Una laurea in matematica, le attività solidali in Tanzania, il ruolo nel Coni, un possibile futuro politico: il capitano dell'Olimpia ci racconta il sogno azzurro
Ricci: «Un passo alla volta ma vogliamo una
medaglia»
Uomo di grande personalità, ha idee chiare e tanta fiducia sugli azzurri. «Non parlo di DiVincenzo e di chi non c’è, ma a Mannion dico di tornare più affamato. I risultati delle ragazze di Capobianco e delle giovanili maschili sono di ispirazione anche per noi. Dobbiamo credere di più nei giovani italiani, permettergli di sbagliare. Con Amani Education ripago ciò che il basket mi ha dato, dopo un percorso di gavetta che rifarei tutto da capo. In Giunta Coni metterò l’atleta al centro»
di Giovanni Bocciero*
Lo scorso
23 luglio è iniziato il lungo percorso che porterà l’Italia a disputare
l’Europeo 2025. La notizia che ha scosso i tifosi azzurri, al di là del
pensiero per Achille Polonara, è l’assenza per infortunio di Donte DiVincenzo.
«Nella mia esperienza ho sempre parlato di chi c'è - ha esordito Pippo Ricci -,
e non di chi non c'è. Vedo la squadra che si sta allenando bene, che s'impegna
e che ha fame. Stiamo facendo tutto quello che è necessario per prepararci al
meglio, in attesa che arrivino Gallinari e Thompson. Sarà un percorso
difficile, ma noi che siamo qui ci siamo sia con la testa che col corpo,
abbiamo l'obiettivo comune di arrivare in fondo e sogniamo in grande».
Non c’è
DiVincenzo, e allora come naturalizzato ecco Darius Thompson, che oltre ad aver
giocato in Italia ha affrontato l’ala azzurra più volte in Eurolega. Ma cosa
potrò dare alla nazionale? «Ognuno di noi deve togliere qualcosa a sé stesso
per darlo alla squadra. Lo stiamo facendo, e visto che Thompson si aggregherà
per la prima volta al gruppo lo aiuteremo per farlo ambientare. Correre,
difendere, giocare con energia e passarci il pallone sono il nostro dna, e lui
sicuramente è un giocatore di altissimo livello che può darci tanta fisicità e
difesa».
Non ci
sarà neppure Nico Mannion, scelta forse condivisa con lo staff tecnico
italiano. Compagni di squadra all’Olimpia, Ricci spera «che sarà ancora più
affamato di prima. Non entro nel merito delle scelte, però una cosa che
sicuramente non deve perdere è la voglia di lavorare, di ritornare, parlando di
Milano per la prossima stagione, con la voglia di vincere lo scudetto ed altri
trofei. Visto che veniamo, purtroppo, da un'annata che non è andata bene».
Passato,
presente e futuro, tra Milano e Italia, Peppe Poeta è quasi un comun
denominatore. In particolare dopo la meravigliosa ultima stagione con Brescia
che lo rivedrà tornare all’Olimpia. «Poeta è un amico stretto. Abbiamo legato
molto nei due anni che è stato a Milano, e quest'anno l'ho seguito ed ho anche
fatto il tifo per lui. Personalmente sono contento ritorni all’Olimpia, perché
ho un rapporto particolare, è un ragazzo vero che si merita tanto. Ha
dimostrato che il suo futuro è quello di fare l'allenatore. Abbiamo parlato
molto, e ci siamo confrontati anche su quello che sarà l'anno che ci aspetterà».
Giampaolo Ricci alla Trentino Basket
Cup, Foto Marco Brondi / Ciamillo-Castoria |
Nella
prima fase dell’Europeo a Limassol, l’Italia affronterò Grecia, Spagna, Bosnia,
Georgia e Cipro. «Il girone è difficile, ed ogni partita sarà una guerra.
Dobbiamo arrivare pronti anche per giocare più impegni in poco tempo, perché
non escludo che tutte le gare possano decidersi nel finale. Noi saremo
agguerriti, ma lo saranno anche gli altri, e quindi possiamo vincerle tutte
così come perderle. Per questo pensiamo ad una partita alla volta - ha
continuato Ricci -, un giorno per volta, consapevoli di dover preparare i match
anche tatticamente. Poi sarà necessario mettere cuore e energia. Il livello è
molto alto, e ne abbiamo parlato dal primo giorno del raduno, dobbiamo
prepararci per essere pronti quando conterà».
