giovedì 11 gennaio 2018

La sorpresa Wojciechowski, il caro nemico

La sorpresa - Polacco di formazione italiana in undici anni ha cambiato per dieci volte maglia
Wojciechowski, il caro nemico 
Sulla strada per i mondiali, Sacchetti troverà quel pivot di 2.13 che gli avrebbe fatto comodo in azzurro e che a Capo d’Orlando sta vivendo la sua migliore stagione 


di Giovanni Bocciero*


CAPO D’ORLANDO. C’è un adagio secondo il quale bisogna saper vivere secondo il proprio ritmo. Può accadere che la maturazione per alcuni arrivi a 20 anni e per altri alla soglia dei 30, ma nessuno è in anticipo e nessuno è in ritardo negli appuntamenti della propria vita. Semplicemente ognuno fa il suo percorso che è unico e non comparabile a quello degli altri. Tutto ciò che bisogna saper fare è avere pazienza ed aspettare il proprio tempo. 
A 28 anni ha raggiunto la piena maturità: può ancora migliorare,
ma è già pronto per il salto di qualità definitivo
 
È ciò che sta accadendo al pivot italo-polacco Jakub Wojciechowski, che alla soglia dei 28 anni sembra aver trovato la sua dimensione tra le la dell’Orlandina Basket. «Non è stato un grande problema ambientarmi a Capo d’Orlando - ha esordito il centro, che per gli amici è semplicemente Kuba - perché la gente è molto calorosa, affettuosa. Già dai primi giorni i miei vicini di casa, che non ho mai visto prima, mi hanno aiutato in determinate cose che mi servono nella vita quotidiana. Per quanto riguarda la società, quando sono arrivato era tutto organizzato nei minimi dettagli, e il rapporto con i compagni è fantastico». A Capo d’Orlando ci sono le condizioni adatte affinché il ragazzo riesca ad esprimersi al meglio, ad iniziare dal rapporto con l’allenatore Gennaro Di Carlo. «Ho un rapporto molto particolare con lui, non ne ho avuti di simili con altri coach. Dal primo incontro abbiamo parlato di tutt’altro che non fosse basket, perché voleva conoscere come sono fatto, i miei pensieri, e solo dopo è arrivata la pallacanestro. Mette grande attenzione in questo cercando di capire prima che persona sei, e poi di conoscerti dal punto di vista sportivo»
Wojciechowski sta stupendo per l’inizio di campionato, eppure a Capo d’Orlando se lo aspettavano. «La sua stagione è sotto gli occhi di tutti - ha dichiarato il diesse Peppe Sindoni - ed è la più positiva della sua carriera. Sono contento che stia facendo molto bene, e oltretutto non è un mistero che io abbia sempre confidato che Kuba fosse un giocatore di grande talento. Specialmente nel sistema di coach Di Carlo ha modo di esprimere al meglio quello che è il suo gioco, le sue caratteristiche, ripercorrendo un po’ quello che ha fatto Iannuzzi l’anno scorso. In Italia credo che non siano molti i tecnici come Di Carlo che hanno un sistema che permette ai lunghi di esprimersi. Tutto ciò sta aiutando Kuba che ha il merito di farsi trovare pronto. L’ho sempre ritenuto uno tra i più forti lunghi italiani di formazione, con un talento clamoroso, capace di giocare entrambi i ruoli interni. Si tratta di un giocatore di 213 cm che sa giocare fronte a canestro, ma che sa farsi valere anche vicino al ferro cosa che per tanto tempo è stata considerata un suo difetto. Quest’anno sta dimostrando che in post basso ci può andare. Proprio perché lo considero un giocatore fortissimo da sempre, l’ho provato a prendere per la prima volta - ha rivelato il diesse - sei anni fa in B1. Poi c’ho riprovato l’anno scorso quando si infortunò Nicevic. In primavera è stato il primo italiano sul quale ci siamo tuffati, perché lo volevamo a tutti i costi. Il suo ingaggio ha una storia abbastanza lunga, e non lo ritengo una sorpresa perché mi aspettavo un impatto del genere. Sono sicuro che il futuro di Kuba sarà in squadre di altissimo livello, senza alcun dubbio»
Sindoni lo voleva nell’Orlandina già sei anni fa.
Di Carlo: «Kuba è l’uomo giusto per il nostro sistema»
