giovedì 4 aprile 2024

L'addio di David, il professor Logan in pensione

Decisione improvvisa ma irremovibile per l’esterno di Chicago che spiega i motivi di una "fuga" improvvisa

Il professor Logan va in pensione

Giunto in Italia 19 anni fa chiamato da Pavia, nel nostro Paese ne ha trascorsi oltre la metà trovandovi la sua isola felice: «Mi sono goduto ogni istante da voi. Non so quando, ma tornerò»


di Giovanni Bocciero*

 

DUE MESSAGGI, uno prima della corsa in aeroporto e un altro successivo, e via dritto negli Stati Uniti. Senza voltarsi indietro, per quello che non si sapeva se fosse solo un arrivederci o un addio definitivo. Era il 29 gennaio, due giorni dopo il successo interno di Scafati contro Treviso. David Logan s’imbarca su un aereo per fare ritorno a casa apparentemente senza spiegazioni, tutto riassunto in quei messaggini inviati al general manager Alessandro Giuliani e al direttore sportivo Nicola Egidio.

Nel cuore della notte il primo whatsapp: «Devo andare negli Stati Uniti per una situazione famigliare». Poi quando i dirigenti gialloblù cercano di mettersi in contatto con il giocatore, il secondo messaggio: «Sto bene, ti contatterò una volta arrivato a casa». Da lì in poi cala il silenzio, mentre ovviamente inizia il tram tram della notizia. C’è addirittura chi specula sulla causa di questa fuga nel mancato versamento degli stipendi. Nulla di più lontano dalla realtà dei fatti, su cui si esprime direttamente il patron del sodalizio campano, Nello Longobardi: «I più maliziosi hanno pensato a stipendi non corrisposti: il 20 gennaio ha ricevuto la mensilità prevista, come tutti gli altri».

Nelle ore successive si è cercato di fare luce su questo vero e proprio caso, che non ha portato però a nessuna spiegazione. «David ha lasciato le chiavi dell’auto al proprietario della casa dov’era in affitto - ha dichiarato il presidente gialloblù - ed è volato in America. A nessuno ha comunicato questa necessità, non conosciamo i motivi. Con David ho un rapporto splendido, ogni martedì è da me in azienda per prendere un tè. Lo aspettavo anche questa settimana. Sono sorpreso, amareggiato. Pur essendo introverso, David mi ha volentieri confidato questioni personali. Anche questa volta lo avrei ascoltato e sicuramente avrei parlato con lo staff per consentirgli di tornare negli Stati Uniti così da risolvere qualsiasi situazione».

L’ANNUNCIO SHOCK… Dopo giorni di supposizioni e domande senza risposte, c’ha pensato lo stesso giocatore a risolvere il mistero che stava tenendo in ansia tutta la pallacanestro italiana, preoccupata per quello che potesse essere successo all’atleta americano sparito così all’improvviso. Da un giorno all’altro. Senza molte spiegazioni e ulteriori dettagli di quello che in realtà era un addio.

Il primo febbraio, Logan ha fatto sapere attraverso il profilo social dell’agenzia del suo agente John Foster di volersi ritirare dal basket giocato. «A questo punto della mia carriera penso di aver fatto tutto ciò che potevo nel gioco della pallacanestro. Voglio ringraziare mia moglie e i miei figli per avermi sempre supportato negli anni. Voglio ringraziare il mio agente e tutte le squadre per cui ho giocato in questi anni. Spesso quando pensi che sei alla fine di qualcosa, sei all’inizio di qualcos’altro. Mi ritiro dallo sport che amo».

…CHE COVAVA DA TEMPO. Questa decisione è arrivata come un fulmine a ciel sereno, perché presa in corso di stagione e perché in campo il nativo di Chicago stava ancora dicendo la sua. Ma in realtà era un qualcosa che covava da tempo, sin dall’estate. Non è una novità, infatti, che prima di rinnovare l’ingaggio con Scafati il giocatore si sia preso del tempo. Il direttore tecnico Enrico Longobardi proprio ad inizio stagione raccontava alla nostra rivista di come abbiano aspettato Logan, che dopo la parentesi di Cantù voleva smettere. Interloquendo però con il procuratore, per capire se magari fosse solo dovuto alla stanchezza dell’annata, hanno atteso qualche settimana prima di concludere l’accordo.

La piazza campana, pur se sta disputando una stagione molto positiva, strizzando l’occhio alla zona playoff e mantenendo a debita distanza la zona calda della classifica, ha affrontato bene diverse situazioni che le sono capitate tra capo e collo. Perché non solo c’è stato l’addio improvviso di Logan al quale si è messo una pezza piuttosto velocemente con l’ingaggio di Gerry Blakes; ma poco prima Scafati era stata costretta a sostituire coach Pino Sacripanti con Matteo Boniciolli a causa di questioni di salute.

David Logan in maglia Pavia con Danilo Gallinari 
19 ANNI: DA PAVIA A SCAFATI. «Ho condiviso la mia decisione con i compagni di squadra, e parlo tutt’ora con molti di loro», le prime parole di David Logan dopo l’annuncio che lo ha visto appendere le scarpette al chiodo a 41 anni, compiuti lo scorso 26 dicembre. Ha iniziato la carriera da professionista a Pavia, nel 2005, e delle 19 stagioni trascorse sul parquet la metà le ha vissute nel nostro paese. «Da quando ho incominciato a Pavia all’ultima esperienza a Scafati, nel corso di questi 19 anni, sono diventato sicuramente un giocatore migliore».

