martedì 10 gennaio 2023

Italbasket. Aspettando Banchero, Melli è un gigante

Le torri. Le partite di novembre hanno confermato i limiti azzurri
in un ruolo fondamentale come quello del centro

Aspettando Banchero, Melli è un gigante

Tessitori e Biligha ammirevoli per impegno, ma all'Italia
serve di più per diventare davvero competitiva


di Giovanni Bocciero*


QUANDO PARLIAMO di Italbasket, proprio come succede con il calcio, diventiamo tutti un po’ commissari tecnici. E così troviamo tanti difetti o lacune, tanto tecniche quanto tattiche quanto fisiche. Se c’è un aspetto sul quale tutti siamo d’accordo, è che alla nazionale manca un centro di ruolo. Il Nicolò Melli visto all’Europeo ha in parte nascosto sotto al tappeto questo problema ormai perenne. E in vista dei Mondiali della prossima estate, ai quali ci siamo già qualificati, si spera possiamo schierare anche Paolo Banchero. Due giocatori che centro non sono, ma che in qualità di figli del basket odierno nel ruolo di centro hanno imparato a giocarci, e persino ad imporsi come ottimi interpreti.
Il Melli visto ad Eurobasket ha giganteggiato contro avversari del calibro di Nikola Jokic e Rudy Gobert, guidando la nazionale con leadership e spalle larghe. Gli è entrato sotto pelle, anticipando le loro mosse così da farli anche innervosire. Il giocatore dell’Olimpia li ha disinnescati in attacco, ed ha avuto sempre delle ottime letture oltre che al coraggio per spuntarla quando era lui a doverli attaccare. Banchero sta dimostrando di avere già una grande personalità pur essendosi appena affacciato in Nba. In ottica nazionale si pensa possa essere un lungo, ma in realtà gioca come un esterno. Tiene palla in mano, fronteggia il canestro, sul pick and roll spesso fa il portatore e non il bloccante, ma abbinando i 208 cm ai 113 kg fa comunque la differenza vicino canestro, combinando forza fisica, talento e agilità. Con cifre e impatto alla Luka Doncic, il futuro del giocatore degli Orlando Magic non può che essere roseo. Con l’Italia o meno. La domanda è però se con Banchero che sceglie l’azzurro, lui e Melli possano bastare per risolvere la grande lacuna dell’Italia quando si parla di centro.
«Melli non è un centro ma un ‘4’ - l’analisi sprezzante di coach Valerio Bianchini -, che è costretto a giocare in nazionale in quella posizione anche per l’assenza di veri e propri lunghi di ruolo. Per quanto riguarda Banchero, sappiamo che può giocare per l’Italia ma non se questo accadrà. È impegnato con la Nba, ma se dovesse esserci al Mondiale sarà senz’altro un grande aiuto in senso globale. Non lo vedo in un ruolo specifico come quello di centro, e quindi bisognerà inserirlo in squadra con sagacia ed anche un po’ di inventiva, che sono sicuro non mancheranno di certo a Pozzecco».

Nicolò Melli, 31 anni, il pilastro dell'area. Leader e diga
della difesa azzurra: lo rivedremo ai Mondiali (Foto Italbasket)

LA DOMANDA che forse tutti dobbiamo porci, altresì, è se con l’evoluzione del gioco ha ancora senso parlare di centro, nel senso puro del termine e della posizione. «Se guardiamo in giro, l’unico lungo vero ce l’ha la Francia con Gobert - la fotografia di Dino Meneghin -. Gli altri sono tutti dei lunghi che si alternano a giocare sia sotto che fuori. Di sicuro però, Melli è insostituibile per la nazionale perché è capace di marcare su ogni giocatore grazie alla velocità di piedi, all’intelligenza tattica e al fisico. Banchero l’ho visto giocare davvero poco, ma mi sembra anche lui più un esterno. Però quando i giocatori sono intelligenti ed hanno la giusta tecnica si sanno adattare ad ogni situazione. Ben vengano, poi, dei giocatori che siano lunghi ed atletici, e che non siano statici. Magari possono soffrire in difesa, ma possono compensare questo limite in attacco dove sono molto più pericolosi per gli avversari perché li possono battere con il tiro o in velocità nell’1vs1».
«La pallacanestro di oggi si è involuta a causa dell’esasperazione del tiro da tre - ha tuonato coach Bianchini -, che ha svuotato di significato molti aspetti fondamentali del gioco come anche quello rappresentato dal ruolo del centro che ne aumentavano la bellezza. Oggi poche squadre giocano con il classico pivot, con schemi per andare in post basso o con incroci sul post alto. Non vedo in giro grande utilizzo del centro; sparito il gioco in post alto; vedo tanti giocatori prendere palla in post basso e poi rinculare, ma raramente vedo un movimento come si deve vicino al canestro».
Andare in post basso è diventata un’arma tattica per le squadre non tanto per concludere vicino canestro, ma per far collassare la difesa costringendola a chiudersi per poi batterla con un successivo scarico sugli esterni.
«Di lunghi nel vero senso della parola ce ne sono ormai pochi - ha aggiunto Meneghin -, in particolare in Italia dove sono una rarità. Oggi sono un po’ tutti votati all’essere bravi anche per vie esterne, quindi credo che non sia così indispensabile. Ma certo, quando poi devi affrontare un lungagnone iniziano i problemi. In quella situazione, però, subentra anche il gioco di squadra, con gli aiuti difensivi e i tagliafuori da parte di tutti».

