martedì 21 marzo 2023

Coppia d'assi: Skeens e McGusty, il bello di Piacenza

L'Assigeco può vantare il miglior rimbalzista e il top scorer del campionato: la miscela giusta per puntare ai playoff di A2

Skeens e McGusty, il bello di Piacenza

Due giocatori con caratteristiche opposte: un veterano e ottimo difensore il primo, all'esordio in Europa direttamente dal college il secondo dotato di raro talento offensivo


di Giovanni Bocciero*

 

MIGLIOR MARCATORE e talento cristallino l’uno, miglior rimbalzista e straordinario difensore l’altro. È l’identikit spicciolo della coppia di americani dell’Assigeco Piacenza, Kameron McGusty e Brady Skeens, che sta facendo letteralmente faville in serie A2. Entrambi nella top five per valutazione del campionato, sono stati fortemente voluti da dirigenza e staff biancorossoblù perché convinti che fossero i tasselli giusti per il sistema di gioco della squadra. E i risultati in campo gli stanno dando decisamente ragione. Non solo per le caratteristiche tecniche, l’uno offensivo l’altro difensivo appunto, Skeens e McGusty rappresentano quasi due poli opposti. Il primo ha già accumulato diverse esperienze in Europa, tra Finlandia, Israele e Turchia; il secondo è invece un rookie assoluto dopo aver concluso il suo percorso accademico con gli Hurricanes di Miami. Kameron è emotivamente più solitario; mentre Brady è molto disponibile e partecipa volentieri alle iniziative della società.

Kameron McGusty, 25 anni, miglior
bomber della A2, di recente lo ha
fermato un infortunio (foto ufficio
stampa)
In campo, però, parlano assolutamente la stessa lingua, e questo fa sorridere di gran gusto l’Assigeco. Il venticinquenne McGusty è un micidiale attaccante, non propriamente un tiratore da 3 ma sa segnare in qualsiasi modo, con folate sopra i 30 punti come in occasione dell’importante successo contro la Vanoli Cremona. Spesso e volentieri gli oltre 20 punti di media con i quali sta viaggiando in campionato li mette a referto già all’intervallo. Non ha paura di prendersi il proscenio, dopotutto voler cambiare ateneo perché c’è un Trae Young che ti ruba la scena non è da tutti. Per quanto sembri capace di poter sempre trovare una strada per il canestro però, in alcuni momenti perde la trebisonda e inizia a forzare tiri o si intestardisce in troppi palleggi. È anche normale nel suo caso, alla prima esperienza al di fuori del college. Ed è anche un aspetto accattivante, perché dovesse riuscire a limare questi difetti stiamo parlando di un giocatore superlativo che può ambire ai top club europei. Senza escludere una strizzatina d’occhio alla Nba, magari.

Il ventisettenne Skeens è un giocatore molto solido, e nonostante gli scarsi 2 metri d’altezza è di gran lunga uno dei migliori lunghi del campionato. La doppia-doppia è una costante, e anche lui come il connazionale è solito raggiungere il traguardo statistico già all’intervallo. Con l’infortunio di Galmarini, unico vero cambio del nativo del Kansas, è diventato da subito un perno della squadra. E proprio perché ha saputo immediatamente calarsi nel sistema di gioco, coach Stefano Salieri quasi non ne può fare a meno, togliendolo dal campo soltanto in occasioni davvero di necessità (è il più utilizzato dell’intero campionato). Grande combattente, giocatore intelligente che legge bene le situazioni di gioco - non a caso si ispira ad un interprete sopraffino del ruolo come Tim Duncan -, oltre ad essere verticale ha un tempismo innato. Ecco perché riesce ad arpionare oltre 12 rimbalzi a partita, addirittura arrivando a toccare quota 14 nell’impresa di Cantù contro un avversario del valore di Dario Hunt.

