domenica 22 giugno 2014

Juvecaserta, la stagione di Carleton Scott

DALLA NUOVA GAZZETTA DI CASERTA DEL 23/06/2014

SPECIALE. L’ala bianconera uscita da Notre Dame ha dimostrato di possedere il “fuoco” dentro
La stagione di Carleton Scott

Giovanni Bocciero

CASERTA. Dopo tre stagioni di carriera universitaria a Notre Dame, una mezza apparizione nel campionato spagnolo con il Caceres Ciudad de Baloncesto nella Liga LEB (la nostra ex LegaDue) e due anni agonistici passati tra la Bundesliga tedesca tra le fila dei Gussing Knights e la D-League in casacca Springfield Armor, è giunto all’ombra della Reggia l’ala-pivot Carleton Scott. Un’altra grande scommessa da parte della dirigenza della Juvecaserta, che ha permesso al giocatore nativo di Homestead, Florida, di esprimersi in un campionato di prestigio del Vecchio Continente.
Scott è stato senz’altro l’atleta che più di tutti ha messo in grande difficoltà coach Lele Molin, perché a suon di ottime prestazioni ha dimostrato ampiamente di poter calcare il parquet con gradi e responsabilità ben al di sopra di quelli con cui ha iniziato la sua avventura a Caserta. Più volte, infatti, Scott sedeva, o rientrava dopo esser stato sostituito, con il muso lungo in panchina perchè voglioso di giocare, di mettersi in mostra, e in qualche modo quello sfogo rappresentava la motivazione che deve avere chi veste la casacca bianconera. Certo, l’ala e il tecnico non hanno mai avuto un dibattito a muso duro sul minutaggio, ma era palese che il giocatore americano ne soffrisse di questo. Non che questo influenzasse le sue partite, anzi, si rivelava la benzina che gli permetteva di essere sempre uno dei migliori, o uno dei meno peggiori (dipende da come si guardava il bicchiero, se mezzo pieno o mezzo vuoto, in base a vittorie e sconfitte),  nelle partite della Juvecaserta.
FOTO BUCO
Tatticamente si può dire che è un autentico jolly, perché può ricoprire indistintamente tre ruoli: ala piccola, ala grande e centro. Per il semplice fatto di essere molto dinamico nei movimenti, agile, ma soprattutto con un buon range di tiro anche da dietro l’arco dei 6.75 può ricoprire lo spot di esterno, così come il fisico grosso, quasi statuario, e soprattutto per la difesa, un aspetto del gioco che non disdegna affatto, che permettono di giocare anche contro giocatori più grossi di lui. Spesso, nell’arco della stagione, il suo utilizzo da centro ha permesso a coach Molin di schierare una squadra più veloce, più aggressiva difensivamente, senza perdere peso, così come utilizzarlo da esterno permetteva di avere un quintetto più solido, più alto e grosso fisicamente, e allo stesso tempo con un’alta pericolosità al tiro.
Nelle trenta partite di stagione regolare, ha messo insieme 209 punti (media di 7 per allacciata di scarpe) con il 59.8% da due, il 27.2% da tre ed il 76.7% ai liberi. Ha raccolto 118 rimbalzi (4 a gara), ma soprattutto per avvalorare la causa del buon difensore, ha recuperato 34 palloni (1.2 per match) e dato ben 17 stoppate (0.6 per ogni gara). Si è guadagnato sul campo lo starting-five, posto liberatosi anche grazie all’addio di Jeff Brooks, e vista la gra nde motivazione che possiede, siamo certi che non fallirà.

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