domenica 7 febbraio 2016

Dario Hunt, il gigante di Caserta

Dario Hunt, il gigante di Caserta

«Che noia il football, meglio le sfide sotto canestro»


di Giovanni Bocciero*

Sbarcato in estate all’ombra della Reggia con la fama del pivot di ruolo, Dario Hunt in maglia JuveCaserta sta rispettando questa reputazione. L’ex Nevada rappresenta una delle pietre miliari del roster di coach Sandro Dell’Agnello. Come detto, è arrivato a Caserta per ricoprire un ruolo da protagonista, e fin qui sta viaggiando alle considerevoli cifre di quasi una doppia-doppia di media in punti (poco più di 10) e rimbalzi (poco più di 9) aggiungendo circa due stoppate. Ma oltre al mero dato statistico, Hunt ha portato nel pitturato solidità ed intimidazione, che a tratti lo fanno dominare, e che unite alle cifre di cui sopra, basterebbero per aggiudicarsi il titolo di “defensive player” in NBA. Ecco, la NBA, che non è riuscito neppure a sfiorare dato che appena uscito dall’università, nell’estate del 2012, non è stato scelto al draft. E così arriva in Europa per farsi le ossa, dividendosi tra Ucraina, Austria e appunto Italia, con una parentesi in D-League ai Rio Grande Valley Vipers senza riuscire comunque a strappare un contratto NBA. Giocatore anche spettacolare, Hunt a suon di schiacciate è diventato un beniamino dei tifosi. E con l’attuale leader delle classifiche individuali in rimbalzi e stoppate abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Quando hai iniziato a giocare a basket?
«Ho iniziato a giocare a pallacanestro sul serio quando avevo circa 14 anni. Fino ad allora il mio sport principale era stato il football».
Ecco, hai praticato anche football con risultati piuttosto buoni. Che ruolo occupavi e perché hai poi deciso di giocare solo a basket?
«Giocavo da "defensive" onestamente, ma il football era uno sport che mi annoiava a causa della stessa routine. Il basket invece è stata una sfida, e mi piace sfidare me stesso».
Quali sono le tue origini e che tipo di famiglia è la tua?
«Sono cresciuto a Tampa, in Florida, ma ho vissuto in tanti luoghi perché entrambi i miei genitori erano militari. Da questo punto di vista, siamo una tipica famiglia di militari».
Sin da giovanissimo hai preso tanti rimbalzi e fatto tante stoppate, qual è il tuo segreto?
«Nessun segreto, queste due statistiche sono frutto di grande sforzo ed altrettanto desiderio. Penso solo a voler giocare bene quando scendo in campo».
Al college hai avuto una striscia di 19 tiri liberi consecutivi in tre gare, statistica in controtendenza rispetto ad oggi. Ricordi in particolare quel momento?
«Sì, mi ricordo che ero molto fiducioso del mio tiro libero. Ora è una specie di blocco mentale, ma io mi sforzo per migliorare».
Chi sei e cosa fai fuori dal campo?
«Fuori dal campo sono una persona abbastanza fredda, solitaria. Mi piace il buon cibo, la buona musica e le brave persone, e sono una persona abbastanza ottimista e positiva».
Qual è il tuo hobby preferito?
«Sono un pensatore abbastanza selvaggio, così ogni volta che mi posso esprimere lo faccio sia attraverso la scrittura o comunque attraverso qualcosa di creativo».
Cosa ti incuriosisce dell'attualità?
«Cerco sempre di rimanere aggiornato sulle ultime notizie che arrivano dal mondo, ma io mi concentro di più sugli eventi positivi. Mi piacciono le novità in campo tecnologico e musicale».
Qual è il tuo pensiero sul terrorismo?
«È un problema importante che deve affrontare il mondo in questo momento, ed è triste. Non ho le risposte giuste per risolverlo, ma è difficile che si migliori se continuiamo a procedere con "l'occhio per occhio". Auspico di cuore che questa non diventi la nuova normalità per il mondo».
A novembre ci saranno le elezioni in USA per il dopo Obama, qual è la tua idea politica?
«Sinceramente non ho alcuna affiliazione a partiti politici. Penso solo che i governi dovrebbero lavorare per creare un ambiente equo e portare avanti il paese insieme, per il bene di tutti».
Com'è il tuo rapporto con la religione?
«Il mio rapporto con la religione è molto personale, è una cosa davvero intima».
Hai mai vissuto una situazione di razzismo. Come ti comporti su questo argomento?
«Sì, come penso che accade a tutte le minoranze. Cerco di non sprecare alcuna energia in riferimento a queste situazioni. Chi lo commette non si rende conto che il mondo si sta evolvendo davanti ai loro occhi».
Ti piace comunicare tanto attraverso i vari social network?
«Sono piuttosto attivo su Instagram, ma cerco di non spendere troppo tempo sui social media».
Hai anche un sito ed un blog personale, ci spieghi il loro utilizzo?
«Sì, www.l-l-f.co è il mio marchio, acronimo di "living life fearless", ovvero vivi la vita senza paura. È un progetto online aperto a individui e marchi creativi per essere connessi e mostrare il proprio materiale. Il blog (www.beboldbefearless.co) è invece uno spazio in cui gli utenti possono condividere tutti i propri pensieri».
Hai un personaggio sportivo a cui ti ispiri?
«Crescendo Kevin Garnett era il mio giocatore preferito per l’intensità che metteva quando giocava».
Ai tempi dell’università esprimesti il pensiero che per te battere l'avversario è il momento più emozionante. Ci spieghi perché?
«Sono una persona molto competitiva e sapere che tu sei il migliore quando vinci è la più bella sensazione che si può provare nello sport in generale».
Quando terminerai la carriera da giocatore cosa ti piacerebbe fare?
«Sicuramente qualcosa nel mondo degli affari, e spero anche qualcosa di creativo ovviamente».
Hai partecipato all'All Star Game, sei attualmente il miglior rimbalzista e stoppatore del campionato, insomma onorificenze individuali importanti per la tua carriera?
«Certo, però non va dimenticato che la pallacanestro è uno sport di squadra. Ho lavorato tanto tempo e con fatica con il coach su diversi movimenti individuali, e anche per migliorare il mio tiro libero, e vedere che il lavoro paga è sempre molto gratificante».
Cosa pensi della città di Caserta, hai avuto modo di visitarla?
«Caserta è una città piccola ma bella e importante. Mi piace tanto e mi sento a mio agio qui».
Passiamo al campionato, qual è il tuo giudizio sin qui?
«È sempre difficile vincere soprattutto quando ti capitano un sacco di avversità, che penso abbiamo saputo gestire anche abbastanza bene finora. Abbiamo perso alcune partite importanti, ma siamo ancora molto competitivi».
Come ti trovi nello spogliatoio, con i compagni e lo staff tecnico?
«Vado d'accordo con tutti, sia compagni che coach. Abbiamo un lavoro da fare, da portare a termine, e non posso farlo sicuramente da solo».
Il pubblico casertano è molto controverso, caloroso ma anche critico, la tua opinione sulla tifoseria?
«Non ho avuto nessun problema con le persone di Caserta, ma solo interazioni positive. Credo che fino a quando giocherò duro non ce ne saranno».
Domanda secca: dove potete arrivare in campionato?
«Credo che al completo, e se giochiamo nel modo giusto, siamo una delle migliori squadre del campionato. Possiamo certamente fare i playoff, ma, naturalmente, non sarà facile raggiungerli».