L’Orlandina ha puntato forte su di lui, e le prestazioni del ragazzo stanno ripagando le attese. «Assolutamente sì, perché Kuba è un giocatore che ha delle caratteristiche molto chiare - ha esordito coach Di Carlo -. Ha un modo di giocare in attacco che si sposa in maniera perfetta al nostro sistema. Questo è stato il motivo principale per il quale abbiamo deciso di puntare su di lui. Il secondo motivo riguarda il fatto che credo abbia un potenziale che non ha ancora fatto vedere appieno, ed ha grandi margini di miglioramento. In campionato sta dimostrando tutto ciò, visto che ha già fatto delle prestazioni eccellenti. Ma il suo margine di miglioramento primario deve essere la continuità. Le statistiche degli ultimi anni sono un dato di fatto di quanto il nostro modo di giocare faccia esprimere al massimo i giocatori interni. Tutto il passato di Kuba gli ha consentito, ad oggi, di renderlo un ragazzo prim’ancora che un giocatore pronto per sostenere le difficoltà che man mano gli si presentano. Questo gli sta permettendo di affrontare questa stagione con un piglio più da protagonista rispetto agli anni passati. Il suo vissuto ha fatto sì che arrivasse a questo punto della sua carriera pronto caratterialmente, con personalità. Anche per questo possiede le caratteristiche per fare un notevole balzo in avanti. Capo d’Orlando può essere una rampa di lancio per lui, anche se a me non piace trasferire ai giocatori l’idea che qui siano di passaggio - ha precisato l’allenatore - ma capisco che il valore di Kuba è talmente alto che può rappresentare tanta roba per diverse squadre europee. Deve aprire la sua visione e ambire ad un palcoscenico del massimo livello, e sarebbe delittuoso se non ci provasse. Oggi Capo d’Orlando è una bellissima opportunità per cercare di fare quel definitivo salto di qualità che lo può mettere realmente in competizione a livello europeo»
Ad inizio dicembre Wojciechowski ha fatto registrare i career-high in punti (27) e valutazione (33) contro Trento. Ma qual è il segreto di questo successo? «Mi hanno dato grande fiducia - ha dichiarato il pivot - con lo staff che punta forte su di me, basta vedere il minutaggio che gioco. Il sistema di gioco, poi, mi aiuta molto perché è adatto alle mie caratteristiche potendo sfruttare la velocità, la mobilità, il gioco in movimento. Il resto lo fa il bel gruppo che siamo riusciti ad amalgamare». Che il ragazzo avesse talento è fuori ogni dubbio, ma è adesso che sembra aver raggiunto la maturazione per ambire a traguardi importanti. «Capo d’Orlando può essere il mio trampolino di lancio, e lo sapevo già prima di arrivare in città che questa era per me una grande opportunità di poter far vedere quanto davvero valgo. Era una scommessa ben chiara per entrambe le parti». L’italo-polacco deve tanto all’Italia, dove è cresciuto cestisticamente imparando i segreti del mestiere. Ed è uno strano caso che proprio lui sarà un avversario dell’Italbasket nella seconda fase delle qualificazioni ai mondiali. Vista la scarsità di lunghi avrebbe fatto comodo a Meo Sacchetti averlo in maglia azzurra. Purtroppo seppur di formazione italiana, Wojciechowski non ha il passaporto italiano.
«Contro l’Italia sarà interessante: giocherò contro tanti amici.
Sarebbe splendido portare la Polonia ai mondiali»
«Contro l’Italia sarà una partita molto interessante. Avrò contro tanti amici che di solito ho affrontato con i club, e farlo con la nazionale sarà un motivo in più. Mi sento patriottico, sentimento che mi ha trasferito mia madre che a sua volta ha giocato per la nazionale di pallavolo sfiorando le Olimpiadi. Non ho mai rifiutato la chiamata della Polonia sin da giovanissimo, e quando sento l’inno provo un qualcosa che non riesco a spiegare. È un momento speciale. Sono molto attaccato alla nazionale anche e soprattutto per la storia vissuta da mia madre. Già solo far parte del gruppo mi inorgoglisce, se dovessimo riuscire a qualificarci per i mondiali sarebbe una cosa fantastica, un traguardo incredibile. A livello personale mi vengono soltanto i brividi a pensare di poter giocare con la maglia della Polonia contro le più forti squadre del mondo». Wojciechowski ha indossato dieci maglie differenti in undici anni d’attività nel Bel Paese. Tutte esperienze che comunque lo hanno reso il giocatore che è oggi. Anche se una gli rimarrà impressa a vita nel cuore. «In ogni squadra che ho giocato ho vissuto situazioni diverse che mi hanno lasciato qualcosa. Ad esempio lo scorso anno a Cremona siamo retrocessi e, pur nel dispiacere della cosa, ho imparato ad affrontare determinate difficoltà. Penso che comunque Treviso è stata e sempre sarà la migliore esperienza che abbia mai avuto. La società nella sua particolarità - ha concluso il pivot - mi ha permesso di incontrare dirigenti e giocatori che rappresentano delle leggende del basket italiano».