La passata stagione l’esterno statunitense ha trascinato alla salvezza la formazione gialloblù, mettendo canestri decisivi in serie per le importanti vittorie contro Brindisi, Pesaro e Brescia. In occasione proprio del successo di Pesaro, coach Sacripanti si era lasciato andare a delle dichiarazioni entusiastiche e piuttosto forti nel post gara: «Quando hai un giocatore come David l’allenatore non conta. Ti siedi in panchina e preghi che continui a segnare».

A tal proposito il cecchino ha semplicemente detto che durante le gare «ho sempre cercato di giocare con la massima sicurezza, facendo tutto quello che mi riusciva meglio. Quando si sta in campo la cosa fondamentale è rimanere in partita e non farsi distrarre oppure perdere la concentrazione». Taciturno ma chirurgico, tanto in campo quanto fuori, si è conquistato a ragione il soprannome di “professore”. «Il nickname me l’hanno dato i tifosi quando giocavo a Sassari. E devo dire che mi piace tanto».

L’ISOLA DEL TESORO. E proprio a Sassari ha marchiato a fuoco la sua incredibile carriera, protagonista dello storico triplete in maglia Dinamo nell’annata 2014/15. Appena atterrato sull’isola conquista la Supercoppa con 11 punti e 5.5 assist di media. Poi alza la Coppa Italia venendo nominato Mvp della manifestazione. Infine trascina la squadra allo Scudetto con una serie di prestazioni superlative nell’arco dei playoff: dai 27 punti in gara 4 dei quarti contro Trento, ai 7 punti decisivi nell’81-86 dopo un supplementare in gara 7 di semifinale al Forum di Assago contro Milano, alle pazzesche triple nel 115-108 dopo tre overtime di gara 6 di finale contro Reggio Emilia.

Nel finale di stagione del 2017 ha giocato per undici partite ad Avellino, dove era arrivato dopo aver iniziato in Lituania al Lietuvos Rytas. Dopo aver girovagato per mezza Europa, prende e va a giocare in Corea del Sud. Quella scelta, a 36 anni, sembrava essere un po’ il suo viale del tramonto, ma nel febbraio del 2019 fa ritorno in Italia per non lasciarla più. Ed anche in questa circostanza, nonostante il pedigree, riparte addirittura da Treviso in serie A2, dove «sono andato con l’unico obiettivo - ha dichiarato Logan - di riportare la squadra in massima serie».

Dopo una seconda avventura a Sassari nel 2021/22, la stagione successiva resta free agent per tutta l’estate prima di venire ingaggiato a campionato iniziato da Scafati, con la cui maglia stabilisce qualche record. Con la salvezza conquistata sul campo, decide di terminare la stagione scendendo nuovamente di categoria per disputare i playoff promozione tra le fila di Cantù. «Ho deciso di accettare l’offerta per lo stesso discorso che ho fatto con Treviso, riportare Cantù in serie A - ha continuato l’americano -. Mi sono convinto dopo averne parlato a lungo con coach Sacchetti», tecnico col quale ha un rapporto fantastico dopo aver vinto insieme il triplete a Sassari.

L’ITALIA NEL CUORE. Ovunque lo hanno apprezzato nel nostro paese, che sia stato beniamino o avversario. Dopotutto un talento cristallino come lui può solo che essere applaudito. «Non c’è un campo in particolare più caloroso di un altro - ha riflettuto l’esterno di Chicago -. In quasi tutti i palasport italiani si può respirare la grande passione. Però se proprio devo dirne uno, allora scelgo Bologna sia quando ho giocato contro la Virtus che contro la Fortitudo».

I nove punti nella gara di Scafati contro la sua ex Treviso sono stati il suo ultimo palcoscenico. Per quello che è stato David Logan sul parquet, si sarebbe meritato una serata speciale con tanto di standing ovation da parte di una tifoseria che lo ha idolatrato sin dal primo giorno. Ma per carattere lui non è fatto per stare sotto i riflettori per ciò che non sia infilare il pallone nel cesto. E per il futuro «ancora non ho pensato a cosa farò, non ho davvero nulla in programma. Ora voglio solo rilassarmi e trascorrere le giornate con la mia famiglia. Ho qualche idea su cui riflettere ma nulla di definito e certo».

Adesso non ci rimane che far ammirare alle giovani generazioni qualche filmato delle sue inimitabili prestazioni, incisive ma pacate, mai sopra le righe. E sarà sempre un piacere poterlo vedere ritornare in Italia. «Mi sono goduto ogni istante di questi dieci anni che ho vissuto lì. Mi piace tutto del paese e soprattutto il cibo. Non so precisamente quando ritornerò, ma sicuramente in occasione di qualche partita dei playoff o anche per una competizione come la Coppa Italia».

 

PROFILO

David Logan, classe 1982, è partito dai Greyhounds di Indianapolis, piccolo college di Division II, e da senior ha avuto 28.6 punti di media e vinto il titolo di giocatore dell’anno. Dopo la prima esperienza da ‘pro’ a Pavia e una comparsata in G-League, ha girato l’Europa ed il mondo: Polonia, Spagna, Grecia, Israele, Germania, Lituania, Francia e Corea del Sud. In serie A ha diversi record: 37 punti segnati nel 2016 con Sassari contro Reggio Emilia; 9 triple segnate nel 2023 con Scafati contro Verona; in carriera ha segnato 3585 punti, 660 triple, ed è l’unico con Mario Boni ad aver segnato almeno 29 punti a più di 40 anni. Dodici i trofei messi in bacheca e cinque i diversi premi di Mvp conquistati.


* per la rivista Basket Magazine

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