domenica 17 dicembre 2023

Il terzo scudetto in “Napoli nel cuor3”


L’incontenibile esplosione di pubblicazioni scatenata dal terzo scudetto del Napoli si arricchisce di una nuova unità.

Stavolta però la prospettiva del racconto è decisamente diversa dal solito, inconsueta, perché è quella di un tifoso costretto a vivere la vittoriosa cavalcata di Spalletti e i suoi uomini a quasi mille chilometri da Napoli.

Una sola partita vissuta dal vivo al Maradona e neppure di campionato, Napoli-Liverpool di Champion.

Tutte le altre sempre a distanza, da emigrante, nel freddo nord, freddo naturalmente anche di calore umano nei confronti della squadra azzurra.

È l’esperienza che racconta Giovanni Bocciero, giornalista-tifoso casertano che vive a Piacenza per lavoro ma che anche a tanta distanza ha vissuto in televisione il campionato trionfale degli azzurri, accompagnato quasi “minuto per minuto” dalle emozioni elargite da Osimhen e compagni.

Il racconto si svolge così, partita per partita, alla ricerca innanzitutto del posto giusto per poter vedere lo spettacolo in diretta televisiva, magari da solo o al più in compagnia di qualche amico napoletano, campano o del sud-Italia con cui condividere le emozioni di ogni singola gara.

E naturalmente ogni gara viene raccontata attraverso le sensazioni attraversate in circostanze ambientali non certo ideali per un cuore azzurro e, di settimana in settimana, sempre più galvanizzato dalla vittoriosa galoppata di Di Lorenzo e soci.

Emozioni rubate ad un ambiente pressoché estraneo a quelle vicende, fino allo storico pareggio 1-1 di Udine del 4 maggio 2023, che sancì matematicamente il terzo scudetto nella storia del Napoli a quattro turni dalla fine del campionato.

E il 4 giugno, esattamente un mese dopo, Napoli-Sampdoria decretò ufficialmente il ritorno del Napoli nell’albo d’oro dello scudetto dopo 33 lunghi anni.

E fu festa al “Maradona”, in tutta la città. E ci furono piccole e grandi oasi di festa in tutta Italia. Anche a Piacenza.

Recensione di Adriano Cisternino

venerdì 8 dicembre 2023

Avete mai letto libri di sport? - Napoli nel cuor3

Avete mai letto libri di sport? Se sì, quali? “Napoli nel cuor3. Identità e passione”, edito Graus Edizioni, è scritto dall’autore Giovanni Bocciero.

L’autore e io non ci conosciamo, eppure, abbiamo già delle cose in comune. Apparteniamo alla stessa città, Napoli. Tifiamo la stessa squadra: il Napoli

E facciamo lo stesso lavoro: il giornalista. Abbiamo scritto un libro per ricordare lo scudetto del Napoli. Lui per gli adulti, io per i bambini. Cosa mi ha spinto a leggere questo libro? Beh, tutto! Partiamo dal presupposto che tutto ciò che riguarda Napoli e il Napoli lo devo leggere. Mi piace scoprire nuovi autori e mi piace soprattutto conoscere il loro punto di vista, perché ognuno mette un qualcosa di diverso in ciò che scrive o un qualcosa che, magari, l’autore precedente non ha inserito nel medesimo contesto.

“La storia però dirà il contrario. Racconterà che nonostante tutto e tutti il tricolore è tornato alle falde del Vesuvio. E quando si dice che vincere a Napoli è una cosa unica, è vero. È proprio vero, perché è un successo di tutti”



Il libro di Giovanni Bocciero si differenzia da tutti gli altri libri che in questi ultimi mesi hanno preso posto nella mia libreria, nella sezione “Scudetto Napoli”. È un libro che ho letto in un’intera domenica pomeriggio, poiché composto soltanto da tre capitoli.

Tre capitoli belli corposi, che vanno ad analizzare tutto il percorso fatto dalla squadra di Spalletti. Leggendo le parole di Giovanni, ho rivissuto tutto durante la lettura. Ricordo gli articoli estivi e lo scetticismo nelle parole del dirigente sportivo Giuntoli, ricordo le lacrime spese sull’addio di Mertens e poi le prime soddisfazioni.

