venerdì 29 maggio 2020

I video di Basket Timeout: G-League Ep. I

I video di Basket Timeout: G-League Ep. I

Nell'ultimo periodo la G-League è salita alla ribalta delle cronache per aver ingaggiato i migliori liceali strappandoli alla Ncaa. Ma quanto la conoscete come campionato e chi vi ha giocato in passato? Con l'amico Domenico Landolfo una panoramica tra storia e presente. 


BASKET. L'inchiesta: Si torna in campo solo con il pubblico

Per Lega Nazionale e Lega Femminile il danno economico può essere esiziale

Si torna in campo solo con il pubblico

Braccio di ferro tra Giba e LNP per il taglio dei compensi.
Marzoli: «Non possono pagare solo gli atleti. Ma ricominciamo al più presto»


di Giovanni Bocciero*


L’emergenza Covid-19 ha congelato in toto la stagione sportiva, e la FIP è stata tra le prime federazioni a prendere la drastica decisione di sospendere qualsivoglia attività. Tirato un trattino sui campionati 2019/20, adesso bisogna fare i conti con i danni, soprattutto economici, che questo ha comportato, e rimboccarsi le maniche per garantire un futuro quanto più chiaro e sicuro possibile per tutto il movimento.
«Abbiamo trasmesso alla FIP la volontà della maggioranza dei club - ha esordito il presidente LNP Pietro Basciano -. La Serie B è stata dichiarata conclusa a seguito dell’emergenza sanitaria sempre più grave. Il 13 marzo l’85% delle società restava in attesa di sviluppi o confidava nel poter ripartire. Due settimane dopo il 70% era a favore della chiusura. In A2 prevaleva ancora una linea attendista, ma subordinata alla richiesta di tornare in campo solo a porte aperte essendo i proventi della biglietteria fondamentali. Non è stato possibile».
La sospensione della stagione ha causato danni economici, e molte sono le preoccupazioni per il futuro. «Come per tutte le realtà sportive - ha continuato il presidente LNP -, la sospensione ha creato una situazione anomala e senza precedenti. Abbiamo rapporti consolidati con partner commerciali e televisivi, e ripartiremo da lì. La possibile riduzione degli investimenti da parte delle aziende, invece, è un’eventualità che tocca tutti gli ambiti degli sport che si reggono sulle sponsorizzazioni. Una realtà con cui si doveva fare i conti prima del Covid-19. Solo quando le aziende, e di conseguenza l’economia, si rimetteranno in marcia capiremo la portata reale di questa crisi. Diventerà fondamentale saper gestire le risorse». Ma che stagione sarà la prossima? «Con LBA è stato indicato il 15 giugno come data per consentire ai club un eventuale riposizionamento in un campionato diverso dal proprio. Così come tra A2 e B. Riposizionamenti e ripescaggi dipenderanno dalle vacanze di organico ed al mantenimento del numero pari di squadre. Strutture e formule saranno valutate solo noto il numero delle partecipanti. Intanto abbiamo ottenuto il posticipo di iscrizione e del pagamento della prima rata del campionato 2020/21 al 31 luglio, e dal direttivo LNP è emerso, all’unanimità, che il prossimo campionato dovrà svolgersi a porte aperte, subordinando la data di inizio a questa condizione».
Pietro Basciano e la LNP non vogliono saperne di ripartire a porte
chiuse. "La ricetta per ripartire è una sola: la sostenibilità dei club.
E questo potrebbe portare a un basket più virtuoso".
Pur tra le difficoltà bisognerà ripartire con l’applicazione di misure ad-hoc, magari diminuzione di squadre e più incentivi per l’utilizzo degli italiani? «Le squadre di A2, già ridotte da 32 a 28 per alzare la qualità, non aumenteranno. Dovessero ridursi valuteremo le ricadute. Quanto ai NAS, apriremo un tavolo di lavoro, con la partecipazione delle componenti interessate, per un riesame della normativa. La ricetta per ripartire è una sola: la sostenibilità dei club. Questo porterebbe ad avere un sistema-basket più virtuoso». Al centro della ripartenza non possono non esserci i giocatori, che lo scorso 1 maggio hanno lanciato una protesta via social chiedendo maggiori tutele. «Le ultime settimane sono state solo di polemica e non hanno permesso chiarimenti. È necessario un dialogo. Noi lo abbiamo aperto, ma ci siamo imbattuti in interlocutori che non hanno dimostrato interesse nell’ascoltare le nostre proposte. Conosciamo bene gli atleti - ha concluso il presidente LNP - e siamo disponibili ad ascoltare e costruire un percorso insieme».
