giovedì 4 aprile 2024

Alle radici della Coppa Italia della GeVi Napoli

Difesa arcigna e rapidità in attacco le armi preferite del coach croato, già sperimentate con la nazionale polacca riportata ai vertici europei

La scuola di Novosel nelle scelte di Milicic

Dal vecchio e glorioso Napoli del grande tecnico scomparso l'anno scorso, passando per la Coppa Italia vinta nel 2006 con Mimmo Morena capitano


di Giovanni Bocciero*


C’È UN SOTTILE FILO ROSSO che unisce il passato ed il presente del Napoli Basket, e che con grande timidezza prova a guardare al futuro. Ovviamente l’attuale centro di gravità non può che essere coach Igor Milicic, che ha portato una ventata di aria fresca al club partenopeo. Dopo due stagioni con la salvezza in serie A raggiunta a denti stretti, il progetto societario questa estate ha svoltato. Sì, perché è parso chiaro sin da subito che il presidente Federico Grassi un’altra annata in apnea non l’avrebbe voluta vivere.

Per evitare un altro campionato per deboli di cuore, era necessario provare a fare un salto di qualità fuori dal campo. Ecco allora la scelta di Alessandro Dalla Salda in qualità di amministratore delegato, seguito poi da Pedro Llompart nel ruolo di responsabile dell’area sportiva, sino ad entrare nel dettaglio dell’area tecnica con la panchina affidata al croato Milicic, salito alla guida di un roster completamente rinnovato.

BAMBOLE RUSSE. Tre scelte che si sono incastrate quasi come fossero delle bambole russe. Stessa forma, stessa consistenza, solo grandezze diverse derivanti dal ruolo ricoperto ma differenti dal punto di vista di osservazione. Naturalmente se si fa un discorso di organizzazione, di strategia, ovvio che il lavoro di Dalla Salda non può passare inosservato. Ha ristrutturato l’organigramma della società e diviso le responsabilità in macro aree. Tra l’altro, sue le parole all’atto di insediamento sul potenziale di una realtà come Napoli, unica nel panorama italiano per bacino d’utenza a poter aspirare a competere con due “franchigie europee” come Olimpia Milano e Virtus Bologna.

Se invece l’attenzione si sposta dalla stanza dei bottini al campo - quello più visibile ed ovviamente più ricercato dal pubblico - gli occhi non possono che essere puntati su Igor Milicic. L’allenatore è il principale fautore del miracolo all’ultima Final Eight di Coppa Italia. Un successo arrivato 18 anni dopo quello del 2006 dell’allora SSB Napoli. Ma soprattutto sull’onda della vittoria dello scudetto nel calcio, che ha riaffermato la città di Napoli ai più alti livelli sportivi nazionali.

MILICIC STYLE. Milicic è arrivato a Napoli un po’ come un oggetto misterioso. Certo, di lui si parlava bene soprattutto dopo l’exploit che ha avuto con la Polonia ad Eurobasket 2022. Una competizione nella quale ha saputo guidare la nazionale ad uno storico quarto posto, con Michal Sokolowski - del quale parleremo più avanti - e Mateusz Ponitka che in campo ha giganteggiato. E proprio in virtù di quella esposizione mediatica, il giocatore ha poi rescisso prima dell’inizio del campionato con la Reggiana di Dalla Salda - che ci aveva visto lungo - per accasarsi al Panathinaikos. Quella Polonia ha superato la Slovenia, campione in carica, detronizzando Luka Doncic e compagni ai quarti di finale, con una prestazione nel pieno stile del basket offerto da Milicic.

Una pallacanestro decisamente a passo con i tempi, fatta di una arcigna difesa ed un attacco pungente che entrato in ritmo è poi difficile da contenere. Per chi non si ricordi, in quel quarto all’Europeo la nazionale polacca ha segnato 58 punti nel solo primo tempo, con un perentorio parziale da 22-2. Giocare con una difesa asfissiante ed un attacco veloce porta comunque a spendere tante energie. È per questo impossibile reggere 40’ con questa intensità, quindi bisogna mettere in conto anche il più classico dei passaggi a vuoto. Non a caso la Slovenia quella gara l’aveva ribaltata con un parziale di 24-6, prima di subire il ritorno polacco per il definitivo 90-87.