IN EFFETTI il rimbalzo non è più una prerogativa dei soli lunghi. Emblematica l’ultima gara di qualificazione al Mondiale degli azzurri contro la Spagna, nella quale si è perso anche e soprattutto per aver concesso agli esterni avversari troppe carambole offensive. «Questo è una diretta conseguenza del tiro da tre - ha continuato Bianchini -, perché i rimbalzi diventano molto lunghi e spesso sono fuori portata per i lunghi e finiscono nelle mani degli esterni. Questa è la ragione».
«Spesso l’andare a rimbalzo è una mentalità - ha sottolineato Meneghin -, che non riguarda solo i lunghi ma anche gli esterni. La Spagna ci ha fatto neri soprattutto con i piccoli rapidi e veloci che andavano a rimbalzo. Gli esterni devono capire che su un rimbalzo lungo, o su una palla sporca, possono avere la meglio solo se prima fanno tagliafuori per non essere battuti in velocità e destrezza».
Il presidente federale Gianni Petrucci, il ct Gianmarco Pozzecco ed il direttore Salvatore Trainotti, si sono recati negli Stati Uniti per parlare di persona con Paolo Banchero, dopo le intermediazioni di Riccardo Fois. La delegazione azzurra ha proposto al nativo di Seattle i piani futuri della nazionale, con lui quale ‘centro di gravità’ del progetto. Con Banchero che ancora non ha deciso se giocare o meno per l’Italia, e con Melli che ha avuto un turno di riposo nell’ultima finestra Fiba, dovendo fare di necessità virtù contro Spagna e Georgia sono tornati utili sia Paul Biligha che Amedeo Tessitori. Che pur con tutti i loro limiti, non si può dire che quando vestano la casacca della nazionale non si mettano in mostra per voglia, caparbietà ed abnegazione. E allora ecco che in vista proprio dei Mondiali, si può riaprire un discorso di meritocrazia per quanto riguarda le convocazioni.

Paul Biligha, 32 anni, durante l'ultima finestra mondiale
ha sostituito al meglio i nostri big (Foto Italbasket)

«Questo discorso vale fino ad un certo punto - ha commentato Bianchini -, perché l’allenatore deve fare delle scelte che siano più funzionali alla squadra. Quindi non può stare a guardare chi ha fatto cosa nelle partite precedenti. Deve convocare i giocatori che siano funzionali alla squadra nella sua ottica di gioco. È un compito difficile che il tecnico deve svolgere senza pregiudizi».
«Non vorrei essere al posto di Pozzecco, ma ad un certo punto l’allenatore deve fare delle scelte - il commento di Meneghin -, e siccome lui ama i suoi giocatori come fossero dei figli mi rendo conto che si possa trovare in grande imbarazzo. In primis dal punto di vista affettivo e solo dopo da quello tecnico. È chiaro però che a giocare un Europeo o un Mondiale, competizioni di altissimo livello, bisogna andarci con la squadra più forte e competitiva che si può. Per cui a malincuore qualcuno deve rimanere fuori, e questa è la grande difficoltà per un coach nell’escludere qualcuno che ti ha dato una mano ad arrivare al traguardo. Però prima vediamo se Banchero viene, capiamo quali sono le sue intenzioni. Personalmente ho qualche dubbio perché è una matricola, e quindi al termine della sua prima stagione in Nba deve ancora far vedere alla sua squadra di lavorare individualmente in estate, mantenendo certi equilibri di un meccanismo che è proprio dell’Nba. Speriamo però che possa giocare con l’Italia e non con gli Stati Uniti - la chiosa dell’ex centro e già presidente federale -, perché se non tra uno può sempre venire tra due anni. La vedo complicata, ma il talento e la qualità non si rifiutano mai». Con Melli e Banchero a fungere da ‘5’ forse non risolveremo del tutto l’atavico problema del centro in nazionale, ma di sicuro con loro due insieme alzeremmo il livello del talento e del potenziale. Quindi è giusto spingere affinché il lungo dei Magic scelga l’Italia, ma «non si tratta di un corteggiamento, ma di presentargli programmi e prospettive: il suo inserimento all’interno della squadra, il ruolo che avrà in base alle sue capacità. Bisognerà farlo sentire importante - le parole di Meneghin -, usare il linguaggio giusto, perché perdere un talento del genere sarebbe comunque un gran peccato».