S’inizia
subito contro la Grecia di Giannis Antetokounmpo, partita già decisiva? «La
prima partita è quella più difficile, più emotiva, in cui chiunque deve rompere
il ghiaccio. Questo non esonera neppure la Grecia e Antetokounmpo, ma puntiamo
molto sull'entusiasmo e per questo le amichevoli di preparazione ci serviranno
da termometro sia tecnicamente che emotivamente. Non so se sarà una partita
decisiva, perché tutte lo potranno essere».
Visto come
è finito il campionato contro la Virtus Bologna, ci sarà una rivincita contro
Shengelia e la sua Georgia? «In realtà no, perché Shengelia ha meritato di
vincere lo scudetto ed il premio di Mvp, ed alla fine il campo è giudice
supremo. Da capitano dell'Olimpia, questo dovrà servirci da lezione perché non
siamo stati pronti quando è servito, ma in nazionale è tutto un altro discorso
e non si possono fare paragoni».
Ma in
generale, che Europeo si aspetta l’ala azzurra? «Ci saranno tante squadre
underdog, e mi aspetto la sorpresa. Mi piacerebbe che questo ruolo spetti
proprio a noi. Sono d'accordo con chi dice che questa competizione è la più
equilibrata, perché ci sono 24 squadre tutte forti allo stesso livello. Al
Mondiale così come all'Olimpiade è possibile prendere un'avversaria cuscinetto.
Per questo è complicato ma anche bello competere contro alcuni dei giocatori
più forti d'Europa e del mondo. Abbiamo ancora un po' di amaro in bocca per
come è terminata nel 2022».
Non solo
l’Europeo del 2022 contro la Francia, perché nelle ultime competizioni,
dall’Olimpiade 2021 al Mondiale 2023, l’Italia è sempre uscita ai quarti. Uno
scoglio che si vorrà superare in questa entusiasmante estate azzurra che ha già
portato in dote il bronzo della nazionale femminile e l’oro dell’U20 maschile.
«Le ragazze sono state di grandissima ispirazione. Non tanto per la medaglia
conquistata, anche se vincere è sempre bello, ma per come hanno giocato e
condiviso quel periodo vissuto insieme. Le abbiamo seguite e ci hanno dato
tanta energia, e sicuramente proveremo a ripetere il loro percorso».
«Uguale il
discorso per l'under 20 - ha proseguito Ricci -, perché vedere dei ragazzi con
la maglietta Italia alzare un trofeo ti dà ulteriore motivazione. Non credo sia
pressione, ma voglia di fare bene e sognare una medaglia. Penso che però
dobbiamo restare con i piedi per terra, ai quarti prima di tutto dobbiamo
arrivarci. Sono uno scoglio che da tanto tempo non riusciamo a superare, ma se
restiamo concentrati qualcosa di bello può accadere».
E
aggiungiamoci anche l’U18 maschile, mentre scriviamo arrivata in semifinale a
distanza di nove anni dall’ultima medaglia, di cui fa parte l’espatriato
talento Diego Garavaglia. «Crediamo troppo poco negli italiani, e gli diamo
poca possibilità di sbagliare. Bisognerebbe cambiare questo modo di fare.
Andare via, all'estero, è sicuramente una cosa coraggiosa. Penso a Garavaglia
ma vale per tutti, ha deciso di firmare a Ulm e adesso dovrà riguadagnarsi
tutto di nuovo. Ti rimetti in gioco, e in un modo o nell'altro sono esperienze
che ti fanno crescere. Il messaggio per tutti noi dev’essere di farli giocare
di più, perché i risultati ti fanno capire che giovani di livello ci sono».
Una
tendenza, quella di gettare i giovani nella mischia, che forse stona tra
nazionale e club. Non a caso il ct Gianmarco Pozzecco ha varato un’Italia
giovanissima nell’ultima finestra Fiba di febbraio. Un percorso, per la verità,
già iniziato ai tempi di Meo Sacchetti. «Sia Sacchetti che Pozzecco sono due
allenatori speciali, che ti trasmettono tanto e coltivano la tua fiducia.