Come detto, al centro della ripartenza dell’intero movimento gli atleti sono imprescindibili. «L’emergenza ha cambiato il mondo della pallacanestro e lo sport in generale. Credo che l’obiettivo, non solo della Giba - ha dichiarato il presidente Alessandro Marzoli -, sia quello di riprendere a giocare il prima possibile ma con la sicurezza che si possa fare nelle giuste condizioni. L’anno che verrà sarà diverso dal solito. Se riusciremo a trovare le giuste chiavi credo che il basket potrà essere motivo di ripartenza, anche sociale, perché il pubblico non vede l’ora di ritornare a vedere e a parlare di basket giocato».
In questo momento di emergenza si sta molto discutendo delle tutele contrattuali dei giocatori e della proposta di un ritorno al dilettantismo per l’A1. «Come pallacanestro siamo stati precursori di un accordo nazionale giocatori-club per una riduzione consensuale degli importi rimanenti. Si è trattato di reciproche rinunce tra le parti - ha continuato il presidente Giba – con gli atleti che militano in LBA che hanno rinunciato a parte dei loro compensi. Diverso il discorso per i dilettanti, dove non c’è stata una simile sensibilità da parte della LNP. Non possono essere gli atleti, che fanno dello sport un’attività esclusiva o prevalente, e che non guadagnano grosse cifre, a doverci rimettere di più. Nonostante la sensibilità dei giocatori, anche al femminile, in alcune realtà dilettantistiche non abbiamo visto attenzione. Non c’è, poi, alcuno spazio per poter ipotizzare un ritorno al dilettantismo in A1. Sarebbe un danno grave con ripercussioni economiche. Il professionismo - ha osservato Marzoli - permette di avere campioni come Teodosic, che invece con un sistema dilettantistico non potremmo permetterci. È chiaro che il costo del lavoro professionistico nello sport è molto alto, ed è giusto che ci sia una diversa fiscalità ed una minore tassazione».
Massimo Protani illustra i problemi del basket femminile post
pandemia. "Siamo stati i primi a fermarci, torneremo in condizioni
di assoluta sicurezza: lo dobbiamo alle nostre ragazze"
L’opinione sulle proposte di ristrutturazione dei campionati e degli obblighi di utilizzo dei giocatori? «L’organizzazione dei campionati è rimessa ovviamente a federazione e leghe, che decideranno le formule migliori in base alle disposizioni legislative su mobilità e possibilità di contatto tra atleti. Sarebbe bello che tutte le partite si possano svolgere con il pubblico, ma almeno nella prima fase potrebbe non essere possibile. Per il numero dei giocatori che possono essere tesserati, magari in un momento di difficoltà negli spostamenti è l’occasione per investire su atleti di formazione che non hanno ancora avuto possibilità di confrontarsi al massimo livello. Questo potrebbe essere utile in ottica nazionale - ha concluso il presidente Giba -, per questo mi piace l’idea di Cremona di una squadra a trazione italiana».
Ovviamente anche la lega femminile è attenta ai temi che sono sul tavolo in questo periodo. «Siamo stati i primi, come LBF, a sospendere l’attività dopo varie considerazioni - ha dichiarato il presidente Massimo Protani -. Abbiamo capito che era difficile tornare a giocare senza mettere in pericolo la salute, e in particolare ci siamo soffermati sulla responsabilità che poi sarebbe ricaduta sui presidenti delle società. Non abbiamo forzato la mano aspettando la ripresa, e abbiamo avuto ragione visto che le tempistiche si stanno protraendo sempre più. Le perdite sono molteplici e a tutti i livelli. Quello che ci inorgoglisce è che quasi tutti gli accordi di sponsorizzazione sono stati rispettati». Quali saranno i passi da compiere per il futuro? «Bisognerà fare grandi sacrifici per stare accanto alle società affiliate. Per quanto riguarda la struttura dei campionati cercheremo di mantenere la formula dell’A1 a 14 e dell’A2 a 28 squadre. L’emergenza ha messo e metterà a dura prova l’economia, e questo comporterà un bagno di sangue per tutti. Le nostre realtà dovranno essere aiutate da federazione e lega. Vogliamo tornare a giocare, e siamo convinti che è prioritario riportare la gente nei palazzetti. Alle bambine del minibasket e del settore giovanile dovremo dare la giusta sicurezza e tranquillità per riprendere l’attività. Il nostro movimento si fonda su quest’aspetto – ha concluso il presidente LBF Protani -, che ha una valenza sociale».



* per la rivista BASKET MAGAZINE