FUORI DAL CAMPO sono entrambi molto legati alla famiglia, ed amano mangiare bene e la cucina italiana. Brady ha ricevuto la visita della mamma ad inizio stagione, e a detta del direttore sportivo Alessandro Pagani «è uno degli americani più educati che abbiamo mai avuto. Il papà è un avvocato, e si vede che ha ricevuto una certa educazione». Lavoratore inesauribile, passa tanto tempo in sala pesi per curare la componente fisica. Sta cercando di imparare l’italiano, e spesso a fine allenamento o in qualche circostanza particolare prova a pronunciare qualche parola nella lingua di Dante. Gli piace mangiare fuori, e tante volte resta a pranzare al campus dell’Assigeco fermandosi a chiacchierare con i ragazzi del settore giovanile.

Kameron si diletta invece a cucinare da solo, stando attento a mangiare bene per tenersi in forma perché ha una cura maniacale per il fisico. Spesso chiede consigli su dove comprare determinati ingredienti e particolari spezie. Segue ogni sport americano, dall’Ncca alla Nfl, e nelle ultime settimane è venuto a trovarlo la mamma, che ha seguito la squadra anche in trasferta. «Sia Brady che Kameron erano le nostre prime scelte - ha sottolineato il ds Pagani -. Mentre per Skeens eravamo fiduciosi di poterlo ingaggiare, su McGusty le speranze erano più basse perché conoscevamo le capacità ed il potenziale del giocatore».

Brady Skeens, 27 anni, esplosione di
fisicità per il piacentino, dominatore
dell'area (foto ufficio stampa)
Il direttore sportivo biancorossoblù è entrato anche nel dettaglio delle trattative che hanno visto i due giocatori approdare a Piacenza. «Brady lo abbiamo firmato praticamente a giugno, perché ci piaceva ed era già un nome sul nostro taccuino da più di un anno. Abbiamo avuto la fortuna di poter organizzare la trattativa con l’agenzia italiana, il che ci ha permesso di concludere il tutto in maniera molto rapida e semplice. Entrambi sapevamo cosa volevamo: noi come club volevamo lui, e lui voleva giocare in un campionato competitivo come l’A2. È stato semplice sceglierlo perché, con l’uscita di Guariglia - ha analizzato Pagani -, volevamo un lungo che sapesse rollare sui pick and roll di Sabatini. Skeens è un giocatore che rispecchia in pieno tutte le prerogative che ci eravamo prefissati durante il mercato».

«Kameron è stato invece il nostro ultimo acquisto, ad agosto inoltrato, perché eravamo alla ricerca del profilo del giocatore giusto che fosse ovviamente forte. Abbiamo scandagliato tanti nomi, e tanti altri sono stati accostati al nostro club. Per noi è inconsueto prendere un giocatore in tardo agosto. Era sulle liste di squadre anche di prime leghe, e dunque per ovvie ragioni più quotate di noi, e per questo siamo rimasti contenti che abbia accettato tra tutte la nostra proposta. Il suo obiettivo è quello di fare bene in un campionato come il nostro, soprattutto nel suo primo anno in Europa, per far sì che in futuro gli si possano aprire porte di palcoscenici più importanti, ai quali sono sicuro che può ambire». Da questo punto di vista, sia Markis McDuffie che Gabe Devoe, suoi predecessori nel ruolo di guardia all’Assigeco, sono un bel biglietto da visita da poter presentare. «Conosceva entrambi, sapeva che hanno fatto molto bene da noi, e dunque oltre all’aspetto puramente tecnico e tattico - ha rivelato Pagani -, questo è stato un incentivo in più affinché decidesse di sposare la nostra causa».

