sabato 25 luglio 2020

BASKET. Inchiesta: come ripartiremo. L'opinione degli allenatori

Particolare attenzione alla preparazione fisica: giocatori fermi per troppo tempo

"Conterà più il colloquio del linguaggio del corpo"

Lo sottolinea Pancotto: "Vietato il contatto, niente più pacche sulle spalle o il 'cinque'. E allora servirà stabilire un rapporto di stima e di rispetto usando la voce". Ponticiello: "Porte chiuse? Spiacevole, e si immiserisce ulteriormente lo spettacolo". Di Lorenzo denuncia: "Noi seguiamo le regole in palestra, ma i nostri ragazzi già da tempo giocano assieme al campetto"



di Giovanni Bocciero*



L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha decisamente cambiato il mondo. Il modo di lavorare, le relazioni personali, sono aspetti che giocoforza si sono già modificati. Ed ovviamente questi avranno delle ricadute anche sullo sport. Pian piano le palestre stanno riaprendo dopo tanti mesi di chiusura, e ancor più a rallentatore tecnici e atleti stanno provando a ritornare alla normalità organizzando sedute di allenamento che, per il momento, sono focalizzati sulla parte atletica e gli esercizi individuali.
A complicare il ritorno alla normalità è anche la decisione del Comitato tecnico-scientifico che, lo scorso 24 giugno, ha rinviato ancora la ripresa degli sport da contatto. C’entra ben poco la categoria nella quale si milita. A sentire gli allenatori, sono due le preoccupazioni odierne con le quali bisognerà fare i conti. La prima è il riacquistare l’abitudine al lavoro in palestra, la confidenza con il campo e il canestro. La seconda, ben più importante, è la valutazione del ritorno all’attività fisica dopo mesi di totale inattività. Cosa che non avviene neppure in off-season dato che in un modo o in un altro si gioca in leghe estive o si fa allenamento individuale.
Cesare Pancotto, anche per il coach-decano una nuova
esperienza: gestire il basket post pandemia
«Da quando si è potuto tornare a lavorare 1vs0 - ha esordito Cesare Pancotto - i nostri ragazzi lo hanno subito fatto. Quando potremo ripartire davvero, sarà importante fare una riunione con tutto lo staff per capire come organizzarci, con particolari input del preparatore fisico, per permettere ai giocatori la migliore possibilità di allenamento. Essere stati fermi diversi mesi è una iattura per qualsiasi atleta, quindi per prima cosa dovremo rimettere a posto lo stato atletico». Dovrà cambiare anche l’approccio coi giocatori. Ad esempio, per il momento, non è consentita la classica pacca sulle spalle. «Conterà molto il rapporto tra le persone, perché dovrà essere usata di più la voce. È importante stabilire con loro rispetto e stima che valga quanto una pacca sulle spalle o un cinque in alto. Dovremo sviluppare - ha concluso il tecnico di Cantù - ancor di più il linguaggio di corpo e occhi».
Sull’aspetto del linguaggio ha raccontato un episodio divertente coach Francesco Ponticiello. «In un webinar tenuto per rimanere aggiornati, mi è stato chiesto come tranquillizzare un giovane. Ho risposto che più che riempirgli la testa di parole e concetti si può essere molto più comunicativi appoggiandogli una mano sulla spalla. In quel momento non mi rendevo conto che stavo facendo l’esempio di una cosa che oggettivamente non si potrà fare molto a breve. Questo però fa capire come dovremo essere bravi a sostituire questi gesti empatici con un linguaggio meramente verbale ma meno tecnico possibile e più amorevole». Inoltre l’allenatore di Palestrina, capolista del girone D di serie B prima della sospensione, ha analizzato la possibilità di iniziare la prossima stagione a porte chiuse. «Non sarà piacevole, e mi domando che interesse possa avere uno sponsor se si giochi in queste condizioni. È sostenibile uno spettacolo di questo tipo o lo si impoverisce ulteriormente?».
Vuole tornare a giocare quanto prima l’allenatrice di Sesto San Giovanni, Cinzia Zanotti. «Preferisco riprendere anche senza pubblico, purché sia solo all’inizio perché fare un intero campionato così non sarebbe bello. Abbiamo ripreso ad allenarci facendo lavoro individuale, con non più di sei atlete in palestra. Un lavoro molto frammentato con gruppi divisi tra chi fa attività con i preparatori e chi sta in campo usando più canestri e senza che si passino la palla. Si può lavorare in questo modo adesso - ha ammonito Zanotti -, ma effettivamente non è pallacanestro. La speranza è che con la nuova stagione si possa tornare alla normalità».
