mercoledì 11 novembre 2020

Nel ricordo di Romano Piccolo, riviviamo un pezzo di storia di Caserta

di Giovanni Bocciero*

Questo anno a Caserta sarà ricordato non solo per la pandemia da Covid, ma anche e soprattutto per la scomparsa prima della Juvecaserta (fallita per la terza volta in 22 anni) e poi di Romano Piccolo. Una vera e propria istituzione, un’eccellenza casertana, nonché tra i fondatori del club bianconero nel 1951. Ma sarebbe riduttivo considerarlo solo il padre putativo dell’unica formazione del Sud Italia ad essere riuscita a vincere uno scudetto nel basket. Messaggi di cordoglio per la sua dipartita sono giunti, tra gli altri, dal presidente federale Gianni Petrucci e dal giornalista Flavio Tranquillo.

«Romano è stato un uomo di basket - ha esordito Nando Gentile -. Ha creato la pallacanestro a Caserta, che prima di lui non si conosceva. Ed è stato il primo a mettere su una struttura societaria come la Juvecaserta. E poi si è interessato tanto dell'attività femminile. Insomma ha vissuto la sua vita per questo sport. Ricordo quando ero un ragazzo delle giovanili bianconere e lui allenava la Zinzi, e abbiamo fatto tante volte delle amichevoli. È stata una persona che ha fatto tanto per la città, che si è interessato sempre e solo al bene della pallacanestro. Ha vissuto totalmente la sua vita cercando di fare il possibile per la crescita dei giovani e del basket casertano».

83 anni, nato a Piacenza perché il padre militare era di stanza lì ma casertano doc, è stato giocatore, allenatore, dirigente, presidente, addirittura procuratore, e poi giornalista e scrittore, facendo dello sport e della pallacanestro in particolare uno stile di vita. Sin da ragazzo si è contraddistinto quale portiere della Casertana, impegnato a mantenere inviolata la porta della squadra rossoblù. Poi insieme ai fratelli Corrado e Santino ha preferito buttare il pallone in una retina, dando vita allo Sporting Club Juventus Caserta. Il basket è arrivato in città intorno al 1945, insieme ai soldati americani, e quel gioco in qualche modo ha ammaliato la famiglia Piccolo.

Romano ha giocare, poi allenato, infine organizzato l’attività della società che nel 1971 ha visto l’ingresso dell’imprenditore Giovanni Maggiò. Negli anni ‘70 si è rivelato un autentico pioniere quando ha creato a Caserta anche la prima squadra femminile. Era la Zinzi Basket, così denominata per via dello sponsor, e partendo da zero, e dalla serie C, ha raggiunto la massima categoria in appena cinque stagioni. Nel 1984, nel ruolo di general manager, ha ripetuto l’impresa di raggiungere la serie A disputando il campionato con una squadra composta interamente da juniores.

«Il mio rapporto con Romano era intenso - ha dichiarato Teresa Antonucci, ex giocatrice della Zinzi -, quasi familiare per diversi intrecci anche extra cestistici. Non abbiamo mai smesso di sentirci, ci telefonavamo regolarmente. Questo rapporto dal 1968, quando insieme a tante bambine abbiamo iniziato il minibasket, non è mai finito. Teneva molto al gruppo. Parecchie di noi sono state davvero cresciute da lui da quando eravamo piccole fino all’adolescenza. Poi man mano il gruppo si è andato sfoltendo e si sono aggiunge altre ragazze che anche grazie al suo saper fare si sono subito inserite. Era molto abile nel coinvolgere. E poi era un affabulatore, sapeva intrattenere con i suoi tanti racconti e aneddoti».

«Nel periodo in cui allenava il basket femminile - ha ricordato Nando Gentile - ha iniziato a giocare mia sorella Imma. Lei è cresciuta grazie agli insegnamenti di Romano, e tante volte ci siamo confrontati per capire cosa fosse meglio per la sua carriera. Per mia sorella è stato anche un manager».

Tanti progetti hanno portato il marchio di Romano Piccolo, che da grande appassionato della pallacanestro seguiva qualsiasi cosa, dalla Nba alle minors, senza fare alcuna distinzione ma sempre con l’occhio di chi vuol imparare qualcosa di nuovo. E poi trasmetteva una passione che inesorabilmente ti contagiava.

«Aveva una passione smodata per l’America. Ricordo che andò a fare un viaggio - ha rivelato Teresa Antonucci -, e al ritorno ci portò delle sopra maglia dei Lakers che all’epoca erano gialle e bordeaux, che noi indossavamo nonostante avessimo il completo da gara rosso. Queste sopra maglia portavano il nostro cognome, ma siccome erano state fatte in America non tutti erano scritti correttamente e questa cosa ci faceva sorridere. Eravamo però orgogliose di averle e ne facevamo bella mostra quando andavamo in giro per i campi».

Dopo aver fondato la Juvecaserta, sempre insieme ai fratelli, ha dato vita alla Little Basket, nome azzeccato visto che era la traduzione di Piccolo in inglese. Praticamente la squadra di famiglia che ha disputato qualche campionato di serie D e che è diventata punto di riferimento cittadino dell’attività cestistica dopo il primo fallimento della Juvecaserta del 1998. I figli Valerio e Gianluca hanno giocato e poi allenato, così come il nipote Francesco che ha condiviso con lo zio Romano non solo la passione per il basket ma anche quella per la scrittura, tanto da essere diventato un importante scrittore e sceneggiatore vincitore del premio Strega e del David di Donatello.

