mercoledì 11 novembre 2020

Vuelle Pesaro. Il ritorno all'antico risveglia la passione

Repesa e Delfino possono rilanciare la Vuelle dopo le ultime sofferte annate

Il ritorno all'antico risveglia la passione

Un coach importante e un ex protagonista della Nba: Pesaro riscopre il fascino dei grandi nomi


di Giovanni Bocciero*


STAGIONI scarse di risultati, poche risorse economiche a disposizione, e un tifo caldo a sostenere quanto a criticare l’operato di squadra e società. Questa è Pesaro, piazza storica della pallacanestro italiana che quest’anno, nonostante l’emergenza Covid, ha deciso di rilanciarsi sul palcoscenico nazionale. E lo ha fatto calando due pezzi grossi, in panchina e sul campo: Jasmin Repesa e Carlos Delfino, nomi altisonanti che ricordano quelli a cui la città marchigiana era stata abituata per decenni, in un passato che oggi appare troppo remoto e il presente senza nulla in comune, come fosse un altro mondo.

Se il curriculum di Jasmin Repesa - preceduto dalla buona tradizione con il basket croato della VL da Aza Petrovic (fratello di Drazen, immenso campione Nba, scomparso prematuramente in un incidente stradale) e Pero Skansi - parla di 10 campionati e 10 trofei vinti tra Croazia, Italia e Turchia. Carlos Delfino chiama 9 anni di Nba, un oro e un bronzo olimpici, un oro e un argento ai campionati americani. Al coach che guidò la Fortitudo - eterna rivale dei pesaresi, e pure Carlito è un ex dell'Aquila, vedi il destino! - allo scudetto '05 è stato affidato il compito di risollevare le sorti della Vuelle, che ha vissuto le ultime otto annate in perenne apnea riuscendo a conservare la serie A spesso e volentieri solo all’ultima occasione utile.

«L’arrivo di Repesa può significare sicuramente una ripresa, ma per parlare di rilancio bisogna ancora aspettare - ha esordito il giornalista Massimo Carboni -. Questa ripresa è incominciata con il più grande acquisto che la Vuelle potesse fare, ovvero affidando il ruolo di coach a Repesa. Lui è uno di quegli allenatori sui quali si può fare un investimento sicuro, perché credo che fra le tante caratteristiche positive ne abbia due particolarmente importanti. La prima è che sa leggere le partite in maniera efficace, in quanto determina una tattica da perseguire anche e soprattutto in base ai giocatori che ha a disposizione. Non è un coach che chiede a un giocatore qualcosa che non riesce a fare, o che non sa fare, per limiti tecnici o caratteriali. Questa sua capacità di lettura - ha continuato l’ex inviato di Radio Rai - è notevole, ed è un punto assolutamente positivo perché sa cosa chiedere in base al materiale umano che ha a disposizione. L’altro punto è la grande capacità di saper lavorare sui giovani. Questa versione di Pesaro è un misto tra giocatori esperti e più giovani, e la gioventù è materiale sul quale Repesa sa lavorare meglio di chiunque altro suo collega. La ripresa credo che parta da questi due aspetti, e poi si potrà anche arrivare ad un vero e proprio rilancio».

«Il rilancio di Pesaro è basato sul fatto che ha preso un grande allenatore quale è Repesa - ha invece dichiarato coach Valerio Bianchini -. Nelle ultime stagioni la squadra ha sempre avuto tecnici modesti, che non riuscivano ad influire sullo sviluppo della società. Il suo arrivo credo che rappresenti un’evoluzione, perché non solo è un uomo di alta rappresentanza nel mondo del basket, ma darà sicuramente un’impronta forte all’organizzazione, come per la costruzione di una squadra degna della serie A, cosa che prima non accadeva. Questa evoluzione naturalmente comporta che la società si sia adeguata alle sue esigenze. Tutto ciò è molto positivo, e il pubblico sopraffino di Pesaro - ha concluso il Vate -, che per anni è stato costretto a soffrire, finalmente adesso può godersi una squadra in grado di competere con le altre».

L’ala argentina Carlos Delfino, nonostante i suoi 38 anni e gli acciacchi fisici è stato il colpo del mercato estivo. A lui si sono aggiunti altri giocatori d’esperienza come Ariel Filloy o Tyler Cain, e scommesse interessanti quali Justin Robinson oltre ai giovani da lanciare Henri Drell e Marko Filipovity.

