade. Spesso queste situazioni sono frutto della casualità, ma non nel caso di Trento che è una società seria e competente - ha concluso Sbezzi -, che credo farà ugualmente i playoff e sarà una mina vagante».
Nonostante tre consecutivi inizi di campionato difficili, i protagonisti della società trentina non li reputano simili. «Queste partenze non si assomigliano se non per i risultati - ha esordito coach Buscaglia -. Quest’anno siamo partiti ad handicap perché abbiamo deciso di aspettare dei giocatori che non erano ancora del tutto recuperati fisicamente come Marble e Pascolo, e ovviamente questo ha significato aspettare il tempo necessario per lavorare tutti insieme. Non vogliamo certamente partire male, ma lavoriamo ogni giorno provando a fare i nostri ragionamenti su cosa e come possiamo migliorare per alzare il rendimento dei singoli e della squadra. Il nostro metodo di lavoro ha bisogno di tempo per essere assimilato, e cambiare i giocatori non aiuta»«L’unico comun denominatore è il mercato - ha replicato il giemme Trainotti - che ogni anno ci vede costretti a fare dei cambiamenti in ruoli chiave, come Shields e Sutton. Purtroppo quando si fanno delle buone stagioni i nostri giocatori più importanti ricevono offerte economiche che non possiamo permetterci, e inserire nuovi giocatori comporta che all’inizio troviamo difficoltà nell’amalgama. Le partenze delle ultime stagioni sono state condizionate soprattutto da questo aspetto, anche se poi ogni campionato è diverso dagli altri».
TOMAS RESS: "IMPREVISTI IN PRESEASON CHE HANNO RITARDATO
IL PROCESSO DI CRESCITA FISICA, MENTALE E DI UNIONE DELLA
SQUADRA, CRAFT HA RISOLLEVATO IL MORALE"
La grande forza dell’Aquila è riposta nel club, fiducioso e lungimirante. «Abbiamo la fortuna di avere una proprietà - ha continuato il giemme - che dà grande autonomia alla parte sportiva. Per noi dirigenti diventa anche più semplice prendere certe decisioni perché comunque non si ha quella pressione quotidiana che invece si può avere in altri contesti. Di conseguenza se noi dirigenti possiamo avere pazienza, questa ricade sullo staff tecnico e sui giocatori. E credo che pur non essendo un aspetto decisivo, sia sicuramente fondamentale per poter lavorare con serenità e trovare le soluzioni ai problemi che poi affiorano»«La società mette tutti nelle migliori condizioni di lavoro - ha dichiarato il coach -. Perdere non va bene e non fa piacere, ma si parla e ci si confronta. Il club ha le spalle forti da trasmettere insieme alla giusta pressione anche serenità. Non a caso nel momento peggiore della stagione, quando avevamo poche vittorie, nella logica tensione di chi non vince abbiamo sempre e solo parlato di lavorare senza dare di matto».
A Trento le scelte vengono ponderate e prese di comune accordo tra dirigenza e staff. «Nelle situazioni di difficoltà credo che i dirigenti abbiano due possibilità. La prima - ha raccontato Trainotti - è quella di prendere decisioni affrettate che alla fine servono solo per far vedere di essere operativi, cercando di tenere quieta la piazza. Farsi prendere da tensione ed emotività non è sicuramente una cosa positiva. L’altra strada è quella di fare delle scelte in funzione della squadra. Noi aspettiamo la soluzione giusta che possa permettere al roster di fare un passo avanti. La più grande fortuna di lavorare all’Aquila - ha concluso il giemme -, credo sia proprio la capacità di saper gestire queste situazioni».
La Dolomiti Energia pian piano sta risalendo la china, ma nonostante ciò coach Buscaglia non si pone obiettivi e pensa solo a vincere la prossima partita, consapevole che la priorità è la difesa. «Lavoriamo ogni giorno perché la strada è ancora molto lunga. Vogliamo cercare la quadratura e migliorare l’identità di squadra, senza dimenticare che questo è un campionato molto difficile. Siamo consapevoli di chi siamo e che dobbiamo combattere per qualsiasi cosa, anche salvarsi se ce ne fosse bisogno. Per questo, al momento, l’obiettivo è fare bene in ogni partita. E dopo uno stop dobbiamo riprendere immediatamente la corsa. Siamo ancora lontani dal tipo di squadra che vogliamo essere, al di là dei risultati. Sappiamo perfettamente che per vincere le partite bisogna difendere e passarsi il pallone, e in questo momento la nostra difesa sta crescendo anche se fa fatica in tutti gli uomini e per tutto l’arco della partita. Penso che il passo successivo, dopo aver trovato la quadra del cerchio, sia proprio quello di puntellare l’aspetto difensivo che adesso - ha concluso Buscaglia - ha buoni picchi d’intensità ma non è costante».
TRAINOTTI: "C'E' ANCHE IL FATTO CHE VALORIZZIAMO I NOSTRI
GIOCATORI CHE A FINE STAGIONE RICEVONO OFFERTE PER NOI
INSOSTENIBILI PER CUI OGNI VOLTA DOBBIAMO RICOMINCIARE DA CAPO"
Il giornalista Andrea Tosi (Gazzetta dello Sport), oltre a non spiegarsi le cause di queste false partenze, punta il dito contro la coperta corta. «È un fatto molto curioso e talmente difficile da spiegare che neppure l’allenatore ci riesce. Mi viene da pensare che probabilmente ci sia qualcosa di sbagliato nella preparazione estiva, o di voluto affinché la squadra venga fuori in primavera. Inoltre, va tenuto presente che Trento non ha mai avuto degli organici molto profondi. Per cui dovendo spremere energie sempre da quei sette-otto atleti, e disputando anche l’Eurocup, è possibile che si concordi un programma sul medio-lungo termine che nei primi mesi di campionato crea problemi di brillantezza. Ovviamente non credo che queste false partenze siano volute, semplicemente la società è consapevole di tale scelta, di tale rischio, che finora ha pagato bene».
La Dolomiti Energia non ha mai mancato l’accesso ai playoff scudetto in quattro anni di serie A, ma ha fatto sempre più fatica a qualificarsi alle Final Eight di Coppa Italia per via delle disastrose prime parti di campionato. Da questo dato arriva lo spunto. «Il club rimane uno dei migliori come struttura, con gerarchie precise e poche persone che parlano senza fare confusione. Certamente se Buscaglia avesse perso un altro paio di partite - ha analizzato il giornalista - immagino che avrebbe perso il posto di lavoro. Per sua fortuna non è stato così, e gliene va dato atto perché nel delicato ruolo dell’allenatore si assume sempre le sue responsabilità. Inoltre, mentre nei due campionati scorsi Trento è partita malino e non è riuscita a qualificarsi per la Coppa Italia, quest’anno è partita malissimo e pure è stata in piena corsa per disputarle. Per cui è tutto molto relativo». Ma l’Aquila può ripetersi ai playoff? «Un mese fa avrei risposto sicuro di no. Adesso però è in ballo per le prime otto posizioni e non mi sento di escludere che possa lottare ancora una volta per lo scudetto. Gli do - ha concluso Tosi - una possibilità».