CORSI E RICORSI STORICI. Facciamo però un passo indietro, e ritorniamo a quel sottile filo rosso. E sì, perché prima di Milicic c’era già stato un altro allenatore di origine croata che aveva entusiasmato il popolo napoletano appassionato di pallacanestro. Stiamo parlando di Mirko Novosel, una leggenda del basket mondiale che è scomparso l’estate scorsa. Allenatore di Napoli dal 1988 al 1990, dopo aver vinto praticamente ogni cosa con la Jugoslavia ed il Cibona Zagabria, il suo modo di intendere e giocare la pallacanestro hanno influenzato generazioni di allenatori.

Senza ombra di dubbio è stato un precursore, perché Novosel ci teneva al fondamentale del tiro, prim’ancora che si arrivasse alla moderna esagerazione delle triple dei giorni nostri. Questa visione però, già all’epoca induceva le sue squadre a giocare allargando quanto più possibile il campo, e non solo per tirare ma in modo da poter sfruttare gli ampi spazi che si creavano per attaccare ed arrivare al ferro.

Tanti sono stati i giocatori napoletani formati dal modo di giocare a basket di Novosel. Uno su tutti Mimmo Morena, storico capitano del Basket Napoli che nel 2006 ha alzato la Coppa Italia a Forlì. Un successo che non viene ricordato adesso solo perché un’altra squadra partenopea è riuscita in questa impresa. Questo è bene ricordarlo. Quella Napoli era una formazione da album dei ricordi della serie A. E Morena era il classico lungo atipico, che toccato da Novosel a fronte dei suoi 210 cm d’altezza aveva delle mani fatate che lo rendevano forse addirittura più pericoloso nel tiro dalla distanza, piedi a terra, che non sotto canestro.


LA STORIA SI RIPETE. La Napoli del presidente Maione e di coach Bucchi contava in campo su Sesay, Morandais, Stefansson, Rocca, Spinelli, Cittadini, Larranaga e soprattutto Lynn Greer, il folletto di Philadelphia. A guardarla oggi, questa formazione ha tante similitudini con quella attuale, ed ovviamente tanto del proprio gioco assomiglia a quello predicato dall’inizio della stagione da Milicic. In particolare non si può non vedere in Jacob Pullen la freddezza che aveva appunto Greer. In un’amichevole dell’epoca, coach Marcelletti che allenava a Caserta rimase sbigottito nel vedere il giocatore di Philadelphia, a tal punto da esporsi a definirlo il miglior giocatore del campionato. Non ci andò per nulla lontano. Pullen per certi versi lo ricorda parecchio in campo, decisivo quando è necessario. Anche alla Final Eight di Torino, quando sembrava eclissato, ha mandato a bersaglio due triple vitali, prima nel supplementare in semifinale con Reggio Emilia, e poi nell’ultimo atto contro Milano compiendo il controsorpasso nel tiratissimo finale.

UNA FOTO DAL CAMPO. Ad inizio stagione era stata posta una domanda piuttosto chiara al coach croato, ovvero se esistesse uno stile Milicic che potesse spiegare il modo di giocare delle sue squadre ai tifosi che non lo conoscessero. La risposta fu semplice e chiara, senza veli: «Non so se esiste un vero stile perché faccio fare un po’ di tutto. Quello che cerco è di ottenere il massimo dai giocatori. In squadra abbiamo molti tiratori, per questo vogliamo giocare velocemente per creare opportunità di tiro. Oltre al fatto che abbiamo un centro che corre bene il campo, e che assieme ai buoni playmaker può giocare in velocità. La cosa principale per me, però, è che la mia squadra deve giocare una difesa solida». È l’esatta fotografia della partita della Polonia contro la Slovenia, e di quello che ha fatto vedere Napoli in questa prima parte di stagione. Parentesi Coppa Italia compresa.