Ho sorriso quando ho letto la celebre frase: “Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli”, che sento molto vicina; ho sorriso quando Bocciero ricorda della prima sconfitta del Napoli contro l’Inter nell’epoca di Maradona per la sintonia letteraria che ho provato con lui. Giovanni Bocciero ha personalizzato molto il suo libro e il suo racconto. L’ha reso particolare e diverso agli occhi di noi lettori. Lui, come tanti altri tifosi, purtroppo, non l’ha potuto vivere nella sua terra perché lontano per lavoro. Eppure, è riuscito a renderlo unico.

Descrizioni ben dettagliate, passaggi, caratterizzazione dei giocatori e humour della squadra e della città.
“Lo stadio è vestito a festa, ma ormai è da un mese che ogni partita del Napoli è accompagnata come fosse una passerella celebrativa. La curva B si è resa artefice di una bellissima coreografia, ricordando le proprie origine come “Città di Parthenope“.

Una cosa però la devo dire. Lo scudetto a Napoli non è stato soltanto una questione di vittoria sul campo. No, è stata anche la vittoria di Napoli e soprattutto dei napoletani. Come ha scritto Giovanni, tutti si aspettavano “il morto”, ma abbiamo saputo dimostrare che siamo persone che sanno vivere e festeggiare. Una grandissima prova di carattere e soprattutto del “saper campare”.

È giusto che i libri come quelli di Giovanni, dedicati al terzo tricolore o a qualsiasi lieto evento sportivo, vengano letti e visti come un ricordo bello da custodire. Perché forse un giorno tutto svanirà, l’adrenalina andrà a finire e non tutti ricorderemo ancora tutti gli eventi, minuto per minuto. In questo caso, ci/vi basterà sfogliare le pagine per poter ritrovare il gusto di quella magia e di quelle date così importanti per la società tutta!


VOTO: 5/5


Recensione di Anna Calì - La bottega dei libri

sabato 2 dicembre 2023

L'intervista ai golden boys Procida e Spagnolo

I due golden boya del basket azzurro hanno scelto la Germania per fare esperienza nel gran circo dell'Eurolega

Procida e Spagnolo a scuola dai campioni

Poco più che ventenni, compagni di stanza e spogliatoio in nazionale, scelti insieme dalla Nba, l'Alba Berlino li ha uniti sotto gli stessi colori


di Giovanni Bocciero*


Sono i golden boys dell’Italia dei canestri, quella che crede in loro ed è pronta a celebrarne i successi. Il futuro è tutto dalla loro parte, e Gabriele Procida e Matteo Spagnolo sono determinati a prenderselo. Con i sacrifici che comporta vivere lontano da casa e dalla famiglia, ed il lavoro quotidiano che contraddistingue i veri campioni. Gabriele, ala classe 2002 da Como, esploso nelle giovanili di Cantù; e Matteo, play brindisino del 2003, cresciuto cestisticamente a Mesagne; hanno condiviso spesso e volentieri il proprio cammino. Dal torneo giovanile del 2018 targato Eurolega a Belgrado con la Stella Azzurra Roma, all’Europeo Under 16 dello stesso anno disputato a Novi Sad, fino all’ultimo Mondiale giocato con l’Italia a Manila. Una sottile linea rossa che li ha portati a ritrovarsi insieme all’inizio di questa stagione in forza all’Alba Berlino. Un’amicizia nata sul parquet e consolidata tra camere d’albergo condivise e spogliatoio.

