giovedì 21 aprile 2016

Guerra FIBA-ECA, tutta una questione di soldi

DALLA GAZZETTA DI CASERTA DEL 22/04/2016

L’Italia finita nel mezzo di questa diatriba si allinea con l’organo internazionale
Guerra FIBA-ECA, tutta una questione di soldi

CASERTA. Ormai sono mesi che va avanti la diatriba tra FIBA ed ECA che si contendono il potere del basket europeo e di conseguenza anche i soldi che intorno ad esso girano. Dopotutto la storia ci insegna che non si fanno le “guerre” se non per preservare i propri affari. In questi giorni la federazione internazionale capeggiata da Patrick Baumann è passata dalle parole ai fatti, facendo partire lettere indirizzate a tutte quelle federazioni nazionali che devono risolvere i problemi interni con i cosiddetti “club ribelli”. Stiamo parlando di 14 nazioni tra cui anche l’Italia, per la quale, così come per Grecia, Lituania, Isarele, Turchia e Polonia si tratta solo di un avviso affinché nessun club prenda accordi con l'ECA.
Tutte le federazioni nazionali, ovviamente, si stanno mettendo in regola per rispettare l'egida della FIBA. Sabonis ora presidente della federazione lituana e Kirilenko per quella russa hanno già minacciato i propri club che hanno accordi con l'organizzazione europea di estrometterli dai rispettivi campionati, così come la federazione croata presieduta da Radja ha disconosciuto la Lega Adriatica, competizione sotto il controllo dell'ECA. Anche l'Italia con Gianni Petrucci e addirittura il presidente del CONI Malagò sta cercando di “trattare” con Reggio Emilia, Sassari e Trento - i club ribelli - che vogliono firmare l'accordo con l'Eurolega piuttosto che partecipare alle coppe della FIBA. Poi ci sono anche alcune federazioni come quella slovena che ha accusato la federazione internazionale di “atto ingiusto”, ed altre come quella tedesca e turca che praticamente restano alla finestra aspettando l'evolversi della situazione prima di pronunciarsi e prendere una posizione. Ognuno fa dunque il proprio gioco.
A questa presa di posizione della FIBA fa eco il pugno duro dell'organizzazione europea gestita da Jordi Bertomeu (nella foto), che non ne vuol sapere di piegarsi nonostante le minacce. Anzi, l'ECA non solo ha più volte ribadito che vuol portare tutta la vicenda in tribunale perché convinta di avere ragione, ma ha costruito un fronte unito con tutti i club che vogliono poter partecipare alle sue competizioni piuttosto che a quelle della federazione internazionale. In tanti addetti ai lavori riconoscono la bontà del lavoro svolto dall'Eurolega nell'alzare la qualità della pallacanestro europea e creare un prodotto che al di là del mero risultato può senz'altro paragonarsi allo spettacolo che offre la NBA.
Quale allora la soluzione? Come spesso accade questa potrebbe trovarsi nel mezzo, ma rinunciare al “dio denaro” non sarà facile. Che la FIBA debba avere un ruolo predominante nell'organizzazione delle coppe europee - nonostante per anni lo abbia demandato per usucapione, se ci permettete il termine - è un dato di fatto perché per la struttura piramidale la federazione internazionale deve stare in capo ad ognuno. Da questo punto di vista l'ECA dovrebbe fare un passo indietro senza però lasciare del tutto l'organizzazione, perché l'Eurolega è il suo prodotto, migliorato anno dopo anno e che non potrà che crescere ulteriormente con il sostegno della FIBA in persona. Naturalmente nessuna delle due dovrà però rivendicare il potere sull'altra.
Giovanni Bocciero

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