Romano è stata una persona poliedrica, ed ha vissuto l’ascesa della Juvecaserta, poi diventata campione d’Italia nel 1991, in qualità di giornalista per la rivista Superbasket diretta da Aldo Giordani che lo considerava “il decano dei miei collaboratori”. È stato anche dipendente e poi proprietario di una concessionaria d’automobili, ma quello del giornalista è stato un mestiere che ha ricoperto in maniera a dir poco perfetta. Conciliava la conoscenza avanzata del gioco con la capacità di scrittura sopraffina. Per questo ha scritto anche per diverse riviste e quotidiani sia locali che nazionali. Ha inoltre pubblicato alcuni libri sulla storia della Juvecaserta (ripubblicato in più edizioni) e soprattutto sulla città di Caserta che amava alla follia. E per farlo ha studiato la storia, perché in qualsiasi aspetto della vita credeva che solo conoscendo la storia si potevano affrontare i problemi del presente.

«Romano era un conoscitore del basket - ha commentato Nando Gentile -, e questo ha fatto sì che da giornalista abbia scritto con dati soprattutto tecnici. Per tutta la sua vita è stato sul campo, e la passione che aveva lo ha fatto essere innanzitutto un tifoso. E questo gli ha permesso di svolgere il suo lavoro con grande amore».

Proprio come una persona illuminata, Romano in qualità di dirigente ha preceduto i tempi capendo che spesso è meglio unire le forze piuttosto che dividersi. E così quando ha vissuto un momento di impasse con la Zinzi, allenando e procacciando anche le risorse, ha deciso di fondersi con il Basket Vomero. E fu in quel momento che si gettarono le basi della Phard che ha vinto prima l’EuroCup nel 2004/05 e poi lo scudetto nel 2006/07. Era il 1997 ed insieme all’allora presidente Gianfranco Gallo ha costituito una formazione egualmente composta da giovanissime casertane e napoletane.

«Dopo aver fatto delle splendide squadre, Romano stava vivendo una fase di stallo a Caserta - ha dichiarato Gallo -. Io presi in gestione il PalaVesuvio di Ponticelli e l’idea di fondere le due realtà gli è piaciuta immediatamente. Disputava l’A2 a Caserta e trasferì tutta l’attività a Napoli dove invece facevamo settore giovanile. Furono tre anni bellissimi, ma il regalo che più di ogni altra cosa ci ha fatto è stato quello della cultura cestistica che possedeva. Lui veniva dall’epopea della Juvecaserta con allenatori quali Tanjevic e Marcelletti, con l’importanza data al settore giovanile e quella mentalità del duro lavoro. Quella cultura l’ha portata a Napoli, perché dopo i tre anni che Romano è stato con noi, la squadra fu promossa in A1, vinse per la prima volta nella storia della città lo scudetto, e abbiamo vinto altri tre scudetti giovanili. Quindi al femminile abbiamo ripetuto quell’ascesa che ha vissuto Caserta al maschile, con le dovute differenze, grazie soprattutto al seme che ha piantato lui. Questo è stato il più grande regalo che Romano ha fatto alla città di Napoli - ha concluso Gallo -, e che purtroppo per tante difficoltà sia economiche che d’impiantistica non è riuscito a realizzare a Caserta».

Nella lunga vita di Romano Piccolo sono davvero tanti i ricordi, le storie e gli aneddoti da poter raccontare. «Uno dei ricordi che più mi legano a lui è una trasferta a Patti - ha ricordato Gallo -, dove vincemmo dopo ben tre supplementari. Siccome quel campo era molto caldo per uscire siamo stati scortati dalla polizia. Oltretutto quella trasferta l’abbiamo dovuta fare in macchina perché all’ultimo momento venne meno il pullman. Lui non aveva paura di nulla e nessuno, con un atteggiamento da guascone, al quale interessava solo vincere e faceva di tutto per riuscirci».

«Una volta organizzammo a Caserta un torneo juniores al quale fu invitata la squadra campione d’Italia di Milano. In finale - ha raccontato Teresa Antonucci - incontrammo proprio loro e vincemmo la partita di un punto grazie ad un ultimo tiro nato da una nostra azione classica. Il suo commento a fine gara fu che quel match era stata una partita a scacchi tra lui e l’allenatore milanese Zigo Vasojevic. Questa cosa ci fece ridere tutte».

Chi scrive è riuscito a vivere dei momenti particolari con “zio Romano”, come affettuosamente lo chiamavamo tutti noi dell’ambiente cestistico e non per quella capacità di metterti sempre a tuo agio nel parlare con lui, come se fosse uno di famiglia. Una fortuna poter sedere proprio di fianco a lui in tribuna stampa, al posto numero 28, per tutta la stagione 2016/17. E sue sono state più volte le dichiarazioni d’amore verso la Juvecaserta rilasciate alla rivista Basket Magazine e raccolte dal sottoscritto. Dichiarazioni come quella del novembre 2017, quando la società di Pezza delle Noci era fallita per la seconda volta nella propria storia. «Provo un dolore terrificante perché non è possibile ciò che è successo - aveva commentato Romano Piccolo -. Talmente che mi manca la squadra ho sognato di fare un sei al Superenalotto, così da comprare un titolo sportivo. Io mi ero offerto - aveva rivelato - per fare da collaboratore in maniera totalmente gratuita. Ma questa mia richiesta non ha mai ricevuto risposta». Il sottoscritto ha scambiato due parole con lui in occasione dell’11° Trofeo Irtet d’inizio ottobre svolto a Caserta, perché ancora oggi in città dove c’era la pallacanestro c’era anche Romano. E ci eravamo dati appuntamento per una chiacchierata con argomento piuttosto intuibile: «Chiamami il pomeriggio perché la mattina ho da fare». Arrivederci “zio Romano”.


*per Basket Magazine

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