Nella capitale tedesca «viviamo in due appartamenti diversi - ha esordito Procida -. La nostra giornata tipo è allenamento al mattino dalle 11 alle 13. Verso le 14 torniamo a casa, al pomeriggio trascorriamo tempo assieme giocando ai videogame. Alla sera invece, spesso l’uno va a mangiare a casa dell’altro oppure usciamo a cena». All’allenamento vanno insieme, con l’unico patentato dei due Matteo che passa a prendere Gabriele. In virtù delle tante partite e trasferte che richiede il doppio impegno tra Bundesliga ed Eurolega, «non siamo riusciti a fare più di tanto in città - ha continuato l’ala azzurra -. Una volta, però, siamo andati allo zoo». «A volte facciamo anche qualche passeggiata al pomeriggio - ha aggiunto Spagnolo -, anche perché Berlino è davvero bella oltre ad essere una metropoli molto internazionale. Per le strade s’incontrano tanti italiani e persone davvero da tutto il mondo. È una cosa bella perché si respirano etnie e culture diverse. Anche solo per una questione culinaria, c’è qualsiasi tipo di ristorante, e si può scegliere tra diversi locali di carne o pesce».

Dopo aver condiviso diverse esperienze insieme, l’Alba è il primo club che li ha riuniti facendoli giocare insieme per un’intera annata. Ma chi è venuto a sapere per primo della notizia che avreste giocato insieme a Berlino? «Più o meno siamo tutti della stessa agenzia, le voci girano e stando in ritiro con l’Italia - ha detto il play brindisino - qualcosa ho chiesto a Gabriele. Una domandina sulla situazione della squadra o com’è l’ambiente gliel’ho fatta. Ovviamente i nostri compagni di nazionale sono stati i primi a sapere della notizia». Qual è stato il primo consiglio che ti è stato dato? «Gabriele mi ha detto di avere pazienza, di non innervosirmi soprattutto se all’inizio le cose non sarebbero andate come mi sarei aspettato. Si tratta comunque di un modo di giocare diverso, e quindi è normale che ci voglia un periodo di assestamento. Questo è stato il consiglio principale che mi ha dato».

Nonostante Gabriele e Matteo abbiano uno stretto legame che va oltre la pallacanestro, non hanno un particolare rito prima delle partite. Nemmeno un handshake, ovvero quel saluto tipico che tra compagni si fa prima di mettere piede in campo. «Nulla di speciale - ha detto l’ala brianzola -. A volte qualcosa di semplice, ma non abbiamo mai fatto nulla di strano». Forse prima delle partite sono concentrati solo su ciò che c’è da fare sul parquet, ma è interessante sapere che «non ho nessun idolo - ha continuato Procida -, ma guardo un po’ tutti i migliori nella mia posizione. Più li vedo e più cerco di rubargli qualcosa». «Guardo un po’ tutti i giocatori nel mio ruolo - ha aggiunto Spagnolo -, soprattutto quelli che giocano in Eurolega, per cercare di capire quello che fanno meglio e provare a copiarli. È utile per sviluppare il mio gioco».

Per quanto riguarda la stagione in Eurolega, Procida è chiamato a confermare l’ottima passata annata. «All’Alba c’è molta cura per il dettaglio e tanta voglia di lavorare. Non che nelle altre squadre dove ho giocato non ci fosse, però qui hai la palestra aperta 24 ore su 24, due allenatori a disposizione per sessioni individuali oltre allo staff tecnico. Tutto questo ti permette di poterti allenare anche prima o dopo l’allenamento di squadra». Per Spagnolo è stato invece l’esordio assoluto nella massima competizione continentale per club, nonostante qualche convocazione con il Real Madrid già nel 2020. «Berlino è la mia prima esperienza in Eurolega, e subito si vede quanto siano ben organizzati per il livello al quale siamo chiamati a giocare. Avendo più partite alla settimana, con diversi viaggi, è fondamentale che riusciamo a trovare il tempo non solo di allenarci, ma nel farlo bene».


Gabriele poi analizza le italiane Virtus Bologna e Olimpia Milano, già affrontate:
«Sono due squadre lunghe, con una panchina profonda, e credo che possano arrivare ai playoff. Se la possono giocare contro chiunque perché hanno giocatori di grande qualità. Sono allenate bene, da due ottimi allenatori, e credo che non gli manchi nulla per entrare tra le prime otto». Matteo invece fa le carte ai berlinesi: «Rispetto al roster dello scorso anno sono cambiati diversi giocatori, io per primo. Durante il raduno c’è chi è arrivato prima e chi è arrivato dopo, per questo stiamo ancora imparando a giocare insieme. I progressi però ci sono e si vedono. Spesso entriamo nel dettaglio per capire dove possiamo ancora migliorare, per arrivare a vincere quante più partite sarà possibile in Eurolega, che è il nostro obiettivo».