LA SCHEDA
Centro classe ‘89, 206 cm, nato a Colorado Springs. Al liceo Pine Creek stabilisce i record scolastici in rimbalzi e stoppate viaggiando a 15 punti e 12 rimbalzi. Si trasferisce poi alla Charis Prep dove con 16.1 punti, 15.3 rimbalzi e 3.1 stoppate è nominato Mvp. In NCAA gioca per Nevada, in quattro anni è inserito tre volte nel quintetto difensivo e due nel secondo quintetto della WAC. Guida la conference due volte in stoppate (2.4 il career-high) e una in rimbalzi (9.8), e ha stabilito il record di una singola stagione dell'università in stoppate: 83. Career-high in punti (14.1) al Gussing.



HANNO DETTO
Sandro Dell’Agnello: «È un ragazzo sensibile e intelligente che se motivato mette grande energia in ciò che fa. Può essere un fattore in difesa grazie a mobilità ed atletismo, e a rimbalzo perché, seppur undersize, è un ottimo saltatore con senso della posizione, ma anche offensivamente se servito in maniera dinamica. Con lui ho un buon feeling ed abbiamo migliorato degli aspetti del gioco. Ha un ottima comprensione e quando gli si chiede qualcosa non c’è bisogno di ripeterla due volte, particolare non trascurabile».
Andrea Ghiacci: «È stata una grande sorpresa. Non lo conoscevo e ho avuto modo di riscontrare che è un ragazzo super, fuori e dentro il campo. Si allena sempre con grande voglia e intensità, e pur non essendo altissimo riesce ad essere un pivot dominante, e lo sta dimostrando».


* per il mensile BASKET MAGAZINE

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