«A Pesaro è cambiata l’aria questa estate, c’è un entusiasmo diverso - ha commentato la giornalista Camilla Cataldo - che non si respirava da molto tempo. Il paradosso è che chiaramente nessuno può entrare al palazzetto, e mi auguro che la situazione futura cambi in positivo. Questa è la pecca e la preoccupazione principale per l’annata più del risultato del campo perché ci sarebbe un buco di 500 mila euro che va coperto. La società non ha mai fatto il passo più lungo della gamba, e quest’anno ha provato ad alzare un po’ l’asticella. Si spera dunque che in qualche maniera si riesca a coprire questo investimento. Per quanto riguarda la squadra si è andati al di là di ogni aspettativa. Giocatori come Cain, Delfino o Filloy erano impensabili solo pochi mesi fa. È stata importante la volontà in estate di mantenere la categoria perché a giugno sembrava che si potesse fare un passo indietro, e invece i consorziati hanno voluto riprovarci tutti uniti e compatti. È stata una spinta grande, un valore aggiunto, un passo in più proprio del gruppo consorziato nel quale è scattato qualcosa che ha fatto la differenza. Da lì si è deciso di puntare su una figura come Repesa che - ha continuato la giornalista del Corriere Adriatico - è venuto a Pesaro accettando una sfida nuova nella sua carriera a livello sia di obiettivi che di risorse. Ha pesato l’amicizia con Ario Costa, ma non ha avuto pretese fuori dal budget della Vuelle, ed alla fine ha deciso di cavalcare questa avventura che l’ha visto firmare addirittura un contratto triennale. Repesa rappresenta la ciliegia sulla torta di questo progetto, e insieme hanno costruito una squadra che per qualità non era pensabile, con giocatori più conosciuti, che hanno già vinto, in controtendenza col recente passato in cui si puntava più sui rookie. Quest’anno si vuol provare a puntare a qualcosa di più di una salvezza risicata. Poi a detta di tutti, e anche secondo me, il livello medio del campionato si è alzato con tutte le squadre che si sono rinforzate rispetto ad un anno fa e con due retrocessioni i rischi sono maggiori. Quello che si è visto sin qui è un qualcosa di diverso, perché c’è una squadra vera, ci si diverte, si lotta e si vede una pallacanestro di livello. Anche il ritorno di Walter Magnifico, in questo senso, è un’operazione che è stata accolta favorevolmente dalla piazza - ha concluso Cataldo - e che ha rappresentato un riconciliarsi al cento per cento con i tifosi e ripartire tutti uniti in questa nuova avventura. Insomma gli ingredienti per fare bene ci sono davvero tutti».

I successi degli scudetti ’88 e ’90, e prim’ancora la Coppa delle Coppe dell’83 e la Coppa Italia dell’85, senza dimenticare l’ultimo trionfo della Coppa Italia del ’92, sono soltanto un lontano ricordo per una piazza che, nelle parole degli intervistati, ha dei tifosi con una grande peculiarità: l’essere fedeli, sempre e comunque. «Chiamiamola passione, chiamiamolo tifo caldo, ma la caratteristica principale della tifoseria pesarese - ha sottolineato Carboni - è la fedeltà. Quando arriva il risultato così come la stagione tribolata, con un piede più in A2 che in A1, il pubblico è sempre lì. Ovvio che è anche autorizzato ad arrabbiarsi quando le cose vanno male, quando la società non può rispondere a quelle che sono le esigenze della piazza. Però è fedele, e questo sta a significare che spinti dalla passione, dall’amore per la maglia, è sempre presente e pronto ad incitare. Diciamo che il pubblico pesarese è come quella moglie che perdona il marito quando rientra tardi a casa».

«Dati i miei trascorsi posso solo immaginare l’umore della piazza. La partecipazione e la grande competenza dei tifosi pesaresi è notoria, così come la loro personalità - ha commentato Bianchini -, che evidentemente sono capaci di esaltarti nel momento della vittoria e criticarti in quello della sconfitta. Però restano sempre fedeli. Non dimentichiamoci che Pesaro anche in queste ultime stagioni difficili, soprattutto l’anno scorso quando non si vedeva una vittoria neppure a pagarla, ha sempre avuto almeno 4 mila spettatori. Si tratta di un pubblico che molte città invidierebbero».

«Pesaro è una piazza appassionata nel bene e nel male. I tifosi sono intenditori, non a caso si dice che in città ci siano 100 mila allenatori, quanto gli abitanti - ha ricordato Cataldo -, perché si mastica pallacanestro da una vita. Ancora si ricordano i tempi di Daye e Cook, e certamente sono stati abituati bene nonostante sia passato davvero tanto tempo. Quindi nel bene o nel male c’è sempre entusiasmo, con uno zoccolo duro sempre presente al palazzo, e quest’anno c’è stato questo evidente cambio di prospettiva garantito dall’arrivo di Repesa. È pur vero che si va molto dietro al risultato, ma la carica che c’è oggi non la si vedeva da molto tempo. Si è visto anche un bel modo di lavorare, con grande carica, e questo è una cosa che i tifosi poi riconoscono».

E proprio l’emergenza Covid, con l’ingresso solo parzialmente garantito nei palazzetti è un handicap non indifferente, che potrà avere ripercussioni soprattutto economiche. Non a caso mentre scriviamo la Vuelle, che può vedere vanificato il buon lavoro fatto in estate, sta pensando di giocare a Rimini per sfruttare l’ordinanza dell’Emilia-Romagna sulla maggiore percentuale d’ingresso degli spettatori.

«La Vuelle sa che il pubblico è ogni anno il principale sponsor della società, con circa 4-500 mila euro derivanti dagli spettatori - ha ricordato Camilla Cataldo -, e magari quest’anno si sarebbe potuto toccare il record degli abbonati almeno per gli ultimi anni. Non ci saremmo meravigliati se in alcune partite il palazzo si fosse riempito. Lo abbiamo visto proprio l’anno scorso durante la Coppa Italia, quando lo spettacolo era all’altezza, c’è stato il tutto esaurito per tutti i giorni della manifestazione. È stato un colpo d’occhio notevole che testimonia le potenzialità del bacino pesarese. La società non ha mai fatto passi più lunghi della gamba. Non hanno mai chiuso un bilancio in rosso. In qualche modo credo che sopperiranno, magari i consorziati si guarderanno intorno per cercare nuovi soci, o in tasca per ripianare il disavanzo. Ma ci si augura che in parte possa essere riaperto il palazzetto agli spettatori. Mi rendo conto che le difficoltà sono enormi - ha concluso Cataldo -, e si naviga davvero a vista».


* per la rivista BASKET MAGAZINE

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