È in questo contesto che il dirigente Llompart con il direttore sportivo Giuseppe Liguori sono andati alla ricerca dei giocatori giusti da inserire nello scacchiere azzurro a disposizione dell’allenatore. Costruita prima la base italiana con Alessandro Lever, Giovanni De Nicolao insignito del ruolo di capitano, e Michele Ebeling, poi si è pensato all’ossatura della squadra con gli ingaggi di Tomislav Zubcic, Tariq Owens, Jacob Pullen, Tyler Ennis, Markel Brown rinforzo di dicembre e Michal Sokolowski.

Ognuno con le giuste caratteristiche per interpretare la pallacanestro dell’allenatore e per questo utile alla causa. Basti pensare alla bidimensionalità di Zubcic, grande protagonista ad inizio stagione, o a Owens che si è calato alla perfezione nel ruolo di “signore degli anelli”, o ancora a Pullen decisivo in più d’una occasione così come Ennis che con le sue qualità di grande passatore (è primo nella classifica degli assist) è il vero fulcro del gioco di Napoli.

IL PRETORIANO. E poi c’è lui, Sokolowski, lasciato per ultimo ma in realtà il primo colpo di mercato del club azzurro di questa estate. Già in Italia in quel di Treviso, è il pretoriano di coach Milicic che gli ha affidato un ruolo importante nella nazionale polacca e che già la passata stagione lo ha voluto con sé nell’avventura al Besiktas. Non è un caso se il classe ’92 di Varsavia è tra i giocatori con il più alto minutaggio dell’intero campionato. Si sbatte sempre e comunque in campo, rendendosi prezioso in tanti modi diversi: si getta a terra per recuperare un pallone, si lancia in aria per spizzare un rimbalzo, segna una tripla preziosa oppure semplicemente difende forte. Ecco, se chiedessimo a Milicic quale sia il suo giocatore ideale, molto probabilmente risponderebbe facendo il nome di Sokolowski piuttosto che elencare una serie di caratteristiche.

Con la vittoria della Coppa Italia il coach ha fatto breccia nel cuore dei tifosi napoletani, che lo hanno osannato al rientro della squadra alla stazione di Napoli. È riuscito a compattare un gruppo di giocatori che sembra giocare innanzitutto per la città. Lo si apprezza nelle parole dei protagonisti, che spesso sottolineano di voler regalare delle gioie ai napoletani. Non è un aspetto ininfluente o secondario, ma descrive anche il lavoro che il tecnico sta svolgendo nello spogliatoio.

IL FUTURO È L’EUROLEGA. Cosa riserverà il futuro è ancora presto per dirlo. «Sono stati sei anni duri fino ad oggi - le parole recenti del presidente Grassi -, tutti dicevano che nel giro di mesi saremmo falliti come le precedenti società. Vincere in questa città è più importante che farlo in altri posti. Speriamo di qualificarci per i playoff, nei quali proveremo eventualmente a dire la nostra, consapevoli che abbiamo un roster ridotto rispetto alle corazzate».

La società è forte e stabile dal punto di vista economico, ed ha dimostrato di poter puntare ad avviare un progetto che possa regalare altre soddisfazioni e soprattutto duraturo nel tempo. Il vero quesito è se Igor Milicic sarà ancora sulla panchina di Napoli. Non ci sono voci di corridoio in tal senso, è ancora troppo prematuro. Ma per quello che sta facendo il tecnico croato, non potrà rimanere ancora a lungo indifferente ad una compagine di grande livello europeo, magari già in Eurolega.

PROFILO

Igor Milicic è nato a Slavonski Brod, in Croazia, nel 1976. Ex cestista, dopo gli inizi a Rijeka e Spalato si è trasferito in Polonia. Ha giocato anche in Grecia e Turchia, ma gli ultimi sei anni di carriera li ha trascorsi nuovamente in Polonia tra Prokom Sopot e Azs Koszalin. Proprio in quest’ultima, appese le scarpette al chiodo nel 2014, inizia ad allenare. Passa poi al Wloclawek con cui vince tutto: due campionati, una coppa nazionale e una supercoppa polacca. Presa la cittadinanza, dal 2021 è ct della rispettiva nazionale. Prima di arrivare la scorsa estate a Napoli, ha allenato anche lo Stal Ostrow, dove ha vinto un’altra Polska Liga ed una Coppa di Polonia, ed il Besiktas.


*per la rivista Basket Magazine

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