LA SCHEDA 
Jakub Wojciechowski è nato a Łόdź il 9 gennaio 1990. Pivot (213 cm) di formazione italiana, a 16 anni è reclutato da Treviso con cui vince lo scudetto under 19 nel 2009 e colleziona 28 presenze totali in serie A. L’anno dopo inizia un lungo girovagare per lo stivale, indossando le maglie di Casalpusterlengo, Brescia, Brindisi (vince la Coppa Italia di A2), Torino (è campione d’Italia dilettanti), Veroli e Mantova. Nel 2015 viene ingaggiato da Cantù (28 presenze e 4.3 punti) e l’anno scorso gioca per Cremona (25 presenze e 5.8 punti). È nazionale polacco dall’under 16 e ha vinto 3 bronzi europei.

DICONO DI LUI
Alibegovic: «Ragazzo solare e di grande talento»
Alberani: «Ha tutto per diventare un protagonista» 

Quasi in coro la dirigenza e lo staff dell’Orlandina Basket hanno specificato che Wojciechowski deve affermarsi a Capo d’Orlando per diventare un grande giocatore. È un’altra scommessa da vincere, così come ne ha vinte tante in questi anni la società siciliana. Ma com’è il ragazzo fuori dal campo? Lo abbiamo chiesto al suo compagno di stanza in occasione delle trasferte, Mirza Alibegovic. «Kuba è un ragazzo solare e simpatico, a cui piace molto scherzare. È soprattutto un grande lavoratore che si presenta sempre un’ora prima al palazzo per prepararsi all’allenamento. Insieme ci divertiamo, e quando vinciamo è ancora meglio. Ha un talento incredibile, delle mani morbidissime, può giocare sia dentro che fuori stazionando senza problemi anche sulla linea da tre punti. Stiamo parlando di un lungo con determinate caratteristiche che, sapendo fare tutto si trovano poco in giro. La cosa che maggiormente mi colpisce è la capacità di come esce sempre bene dai blocchi. Deve però continuare a migliorare su alcuni aspetti difensivi - ha rivelato Alibegovic -, soprattutto nel parlare quando ci sono i blocchi, ad esempio. Nel complesso ha comunque un grande potenziale, che sta mettendo in mostra e che gli sta permettendo di fare un campionato di altissimo livello. Capo d’Orlando gli sta dando una grande opportunità che credo gli permetterà di trovare una grande squadra in futuro. Dopo le vittorie io, lui, Mario Ihring e adesso che è arrivato anche Eric Maynor, spesso ci riuniamo per cenare e stare insieme».
Persino il direttore sportivo della Scandone Avellino, Nicola Alberani, ha dichiarato in una recente intervista di ritenerlo una grande sorpresa di questo inizio di campionato: «Ha taglia, ha tiro, ha tecnica, ha atletismo, ha tutto per diventare un giocatore dal profilo altissimo».



* per la rivista Basket Magazine

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