Quando veniamo in nazionale c'è una magia che si accende, e penso che anche i
giovani che esordiscono tornano nelle loro squadre più motivati. Vai oltre e
superi i tuoi limiti, e vedi atleti come Sarr o Niang che continuano a
migliorare. Forse loro stessi non vedono questo aspetto, ma noi dall'esterno ce
ne accorgiamo».
Ricci ha
fatto la cosiddetta gavetta, e «il consiglio è di lavorare duro e avere
pazienza. Se vali l'occasione arriverà, bisogna sfruttarla. Sono arrivato in
serie A così come in nazionale in ritardo, ma ripeterei tutto il percorso. Ho
fatto le giuste tappe al momento giusto, magari se fossi arrivato più giovane a
Milano o in azzurro non sarei stato pronto per affrontare le diverse
situazioni. Oggi, nell'era dei social, si vuole tutto e subito, ma in realtà
bisogna impegnarsi e magari sbattere più volte la testa».
Non è solo
un uomo di campo, perché «nella mia vita sono stato sempre curioso, per questo
ho fatto più di una cosa. Il corso di laurea l'ho iniziato perché a 18 anni non
ero un promesso giocatore di Eurolega o serie A, quindi non mi bastava fare una
sola cosa. Così come il progetto Amani Education in Africa, che è nato nel 2022
da un'idea dei miei genitori che sono stati per due anni medici volontari. Ho
sentito una specie di chiamata, ed ho avviato questo progetto che si basa
sull'educare e dare un'opportunità a ragazzini che altrimenti non ce
l'avrebbero. Noi giocatori, per la nostra notorietà, possiamo lanciare un
messaggio perché le persone ci ascoltano e ci seguono».
«Mi piace
condividere quello che penso, e usare il basket per mandare un messaggio
diverso è quello che volevo fare. In tre anni abbiamo tirato su una scuola con
97 studenti dove prima c'erano solo mattoni e sterpaglie. Ci sono più di cento
persone che animano quel luogo in Tanzania, e per il nuovo anno scolastico
avremo 69 nuovi iscritti. Sono stato lì un paio di settimane fa, e queste cose
mi rendono vivo e mi fanno capire che sono le cose giuste da fare». Per questo
suo progetto gli è stato assegnato il premio Reverberi - Oscar del basket nella
categoria solidarietà. «Non mi aspettavo di vincerlo, ma significa che quello
che sto facendo, che stiamo facendo con tutto il team di Amani, sta arrivando
alle persone. Inutile dire che sono onorato».
Proprio perché Ricci è impegnato anche fuori dal campo, si è cimentato in una nuova stimolante avventura, venendo eletto quale rappresentante degli atleti nella Giunta Coni. «Si è trattato di una opportunità che ho colto al volo. Sono una persona curiosa, come già detto, e questa esperienza sarà per me di ascolto e apprendimento. Noi atleti dobbiamo essere al centro, e in questi quattro anni proverò a fare il mio meglio. Tante federazioni e tante regioni d'Italia fanno più fatica ad esprimersi, e per me che vengo dall'Abruzzo so che un ragazzo ha meno possibilità rispetto a chi nasce a Bologna, Milano o Roma. Per questo proverò a dare voce a chi si sente messo da parte. Vedremo se in futuro sarà fattibile una carriera politica».
Pippo Ricci e l'azzurro
Nato il 27 settembre 1991, a Chieti, Pippo Ricci veste la maglia azzurra dal 2011. Prima con l’U20, poi con la nazionale sperimentale e addirittura una veloce esperienza nel 3x3. Ha esordito con la nazionale maggiore il 29 novembre del 2018, a Brescia, nel match di qualificazione al Mondiale cinese del 2019 contro la Lituania. Da lì in poi ha collezionato 65 presenze e 434 punti realizzati. Ha partecipato all’Olimpiade di Tokyo del 2021, all’Europeo giocato a Milano e Berlino del 2022, al Mondiale in Filippine, Indonesia e Giappone del 2023, e al Preolimpico di Portorico del 2024.