PRIM’ANCORA che atleti però, sono due splendidi ragazzi sia dentro che fuori dal campo, apprezzati come ovvio che sia dal loro allenatore, che prova a fargli le carte per il futuro. «Innanzitutto è un piacere allenarli perché sono due ragazzi che stanno cercando di crescere e migliorare. La loro applicazione e serietà - il commetto del coach biancorossoblù - negli allenamenti è eccezionale. E poi hanno una disponibilità che spesso si fa fatica a trovare nei giocatori stranieri. Sono dei bravi ragazzi, e questa è un’altra qualità importante. Kameron, che è al primo anno fuori dagli Stati Uniti, ha un gran talento e ambisce a palcoscenici come l’Eurolega. È il suo obiettivo, ma credo che debba crescere soprattutto per quanto riguarda l’impatto fisico. E il suo salto di qualità passa anche dal fatto che deve diventare un giocatore più di sistema. L’esperienza di questa sua prima stagione da noi gli potrà senz’altro essere d’aiuto, e di questo ne siamo orgogliosi. Per quanto riguarda Brady, invece, credo che ogni squadra ne vorrebbe uno. A me è bastato vedere una clip per capire che era il giocatore adatto al nostro modo di giocare. È un giocatore molto di sistema. Tra i due lui dovrebbe migliorare sull’aspetto individuale, diventando un punto di riferimento in pericolosità offensiva. Ma è prezioso in ogni piccolo dettaglio, perché sa passare il pallone ed è intelligente, si sacrifica, non si tira mai indietro, ed è destinato - ha concluso coach Salieri - a salire di categoria purché migliori al tiro».

«Brady, che ha maggiore esperienza europea, può di sicuro aiutare Kameron nelle situazioni che si trova ad affrontare - ha sottolineato ancora il ds Pagani - al suo primo anno da professionista, per di più lontano da casa». Ma per McGusty, sia dentro che fuori dal campo, «è stato semplice ambientarsi con un nuovo tipo di cultura, e non sono rimasto deluso dal cibo - ha detto il nativo di Houston - del quale tutti parlano bene anche negli Stati Uniti. Le persone sono fantastiche e questo riguarda ovviamente anche il club. Il campionato è davvero molto competitivo, con allenatori preparati e giocatori di talento, e noi lavoriamo ogni giorno per arrivare ai playoff». Se Kameron è concentrato soprattutto in campo, e guarda dritto avanti a sé al traguardo da raggiungere, Brady pur ben conscio dell’obiettivo da centrare riesce a godersi di più la vita, «che qui è molto rilassante. Per quanto riguarda il cibo è il più buono che abbia mai mangiato. Mi piacciono i compagni di squadra, e i dirigenti sono davvero molto disponibili. L’A2 è fin qui il campionato di più alto livello nel quale abbia mai giocato - ha detto il lungo -, con ottimi giocatori sia stranieri che italiani. Questo rende ogni partita molto complicata per chiunque». 

Il ds Pagani e il mercato: «Scegliere gli americani giusti»

Markis McDuffie, 25 anni, uno dei molti
ottimi americani scelti dall'Assigeco
negli ultimi anni (foto ufficio stampa)
Se si guarda all’Assigeco Piacenza, negli ultimi anni, ha sempre azzeccato gli americani. Non è un caso che la compagine biancorossoblù sia stata trampolino di lancio per giocatori come Markis McDuffie e Gabe Devoe. «Non abbiamo scout che ci segnalano particolari profili di giocatori - ha rivelato il ds Pagani -, ma durante la stagione ne valutiamo diversi, sia dei campionati italiani che di quelli esteri. Il lavoro nell’arco dell’anno ci porta poi a stilare una lista di nomi papabili in estate, considerando quella che è la fisionomia di squadra che vogliamo costruire, e così poi iniziamo le trattative. Non sempre riusciamo a prendere chi abbiamo in cima alla lista, ma abbiamo valide alternative. Il nostro lavoro si basa su una ricerca non solo tecnica ma anche fuori dal campo. Gli assistant coach, ad esempio, sentono gli allenatori stranieri per i quali i ragazzi hanno giocato. Coach Salieri prim’ancora che delle qualità cestistiche vuol conoscere l’aspetto comportamentale di un atleta. E se un giocatore, pur fortissimo, ha degli atteggiamenti molto al limite, farà fatica ad approdare in casa Assigeco. Prima di tutto l’aspetto umano: bravi ragazzi, ottime persone. La tecnica ha ovviamente la sua importanza - ha concluso il direttore sportivo -, ma profili di difficile gestione non fanno al caso nostro».


* per la rivista Basket Magazine

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