Pozzecco: «Melli? Il più forte al mondo»
«Per me Nicolò è il più forte giocatore al mondo». Se a dire queste parole è il ct Gianmarco Pozzecco, è inevitabile pensare che non ci si potesse aspettare nulla di diverso. Però è pur vero che il Nik Melli visto all’ultimo Eurobasket, è un giocatore che fa la differenza. E davvero tanto. «L’ho detto più volte e lo ribadisco - ha continuato il tecnico -, il suo quoziente d’intelligenza nel basket è clamoroso, e non solo per quello che fa in difesa ma anche per le sue sempre corrette letture del gioco offensivo. All’Europeo è stato sullo stesso livello delle varie stelle come Giannis, Jokic e Doncic. Lo penso e ci credo, perché in 40 anni che sono in questo meraviglioso sport non ho mai visto un giocatore come lui. Sa sempre cosa fare in ogni situazione di gioco, e con il suo esempio - ha concluso Pozzecco - è decisivo per tutti i compagni della nazionale».
Nell’ultima finestra, nella quale l’Italbasket ha staccato il biglietto per il Mondiale 2023, di comune accordo tra il ct ed il giocatore ha avuto un turno di riposo. Ma quello che a tutti gli effetti, Gigi Datome permettendo, è il capitano della nazionale, di sicuro scalpita per tornare ad indossare la maglia azzurra. 

Caruso, Diouf e Okeke i lunghi di prospettiva
«In campionato ci sono diversi emergenti interessanti. Ne cito uno su tutti, per capacità fisiche e tecniche: Guglielmo Caruso». Così coach Ettore Messina, e di fatto l’avvio di stagione del centro classe ‘99 di Varese è stato importante. Non a caso il ct Pozzecco lo ha convocato seppur senza utilizzarlo nell’ultima finestra Fiba. Lui rappresenta forse il meglio dei giovani lunghi di ruolo in ottica Italbasket. 
Dietro di lui Momo Diouf, centro classe ’01 di Reggio Emilia, che ha partecipato all’ultimo raduno; Maximilian Ladurner, altro lungo del ’01 di Trento; ma soprattutto Leonardo Okeke, classe ’03 e senz’altro miglior prospetto in divenire. Infatti adesso è ancora troppo acerbo sotto ogni punto di vista: dal carattere alla tecnica alle letture tattiche.
L’Olimpia Milano ha bruciato tutti nell’acquistarlo questa estate, per poi mandarlo in prestito in Spagna a farsi le ossa. Guardando a giocatori come Marco Spissu o Pippo Ricci, l’A2 può essere molto formativa. E allora non escludiamo per il ruolo Tommaso Guariglia, classe ’97 messosi in mostra all’Assigeco Piacenza proprio come i due giocatori nominati, e che in questo campionato si sta facendo valere con la casacca di un’ambiziosa Torino.

Guglielmo Caruso, 23 anni, uno dei volti nuovi che si sta mettendo
in luce nelle fila di Varese in questo inizio di stagione (Foto Italbasket)

Scariolo: «Banchero potrebbe cambiare il volto dell'Italia»
«Abbiate fede di dove può arrivare quest’Italia con l’aggiunta di Paolo Banchero». Sono le parole pronunciate da Sergio Scariolo, ct della Spagna che ha battuto gli azzurri in quel di Pesaro nell’ultima finestra Fiba per le qualificazioni al Mondiale 2023. C’è voluto addirittura un supplementare, con l’Italbasket che ha provato a gettare il cuore oltre l’ostacolo per conquistare una vittoria di prestigio, sfuggita per un niente.
«Capisco la delusione anche per il risultato dell’Europeo, ma guarderei il bicchiere mezzo pieno - ha continuato don Sergio -. Ora l’Italia di Pozzecco ha giocatori maturi, alcuni di alto livello e altri in crescita. Ma soprattutto ha la prospettiva di inserire un atleta come Banchero, uno che da solo può cambiare il volto ad una squadra. Lui è un vero fenomeno che sposterà molti equilibri perché porterà alla nazionale l’esperienza che accumulerà giocando in Nba».
E infatti il giocatore nativo di Seattle ha fatto vedere già ottime cose in maglia Orlando Magic. «Possiede qualità straordinarie - ha concluso il coach della Virtus Bologna -, ed è il giocatore che può portare l’Italia in zona medaglie nelle competizioni dei prossimi anni».


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