L’Alba Berlino è di sicuro una tappa importante per le loro rispettive carriere. Un posto dove poter continuare a crescere, una rampa di lancio verso cieli sempre più stellati. Ma cosa vedono i due ‘golden boys’ azzurri per il loro futuro? «Spesso ne discutiamo tra di noi - ha precisato Spagnolo -, e siamo convinti che è necessario vivere il presente e pensare a quello che facciamo oggi. Credo che non faccia bene né pensare troppo al futuro, e neppure al passato. Dobbiamo concentrarci sul presente, dobbiamo lavorare in maniera dura adesso, perché è quello che ci ripagherà in futuro». «È importante non crearci troppe aspettative - ha puntualizzato Procida -, perché le cose magari possono cambiare lungo il nostro percorso. Quindi restiamo nel presente e lavoriamo duramente tutti i giorni per raccogliere i frutti nell’avvenire». Giocare all’estero pone i cestisti italiani sullo stesso livello di uno straniero. L’ha evidenziato tempo fa anche Nicolò Melli, sottolineando come i club che ti ingaggiano cercano da te prestazioni oltre la media. Questo potrebbe aumentare il livello di pressione, anche se «non la vivo così - ha commentato il play brindisino, che faceva ore e ore di autobus per giocare a Roma prima di volare ancora adolescente a Madrid -. Giocare all’estero è un ulteriore modo per uscire dalla propria comfort zone. Ti devi confrontare con un altro tipo di ambiente, con un’altra lingua, con dei nuovi compagni dei quali pochi italiani se non addirittura nessuno. Tutto questo diventa uno stimolo in più per migliorare e per restare sempre sul pezzo».

Per qualcuno si tratterà di destino, per altri soltanto di un traguardo conquistato con merito. Ma Matteo e Gabriele hanno condiviso anche il Mondiale di questa estate. «Non mi aspettavo la convocazione ma ci speravo tanto. Sembra banale dirlo - ha riflettuto il brianzolo che ha vissuto un’esperienza sfortunata alla Fortitudo Bologna prima di emigrare in Germania -, ma è veramente un sogno partecipare ad un Mondiale indossando la maglia della nazionale. Sono stato contento dell’opportunità ricevuta dal ct Gianmarco Pozzecco, e non posso sicuramente lamentarmi dello spazio ritagliatomi». «Si tratta del sogno che si ha sin da quando si è piccoli - ha aggiunto Spagnolo -, che negli ultimi anni, un passettino alla volta, è diventato sempre più realtà. Sapevamo di essere nel giro dei convocabili, ma non eravamo certi di poter far parte della spedizione. È stata l’esperienza cestistica più forte della mia carriera sin qui. Sono rimasto soddisfatto per il clima e la squadra con cui l’ho vissuta, perché siamo diventati davvero una grande famiglia». La prossima estate azzurra è ovviamente lontana, pensandoci adesso. Ma c’è un Preolimpico da dover vincere e «ovviamente speriamo di far parte della squadra - ha continuato Procida -, e ce la metteremo tutta per essere convocati e andarci a prendere un posto alle Olimpiadi».