Gli avvii stentati hanno compromesso
la qualificazione alle Final Eight

La Dolomiti Energia Trento per la terza stagione consecutiva ha avuto un inizio di campionato complicato. Nel 2016/17 dopo la sconfitta all’esordio seguirono tre successi e poi quattro battute d’arresto. Al termine del girone d’andata aveva un record di 6-9, e questo non fu sufficiente per qualificarsi alle Final Eight. Con sei vittorie in fila, nove in dieci gare, e l’innesto di Dominique Sutton, Trento chiude al quarto posto e ai playoff schiaccia 3-0 Sassari e ribalta il fattore campo con Milano (1-4). In finale perde 4-2 con Venezia.
La stagione 2017/18 inizia con due successi nei primi sette turni. Una striscia di quattro vittorie la rimette in carreggiata, però perde le ultime due gare del girone d’andata (7-8) mancando di nuovo l’accesso alla Coppa Italia. Con undici ‘doppie v’ nelle tredici giornate conclusive arriva ai playoff da quinta classificata. Con uno Shavon Shields fantasmagorico i trentini superano Avellino (1-3) e Venezia (1-3), ma perdono con Milano la finale ancora per 4-2. Quest’anno Trento ha raccolto il primo successo al sesto turno, e con il ritorno in regia di Aaron Craft ha infilato quattro vittorie consecutive che gli hanno permesso di scalare la classifica, anche se il prevedibile stop di Milano e poi il ko interno con Brindisi gli ha negato una volta di più le Final Eight.



* per il mensile BASKET MAGAZINE