mercoledì 13 gennaio 2016

Peyton Siva: «Caserta il mio trampolino di lancio»

Il playmaker ex Louisville vuol recuperare la miglior forma fisica per stupire
Peyton Siva: «Caserta il mio trampolino di lancio»

di Giovanni Bocciero*

Nell'ultima estate sono stati quattro i giocatori campioni NCAA ad essere arrivati in Italia, ben distribuiti su tutto il territorio: dal cecchino Andre Dawkins (campione con Duke nel 2010) a Torino al centro Alex Oriakhi (UConn 2011) a Capo d'Orlando passando per l'esterno Wayne Blackshear a Pistoia ed il regista Peyton Siva a Caserta (entrambi con Louisville nel 2013). Noi abbiamo intervistato proprio quest'ultimo, fin qui poco protagonista per via dei tanti infortuni che lo hanno tenuto fermo ai box, ma giocatore dal talento cristallino. Playmaker di origini samoane, sull'infanzia di Siva si è scritto tanto, ma per chi non lo sapesse ricordiamo soltanto che ancora adolescente si mise in macchina (senza avere la patente ovviamente) per andare alla ricerca del padre tossicodipendente ed alcolista. Quando lo trovò per i sobborghi della sua Seattle, aveva una pistola in mano ed era pronto a togliersi la vita. Il piccolo Peyton gli recitò un vero e proprio sermone, la cui frase più incisiva fu: "papà ho bisogno di te". Inutile aggiungere che da quel giorno i due praticamente non si sono separati più.
Siva frequentò la Franklin High School di Seattle dove si mise da subito in mostra tanto da attirare l'attenzione di un guru del college basketball come coach Pitino che lo reclutò per i Cardinals di Louisville. Prima però partecipò al consueto appuntamento del McDonald's All American riservato ai migliori liceali degli Stati Uniti. Nel Kentucky al primo anno fece da back-up a Edgar Sosa, visto qui in Italia prima a Biella e poi a Sassari con cui lo scorso anno ha vinto lo scudetto. Già dal secondo anno però, Pitino gli affidò le chiavi della regia mettendo in campo grande abnegazione, spirito di sacrificio ed ovviamente quella leadership che già da adolescente lo contraddistingueva. Nel suo anno da senior è riuscito a vincere il titolo NCAA, per poi presentarsi al Draft NBA dove fu chiamato dai Detroit Pistons con la scelta numero 56. In Michigan colleziona soltanto 24 presenze nel primo anno, dopodiché viene spedito a giocare per 48 gare a cavallo di due stagioni in D-League prima di disputare l'ultima Summer League con gli Orlando Magic. Non un grande realizzatore, anche se ha tanti punti nelle mani, ma più un playmaker a cui piace coinvolgere tutti i compagni di squadra. Questa estate gli si è presentata la possibilità di giocare a Caserta, una piazza calda del nostro campionato, e che potrebbe essergli d'aiuto per tornare al di là dell'oceano. In preseason ha fatto vedere cose straordinarie soprattutto nel torneo del PalaMaggiò dove si conquistò subito il soprannome di «Re di Caserta», poi i continui stop lo hanno frenato, eppure sul finire del 2015 si è riconquistato la scena con sprazzi di pura classe prima nel derby di Avellino e poi con Brindisi dove ha inciso con il fuoco il proprio nome nella storia della Juvecaserta. Infatti, con i 13 assist smistati contro i pugliesi il play ex Louisville è diventato il recordman all-time della specialità in una singola partita superando altri eccellenti ex registi bianconeri come Andre Collins (fermatosi a 11 nella stagione 2011/12), Leon Wood (9 in quella 1993/94) e Ronald Moore (9 in quella 2014/15). Proprio per recuperare al 100% la forma fisica, Siva ha saltato l'appuntamento dell'All Star Game nostrano dove certamente avrebbe impreziosito la kermesse del PalaTrento.

Hai giocato per una leggenda come coach Rick Pitino, come è stato e su quali aspetti del gioco pensi ti abbia fatto migliorare?
«È stato fantastico giocare per Rick Pitino, che io considero il miglior allenatore per cui abbia mai giocato. Sono sicuramente migliorato come giocatore sotto la sua guida soprattutto perché ho trascorso ore e ore in palestra ed ho ascoltato parola per parola tutto quello che aveva da dirmi di continuo».
Non hai avuto un'infanzia facile e Pitino ti è stato vicino quasi quanto un padre, cosa ti ha trasmesso negli anni al college?
«Sono ancora tutt'oggi molto legato a "coach P". Lui per me è come una figura paterna ed è sempre lì ogni volta che ho bisogno di lui. Gli piace darmi consigli su tutto, dalla pallacanestro alla vita privata».
A Louisville hai vinto un titolo NCAA, cosa hai provato e quali sono stati i suggerimenti del coach per il prosieguo della tua carriera?
«Mi sento alla grande ad aver vinto un titolo a Louisville. Ringrazio Dio per avermi permesso di giocare lì e sperimentare il successo che siamo riusciti a raccogliere. E l'allenatore mi ha dato ottimi consigli per continuare a giocare a basket a livello professionistico».
Scelto al Draft NBA hai avuto poco spazio, ti senti comunque all'altezza di quel livello?
«È stato bello essere scelto dai Detroit Pistons e mi ricorderò per sempre la notte in cui mi hanno scelto. Purtroppo non è andata come avrei voluto ma io sto ancora giocando a livello professionistico, e chissà forse un giorno ritornerò a calcare quel palcoscenico».
Quest'anno hai deciso di venire a giocare in Italia, come ti stai trovando a Caserta?
«Mi sto godendo il mio tempo a Caserta con la mia famiglia e i nuovi compagni di squadra. Sono stato fermo ai box la maggior parte di questo inizio di stagione, quindi sono solo impaziente di tornare sano e aiutare la mia squadra ad ottenere più vittorie possibili».
Pensi che fare bene a Caserta possa essere un trampolino di lancio per meritare un'altra occasione in NBA?
«Penso che se gioco bene a Caserta sicuramente mi permetterà di guadagnare più stima in NBA. Ma questa è una strada molto lunga, adesso devo concentrarmi solo su come ritornare ad essere al 100% dal punto di vista fisico».

* per il mensile NCAA TIME

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