Dal sogno azzurro a quello Oltreoceano, perché tra le tante cose condivise, Gabriele e Matteo sono stati anche scelti al draft Nba nella stessa notte, quella del 23 giugno 2022. «Essere stati draftati è sicuramente un qualcosa che ti avvicina all’America. Questo però non significa che accadrà sicuramente - ha precisato il play -. La Nba resta comunque la lega più famosa e prestigiosa del mondo, ed è il sogno di tutti. Da quella notte abbiamo fatto qualche passo in più verso di lei, ma ce n’è ancora di percorso da fare. Però non bisogna mai smettere di crederci e sperare». «La strada è ancora lunghissima. Ci vogliono ancora tanti allenamenti - ha replicato Gabriele -, e non è detto che seppur sei stato scelto al draft andrai certamente a giocarci. È tutto una conseguenza del lavoro che fai durante la settimana, nel corso degli anni. Se poi dovesse arrivare l’opportunità, sarebbe un sogno bellissimo». Ma qual è il rapporto che avete con le rispettive franchigie? «Ci sentiamo spesso, anche perché mi seguono e guardano le partite», ha detto Gabriele. «Lo stesso vale per me», ha concluso Matteo. Senza fare voli pindarici, i due ‘golden boys’ restano saldamente con i piedi per terra e guardano dritto avanti a loro. Un allenamento dopo l’altro, una convocazione dopo l’altra, con la fame di chi vuole arrivare. Ma con calma, senza fretta. Dopotutto sono poco più che ventenni, con una carriera già ampiamente vissuta, ma dalle pagine importanti ancora da scrivere.

Il comasco e l'Alba Berlino insieme dalla scorsa stagione

Dal minibasket a Lipomo, piccolo comune brianzolo, all’esordio in Serie A con la canotta della Pall. Cantù a soli 17 anni. Senza dimenticare le origini della famiglia, di Agropoli, dove spesso è tornato in cerca di una palestra per allenarsi senza sosta anche d’estate. Il cammino di Gabriele Procida è stato precoce, per qualcuno è potuto sembrare una strada lastricata d’oro, ma di certo non semplice. Con l’arrivo a Basket City, sponda Effe, sarebbe dovuto decollare. Non è stato così. Ed ha fatto bene ad emigrare per trovare l’ambiente adatto dove poter continuare a crescere e migliorare, accettando forse una sfida prima con sé stesso in quel di Berlino.

Per il giovane brindisino è la prima esperienza in Eurolega

Dai 78 punti segnati in una partita ad appena 13 anni, con i quali ha permesso alla Mens Sana Mesagne di battere Ceglie e vincere il titolo regionale; all’esordio in Liga Acb con la canotta del Real Madrid a 17 anni compiuti. La carriera di Matteo Spagnolo è stata già costellata di record che in tanti non riusciranno nemmeno lontanamente ad immaginare. Forse un predestinato, andato via di casa ancora bambino, ma sicuramente con la testa sulle spalle. L’Alba Berlino è la quinta tappa di un percorso che lo può proiettare davvero molto in alto. L’asticella delle aspettative non è fissata a misura d’uomo, dunque necessita di grande impegno e lavoro sodo per scavalcarla.

Lanciati in azzurro da Sacchetti, punti fermi nella nazionale del futuro

Dalla Stella Azzurra all’azzurro sino a Berlino, storica città che rievoca momenti sportivi indelebili per tutti gli italiani. Matteo Spagnolo e Gabriele Procida hanno visto spesso e volentieri incrociarsi i rispettivi percorsi cestistici. La partecipazione al Mondiale di Manila è soltanto un nuovo, importante, punto di partenza per entrambi, che possono diventare le colonne portanti dell’Italbasket che verrà. Lanciati entrambi da Meo Sacchetti, Matteo è stato il primo ad esordire nella nazionale dei grandi. Era il 20 febbraio del 2020, e da ragazzo del sud gli sono bastati pochi minuti per far esplodere il PalaBarbuto di Napoli con i suoi primi due punti contro la Russia. Il terzo più giovane esordiente di sempre, ha già totalizzato 26 presenze per un totale di 121 punti. Un anno dopo è toccato a Gabriele la ‘prima volta’. Era il 19 febbraio 2021, l’Italia affrontava l’Estonia nella bolla di Perm’, la prima delle sue 18 partite in azzurro per 69 punti complessivi. Tra i candidati dello scorso anno per il premio Rising Star di Eurolega, Procida quest’anno sta viaggiando a oltre 5 punti, 2 rimbalzi e 2 recuperi di media. All’esordio assoluto Spagnolo, invece, è andato già due volte in doppia cifra per punti e registra più di 8 punti e 2 assist a partita.


* per la rivista Basket Magazine