venerdì 4 novembre 2016

Il 'professore' Shaka Smart e il metodo dei Navy SEAL

Il 'professore' Shaka Smart e il metodo dei Navy SEAL
Il coach di Texas: giovane, ma ha già una lunga serie di successi alle spalle



di Giovanni Bocciero*

«Essere o non essere, questo è il problema». Se a scandire queste parole “amletiche” che hanno fatto celebre il drammaturgo William Shakespeare fosse stato un attore teatrale non ci avremmo trovato nulla di strano. Anzi, magari lo avremmo ricoperto di applausi. Ma se a pronunciarle è un allenatore di basket, tra le quattro mura dello spogliatoio, allora forse ci troviamo di fronte ad una autentica storia che merita di essere raccontata. E come punto di partenza è bene scegliere il 31 marzo del 2011. Al Reliant Stadium di Houston andò in scena la semifinale della Final Four tra Butler e la cinderella VCU che fu però sconfitta per 70-62. Quella squadra che collezionò 28 vittorie in stagione era guidata da un allenatore al suo secondo anno in carriera da head coach, tale Shaka Smart, 40 anni il prossimo 8 aprile, che con quel traguardo ha iniziato a scrivere pagine importanti del college basketball.

UNA LAUREA IN STORIA, CON I SUOI DURISSIMI ALLENAMENTI
HA PORTATO VCU TRA I MIGLIORI COLLEGE DELLA NCAA
LA GAVETTA. Prima di quella favolosa cavalcata sulla panchina dei Rams, Smart è stato un ottimo giocatore - playmaker per l’esattezza - pur non avendo alcuna aspirazione a diventare professionista. Al Kenyon College ha ancora oggi i record di assist in una singola stagione (184) e nella storia dell’ateneo (542). Ma oltre alla pallacanestro ha conseguito nel 1999 una laurea con lode in Storia, per questo sa citare minuziosamente le opere di Shakespeare o leggere in maniera coinvolgente il trattato L’arte della guerra del filosofo cinese Sun Tzu. Insomma Smart ha i tratti del professore di storia, ma lui ha deciso in realtà di fare la storia, come hanno sin da subito capito in Virginia. Ha iniziato la carriera da assistant coach alla California University nello Stato della Pennsylvania, dove tra un allenamento e l’altro ha conseguito anche un master in Scienze Sociali. Nel 2001 approda a Dayton dove però ricopre l’incarico di direttore sportivo. Tempo due anni e torna a sedere in panchina al fianco di coach Keith Dambrot - il mentore di LeBron James alla St. Vincent-St. Mary High School - per guidare Akron. Poi si trasferisce per due stagioni a Clemson ed infine nel 2008/09 è assistente di Billy Donovan a Florida. Dopo una più che dignitosa gavetta arriva la chiamata di VCU che gli offre il ruolo di capo allenatore sul quale ci si fionda senza alcun timore, magari pensando proprio alle parole di Shakespeare: «Non aver paura della grandezza». E così si afferma in maniera repentina.