Molto più preoccupato dell’aspetto fisico è Giovanni Recupido. «La cosa più complicata credo che sarà capire come graduare i carichi di lavoro dopo diversi mesi di inattività. Questo stop è stato molto lungo, più di qualsiasi off-season, e sarà molto complicato programmare la stagione non sapendo ancora date certe. Sarà una grande responsabilità per i preparatori fisici - ha continuato il tecnico di Ragusa - organizzare piani di rientro per tutelare le atlete non solo dal punto di vista sanitario ma anche muscolare. Credo che bisognerà programmare un lavoro molto più individuale e adeguato rispetto al passato».
«Bisognerà ripensare alle convinzioni e alle abitudini che si avevano - ha invece dichiarato Marco Ramondino -. Stiamo studiando come impostare il lavoro che, almeno inizialmente, riguarderà soprattutto far riprendere confidenza ai giocatori in primis riattivando il corpo». Il tecnico si è anche soffermato su quello che dovrà essere il nuovo approccio con gli atleti. «È chiaro che bisognerà fare un grande lavoro di consapevolezza su se stessi per evitare di avere determinati atteggiamenti che vanno - ha concluso il coach di Tortona - contro le indicazioni del distanziamento e dei contatti non necessari».
Gianluigi Galetti, tecnico di Fiorenzuola primatista in serie C Gold Emilia-Romagna prima della sospensione, si è focalizzato soprattutto sulla sfera agonistica del gioco. «Con quelle che sono le attuali norme protocollari è difficile organizzare gli allenamenti. Stiamo pensando ad un lavoro settoriale associando una parte prettamente fisica che è essenziale dopo un periodo molto lungo di inattività. Cercheremo di avere un paio di preparatori con gruppi di lavoro sempre attivi. Divideremo il campo in quattro settori e utilizzeremo tutti i canestri a nostra disposizione, anche se ancora non ci si potrà passare la palla. E poi c’è la difficoltà della mancanza dell’agonismo vero e proprio che, quando sarà possibile - ha concluso Galetti -, dovrà essere testato a livello di confronto e competizione».
Massimo Bernardi guida Rimini a livello senior e giovanile:
"Ai giovani abbiamo sempre insegnato i valori umani,
ora serve ancora più sensibilità"
Sicuramente dopo aver negato ancora la ripresa degli sport da contatto, i protocolli, al momento in cui andiamo in stampa, creano un paradosso. «In palestra per il momento si può fare poco o niente - ha esordito Roberto Di Lorenzo, responsabile tecnico del ViviBasket Napoli -. Il grande dilemma è che i ragazzi giocano tranquillamente nei campetti all’aperto. L’idea che abbiamo lanciato, insieme ad altri allenatori, è di preparare un documento abbastanza completo su come ripartire basato su tre aspetti fondamentali: mentale, fisico e tecnico. I ragazzi devono passare dalle lezioni teoriche che abbiamo avuto tramite chat a quelle pratiche per riprendere l’abitudine in campo; bisognerà fare attenzione al processo metabolico e alla parte atletica; infine c’è l’aspetto tecnico che al momento oltre al lavoro individuale c’è ben poco altro da poter fare. Ci stiamo muovendo raccogliendo le autocertificazioni e sanificando la palestra, ma fin quando non ci sarà permesso di fare un lavoro più ampio - ha concluso Di Lorenzo - siamo in dubbio se riprendere l’attività per quest’anno».
Per Massimo Bernardi, allenatore di Rimini in serie B e del settore giovanile di Santarcangelo, la ripresa dell’attività ancora non è assolutamente chiara. «Aspettiamo le nuove linee guida per avere un’idea in prospettiva futura. Per adesso abbiamo organizzato il camp a Santarcangelo con una serie di regolamentazioni da rispettare come l’ingresso alla struttura, il lavoro in campo con distanziamento senza alcun tipo di agonismo con contatto ma solo individuale. Mentalmente questa è una situazione che nessuno si sarebbe mai sognato di vivere, e adesso c’è voglia di riprendere. Il nostro è uno sport dove il contatto fisico, al di là dell’agonismo, è fatto anche di abbracci e pacche sulle spalle». Nella doppia veste di coach, Bernardi conosce le differenze di allenare una squadra senior rispetto ad una giovanile. «Ai giovani oltre ad insegnare la tecnica e i fondamentali abbiamo sempre insegnato anche valori utili nella vita quotidiana. Con loro bisognerà essere ancora più sensibili oggi, essendo degli esempi nel rispetto delle normative vigenti».



* per la rivista Basket Magazine

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