I PRIMI PASSI. Sin dalla sua prima stagione nel 2009/10 Shaka Smart scrive pagine di storia facendo raggiungere a VCU l’élite universitaria, perché dopotutto lui non è uomo da «Parole, parole, parole» come recitato nell’Amleto, piuttosto di fatti concreti. Nelle sei stagione in cui il tecnico ha guidato i Rams sono fioccati i record. Escluso il primo anno in cui nonostante un bottino da 27 vittorie viene mancata la qualificazione al Torneo NCAA, nei cinque anni successivi questa giunge costantemente con una Final Four, due eliminazioni al terzo turno e due al secondo turno. Alla prima esperienza mette comunque in bacheca il CBI battendo Saint Louis nella serie finale. Nel 2011 realizza il capolavoro della semifinale nazionale, raggiunta mettendo a segno cinque upset consecutivi contro Southern California, Georgetown, Purdue, Florida State e Kansas. Questo percorso fa sì che Smart si aggiudichi il premio di coach of the year Pollard-Gaines, e che VCU chiuda al sesto posto - la miglior posizione della propria storia - nel ranking di fine stagione stilato dai coach.
SMART PORTA IL NOME DEL PIU' GRANDE GUERRIERO ZULU
Nel 2012, seppur l’asticella si fosse alzata, fa segnare un altro importante record all’università centrando 29 vittorie - il massimo nella singola annata - a discapito di sole 7 sconfitte. Nel 2013 Smart guida VCU al trasferimento dalla modesta Colonial Athletic (CAA) alla ben più competitiva Atlantic 10, transizione che viene facilmente digerita tanto che soltanto la finalista Michigan estromise i Rams dal Torneo NCAA. Nonostante la sconfitta prematura al terzo turno VCU ricevette la prima apparizione nel ranking top 25 di fine anno dalla stagione 1984/85. Nello stesso ranking sempre per l’ottimo lavoro profuso dall’head coach l’ateneo è stato classificato decimo il 19 novembre del 2013, fissando un nuovo record della propria storia dato che la precedente più alta posizione toccata fu l’undicesimo nel marzo del 1985. Prima dell’arrivo di Smart i Rams erano stati classificati nel ranking top 25 solo in nove occasioni, mentre nei suoi sei anni lo sono stati per ben ventidue volte. Sotto la sua gestione del programma cestistico sono esplosi diversi giocatori, tra cui Larry Sanders, Troy Daniels, Melvin Johnson, Juvonte Reddic, ed anche sulla crescita dei giovani giocatori ci piace immaginarlo pronunciare termini cari al suo drammaturgo preferito: «Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere».

LA DEVASTAZIONE. Shaka Smart è secondo nella speciale classifica dei record totali nei primi sei anni di carriera da head coach, nel caso specifico 2009/15, con 163 vittorie e 56 sconfitte per una percentuale di 0,744. È dietro a Brad Stevens (0,772) che guidava quella Butler che interruppe il suo sogno alla Final Four, ma in compenso è avanti a tecnici come Roy Williams e Tom Izzo inseriti in top 10. Questi risultati sono frutto soprattutto dello stile di gioco che impone ai suoi giocatori: grande intensità in qualsiasi momento della gara, difesa asfissiante con pressione a tutto campo, ed attacco che deve correre velocemente in contropiede. Per fare in modo che i suoi ragazzi siano capaci di sostenere questi ritmi forsennati, Smart fa fare degli allenamenti sulla falsariga dell’Ironman. Si tratta di una pratica sportiva estrema - mescola nuoto, ciclismo e corsa come una sorta di triathlon - che ha come scopo quello di mettere alla prova i propri limiti e tentare di superarli, testando velocità e resistenza fisica e mentale. Per molti però, non sono altro che le metodologie applicate dalle forze speciali militari dei Navy SEAL (acronimo di SEa, mare - Air, aria - Land, terra). Queste dure pratiche si sono comunque viste concretamente sul parquet, dato che Virginia Commonwealth nella stagione 2012/13 ha raggiunto la ragguardevole cifra di 422 palle rubate frantumando il precedente record dell’Atlantic 10 di 352 stabilito nel 1998/99 da Xavier. Il primato fatto registrare dai Rams si posiziona al diciottesimo posto della storia dell’intero panorama universitario. A questo stile di gioco è stato dato il soprannome di havoc, ovvero la devastazione, che in maniera molto semplice dà l’idea.
ALLA SECONDA STAGIONE CON I LONGHORNS PER SCOPRIRE IL
NUOVO DURANT
Giusto per amplificare ancor di più l’immagine dell’allenatore nativo di Madison, Stato del Wisconsin, bisogna sapere che porta il nome di Shaka in onore del più grande guerriero degli Zulu, il quale estese sotto la sua guida il dominio della tribù su gran parte dell’Africa del Sud. Due estati fa Smart ha accettato l’offerta di Texas, con l’obiettivo di riportare i Longhorns ai fasti dei LaMarcus Aldridge e Kevin Durant. Si appresta ad iniziare la seconda stagione con il solito spirito battagliero, quello che lo vede telecomandare la squadra vicino alla linea bianca con il bacino molto basso, le braccia aperte ed in movimento a voler simulare un angelo di neve, e la cravatta che assomiglia al pendolo di un orologio a cucù tanto che non sta mai fermo, perché lui è un guerriero e come ha scritto Shakespeare nel suo Giulio Cesare: «I vigliacchi muoiono molte volte prima della loro morte. L’uomo coraggioso non ha l’esperienza della morte che una volta sola».


* Per la rivista BASKET MAGAZINE

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